VICARIATO DI ROMA

Aggiornamento permanente del Clero - Settore Ovest

I Incontro, 18 ottobre 2000

 

I MINISTERI NELLA CHIESA

Note di Tommaso Federici - Roma

 

Benedetto il Signore, Mirabile tra i suoi Santi nella santa Chiesa per i secoli eterni. Amen.

1. L’imperativo divino

Questo imperativo, «Alzate gli occhi vostri!», ricorre nella Scrittura in modo significativo solo 4 volte (numero simbolico) circostanziate e decisive, che vanno viste perché portano in alto.

A. Il Disegno divino

a) il Disegno creazionale, il punto Alfa:

Alzate gli occhi vostri e scrutate!

Chi creò questo (universo)?

Colui che fa uscire i loro ordini e tutti li chiama per nome (Is 40,26);

b) il punto Omega:

Alzate al cielo gli occhi vostri e scrutate sulla terra in basso!

Poiché i cieli come fumo svaniranno e la terra come una veste vecchia si consumerà e i suoi abitanti come questi periranno (Is 51,6); 

c) il centro: 

Alzate gli occhi vostri e scrutate, voi che veniste dal settentrione!

Dove sta il gregge che a te è stato affidato, la mandria tua gloriosa?

Che dirai quando Egli ti avrà visitato?

Tu infatti insegnasti ad essi contro di te e li educasti a rischio della tua testa! (Ger 13, 20-2 la).

B. Cristo Signore realizza il divino Disegno con i suoi Ecco, Io parlo a voi!

Alzate gli occhi vostri, e guardate i territori, poiché essi già biancheggiamo per la messe!

E chi miete riceve la ricompensa e raduna il frutto per la vita eterna, affinché insieme gioisca chi semina e chi miete (Gv 4,37).

Così in Cristo Signore con la Croce gloriosa e con la sua divina Resurrezione nello Spirito Santo si adempie il Disegno del Padre nello Spirito Santo per gli uomini.

Egli infatti possiede e dispone dell’Alfa, l’operazione della semina, del Centro, l’operazione della messe e della sua raccolta finale, dell’Omega, che è il risultato definitivo e perenne della gioia.

Propriamente parlando, Egli l’Alfa e I’Omega e il Centro. E il Seminatore Mt 13,1-23), il Mietitore Mt 13,36-43), e la Raccolta della Resurrezione (1 Cor 15,20), che porta la Gioia che è lo Spirito Santo (Gal 5,22-23).

I suoi discepoli e ministri per divina Misericordia sono associati alla sua opera integrale, all’Alfa e al Centro e all’Omega.

2. Una situazione di malessere

Occorre lucidità, realismo e freddezza, e un minimo di coraggio perché si è presi per contestatori, quando si vuole parlare con realismo della situazione in cui versano le nostre comunità.

Qui sia chiaro che nomino neminem, non mi riferisco a nessuno, parlo in genere, sapendo per lunga esperienza di non sbagliare troppo.

I mali della pastorale già esaminati solo sotto profili soli umani, fanno risultare: I) una programmazione accurata, a tavolino, al computer, presentata da discorsi della corona, e Il) applicazioni spesso a voto, sforzi vani, III) una diffusa delusione, un certo spesso non nascosto fallimento. Poi si salta ai ((mali attuali)), la secolarizzazione, l’abbandono delle pratiche religiose, la mancanza di vocazioni, e cosi avanti.

Di qui viene il malessere diffuso, che si legge nelle parole di chi parla così, ma già sulle facce di chi parla cosi.

3. Chi deve parlare parli

Ma allora, va parlato apertamente, anche a chi per non soffrire, o per timidezza, non ama sentirlo dire. Quanto segue non allude a nessuno, e non lede nessuno. Ma è fin troppo chiaro che:

a) l’analisi della situazione deve partire solo con ((gli occhi alzati)) al Disegno divino del Padre -l’Alfa il Centro l’Omega. Ma l’anima agostinista che in Occidente si coniuga con la decisionalità pelagiana, produce solo a ristretti programmi e metodi umani a tavolino, che non hanno contenuti. Qui non si vuole alludere a nessuno, né colpire qualcuno. Basta avere qualche contatto con realtà ecclesiali straniere, e quei responsabili dicono lo stesso. Io ho ascoltato proprio questo, in questi termini, a luglio e agosto in Spagna;

b) il problema principale della fede oggi è in realtà che essa soffre in ogni strato di una tremenda povertà dottrinale; che si mascheri con paroloni delle filosofie moderne del nulla, non toglie l’estrema povertà dottrinale attuale, in una crisi che chi ha vissuto i favolosi anni ‘50 e ‘60 sa valutare proprio senza sbocco;

c) l’ipertrofia di certe nostre programmazioni perciò sono inversamente proporzionate alla vuotezza dei loro contenuti teologici;

d) perciò la velleitarietà di tante imprese cominciate e abbandonate, e in più il danno che con essa si produce a tutti, saltano agli occhi di chi vuole vedere;

e) qui va precisato, questo. Infatti qui si dà che chi non ama Cristo Signore Risorto Maestro e Pastore, e insieme le anime e il prossimo, ha opposto aristocraticamente la sua "sistematica" di lusso, la ricerca per la ricerca, alla disprezzata "pastorale", talvolta anche irrisa come "pastorizia". Per reazione i pastori, che sono i veri "cirenei" affaticati e stanchi, hanno opposto in modo sano, popolare, la pastorale, il culmine della carità verso le anime, alla "sistematica" di scuola astratta e inservibile. Almeno per me, che qui parlo, quando fanno così, forse non sanno motivare e stravincere, ma lo fanno in modo giusto e santo.

f) Cristo Signore insegna che la Dottrina divina del Pastore Buono è pastorale divina, e che questa proviene e si richiama solo a quella;

g) la grande Teologia è solo quella che, fedele alla Tradizione divina apostolica, riesce a coniugare la Scrittura e i Padri e la Liturgia, certo tenendo anche conto, ma dopo, della situazione attuale e dei mezzi che ne aiutino l’analisi. Non ci vuole coraggio per affermare che la grande Teologia non viene affatto dalle sistematiche e affini, che invece nell’insegnamento scolastico si seguita a dare in modo imperterrito, e spesso deviante;

h) questa «grande Teologia» deve diventare la sola autentica Pastorale: ma precisamente intese in questo senso, questa realtà «Teologia e Pastorale», e nessun’altra, è la Spiritualità della Chiesa.

4. Pastorale di contenuti divini e umani

Non ci vuole un coraggio da leoni, ancora, per affermare che:

a) il Soggetto principale di tutto questo, e di quanto seguirà, è la Chiesa l’Unica la Santa la Cattolica l’Apostolica, ma alla quale va restituita l’intera sua dignità come la Chiesa la Sposa e la Madre, l’Orante. Non è soggetto principale nessun uomo di Chiesa, se si intende che stia nella Chiesa e sia la Chiesa.

b) la Realtà divina che, nelle vicissitudini delle mundanae varietates tra gli uomini, deve vivere la Chiesa, è la Vita dello Spirito Santo, che porta Cristo Signore Risorto che porta il Padre.

