Davanti a Pilato
Al tempo di Gesù:
Pilato é governatore romano della Giudea dà 25 al 36, cioé
al tempo di Gesù. Come d'abitudine, anche quest'anno egli lascia la
sua residenza in riva al mare e si reca a Gerusalemme per la pasqua. Deve
assicurare lo svolgimento ordinato dalla festa. Si deve evitare una rivolta:
infatti ci sono sempre degli ebrei che vogliono liberarsi dell'occupazione
romana ed eleggere un proprio re. Gesù, tradito da Giuda ed arrestato
dalla sua banda nel giardino degli Ulivi, passa una notte terribile: lo conducono
dall'uno all'altro giudice. E di buon mattino il Gran consiglio - che non
ha il potere di far mettere a morte nessuno - consegna Gesù a Pilato.
Questi è irritato: non vuole storie e ha paura di essere giudicato
male a Roma. Non comprende il desiderio di libertà dei giudei, ma capisce
che Gesù non ha fatto nulla di male. Per la pasqua il governatore ha
l'abitudine di liberare un prigioniero, designato dal popolo. Ed ecco la folla
sale verso il suo palazzo proprio per reclamare questa liberazione. Pilato
crede di aver trovato la soluzione. Fa scegliere alla folla tra due prigionieri:
Barabba e Gesù. Barabba era stato immischiato in una rivolta contro
Roma, in cui c'erano stati anche dei morti. Gesù, invece, non ha fatto
nulla di male. Nonostante l'accusa formulata dai sacerdoti (ha detto: "lo
sono il re dei giudei"), Gesù non è affatto pericoloso
per Roma. Pilato è sicuro che il popolo sceglierà Gesù.
Ma ha sottovalutato l'influenza dei sommi sacerdoti. Essi incitano la folla
contro Gesù. E la foga domanda la liberazione di Barabba e la crocifissione
di Gesù. Pilato, debole ed indeciso, consegna Gesù ai carnefici,
perché venga flagellato e crocifisso. Colui che è condannato
alla flagellazione viene legato ad una colonna e fustigato con delle fruste
formate da alcune strisce di cuoio che hanno alle estremità dei pezzetti
di piombo o di osso.
Al tempo dei Vangeli:
Quando riporta il processo di Gesù, Marco si trova a Roma. Proprio
in quel periodo in Palestina, a 3000 km di distanza, il popolo ebreo è
in rivolta contro l'occupazione romana. La guerra dura 4 anni e provoca migliaia
di morti. Porta alla distruzione di Gerusalemme e del tempio. I rivoltosi
non riescono a porre sul trono un nuovo re dei giudei. Quando Marco scrive
il suo Vangelo i cristiani di Roma sono stati appena perseguitati e sanno
bene cosa significa essere giudicati e condannati per crimini che non si sono
commessi! Possono sentirsi dunque molto vicini a Gesù, condotto di
tribunale in tribunale e condannato senza una ragione valida. Quando Marco
scrive il suo Vangelo i cristiani di Roma cercano di vivere in pace con le
autorità romane: non alimentano rivolte, come a Gerusalemme. Ecco perché
Marco mostra che il vero responsabile della morte di Gesù non è
il governatore romano, Pilato, che ha cercato addirittura di salvare Gesù.
Per Marco i veri responsabili sono i sommi sacerdoti che manipolano la folla.
In tal modo i cristiani di Roma vengono meno sospettata dalla polizia dell'imperatore.
Il testo Evangelico
1 Al mattino
i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver
tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono
a Pilato. 2 Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il re dei Giudei?".
Ed egli rispose: "Tu lo dici". 3 I sommi sacerdoti frattanto gli
muovevano molte accuse. 4 Pilato lo interrogò di nuovo: "Non rispondi
nulla? Vedi di quante cose ti accusano!". 5 Ma Gesù non rispose
più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.
