Roberto Felici:

"Una campana mi ha svegliato. Adesso sono meno ricco ma più felice"

A colloquio con l'albergatore romagnolo che ha aperto il suo hôtel alle ragazze di strada.

La fede vien da una campana. Sembra sciocco ma almeno la campana é servita a scuotere non il cuore di pietra ma di acciaio, come lo definisce lui, del nostro personaggio del mese. Un quarantaquattrenne dall'apparenza bonaria ma che sa il fatto suo. Gli affari nel suo albergo nella Riviera adriatica gli andavano bene, visto che poteva avere tutto. Non é che ora gli affari vadano male, é che ha deciso di diventare anche 'povero'. Dargli un nome é ancora difficile, perché non contento di aver scoperto il senso della vita nell'esistenza di Dio si é messo sulla strada delle prostitute. Mettiamo un po' di ordine al discorso. Non é che si sia messo con le prostitute, ma questo signore si é inventato di aiutarle ospitandole nell'albergo di cui é proprietario. Così per ovvi motivi di sicurezza abbiamo dovuto chiamarlo con lo pseudonimo di Roberto Felici (già utilizzato nel libro "Maddalena Maddalena" di Ambrogio Amati, ed. Paoline, dove c'é un capitolo a lui dedicato). Questo personaggio dalla singola storia ha avuto anche il tempo di sposarsi con una giovane ragazza tedesca e di mettere al mondo sei bellissimi bambini. Non contenti ora aspettano il settimo. Il nostro 'peccatore' non fa altro che parlare di lei oltre che del Signore. Andiamo a vedere che botta gli ha dato questa campana.

di Nicoletta Pasqualini - sempre@netbusiness.it

Com'è stata la tua infanzia?

"Sono il primogenito. Ho un fratello ed una sorella. Della mia infanzia non ricordo quasi niente, sicuramente non é stata delle più felici. I miei genitori avevano un sacco da lavorare. Mia madre era austriaca e mio padre albergatore romagnolo. Dopo le elementari sono andato in collegio".

La "mancanza" dei genitori quanto ha inciso nella tua vita?

"Ne ho sofferto tantissimo. Non ho mai avuto un vero rapporto con loro. Mi sono sempre sentito un po' allontanato. Ho finito le elementari che avevo dieci anni, sono stato mandato subito in seconda perché sapevo già leggere e scrivere. D'estate lavoravo già in albergo e a tredici anni mi hanno messo sull'aereo e mi hanno mandato a Londra. Quando sono tornato mi hanno mandato in Austria, mi sono fatto un anno di collegio dai frati Benedettini. Un collegio severissimo, di tipo militare, 1000 chilometri lontano da casa. A quattordici ho iniziato l'accademia turistica a Salisburgo, sempre in collegio fino a 17 anni; gli ultimi due anni li ho fatti in appartamento. Abitavo da solo".

Che rapporto avevi con i tuoi compagni di scuola?

"Quando sono andato a scuola in Austria ho perso tutti i miei compagni italiani, una volta finita la scuola in Austria ho perso tutti i compagni che mi ero creato là. Ho sofferto molto del fatto che, essendo bilingue, sia in Italia che in Austria tutti mi usavano per far vedere che ero un diverso. Sono sempre stato un po' solo".

Quand'è che hai deciso di non essere più solo?

"Dopo la maturità, a diciannove anni, sono tornato a casa ed ho incominciato a lavorare qui in albergo. Sono nati subito dei problemi perché stando fuori tutti quegli anni io ero autonomo. I miei genitori invece pretendevano che fossi come uno che era sempre stato in casa".

Allora cos'è successo?

"Niente. Ho avuto dei gran conflitti con i miei genitori. Però non é durato molto perché mia mamma é morta il giorno del mio ventesimo compleanno, molto giovane, a 38 anni, in un incidente di macchina, e con lei é morto metà di mio padre perché lui l'amava moltissimo. Si é chiuso in se stesso e da allora ho dovuto tirare il carretto al posto di mio padre avendo un fratello più giovane di tre anni ed una sorella più giovane di dieci anni che aveva nove anni quando morì mia madre. Ho dovuto fare da fratello maggiore, un po' da padre e da madre. Mio padre era una persona buonissima, generosa, sempre dedito tutta la sua vita al lavoro, ma non aveva fatto delle grandi esperienze da padre".

Che rapporto hai avuto con il Signore?

"Quando sono uscito dal collegio dei Benedettini il Signore l'avevo proprio dimenticato. Ero stato costretto per quattro anni continuamente a seguire per forza la religione, la fede, tutto quello che questi collegi ti imponevano. Dopo questa esperienza, con il Signore ho chiuso per tanti anni. Mio padre é morto sette anni dopo mia madre. Dopo aver preso la direzione dell'azienda avevo tutte le possibilità per realizzare tutti i sogni che avevo".