Tale Realtà non può essere racchiusa da un "tema" ristretto, inventato a tavolino e talvolta presentato da un dettato lambiccato e arzigogolato, un tema che sia annuale o quadriennale o decennale. Abbiamo visto che è regola inesorabile che I) il tema non lasci traccia; II) fa perdere anni preziosi alla pastorale vera.

La Realtà divina viene nella Grazia dello Spirito Santo, che precede accompagna e segue. Nella normale vita della Chiesa, non sconvolta da "eventi" che per fortuna passano, essa viene ai fedeli solo cosi:

a) il contenuto unico:

- GESÙ CRISTO SIGNORE RISORTO amato, e celebrato solo come Risorto:

- contemplato negli eventi della sua Vita tra gli uomini,

- a partire dalla sua Parola, ma solo proclamata dai Libri liturgici;

b) la legge unica: la Lex orandi: I) (affinché la legge del pregare statuisca la legge del credere) (l’Occidente); Il) «noi siamo e possediamo solo quanto celebriamo» (l’Oriente);

b) il modo unico:

- la santa Liturgia, «il culmine e la fonte della vita della Chiesa» (SC 10);

c) i Libri sacri unici:

- l’Evangeliario, il Lezionario, il Messale (e gli altri Libri liturgici),

- e il Libro delle Ore;

d) il programma unico: l’Anno liturgico,

- secondo la «linea delle Domeniche»,

- nella sua globalità di inizio, culmine e conclusione, e nella sua ciclicità in crescendo a spirale;

e) il ritmo unico: la DOMENICA nella linea degli Evangeli.

Non si sarà mai abbastanza intransigenti e drastici, qui. E la via della Grazia e della salvezza.

Perciò proprio qui la Teologia e la pastorale, i due modi dell’unico pensare e agire della Chiesa, veramente possono affermare:

- tali contenuti sono divini e umani,

- sono per gli uomini visitati dall’alto.

Solo qui si colloca la questione della Chiesa e dei suoi ministeri.

Qui si ha una specie di fortezza, che alzando gli occhi nostri si deve esplorare e poi, per così dire, espugnare secondo tre direttive, che ci chiamano in causa di nuovo e sempre:

1. che cos’è "liturgia"?,

2. che cosa sono i "ministeri" divini?,

3. la Chiesa locale è "attrezzata" per intero per svolgere il suo ministero divino?

Allora cercheremo qui di alzare gli occhi. E non ci spaventeremo della grande Teologia, che deve diventare la grande pastorale mistagogica ai fedeli.

I. RECUPERIAMO LA LEITOURGIA MA NEL SENSO PIENO

A) PREAMBOLO NECESSARIO

Ripetere nozioni e fatti noti può causare noia. Ma in divinis numquam satis, delle Realtà divine non può esistere sazietà. In specie quando si percorre ogni giorno una via che si sa importantissima, e qualche volta per distrazione non se ne vede il percorso, le case, i crocicchi, il traffico. A me sembra che questo avvenga molto, troppo, a proposito di Liturgia. Dove come mai repetita iuvant.

1. Il senso originale di "liturgia"

Il termine greco leitourgia viene da léiton, "popolare", e érgon, "opera". Essa significa esclusivamente l’<opera per il popolo>, non l’<opera del popolo>.

Si porta con sé i derivati leitourgéin, «operare per il popolo», leitourgòs, l’operatore per il popolo».

È del greco classico. Fu ripreso per l’A. I. dal greco dei Settanta per tradurre il ~ (radice ebraica šarat), che ad esempio gli Angeli (Sai 102,21), o Mosè (Gios 1,2), per il mandato assai complesso del Signore debbono prestare in favore del popolo d’Israele.

Tale mandato nell’A. T. è triplice: profetico regale e sacerdotale. Per il quale Mosè riceve lo Spirito dei Signore (Num 11,17).

2. La Divina Liturgia del N. T.

Nella «pienezza dei tempi» il Padre con unica operazione invia il Figlio e lo Spirito Santo agli uomini (Gai 4,4-6).

Lo scopo è la «Divina Liturgia» TRINITARIA, l’opera per il popolo del Padre nel Figlio con lo Spirito Santo. Il risultato è il «popolo di popoli» (Ap 7,1-17).

In tutta la sua immane evidenza qui appare che:

- il Divino Liturgo, l’Operatore per il popolo, è il Padre nel suo fontale Compiacersi (eudokia), e

- che per suo mandato, consacrato dallo Spirito Santo, come esplicitano i Padri, il Divino Liturgo (leitourgòs) e il Con-liturgo (syileitourgòs) del Padre è il Figlio, l’Autourg6n (operatore di persona), per cui

- il Divino Liturgo e il Con-liturgo del Padre e del Figlio, il Coadempiente (symplèroùn) l’opera del Padre e del Figlio è lo Spirito Santo.

3. Cristo Liturgo nello Spirito Santo

La Divina Liturgia del Padre nel Figlio con lo Spirito Santo avviene nell’Incarnazione storica.

Il Padre a essa consacra e abilita il Figlio, battezzandolo con lo Spirito Santo e confermandolo alla Trasfigurazione.

La Divina Liturgia si attua in 2 direzioni confluenti:

I) la Liturgia terrena nella consacrazione battesimale e trasfigurazionale:

- profetica: per l’annuncio dell’Evangelo del Regno, e per la sua dottrina, e

- regale: per le opere della carità del Regno, due operazioni con cui Cristo strappa il regno satana e lo riconsegna al Padre (1 Cor 15,24) (<affinché il Padre sia del tutto in tutti» (1 Cor 15,28);

- sacerdotale: per il culto al Padre «nello Spirito e nella Verità» (Gv 4,22-23), lo Spirito Santo essendo la Verità del Padre (1 Gv 5,6) e Cristo essendo la Verità del Padre (Gv 14,6), e il Padre essendo la Verità (Gv 3,33; 7,18.28);

11) la nuzialità salvifica:

- Cristo «nello Spirito Santo e nell’Acqua subito» è lo Sposo della Sposa d’amore e di sangue, sulla Croce (Gv 19,34);

- per l’eternità (Ap 19.6-9; 22,17 e 20).

4. La Croce e la Resurrezione

La Croce è Divina Liturgia: è il massimo annuncio evangelico, la massima opera della Carità del Regno, è il massimo atto di culto al Padre come offerta di se stesso «quale Vittima immacolata nello Spirito eterno» (Ebr 9,14).

È l’opera nuziale che ottiene finalmente la Sposa.

La Resurrezione è il Risultato della Divina Liturgia. Da adesso il Figlio di Dio come Uomo è diventato «Spirito vivificante» (1 Cor 15,45), ossia capace di donare lo Spirito Santo. È diventato il Sacerdote perfetto ed eterno (Ebrei). Comincia le sue Nozze regali e sacerdotali in eterno con la sua Chiesa.

