In carcere

Rocco, guarito miracolosamente, opera ancora per qualche tempo in Piacenza, che è nuovamente colpita dalla peste, per poi riprendere il suo cammino teso a sollevare altre sofferenze: servirà i malati anche a Novara risalendo poi verso nord e, giunto presso Angera, è arrestato col sospetto di essere una spia e rinchiuso nella fortezza della Rocca. Vi trascorre cinque terribili anni, in un'unione sempre più profonda con quel Dio che da sempre cercava. Lo straordinario comportamento di dolcezza, di preghiera, di umiltà, varcò le cupe mura del carcere, diffondendo nei paesi circostanti la convinzione che quel prigioniero fosse un santo. Al termine di questo periodo Rocco lascia questo mondo per entrare nel Regno dei Cieli. Nel momento della morte (1327) tutte le campane della città iniziano da sole a suonare a distesa: è questo l'ultimo prodigio che il Signore fa per il suo servo fedele. I miracoli che avvengono sulla sua misera tomba suscitano l'interrogativo circa le origini di questo pellegrino e ben presto viene riconosciuta la sua appartenenza alla nobiltà di Montpellier.
 
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