E che sogni avevi nel cassetto?

"Soldi, macchine, donne, tutto... e allora giravo il mondo e cercavo di tirar su il più possibile".

Che cosa hai trovato?

"Ero sempre insoddisfatto, sempre solo nonostante tutto quello che avevo. Ho avuto alcune grosse delusioni a livello sentimentale, quelle mi hanno 'sderenato' abbastanza, ma sarebbe troppo lunga!".

Dopo tanto peregrinare quand'è che hai trovato la persona della tua vita?

"L'ho trovata in mia moglie. Sono quindici anni che la conosco. Nel periodo che é morto mio padre, lei, le sue tre sorelle ed i suoi genitori sono venuti a fare le vacanze nel mio albergo. Era giovane, aveva sedici anni. Io più che altro ero diventato amico dei suoi genitori perché vedevo questa vita di famiglia in loro molto intensa come io me la sognavo. Allora mi sono aggregato come figlio, anche se un po' grande! Li andavo a trovare d'inverno. Poi, piano piano, é nato questo rapporto e quando aveva diciotto anni abbiamo deciso di fidanzarci e di dirlo ai genitori. Per loro é stato un colpo, l'hanno dovuta deglutire bene. Ci siamo sposati dopo un anno. Anche lì il Signore era molto lontano, mia moglie invece é sempre stata praticante 'standard', senza approfondire più di tanto. Mia moglie é tedesca; così, per non scontentare nessuno, ci siamo sposati in Austria, a Salisburgo, in un santuario mariano".

Tu hai accettato di sposarti in Chiesa anche se non eri credente?

"Allora queste cose non mi dicevano niente. Nel frattempo, però, avevamo conosciuto qualche sacerdote ed ho incominciato a cercare".

Roberto diventa sempre più caloroso, perde l'inflessibilità professionale della voce per lasciare spazio all'accento che sa tanto di romagnolo e di lasagne fumanti... Attacca a parlare e mi dice: "Ti voglio raccontare come é successo che il Signore piano piano mi ha chiamato, sto disgraziato! E' stato proprio attraverso mio suocero. Era una famiglia praticante e stando con loro per forza di cose anch'io andavo in chiesa. Un giorno ha comperato una campana (che costa un sacco di soldi) per la parrocchia. Mi sono chiesto: perché questo qui fa queste cose? Quell'esempio non mi ha dato più pace. Dopo ho voluto approfondire. Anche se ero stato in collegio della Bibbia non conoscevo niente di niente, non conoscevo neanche più le preghiere. Ho cominciato a chiedere spiegazioni, frequentavo la missione italiana in Germania".

Che domande facevi?

"Tutte le domande più difficili. Perché vivo; se Dio é vero, se é vero che c'é; perché Dio permette tutte queste cose. Tutte le domande che oggi sento fare da tante persone. Questi mi davano un po' di risposta ma non mi bastava mai. Un giorno nella mia parrocchia, dall'altare, sento dire "adesso iniziamo la Catechesi". Ho voluto andare a sentire, pensavo che fosse uno studio biblico invece era una catechesi neocatecumenale. Sono rimasto sconvolto, io che credevo fosse un Dio che castigava, del quale bisognava aver paura perché, come uno sbagliava, zac, subito all'inferno! Invece mi hanno detto che Dio mi voleva bene, che era misericordioso, e così ho scoperto che Dio é bontà infinita, amore. Con mio suocero - che é stato quello che mi ha portato a riscoprire Dio - siccome ero andato troppo avanti secondo lui, mia moglie ed io abbiamo avuto delle difficoltà. Non capiva questo cambiare la nostra vita, questo avvicinarsi sempre di più al Signore".

Quanto ti ha aiutato essere con tua moglie in questa ricerca?

"Tantissimo. Anche perché lei vedeva che io cercavo e mi lasciava fare, mi dava spazio, mi incoraggiava perché ha visto le mie cadute, i miei dubbi. Questo secondo me é quello che ha portato poi anche lei ad intraprendere il cammino neocatecumenale. Abbiamo avuto la grandissima fortuna di fare un'esperienza di coppia. Sicuramente il giorno del mio matrimonio non era valido perché non ero cosciente di quello che stavo facendo; dopo questa esperienza ho riscoperto appieno il senso della coppia. Mi ha colpito la profondità della relazione che ho stabilito con mia moglie che in tutti gli anni di matrimonio credevo di avere".

Come é cambiata concretamente la vostra vita?