E prosegue con la Chiesa, per essa e con essa la Divina Liturgia del Padre nello Spirito Santo. A partire dalla Pentecoste nella Chiesa associa finalmente a se stesso gli uomini come con-liturghi suoi per vari titoli, e a tutti gli effetti, donando lo Spirito Santo consacrante.

Qui si parla di ministeri.

B) LO SVOLGIMENTO

1. Paolo maestro delle nazioni e la "Liturgia"

Da Paolo si ha la più completa riflessione apostolica sulle realtà divine che sono la Liturgia e la nuzialità.

Egli fonda la sua contemplazione sul Dono inconsumabile dello Spirito Santo consacrante (1 Cor 12), esortando ad «aderire a Cristo per formare con Lui unico Spirito» (1 Cor 6,17).

Dalla sua dottrina si ricavano facilmente i due aspetti:

I) la Liturgia

- l’annuncio dell’Evangelo è Liturgia:

per la grazia donata a me da Dio, di essere io liturgo di Cristo Gesù verso le nazioni, sacerdotalmente annunciando i ‘Evangelo di Dio, affinché l’offerta delle nazioni sia gradita, santificata dallo Spirito Santo (Rom 15,16);

- la Carità del Regno è Liturgia. Questo si vede soprattutto nell’operazione complessa delle "collette" per i poveri di 2 Cor 8,1 - 9,15, che tra vari termini significanti l’Apostolo chiama «la diaconia [servizio] di questa liturgia» (9,12);

- il culto al Padre è Liturgia. Oltre il testo immane di Rom 15,16, da rileggere anche sotto questa prospettiva, si vedano qui testi sul «culto nello Spirito Santo», o "spirituale", come FI! 3,3, ma soprattutto:

Esorto quindi voi, fratelli, per le Tenerezze di Dio, di presentare i vostri corpi quale sacrificio vivente santo gradito a Dio, il vostro culto "spirituale" (Rom 12,1);

II) la nuzialità salvifica

Qui il rimando è alla grande pericope di Ef 5,18-33, che comincia con la Coppa dello Spirito Santo (v. 18), e prosegue cosi:

Uomini, amate le vostre spose, come anche Cristo amò la Chiesa e se stesso donò per Lei, affinché la santificasse purificatale con il lavacro dell’acqua nella Parola, affinché si presentasse [nuzialmente] Egli stesso gloriosa, la Chiesa, non avente macchia né ruga né alcunché di simile, ma affinché sia santa e immacolata... Nessuno perciò mai la propria carne odiò, bensì la nutre e la cura, come anche Cristo la Chiesa...

Questo Mistero è grande, io dico, relativo a Cristo e alla Chiesa (Ef 5,25-27.32).

2. 11 Nuovo Testamento

Va riletto in questa luce. Vedi il discorso di missione di Matteo, con il preambolo delle pecore senza pastore (Mt 19,35-38), la vocazione dei discepoli, il corpo e svolgimento (Mt 10,1 - 11,1, corpo).

In fondo, gli Apostoli, i missionari fino a oggi, con un’operazione «liturgica e nuziale» come detto qui sopra, hanno fondato e fondano le Chiese nella Chiesa di Dio, affinché vivano e operino la Divina Liturgia del Padre nel Figlio con lo Spirito Santo, e si attivino per l’unione nuziale con Cristo Sposo.

Esse da Chiese "figlie", fondate da una Chiesa "madre", debbono crescere ed essere aiutate a crescere, fino a diventare finalmente Chiese "sorelle" della Madre. Poi queste giovani Chiese a loro volta debbono farsi Chiese "madri" di altre Chiese "figlie", le quali a loro volta debbono diventare "sorelle" della loro Madre... e così all’infinito.

Il. I MINISTERI SONO DIVINA LITURGIA PERCIÒ SONO DIVINI

Qui occorre massimamente <alzare gli occhi», poiché si tratta dell’intero Disegno divino, che è affidato alla Chiesa da attuare nella sua pienezza.

Egli fonda la sua contemplazione sul Dono inconsumabile dello Spirito Santo consacrante (1 Cor 12), esortando ad «aderire a Cristo per formare con Lui unico Spirito» (1 Cor 6,17).

Dalla sua dottrina si ricavano facilmente i due aspetti:

I) la Liturgia

- l’annuncio dell’Evangelo è Liturgia:

per la grazia donata a me da Dio, di essere io liturgo di Cristo Gesù verso le nazioni, sacerdotalmente annunciando i ‘Evangelo di Dio, affinché l’offerta delle nazioni sia gradita, santificata dallo Spirito Santo (Rom 15,16);

- la Carità del Regno è Liturgia. Questo si vede soprattutto nell’operazione complessa delle "collette" per i poveri di 2 Cor 8,1 - 9,15, che tra vari termini significanti l’Apostolo chiama «la diaconia [servizio] di questa liturgia» (9,12);

- il culto al Padre è Liturgia. Oltre il testo immane di Rom 15,16, da rileggere anche sotto questa prospettiva, si vedano qui testi sul «culto nello Spirito Santo», o "spirituale", come FI! 3,3, ma soprattutto:

Esorto quindi voi, fratelli, per le Tenerezze di Dio, di presentare i vostri corpi

quale sacrificio vivente santo gradito a Dio, il vostro culto "spirituale" (Rom 12,1);

II) la nuzialità salvifica

Qui il rimando è alla grande pericope di Ef 5,18-33, che comincia con la Coppa dello Spirito Santo (v. 18), e prosegue cosi:

Uomini, amate le vostre spose, come anche Cristo amò la Chiesa e se stesso donò per Lei, affinché la santificasse purificatale con il lavacro dell’acqua nella Parola, affinché si presentasse [nuzialmente] Egli stesso gloriosa, la Chiesa, non avente macchia né ruga né alcunché di simile, ma affinché sia santa e immacolata... Nessuno perciò mai la propria carne odiò, bensì la nutre e la cura, come anche Cristo la Chiesa...

Questo Mistero è grande, io dico, relativo a Cristo e alla Chiesa (Ef5,25-27.32).

2. 11 Nuovo Testamento

Va riletto in questa luce. Vedi il discorso di missione di Matteo, con il preambolo delle pecore senza pastore (Mt 19,35-38), la vocazione dei discepoli, il corpo e svolgimento (Mt 10,1 - 11,1, corpo).

In fondo, gli Apostoli, i missionari fino a oggi, con un’operazione «liturgica e nuziale» come detto qui sopra, hanno fondato e fondano le Chiese nella Chiesa di Dio, affinché vivano e operino la Divina Liturgia del Padre nel Figlio con lo Spirito Santo, e si attivino per l’unione nuziale con Cristo Sposo.

