Anno C Battesimo del Signore Lc. 3, 15-22
Introduzione,
Gesù
vuole partecipare. dalla condizione degli uomini peccatori e si fa’
carico dei loro peccati. Egli non ha peccati per cui chiedere perdono e per i
quali fare penitenza. Ma i peccati degli altri sono sulle sue spalle. Chiedendo
il battesimo, Gesù rivela la logica che guiderà tutta la sua esistenza e che
troverà il punto di massima espressività nella sua Pasqua: una vita e una morte
per gli altri. Riuniti in questo incontro che celebra la memoria del sacrificio
del Signore, coltiviamo sentimenti di gratitudine per colui che ci ha salvati.
Da strade diverse siamo giunti all’incontro
con Gesù, convinti che in lui c’è la salvezza, ma anche consapevoli che con i
nostri tradimenti, i nostri peccati non abbiamo corrisposto al suo amore.
Chiediamogli perdono, fiduciosi nella sua misericordia.
1 Lettura - Siamo nel 587a.C.:
Gerusalemme viene distrutta dai Babilonesi, i quali accecano il re dei Giudei,
mentre la sua gente viene deportata in Babilonia: il disastro, per il popolo
eletto da Dio, è immenso, anche perché il nemico ha distrutto il Tempio, il
centro vitale della religione. Dio sembra vinto dai pagani.
Eppure il profeta Isaia
annuncia la liberazione per gli ebrei deportati. Dio:”Consolate, consolate il mio popolo…” Infatti, dopo aver permesso
l'esilio per purificare il suo popolo dai peccati, lo libererà agendo con la
delicatezza e la tenerezza di un pastore che si cura degli agnellini
La venuta di questo Dio
che salva e libera dalla schiavitù è annunciata da una voce che grida: "Preparate la via del Signore!". Il
profeta lascia deliberatamente anonima e misteriosa questa voce, che peraltro
gli evangelisti hanno applicato a Giovanni Battista, il quale annunciava la
venuta prossima del Messia: e lo stesso
Giovanni che nella pagina di Luca battezza la folla e Gesù, presentato da una
voce celeste come l'atteso, il Messia, il Figlio di Dio, ripete l’invito del
profeta.
Sulla divinità di Gesù
insiste anche san Paolo, nella lettera a Tito (cfr. Tt 2,13). “ Nell’attesa della beata speranza e della
manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore: Gesù Cristo”. Gesù,
che ha una natura divina, viene identificato con colui che i profeti e il
Battista annunciavano. Gesù è il Cristo), il Messia.
Gli antenati di Gesù, prigionieri in Babilonia, attendevano
un liberatore, che li facesse tornare nella loro terra. I contemporanei del Cristo aspettavano un intervento divino
che donasse loro l’indipendenza dai Romani. Ma
noi, da che cosa dovremmo essere liberati, noi che siamo gente
libera in un paese libero?
Il fatto è che la
libertà è oggi continuamente insidiata, condizionata, spesso subdolamente
negata. Lo dimostrano milioni di persone che muoiono di fame per una scelta politica delle nazioni più ricche. Bambini e donne che lavorano come schiavi
costruendo giocattoli, palloni e scarpe alla moda che altri indosseranno con
indifferenza. La pubblicità occulta
che condiziona le nostre scelte di consumatori e manipola la nostra libertà di
giudizio. E così ci lamentiamo perché non abbiamo l'auto nuova o maggiori comodità
in casa, o la pelliccia, lo stereo, le scarpe da ginnastica all'ultima moda...
; ma se tentassimo di fare l'elenco di tutte le cose che possediamo non
riusciremmo a finirlo. Eppure siamo scontenti.
Tutti partecipiamo in
qualche modo alla corsa per il potere,
per possedere, per controllare la realtà, asservendola ai nostri piani. La
libertà, così, diventa il risultato della lotta tra opposti egoismi, che si
battono per sopraffarsi. Perciò di una tale distorta "libertà"
usufruiscono soltanto i vincitori, i più forti, quelli che sono riusciti a
schiacciare gli altri. Insomma la
verità, nascosta e ignorata, è questa: quelle persone che urlano la
loro fame sono uccise anche da noi. Quei bambini distrutti dal lavoro, sono
resi schiavi anche da noi. Quella violenza dell'uomo sull'uomo è frutto anche
del nostro egoismo, che ci rende schiavi, schiavi del peccato.
Da questa schiavitù ci libera Gesù, donandoci nel
Battesimo lo Spirito Santo. E' Gesù a liberarci, insiste S. Paolo (cfr. Tt
3,5), poiché l'uomo spesso non si rende
conto neppure di essere schiavo, e comunque con i suoi sforzi, con le sue
opere, non è capace di riscattarsi. Per mezzo del Battesimo la vita del
cristiano non è più fondata sul proprio "io", cioè sulle
insufficienti risorse della natura umana, intrinsecamente rovinata dal peccato.