"E' una decisione che é venuta dal cammino neocatecumenale. Ti vengono chieste delle scelte anche sofferte però che sono liberanti. Nel senso che quando tu vedi che senza Gesù Cristo niente ha significato é una scelta obbligatoria. Niente può essere come prima. Quando ti sei innamorato di Gesù non ci sono più santi che tengano. Abbiamo proprio iniziato a cercare cose concrete per poterci sbarazzare delle nostre ricchezze. Di fare come dice il Vangelo: "Va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e poi seguimi". Poi c'é stato l'incontro con la Comunità Papa Giovanni attraverso una casa famiglia. Nel frattempo in casa abbiamo iniziato ad accogliere delle famiglie albanesi. Poi la casa famiglia amica ha dovuto fare dei lavori di ristrutturazione dove abitava e non sapevano dove andare, così non c'é stato niente di più naturale di dire: venite da noi il posto c'é. Abbiamo vissuto insieme tutto l'inverno. Era il periodo che don Oreste aveva iniziato ad andare dalle prostitute e c'era sempre più da fare e mi é venuto spontaneo chiedere al don se aveva bisogno di un aiuto"..

E da quel momento sei diventato l'albergatore delle ex prostitute. Come aiutate queste ragazze?

"L'impegno é variato nel tempo. Qui veniva fatta la prima accoglienza, sbrigato tutto il lavoro burocratico, cercate delle famiglie per le ragazze, il lavoro. Ora c'é un responsabile anche per questo. Le problematiche sono tante, le ragazze diversissime. Se non avessi l'aiuto di mia moglie in questo rapporto unico che ho con lei sicuramente non avrei potuto fare quello che ho fatto. Chiamavano a tutte le ore".

Il fatto che fossero prostitute per te non è mai stato motivo di tentazione?

"All'inizio era alla rovescia: non le avrei toccate nemmeno con un dito. Poi invece, andando con don Oreste, sia nei loro confronti, sia verso i malati di AIDS, i barboni, il mio modo di vedere é cambiato; ho visto che non erano peggio di me, anzi, molte di loro, dentro, avevano combinato meno guai di me. Allora ho cominciato a trattarle come delle persone, dei fratelli e delle sorelle".

I tuoi figli come le hanno accettate?

"I miei figli bene. Con Giuly che abita con noi gia da due anni e mezzo é come fosse la sorella grande, verso le altre hanno sempre avuto un rapporto buono anche non così profondo come hanno con lei. Alle più grandi abbiamo spiegato come si spiega ai bambini".

Per le scelte che hai fatto ti é mai capitato di perdere clienti nel tuo albergo?

"No. Ad esempio adesso lavorano da noi due ex tossicodipendenti, due profughe serbe, un malato psichiatrico, dei ragazzi giovani che se non li prendevo a lavorare erano per la strada; questo mi obbliga ad assumere più personale, cioè se io comincio ad assumere personale che non é qualificato o che sa fare il suo lavoro ad un ritmo inferiore di quello che é la normalità il costo aumenta ed il servizio forse non ha tutta la qualità che avrebbe se prendessi tutta gente professionalmente preparata. Ma i clienti capiscono, vedono, non funziona male, però vedono che c'é meno professionalità. Penso di essere l'unico albergo che ha chiesto la diminuzione da quattro a tre stelle. Certo che ti chiedi perché un italiano deve assumere un extra comunitario, ad esempio, se si pagano più contributi ed hanno ritmi di lavoro diversi. Bisognerebbe rivedere la Legge".

Nel tuo quotidiano hai quindi già iniziato a costruire la "società del gratuito".

"Due anni fa, quando c'é stato il convegno a Rimini organizzato dalla Papa Giovanni sulla società del gratuito, sono andato da don Oreste ed ho detto: io sono pronto".

Il Signore in questo momento quanto ti sta aiutando?

"Molto. Nella mia situazione familiare, nel lavoro, nel settore prostituzione, zingari. Il Signore mi dà tranquillità, pace. Ci sono persone invidiose che tentano di far del male; Lui mi dà serenità nell'affrontare queste situazioni, anche nel fortificare il rapporto con la mia famiglia. Sono proprio grato al Signore".

Che messaggio daresti ad altri imprenditori?

"Sono sicuro che tutti cercano il senso della vita: é Gesù Cristo. Più che un messaggio é un augurio che tutti possano fare esperienza di Gesù Cristo che gli cambi il cuore. Io prima di incontrare Gesù avevo un cuore non di pietra ma di acciaio inossidabile e Lui mi ha cambiato la vita e mi ha fatto felice. Io prima ero ricco e infelice adesso sono un po' meno ricco ma felice".