Esse da Chiese "figlie", fondate da una Chiesa "madre", debbono crescere ed essere aiutate a crescere, fino a diventare finalmente Chiese "sorelle" della Madre. Poi queste giovani Chiese a loro volta debbono farsi Chiese "madri" di altre Chiese "figlie", le quali a loro volta debbono diventare "sorelle" della loro Madre... e così all’infinito.

Il. I MINISTERI SONO DIVINA LITURGIA PERCIÒ SONO DIVINI

Qui occorre massimamente <(alzare gli occhi», poiché si tratta dell’intero Disegno divino, che è affidato alla Chiesa da attuare nella sua pienezza.

A) PREAMBOLO NECESSARIO TUTTO DAL PADRE AL PADRE

La contemplazione del Disegno del Padre chiede gi occhi puri, visitati e condoni dalla Grazia dello Spirito Santo.

Si hanno come due pannelli: I) uno parte dal Padre, esige uno svolgimento dal Figlio; II) uno ha come Fine il Padre, esige uno svolgimento dei figli nel Figlio, in salita vertiginosa. Occorre procedere pazientemente, per gradi di comprensione.

DAL PADRE

«Il Padre si offre a voi come figli>) (Ebr 12,7) neI Figlio e con lo Spirito Santo.

Perciò crea l’uomo «a sua immagine e somiglianza» (Gen 1,26-27), dotandolo del suo Spirito divino (Gen 2,7).

A) Si offre anzitutto nello Spirito Santo al Figlio.

= Nell’eternità della Carità eterna.

= Nel tempo della storia secondo l’amore paterno:

- «Figlio mio!»: chiamata che ricorre I) al Battesimo (Mt 3,17), lI) alla Trasfigurazione come Confermazione (Mt 17,5) per la Divina Liturgia e la Nuzialità, III) alla Resurrezione (At 13,32-33, che cita Sai 2,7).

Risposta d’amore filiale: Abbà!, al Getsemani (Mt 26,) e alla Croce (Lc 23,46, che cita Sai 30,6):

- offre al Padre se stesso «nello Spirito eterno)> (Ebr 9,14),

- così <reso Sacerdote eterno perfetto - idoneo (Ebr 5,9; vedi Es 29; Lev 8).

B) Si offre ai figli

a) Accettati nello Spirito Santo per l’offerta redentrice del Figlio una volta per sempre, così anche essi «resi perfetti» sacerdoti (Ebr 10,5-14).

b) A ciascuno donando il suo Spirito Santo I) al suo battesimo, II) alla sua confermazione, e III) al Convito nuziale dei Divini Misteri: «Figlio mio!» nel Figlio - in vista della resurrezione. Risposta d’amore dei figli

- che accettano di operare la sua Divina Liturgia tra gli uomini: Evangelo Carità culto. aspetto ministeriale;

- e accettano la nuzialità da Cristo Sposo;

- la formula véridica è «Padre nostro» nello Spirito Santo (Lc 11,13), preghiera battesimale e eucaristica;

- nell’offerta sacrificale permanente in Cristo e nello Spirito Santo (Ebr 10,5-14!) al Padre (Rom 12,1).

AL PADRE

A) Cristo alla fine riconsegna il Regno al Padre (1 Cor 15,24), B) affinché «Dio sia del tutto in tutti (1 Cor 15,28).

Questo quadro va tenuto presente sempre.

B) SVOLGIMENTO: I MINISTERI

1. Cristo "Ministro" del Padre nello Spirito Santo

Se finalmente «si alzano gli occhi», appare che il Padre volle il Figlio in quanto Uomo come suo Con-liturgo con il Dono consacrante dello Spirito santo a sua volta Con-liturgo del Padre e del Figlio.

Cristo Signore perciò appare nella pienezza dello Spirito Santo per il suo Ministero redentore, nei vari titoli, che sono centinaia, ma qui basterà citarne alcuni:

- Leitourgòs (Ebr 8,2);

- Epískopos, il Vescovo delle anime (1 Pt 2,25);

- Hieréus, il Sacerdote (Ebr 5,6; 7,17.21); il Grande Sacerdote (Ebr 10,21);

- Diàkonos tés peritomès, il Diacono della circoncisione, d’Israele (Rom 15,8), il Diacono e di tutti (Mt 20,28);

- Doùlos, il Servo (Fu 2,6-8);

-Poimên, il Pastore (Gv 10,1-21; 1 Pt2,25)

- Prophétés, il Profeta (Lc 7,16);

- Basiléus, il Re (Gv 19,19).

2. La Chiesa è il Soggetto principale

Se si ama la Chiesa, la Sposa del Signore, «la Madre sempre nel parto» doloroso (S. Ippolito di Roma), l’Orante santificata e santificante, la riflessione deve dire tutto.

La vecchia dogmatica sacramentaria non guardava alla Scrittura, si serviva dei Padri solo come abbellimenti e nelle note, e non leggeva mai i testi liturgici. La Chiesa, con l’aiuto della dottrina canonica medievale, appariva costituita di uomini, e come "luoghi" di "potere", questo ,individuato nel triplice munus di magistero, di santificazione e di governo, da esercitare insindacabilmente sulla massa anonima dei soggetti.

Se si rapporta questo al N. T., come si è visto sopra in schema, si ha in qualche modo nell’autorità l’aspetto profetico (magistero), sacerdotale (santificazione, ma solo «da a»), regale ( governo, ma senza la nota della Carità del Regno).

Manca del tutto l’aspetto nuziale, contemplazione lasciata per principio ai santi mistici.

Tuttavia, non si riconosceva più (qua e là, a parole, ma non di fatto) che la Chiesa è il Soggetto principale.

Lo riscopre largamente il Concilio Vaticano 11, e basterà qui citare testi come SC 7; 27; 84, e la Lumen gentium, che è la Chiesa stessa.

E che la Chiesa è la Sposa, Che è la Madre (solo per orpello era citata quest’espressione). Che è«l’Orante».

Ma al contrario, già nell’A. I. il Signore pone Mosè per il popolo d’Israele. E i Profeti parlano d’Israele come la Sposa, di nessun altro personaggio mai dicono questo. E i Salmi mostrano che ~questo popolo sarà la Madre dei popoli (Sai 861). E che nel santuario sta raccolta l’assemblea santa, «I’ Orante».

Nel N. T. Cristo Signore ((fonda la sua Chiesa sopra» Pietro (Mt 16,16-18) e sopra i Dodici (Mt 18,18), nella loro fedeltà donata dallo Spirito Santo. E così tutti essi sono inviati a portare lo Spirito Santo al mondo, a portare l’Evangelo (Mt 28,16-20; Mc 16,15-20), con lo Spirito Santo (Gv 20,19-

22; At 2,1-4), a fondare la Chiesa in tutto il mondo.

La visuale escatologica mostra in eterno la Chiesa, la Sposa bella (Ap 21,1.9-10), la Città splendente, fondata sopra i Dodici Apostoli (Ap 21,14).

