La crocifissione


Al tempo di Gesù:
Secondo la legge romana è il condannato stesso che deve portare sulle spalle lo strumento del supplizio: Gesù viene dunque caricato del braccio trasversale della croce. Indebolito dalla flagellazione, con una corona di spine sul capo, egli percorre così i 600 metri che separano il tribunale dal luogo dell'esecuzione, che è situato fuori delle mura della città, su una piccola collina rocciosa a forma di cranio calvo. Di qui il suo nome: "Calvario" (come calvizie). La crocifissione è una pena crudele. Al condannato vengono inchiodate le mani sulla barra trasversale. Questa viene issata e poi fissata su un palo che era già conficcato a terra. I piedi del condannato vengono inchiodati proprio a questo palo. Tutto il corpo del condannato poggia su queste piaghe e dal momento che nessuna parte vitale è stata colpita l'agonia può durare molto a lungo. Per questo può essere offerta al condannato una bevanda tonificante, vino e mirra. Ma Gesù la rifiuta. La maggior parte dei condannati alla morte sulla croce muore per soffocamento. La crocifissione è un supplizio infamante, riservato agli schiavi, agli assassini, al briganti, ai traditori e al rivoltosi. 1 crocifissi vengono esposti quasi nudi, agonizzanti e morenti, alla vista dei passanti. E una vergogna per loro, per la loro famiglia e per i loro amici. In cima alla croce viene attaccato un cartello che reca il motivo della condanna. Gli apostoli sono scomparsi: hanno avuto paura e sono fuggiti, si nascondono. Solo uno di loro resta fedele: Giovanni. Egli resta ai piedi della croce assieme a Maria e alle donne che hanno seguito Gesù.
Al tempo dei Vangeli:
E' Giovanni che ci racconta la crocifissione di Gesù: egli scrive il suo racconto molto tardi, verso il 100, quindi circa 70 anni dopo la crocifissione. Prima di scrivere questo racconto Giovanni lo ha meditato molte volte e ha raccontato spesso gli avvenimenti del calvario. Nel suo Vangelo egli non scrive tutto quello che sa, ma dice quello che gli sembra più importante per i suoi lettori. Così Giovanni non descrive tutte le terribili sofferenze che Gesù ha provato sulla croce: il suo racconto è calmo e sereno. Giovanni vuole mostrare che Gesù è stato innalzato sulla croce per attirare a sé tutti gli uomini. Per questo ricorda che il cartello, attaccato in cima alla croce e che reca l'iscrizione: "Gesù di Nazaret, il re dei giudci" è stato scritto in ebraico (la lingua del popolo), in latino (la lingua ufficiale dei romani) e in greco (la lingua delle persone colte e degli stranieri). Tutti devono vedere che Gesù è un re, ma non un re come gli altri, un re su di un trono. E un re sulla croce, un re che offre la sua vita per coloro che ama. Come gli altri Vangeli, anche Giovanni ci mostra Che le donne hanno seguito Gesù fino all'ultimo. E scrivendo questo, senz'altro pensa a quello che accade alla sua epoca. I cristiani si riuniscono nelle case per ricordarsi insieme del Signore. E le donne sono sempre pronte all'accoglienza, con lo stesso atteggiamento che avevano ai piedi della croce. Tra queste donne Maria, la madre di Gesù, occupa un posto speciale. Giovanni è il solo a ricordarci la sua presenza sul Calvario. Dopo la morte del figlio Maria è rimasta assieme al discepoli e li ha aiutati, come una madre. Quando Giovanni scrive il suo Vangelo, Maria ha terminato la sua vita terrena, ma egli vuol mostrare che essa era presente agli inizi della chiesa, come lo era agli inizi della vita pubblica di Gesù, alle nozze di Cana (Giovanni 2,1-12).


Il testo Evangelico
17 Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, 18 dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. 19 Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: "Gesù il Nazareno, il re dei Giudei". 20 Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21 I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: "Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei". 22 Rispose Pilato: "Ciò che ho scritto, ho scritto".
23 I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. 24 Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:
Si son divise tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica han gettato la sorte.
E i soldati fecero proprio così.
25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. 26 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". 27 Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Vangelo secondo Giovanni, c.19, vv. 17-27.


Per comprendere meglio il testo
I. Cerca nella cartina di Gerusalemme il calvario.
2. Elenca tutti i personaggi di cui parla il testo ( esludendo Gesù) e raggruppali secondo queste categorie:
" responsabili della morte di Gesù
" esecutori
" indifferenti
" fedeli ed amici.
3. Perchè Gesù dice Donna a sua madre? Cerca nel vocabolario.


Per vivere oggi
CROCIFISSI Non vengono esposti sulla collina, non e, sono più né chiodi né pali di legno, eppure si vedono tanti crocifissi nel mondo d'oggi. Paesi abbandonati alla carestia, popoli privi di libertà e alla mercé di alcuni, profughi, gente senza terra e senza denaro, intere popolazioni parcheggiate nei campi per rifugiati, famiglie disperse dalla guerra, uomini e donne percossi e uccisi con il pretesto di ristabilire l'ordine, poveri senza alcuna possibilità di uscire dalla loro miseria... gente senza speranza, senz'amore, piena di miseria, malati che non ne possono più... Sono tutti dei crocifissi! E in mezzo a loro c'è il Cristo Gesù
UN SIGNORE PIENO DI AMORE Ecco dunque il nostro Dio: è sulla croce! Se avesse voluto dominare o mostrare tutta la sua onnipotenza, non si sarebbe comportato così. Ciò che l'ha portato qui è il suo desiderio di rendere gli uomini felici. Vedendolo sulla croce, un Signore crocifisso, viene da dire che l'amore di Dio assume dei comportamenti decisamente strani: Gesù nasce sulla paglia, diventa uno di noi, lava i piedi dei suoi apostoli, si spezza come un pane, e ora si lascia spogliare, straziare, esporre, perché il maggior numero di persone ne riceva speranza. Sulla croce Dio si rivela veramente: per la tenerezza che prova verso gli uomini è pronto a fare di tutto per loro! La gloria non lo interessa, altrimenti non avrebbe preso la croce; il fasto non lo interessa, altrimenti non avrebbe accettato i chiodi ed i colpi; l'oro non lo interessa, altrimenti non avrebbe accettato di essere straziato su di un legno sporco di sangue e di sudore. Al nostro Dio non interessa ricevere, ma dare tutto, offrirsi completamente per il mondo. li nostro, è veramente un Signore pieno d'amore!
IL SEGNO DELLA CROCE La croce diventa il segno di riconoscimento di tutti quelli che credono al Cristo Proprio attraverso questo segno essi annunciano che l'amore di Dio è stato la terra degli uomini. La croce è la traccia, il primo segno di un mondo nuovo lotta contro l'odio attraverso il perdono, in cui si condivide con tutti, in cui ci si Dio come verso un Padre, in cui si rifiuta l'esclusione, in cui il cuore dell'uomo donna sfugge al potere del male, in cui il potere della morte viene infranto. Fare il della croce significa affermare: "Signore, eccoci: siamo disposti ad amare come te! ".



 


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