6 Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. 7
Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel
tumulto avevano commesso un omicidio. 8 La folla, accorsa, cominciò
a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. 9 Allora Pilato rispose
loro: "Volete che vi rilasci il re dei Giudei?". 10 Sapeva infatti
che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11 Ma i sommi
sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto
Barabba. 12 Pilato replicò: "Che farò dunque di quello
che voi chiamate il re dei Giudei?". 13 Ed essi di nuovo gridarono: "Crocifiggilo!".
14 Ma Pilato diceva loro: "Che male ha fatto?". Allora essi gridarono
più forte: "Crocifiggilo!". 15 E Pilato, volendo dar soddisfazione
alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare
Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Vangelo secondo Marco, c.15, vv. 1-15.
Per
comprendere meglio il testo
l. Cerca nel testo chi viene ''legato'' chi ''consegnato'' e chi ''liberato''.
2. In questo racconto chi affermache Gesù è ''il re dei giudei''?
3. Con quali aggettivi descriveresti Pilato: coraggioso, vile, debole, politico,
astuto, intelligente?
4. Cerca nella cartina di Gerusalemme il luogo in cui abitava Pilato.
Per vivere oggi
VILTA' Tutti, prima o poi, si sono mostrati vili… Si
è vili perché si pensa che sia modo per proteggersi e conservare
i propri privilegi. Tanto peggio per quelli che ne subiranno i danni! Invece
di difendere quelli che sono messi in ridicolo, si preferisce allontanarsene:
per non rischiare anche noi di essere sbeffeggiati. Si chiudono gli occhi
davanti a quelli che si vantano di infrangere la legge, ci si allontana da
chi ha una cattiva reputazione, non si tiene a farsi vedere in compagnia di
chi esce di prigione, non si prendono posizioni in pubblico, non ci si presenta
come cristiani, si cerca di ignorare il male compiuto davanti i nostri occhi.
Anche i governanti possono diventare vili: allora, pur di conservare il favore
dei loro elettori, accettano che nel loro paese cresca l'esclusione e l'intolleranza.
Essere vili significa tacere e lasciar che si commettano ingiustizie. Lo si
fa per interesse. Ma ora tra le vittime della viltà umana dobbiamo
annoverare anche Gesù Cristo!
MANIPOLARE LA FOLLA Di una folla si può proprio fare
quel che si vuole! Dittatori e uomini di potere lo sanno bene. Quando le folle
si radunano e diventano una massa, la libera coscienza di ciascuno cede il
posto al desiderio insano di fare come tutti. Chi grida per primo viene seguito
da tutti gli altri. Così si può inoculare in una folla l'odio
per lo straniero oppure indicarle i colpevoli da linciare. Si può trasmetterle
atteggiamenti razzisti o comunicarle un sentimento di superiorità nei
confronti degli altri. Si può farle credere che la felicità
risieda nel consumare motto, che non si ha bisogno di Dio, che bisogna occuparsi
innazitutto di se stessi e del proprio paese, o che la bellezza del corpo
sia più importante della crescita spirituale. E facile: basta manipolare
le folle servendosi di sondaggi, della pubblicità, della moda o attraverso
la televisione, i giornali, o anche qualche discorso seducente. Ma ora tra
le vittime della folla manipolata dobbiamo annoverare anche Gesù Cristo!
TORTURE Nel mondo ci sono uomini e donne condannati da tribunali
che sono autentiche caricature: i capi di quei paesi n'tengono le loro idee
ed i loro discorsi pericolosi perché parlano di uguaglianza, terre
da distribuire ai più poveri, diritti identici per tutti. Così
quegli uomini e quelle donne vengono imprigionati perché vogliono praticare
la loro religione, perché smascherano l'ingiustizia, le ruberie e la
corruzione che regnano tra i dignitari. Vengono torturati: li si vuol far
soffrire perché smettano di reclamare la libertà. Ma è
possibile accettare tutto questo? Essere cristiani vuol dire lottare assieme
agli altri per denunciare queste azioni e farle cessare. Tra questi torturati,
ora, dobbiamo annoverare anche Gesù Cristo!