L’amore, la cura, l’ansia degli Apostoli è per la Chiesa, «la Gerusalemme dall’Alto, la Libera, la Madre nostra)> (Gai 4,26), e solo la «preoccupazione per tutte le Chiese» preme il cuore dell’Apostolo (2 Cor 11,28). Essa è il tempio di Dio e dello Spirito Santo (1 Cor 3,16; 6,19; Ef 2,22), dal quale sale al Padre in Cristo l’offerta sacrificale gradita (1 Pt 2,1-10).

3. Il sacerdozio della Chiesa

Basterà qui accennare che nel N. T. il titolo di hìeréus "sacerdote" (Ap 1,5-6) è attribuito al popolo di Dio, e per evitare la confusione con il sacerdozio dell’A. T. ancora in funzione, non è mai detto degli Apostoli e degli altri con-ministri.

L’intento che si legge nel N. i. è che esista il Sacerdozio di Cristo nella Chiesa, e che l’opera difficile degli Apostoli è di metterlo in funzione (1 Pt 2,1-10) nelle forme ricevute dal loro Signore.

I testi sono numerosi. Oltre quelli letti sopra e da rileggere qui, si possono aggiungere:

I)per l’A.T.:Es 19,6-9;Dt 7,6; 10,15;1s43,21;66,21;

Il) per il N. 1.: 1 Pt 2,1-10; Ap 1,6; 5,10.

Il termine "laico", oggi dirimente e usato in modo sleale, indebito, subdolo e miserabile dagli anticlericali e atei, nella chiesa antica diceva semplicemente un laìkòs, «uno del laòs», il "popolo" santo radunato in assemblea intorno all’altare, un fedele in distinzione e non in opposizione a quelli che immediatamente servivano all’altare.

Ancora oggi un buon fedele, in specie una buona fedele, a cui si dica che è "sacerdote" con Cristo nella Chiesa, come è anche consacrato o consacrata come "profeta" e come "re" e come «piccola sposa» - maschi e femmine! - di Cristo Sacerdote e Profeta e Re e Sposo, resta meravigliato e confuso, e anche quelli tra i fedeli più avanzati, che di questo hanno qualche nozione, non si comportano in modo adeguato a tanto grado.

Ma è inutile qui sproloquiare. finché non si riscopre l’intera dignità dell’Iniziazione a Cristo con il suo Mistero che il Padre dona con il suo Spirito santo. Finché nella Chiesa non ci si decide finalmente a lasciar perdere chiacchiere senza teologia vera, e metodi pastorali sballati.

Finché non ci decidiamo a riscoprire in modo autentico, dai testi, la fùnzione essenziale del cardine assoluto della vita cristiana, la divina confermazione I) in sé, II) rispetto al battesimo, III) in funzione dell’eucarestia, IV) per la vita cristiana come tale, che consacra e avvolge e guida e arricchisce.

Infatti, solo questa è il Dono dello Spirito Santo che consacra alla profezia, alla regalità, al sacerdozio, alla nuzialità.

Ma allora occorre allora studiare e coniugare dovutamente la Scrittura, i Padri e la Liturgia, ma dai testi!

4. La vita della Chiesa: i suoi ministeri

I ministeri sono costituiti nella Chiesa e per la Chiesa. Non senza né fuori né sopra la Chiesa. Forse il testo principale qui è At 20,28. Ai "Presbiteri" (i futuri "Vescovi") di Mileto, Paolo tiene un discorso di investitura e di congedo, il cui nucleo portante è questo:

State attenti a voi stessi e al Gregge, nel quale voi lo Spirito Santo pose come Vescovi, per pascere la Chiesa di Dio, che [il Padre] di acquisì con il Sangue suo proprio, quello del Figlio SUO proprio».

Questo è un enorme testo trinitario, di portata immane, decisiva:

- il Padre ha come possesso la Chiesa "sua". In modo significante, non a caso il N. T. parla sempre ‘di Chiesa di Dio», non di Cristo né dello Spirito Santo;

- Cristo Signore verso il Sangue per acquisirsi la Chiesa, e farne il suo Gregge santo;

- lo Spirito Santo nel Gregge santo pone i "suoi Vescovi e li consacra, assimilandoli come Pastori a Cristo Pastore.

È del tutto ovvio, dal N. T., in specie dalla dottrina e dalla pratica apostolica di Paolo e di Pietro, quella che si conoscono meglio, già gli Apostoli non si trovano mai soli, ma vivono e operano sempre con i "Presbiteri" e i diaconi. Come è dato di vedere da testi noti:

Io esorto perciò i Presbiteri che stanno tra voi, io Con-presbitero e testimone delle Sofferenze di Cristo... pascete il Gregge di Dio che sta tra voi, agendo da Vescovi non in modo coatto, bensì volenteroso. .. (! Pt 5,1);

Dopo avere descritto ed enumerato i "carismi con gli spinosi problemi di rivendicazione anarchica, (1 Cor 12,4-27), Paolo conclude che essi servono poco, poiché

Voi siete corpo di Cristo e membra da membro. E alcuni poi Dio [Padre] pose nella Chiesa:

prima gli apostoli, in secondo luogo i profeti, in terzo luogo i maestri, e poi... (gli altri carismi) (1 Cor 12,28).

Quasi alla fine della sua carriera di scrittore, Paolo torna sul problema dei ministeri:

Egli stesso [Cristo disceso dal cielo e ivi asceso] donò alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri poi come pastori e maestri, per la perfezione dei "santi" [il popolo] nell’opera della diaconia, per la costruzione del corpo di Cristo, finché ci incontriamo nell’unità della fede e nella conoscenza del Figlio di Dio, verso l’uomo perfetto, nella misura dell’età della pienezza di Cristo (Ef 4,1 1-13).

Gli Apostoli pensarono di dotare la Chiesa anche dei diaconi, questi infaticabili "servitori" (per l’etimologia, diakonéò è alzare la polvere, la kònìs, in affrettato servire; vedi qui Speedy Gonzalez...), imponendo ad essi le mani (At 6,1-6).

Le epistole paoline tardive mostrano così la collaborazione del "sacerdozio" della Chiesa locale:

il Vescovo, ad esempio Timoteo a Efeso, o Tito a Creta, serve la sua Chiesa circondato da "presbiteri" (1 Tim 5,17-21; Tit 1,5-9; ma la terminologia oscilla almeno per 3 secoli) e dai diaconi (1 Tim3,8,13).

Di tutti questi l’Apostolo descrive con la necessaria severità le qualità che debbono presentare. Perciò il Vescovo deve evitare l’imposizione delle mani troppo facile (1 Tim 5,22)

Ma tutti debbono rispondere allo Spirito Santo che hanno ricevuto e che li ha costituiti nell’ufficio.

Circa 50 anni dopo 5. Ignazio d’Antiochia (+ 107-110) descrive la Chiesa locale con questa precisa costituzione. Che da allora, attraverso le vicende varie e tumultuose, non muta perché non può mutare.