Nell'esistenza debole e fragile della creatura, che vive nella miseria e nella
limitatezza della condizione dell'uomo peccatore, è stato infatti innestato dal Padre, per mezzo della fede e del
Battesimo, un principio di vita superiore che fa partecipe il peccatore della
stessa vita di Cristo.
Ciò non significa che
Cristo manipola le azioni del cristiano, il quale, anzi, rimane sempre responsabile di se stesso e del suo destino.
Ma vuol dire che nel cristiano, mediante la fede e il Battesimo, grazie
all'intervento dello Spirito è stato messo a dimora "un seme divino" (1Gv 3,9), un germe di vita nuova. Esso
coesiste e spesso viene a conflitto con
l'io dell'uomo vecchio, dominato dal peccato; ma ha la capacità di dominarlo
a sua volta e di sostituirsi ad esso, se viene coltivato, nella comunione dei
fratelli che incontrano il loro Salvatore, in modo particolare nell'Eucaristia.
Nel Battesimo di Gesù, dunque, Dio ci rivela il Cristo, la
via per la salvezza, la verità che ci rende liberi. "Quanto a noi,
piccoli pesci" afferma Tertulliano, "così chiamati dal nome del
nostro 'Ichthys' Gesù Cristo, noi nasciamo nell'acqua e non possiamo
conservare la nostra vita se non rimanendo in quest'acqua" (De Baptismo,
1). L'acqua in cui il cristiano sta immerso è la Chiesa, "Cristo
continuato e diffuso" (CEI, Evangelizzazione e ministeri, 1):
"Come si fa il pane? Si trebbia, si macina, si passa dall'impastatura alla
cottura; nell'impastatura si purifica, nella cottura si rassoda. L'impastatura
non si fa senz'acqua: siete stati battezzati. La cottura è gravosa, ma utile.
Che cos'è la cottura? Il fuoco delle tentazioni di cui questa vita non è priva.
Invero, come dai singoli grani raccolti insieme e uniti in certo modo fra loro
dalla impastatura si ha un unico pane, così per la concordia della carità si ha
un unico corpo di Cristo" (Sant'Agostino, Sermone 229/a,1-2).
La Chiesa è custode
della vita nuova, immesso da Cristo in ciascuno di noi. E come un seme senza il
sole, l'acqua e la buona terra lentamente muore, così la natura umana senza la
luce dello Spirito di Cristo e senza la Chiesa che l'accoglie e la nutre,
devia, si aliena. La Chiesa ci guida a "rinnegare
l'empietà e i desideri mondani, a vivere con sobrietà e giustizia in questo
mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della
gloria" di Cristo (cfr Tt 2,12-13).
E noi? Ci ricordiamo ancora del nostro battesimo e
pensiamo che è stato davvero una cosa importante? Il battesimo ci ha
fatti fratelli del Signore, figli adottivi di Dio. Allora Gesù deve diventare
davvero importante per noi, come del resto è stato importante per tanti altri,
che anche noi abbiamo conosciuto, come padre
Pio, madre Teresa, Papa Giovanni, Papa Giovanni Paolo VI e tanti altri. “La cosa più importante è Gesù Cristo. Deve
venire prima della famiglia, degli affari, delle ambizioni”” Il giorno in cui
noi cristiani non bruciamo d’amore di Cristo, molti, nel mondo, moriranno per il freddo”
Signore Gesù, oggi ci riempie di stupore vederti raccolto in
silenziosa preghiera, sulle rive del Giordano. Vorremmo anche noi partecipare
al tuo colloquio col Padre per capire e condividere gli affetti e le tue
parole. Forse già godevi della vicinanza del Padre che di lì a poco ti avrebbe
chiamato col dolce nome di Figlio.
Anche noi, per il battesimo ricevuto potremmo dire, come figli
prediletti: Padre, tu sei sorgente della nostra vita e segreto della nostra
gioia. Ma spesso il nostro cuore è freddo e le nostre labbra rimangono chiuse.
Abbiamo bisogno di essere di nuovo immersi nelle acque rigeneratrici del tuo
Spirito per ritrovare fiducia e stupore di chi si sente amato.
Signore Gesù, fa’ che la nostra esistenza sia una vera storia d’amore
per te, sempre rinnovata. E quando dovessimo attraversare momenti di solitudine
e di sofferenza, non ci manchi mai la
consolante certezza di avere un Padre meraviglioso, buono ed amabile, il
quale non si stanca mai di vegliare su di noi. Di questa certezza rendici anche
testimoni gioiosi con i gesti umili e quotidiani dell’ amicizia che
ricostruisce speranza e fiducia nella gente che incontriamo ogni giorno.