Infatti essa la costituzione divina della Chiesa. Che difficilmente oggi si comprende, in specie da parte di movimenti centrifughi che vantano ipotetici e inesistenti "carismi

- la costituzione divina della Chiesa dei Vescovi è il suo divino carisma dello Spirito Santo: At 20,28;

- il carisma divino della Chiesa dei Vescovi è la sua costituzione divina operata dallo Spirito Santo: At 20,28.

Corollario sull’Iniziazione

Ma tutto questo viene dall’unica origine e fonte: il Padre con lo Spirito Santo dona a tutti i fedeli l’Iniziazione a Cristo Signore con il suo Mistero di Morte e di Resurrezione.

Non è esagerato affermare che I) siamo lontanissimi dalla conoscenza totale della realtà divina totale, globale, indivisibile che è l’Iniziazione divina; II) la Chiesa, dai Vescovi al clero al popolo santo, e con drammatica priorità, dovrebbe dedicare a essa la sua riflessione per molti decenni.

III. LA CHIESA LOCALE "ATTREZZATA" PER IL SUO DIVINO MINISTERO

A) PREAMBOLO

1. La Chiesa Soggetto principale

Per quanto detto sopra, e che qui va richiamato per insistervi, la Chiesa è il Soggetto principale del Disegno del Padre nell’Oikonomia del Figlio con lo Spirito Santo.

2. La Chiesa "Soggetto" è quella "completa"

Un "soggetto" è tale perché ha le qualità che lo fanno tale. Una persona umana "normale" per la sua "identità" individuante non è rapportabile o componibile a nessuna persona umana.

Il Padre ha creato la sua Chiesa nel Figlio con lo Spirito Santo, affinché sia la Sposa diletta del Figlio suo.

L’identità della Chiesa è di essere la Sposa di Cristo, la Madre feconda che fa nascere i figli a Dio. Ella deve quindi avere la bellezza della Sposa, santa e immacolata. Deve possedere i Tesori dello Sposo, nel quale dimorano tutti i Tesori della scienza e della conoscenza (Col 2,3), nel quale dimora la Pienezza della Divinità (Col 1,19) che è lo Spirito Santo, ma "corporalmente", ossia nel corpo suo che è la Sposa (Col 2,9). La Sposa sua quindi deve avere gli organi per la comunicazione dei Tesori divini. Essi simbolicamente sono detti gli organi della divina generazione. I padri e la Liturgia qui parlano del fonte battesimale quale seno fecondo della Chiesa Madre. E deve possedere anche gli organi del nutrimento dei figli. I Padri qui parlano delle due mammelle opime delta Chiesa, l’A. e il N. 1. (5. Ippolito di Roma, Clemente Alessandrino).

Senza queste note, la Chiesa non sarebbe Chiesa.

B) LA CHIESA NELLA SUA COMPLETEZZA

I) Un preambolo

1. Ma chi è, come è, «la Chiesa di Dio»?

La domanda è retorica? Non sembra, se vi si risponde in modo adeguato.

La Chiesa di Dio è la Chiesa locale, anche se non semplicemente. Rileggiamo senza timore testi ormai dimenticati, ma non da noi. E una riacquisizione troppo ricca, troppo travolgente, troppo gioiosa. È una riacquisizione ormai inalienabile.

2. La Chiesa locale

Il Concilio Vaticano Il fu <il passaggio dello Spirito Santo nella sua Chiesa» (SC 43). Esso con la Lumen gentium ebbe tra l’altro la sorte felice della riscoperta del mistero del popolo di Dio (cap. 2), che nei secoli era stato del tutto obliterato, e della rivalutazione della Chiesa locale, oggi ottusamente rimessa in discussione. Il Concilio parla spesso della Chiesa locale. La LG ne descrive più volte i lineamenti, e ne dà anche la definizione:

Il Vescovo, insignito della pienezza del sacramento dell’Ordine, è l’Economo della grazia de supremo sacerdozio, in specie nell’eucarestia che egli offre, o cura che sia offerta, e per la quale di continuo vive e cresce la Chiesa.

Questa Chiesa di Cristo veramente è presente in tutte le legittime assemblee locali dei fedeli, le quali, aderendo ai loro Pastori, anche esse nel N. T. sono chiamate Chiese.

Esse infatti nel loro luogo sono il Popolo nuovo chiamato da Dio nello Spirito Santo e nella molta pienezza (1 Tess 1,5). In esse per la predicazione dell’Evangelo di Cristo i fedeli sono radunati e si celebra il Mistero della Cena del Signore, affinché per il Cibo e il Sangue del Signore sia riunita l’intera fraternità del corpo. In qualunque comunità dell’altare, sotto il sacro ministero del Vescovo (5. Ignazio d’Antiochia), è mostrato il simbolo di quella carità e dell’unità del corpo mistico, senza la quale non può esistere la salvezza» (5. Agostino).

In queste comunità, benché spesso esigue e povere, o trovandosi nella dispersione, è presente Cristo, per la cui Potenza è radunata la Chiesa l’Unica la Santa la Cattolica e l’Apostolica. Infatti «la partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo non altro produce , se non che noi passiamo in quanto assumIamo)> (5. Leone Magno)

Questo è riassunto in modo lapidario, a proposito delle Chiese orientali, da UR 14, così:

Perciò, in forza della celebrazione eucaristica di queste singole Chiese, la Chiesa di Dio è edificata e cresce (S. Giovanni Crisostomo), e in forza della concelebrazione è manifestata la loro comunione.

3. La «principale manifestazione della Chiesa»: SC 41

La Chiesa locale è la pienezza con il Vescovo con il suo presbiterio e il suo diaconato, e il suo popolo. Forse ci siamo dimenticati del grande testo di SC 41:

Il Vescovo deve essere ritenuto come il Grande Sacerdote del suo gregge, da lui in qualche modo deriva e dipende la vita dei suoi fedeli in Cristo.

Perciò, occorre che tutti debbono valutare al massimo grado la vita liturgica della Diocesi intorno al Vescovo nella chiesa cattedrale: persuasi che la principale manifestazione della Chiesa si ha nella piena e attiva partecipazione dell’intero santo popolo di Dio nelle medesime celebrazioni liturgiche, in specie nella medesima eucarestia, nell’unica preghiera, all’unico altare a cui presiede il Vescovo circondato dal suo Presbiterio e dai suoi ministri (5. Ignazio d’Antiochia).

Qui amare considerazioni possono estendersi sulla rispondenza attuale a questo preciso programma, che deriva dalla divina costituzione della Chiesa nella sua pienezza, che è la celebrazione.

4. La Parrocchia: SC 42

Pari importanza è attribuita dal Concilio alla Parrocchia, oggi disistimata da tanti, riconosciuta da pochi, ridotta spesso alla povera cenerentola di questo tempo. Il dettato conciliare è forte e lapidario:

Poiché il Vescovo nella sua Chiesa né sempre né dovunque può essere di persona presente all’intero suo gregge, di necessità deve costituire gruppi di fedeli, tra i quali risaltano le Parrocchie, ordinate localmente sotto il Pastore che fa le veci del Vescovo: infatti in qualche modo rappresentano la Chiesa visibile costituita nell’‘orbe terreno.

Perciò la vita liturgica della Parrocchia e la sua relazione con il Vescovo deve essere coltivata nella mente e nella prassi dei fedeli e del clero; e ci si deve attivare affInché fiorisca il senso della comunità parrocchiale, anzitutto però nella comune celebrazione della Messa domenicale.

Va annotato qui un aspetto poco rilevato. Nell’intenzione del Concilio le Parrocchie sono essenziali per l’ecumenismo, perché nella loro celebrazione domenicale sono la vera rappresentazione della Chiesa Sposa, la Madre, l’Orante.

Altre amarissime considerazioni, ma anche un senso di ribellione personale, vengono di fronte all’ignavia di chi deve sorvegliare che queste realtà della Chiesa si abbiano nell’intero loro valore e vigore. Mentre all’orecchio sempre teso non risuona voce.

5. Paura della «Chiesa locale»?

Subito si ebbero reazioni incontrollate contro la "località" della Chiesa, una forma pregressa di spiritualismo platonico e di larvato monofisismo. Per la Scrittura lo spazio tempo sono un «sacramento di salvezza». Esso sta all’origine della creazione: Gen 1,1-3, e sta al compiersi dei tempi: GaI 4,4-6, e sta nei «cieli nuovi e nella terra nuova»: Ap 21,1. La salvezza non avviene senza il corpo, «l’Economia divina è della carne» (Tertulliano, 5. Cirillo Alessandrino).

Nell’A. I. Sion è la Sposa (Sai 86). Il santuario è la dimora della Presenza. Nel N. T. Gesù ebreo è nato dalla Donna (GaI 4,4), a Betlemme, in Palestina, l’anno 7-6 a. C., è crocifisso a Gerusalemme, sul Golgota, «sotto Ponzio Pilato», il Venerdì 7 aprile dell’anno 30 d. C., è risorto la Domenica 9 aprile dell’anno 30 c. C., è apparso a Emmaus (Lc 24,13-35); poi a Gerusalemme (Lc 24, 36-49; Gv 20,19-29)è asceso al cielo dal «Monte della Galilea» che è il Monte dell’Ascensione,

Giovedì 14 maggio dell’anno 30 d. C. Ha inviato lo Spirito Santo ai discepoli, a Gerusalemme, la Domenica di pentecoste, il 24 maggio dell’anno 30 d. C.

Ha inviato i discepoli a fondare la Chiesa dalla Madre, Gerusalemme, in Giudea e Samaria, ad Antiochia, in Asia minore, a Efeso, a Filippi, a Tessalonica, a Corinto, a Creta, nell’Illirico, in Spagna, ad Alessandria, a Roma, e Tommaso nel lontano Oriente siro e poi asiatico.

L’Unica Chiesa di Dio, la Santa, la Cattolica, l’Apostolica, tutta e per intero, con tutte le note, con l’intero Evangelo, con l’intero battesimo, con l’intera eucarestia, con l’intero indivisibile Dono dello Spirito santo in ciascuna Chiesa sotto il cielo. La LG e l’UR lo richiamano con note indelebili, come si è visto sopra.

Se si ha paura del frazionismo, del centripetismo, dell’autonomia etc. etc., la Chiesa è la comunione delle Chiese che avviene tra i Vescovi e con il Successore di Pietro e Paolo a Roma.

Ma allora, non è larvato frazionismo chiamare la Chiesa "locale" Chiesa "particolare", come fa anche il Vaticano II, ma insistendovi in modo esclusivo?

11) Completezza: diritto della Chiesa e del Vescovo

Il primo punto da riaffermare qui è il diritto divino originale, duplice e coerente: a) della Chiesa, di essere completa in ogni suo elemento, e b) del Vescovo, di avere la sua Chiesa in questa condizione ideale.

D’altra parte, va riflettuto, la Chiesa locale è quella che è, è comunque una realtà, anche se talvolta incompresa. Nel suo seno si deve esaminare se ha la sua ministerialità completa, se ha fatto il "pieno" per il viaggio quotidiano e lungo, a cui è destinata. Quanto segue vuole essere un suggerimento meditato, per verifiche necessarie.

Si può dire sul serio che la Chiesa come si presenta sotto i nostri climi, scusate le immagini prosaiche, ma sono efficaci, abbia un veicolo in ordine per viaggiare? Un veicolo senza la carrozzeria cascante, con i sedili non sfasciati e non rattoppati, abbia revisionato motore e batteria e olio e gomme, e freni e luci, e il libretto di circolazione, e l’assicurazione, e soprattutto, abbia il

- pieno di carburante?

Se si fa l’enumerazione di quanto è il valido equipaggiamento di marcia, viene da piangere. Qui non si sarà mai troppo severi. E debbono cadere le illusioni.

Così ci facciamo solo domande, a cui si dovrebbe rispondere con urgenza solo provvedendo a quanto si lamenta come orribili mancanze. E seguendo l’ordine del N. I.

1. I nostri Vescovi

I Vescovi in qualche modo vanno aiutati a recuperare la ricchezza teologica dottrinale per la pastorale. Vanno incoraggiati a sviluppare il loro senso nuziale che li deve legare alla loro Diocesi, la loro Sposa, «la carne dalla loro carne». Vanno sollecitati al contatto essenziale, che è fondante, anzitutto con il loro clero in cura di anime. Pio XII scandalizzò tutti quando disse che «in missione vale più un missionario con 7 catechisti, che 7 missionari». La trasposizione è folgorante e dovuta:

nella Chiesa vale più un Vescovo con 7 presbiteri, che 7 Vescovi.

2. I santissimi presbiteri

Si amerebbe sapere, con rispetto ma con interesse, che figura si ipotizzi di presbitero oggi e per i prossimi decenni, e che uomini idonei si pongano per realizzarla, e quali programmi formativi si redigono e si attuano a questo scopo. Ricordando che il presbitero è per le anime, alle quali deve donare lo Spirito Santo.

3. Il diaconato in Cristo

Poi, ci si deve chiede da tutti, poiché è interesse ecclesiale eminentissimo, a che punto stia il pieno e vasto recupero del diaconato permanente. Ancora si esita a riscoprire il valore del diaconato, che a titolo suo specifico, di fondazione divina apostolica, fa parte integrante del sacerdozio del Vescovo. Ancora si parla di diaconi come «mezzi preti e mezzi laici», ancora non si sa che funzione avrebbero nella Chiesa, e si pongono ostacoli ad eventuali vocazioni diaconali. Ma se si riflette che involontariamente i Vescovi hanno espropriato alcune funzioni dei Presbiteri, i Presbiteri hanno espropriato le funzioni dei diaconi. Infatti io prendo il Pontificale, e al Rito delI’ordinazione dei diaconi leggo che essi, con il Vescovo e sotto il Vescovo, hanno l’incarico delle "Liturgia" vista sopra: la cura della Parola e della carità e il servizio dell’altare.

4. L’ordine delle vedove.

E dove sta l’«ordine delle vedove,>, questa incalcolabile forza spirituale di ogni Parrocchia? Per Paolo le vedove vengono dopo i diaconi (1Tim 5,1-16). Nella Chiesa dei primi 3 secoli vengono prima dei lettori e delle vergini. Sono chiamate «l’altare della Chiesa», perché assidue nella preghiera, dove portano l’esperienza del dolore e della solitudine, e dove sono il "segno" della Chiesa alla quale fu tolto lo Sposo (Mt 9,15, e par.). Non è difficile radunarle per una benedizione, tenere ad esse conferenze spirituali quindicinali, impegnarle nella carità.

5. Il collegio dei lettori

Dove sta il collegio dei lettori? Si deve ancora assistere alle antiliturgiche e insopportabili letture biascicamenti domenicali dal foglietto, sul trespolo di pappagallo che ostinatamente sostituisce l’ambone, da protagonisti improvvisati quasi sempre recitanti e impreparati. I lettori sarebbero da ordinare con il diacono per la catechesi mistagogica.

6. La «scuola di preghiera»

Dove sta la «scuola di preghiera» parrocchiale permanente, come avevano tutte le Chiese in antico, dove si insegni ai fedeli «la prima carità»? Quella che invocavano già i discepoli: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1). I Salmi, i generi della preghiera, l’avvio alla regolata vita di preghiera, è tutta materia che deve ricevere la priorità su tutte le altre attività del momento.

7. Le Ore sante

Si è ristabilita forse, secondo quanto raccomandava l’Institutio generalis Liturgiae Horarum, e con la dovuta formazione e preparazione - scuola di preghiera! -, la Liturgia quotidiana delle Ore, Vespro e Lodi, per non parlare che dell’Italia (gli altri stanno ancora peggio) in ogni cattedrale e in ogni parrocchia, in forma dovuta, come Liturgia, e quindi con il Presbitero in sacri paramenti, come ancora si fa in Oriente?

8. La lectio divina

Dove sta l’avvio di tutti i fedeli alla forma squisita di Liturgia che è la lectio divina quotidiana, a contatto diretto con a Parola divina, a leggere meditare pregare contemplare in privato, come recupero del silenzio e del raccoglimento, come ‘pieno’ alle altre celebrazioni?

9. Un monachesimo diocesano

Come fu nella Chiesa del primo millennio, il Vescovo ha il diritto essenziale, mai perduto, di avere nell’ambito diocesano i suoi consacrati, vincolati a lui dall’obbedienza spirituale e canonica, e che non evadono per altre avventure extradiocesane.

E allora, dove sta il monachesimo diocesano, maschile e femminile, l’ordine delle vergini?

Come mai non viene in mente a nessuno, in specie a quelli che debbono, e questi non fanno nulla per riscoprirlo, e per stabilire di nuovo questa struttura indispensabile alla Chiesa. S Gregorio Magno, Pastore grande, parla di soli 3 ordines nella Chiesa: I) il Vescovo con il suo clero in cura di anime; Il) i monaci e monache come "segno" della santità per il popolo; III) il popolo santo - ma nell’unica santità che tutti debbono aiutare tutti a raggiungere.

10. Completezza: consolazione

Con i suoi diaconi, con l’ordine delle sue vedove, con i collegio dei suoi lettori, con la sua scuola di preghiera parrocchiale, con la preghiera quotidiana delle Ore sante, con il monachesimo diocesano e l’ordine delle vergini, la Chiesa ha le sue sussistenze, il Vescovo ha la sua squadra allenata e pronta, la Parrocchia può lavorare anche come "missionaria", se è vero che su questo tanto si insiste oggi, e più che giustamente.

L’apostolo Pietro, ben consapevole, aveva avvertito:

Siate sobri, vigilate!

L’Avversario vostro, il diavolo, come leone ruggente circola cercando uno da divorare, a esso resistete saldi nella fede (1 Pt 5,8-9a),

poi "uno" da divorare, poi uno e uno.. .Ma la Comunità completa e compatta è invincibile. Se poi nei secoli si è fatta divorare a brano a brano, facendosi portare via membra vitali, oggi lo constatiamo.

Sognare questa completezza, sempre possibile, sono solo chimere, sogni, ubbie di un giorno ‘d’autunno, in attesa del pranzo?

A MODO DI CONCLUSIONE

«DONARE LO SPIRITO SANTO»

All’ultimo si vuole far risaltare due fatti.

Anzitutto e soprattutto, che davanti l’altare, al di là dell’altare rispetto ai celebranti, sta sempre e comunque, perfino se non sa di esserlo, la Sposa del Signore, nel ((Mistero grande», e lo Sposo deve amministrarle la Parola e nutrirla e curarla, affinché sia santa e immacolata (Ef 5,27-32), ossia ricolma di Spirito Santo. E non affinché sia ignorata nella sua stupefacente singolarità;

In secondo luogo, che per questo il Vescovo e il Presbitero e il diacono, dallo Spirito Santo sono posti nella Chiesa di Dio quisque suo modo. E così dal Padre sono assimilati al Figlio e perciò consacrati, sempre quisque suo modo, alla massima opera divina: donare lo Spirito Santo. Per questo il Figlio accettò la Croce, e dal costato trafitto della sua Bontà effuse subito Sangue e Acqua (Gv 19,34), «lo stupefacente Mistero dell’intera Chiesa» (la Liturgia).

Donare lo Spirito Santo: operazione semplice. Che avviene secondo la tipologia che è la moltiplicazione dei Pani. Lì il Signore consegnava il Pane spezzato solo ai Discepoli, e cosi li fece mediatori permanenti della moltiplicazione nella Chiesa del Pane triplice: I) del pane del corpo, secondo la legge della carità; II) del Pane della Parola, che è l’annuncio, l’insegnamento e la testimonianza dell’Evangelo; III) del pane del Convito dei Divini Misteri.

Nell’aula regale del Tesoro della Chiesa, aula nuziale, il Convito senza fine, quasi incredibile agli occhi nostri, è imbandito di Cibi divini. La Sposa ha diritto di essere preparata a parteciparvi, in abiti e diademi nuziali e nella festosità dell’incontro con lo Sposo.

I Pastori e Servi e cirenei possono e debbono rimettere la Chiesa in possesso dei "suoi" Tesori, proprio come il Concilio prescrive: che a questo povero popolo finalmente «siano riaperti più largamente» (SC 51).

A questo esorta la grazia stessa dello Spirito Santo.

Tutto a gloria della Trinità santa beata indivisibile consustanziale amata adorata in eterno nella santa Chiesa. Amen.

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