ANNO C – Festa di Cristo ReLc. 23, 45 -53

Atto penitenziale




Chiediamo perdono al Signore del tempo e della storia, per esserci allontanati dalla sua volontà e per averlo tradito troppe volte nella nostra vita col peccato. Chiediamo umilmente perdono ed invochiamo la sua misericordia.

Signore Gesù, Tu sei venuto in terra per raccogliere nel tuo regno di pace e di amore noi, che spesso litighiamo e non sappiamo volerci bene, abbi pietà di noi.

Cristo Gesù, tu ci hai insegnato a pregare perché si realizzi tra gli uomini il Regno del Padre e noi invece preghiamo poco e male: abbi pietà di noi.

Signore Gesù, tu risorgendo ci hai aperto la porta del Regno di Dio, ma noi con i nostri peccati siamo di ostacolo alla sua realizzazione nel mondo: abbi pietà di noi.



Stiamo contemplando una scena che richiederebbe un grande silenzio.

Gesù Crocifisso. Ci siamo troppo abituati, ma proviamo ad entrarci e vediamo da una parte i capi che scherniscono e con loro i soldati; poi c’è il popolo che tace e sta a vedere e vi è poi il gruppetto con Maria, Giovanni e le pie donne. Proviamo anche noi guardare a Gesù come questo gruppetto perché oggi la liturgia festeggia Gesù come Re dell’universo

Certamente Maria e il gruppetto vedevano in Gesù qualcosa di grande che gli altri non vedevano o non volevano vedere: la sovrana superiorità di Gesù

Questi è il re dei giudei” sta scritto sulla croce.

La motivazione della condanna è stata di ordine politico: Gesù è stato ritenuto pericoloso per chi esercitava il potere; non tanto per Pilato che se ne è lavate le mani e l’ha abbandonato alle autorità giudaiche che invece si erano rese conto della sua grandezza.

L’aveva detto e dimostrato di venire da Dio e proprio per questo l’avevano accusato, condannato e fatto uccidere.

Sovente si parla di Dio; nei discorsi comuni, anche alla televisione, ma ognuno dice quello che vuole e sa. Ma quando si ha di fronte un uomo come Gesù, che parla, ama e agisce come Lui, che soffre e muore come Lui, non si può più parlare a vanvera: si deve riconoscere la sua immensa superiorità morale.

S. Paolo nella 2 lettura ce lo conferma: in nessuna civiltà umana esiste una descrizione di uomo così possente, totale, comprensiva di ogni grandezza: Creatore di tutto che è stato fatto per Lui; diventato capo di una Chiesa che conduce oltre la morte, perché Lui è risorto.

Di nessuno è mai stato detto tanto, ma proprio per questo è troppo grande per chi non lo vuole riconoscere.


I suoi nemici: dava loro troppo fastidio nel sentirsi giudicare da uno che era molto superiore a loro. Capita anche a noi talvolta, quando sono in gioco valori profondi di cui siamo gelosi, come reagiamo male. Gesù si è rivelato a loro proprio così: un Essere la cui superiorità era indiscutibile: ”Di quale buona opera mi rimproverate” “Di nessuna, lo ammettiamo!”.

Gesù infatti li conduceva a vedere se stessi anche là dove non avrebbero voluto: nella loro coscienza e nel loro cuore, perché si conoscessero e diventassero buoni. Questo è e sarà sempre il vero motivo delle persecuzioni contro la Chiesa. Questa superiorità penetrante e avvolgente li ha sfidati e poiché non erano umili, li ha inferociti e inferocisce tutti i nemici della Chiesa.

Questo vuol dire essere Re! Dio ha il diritto di entrare nella nostra coscienza e di santificarci.

A qualcun altro possiamo dire:”Lasciami in pace, vattene!”, ma a Dio, di cui siamo creature e figli non possiamo parlargli così. Questo è il sovrano, il re, l’assolutamente superiore a tutti che sconvolge ogni criterio umano. Quando io sono arrogante Lui può dirmi:”Impara da me che sono mite ed umile di cuore” ed ha tutti i diritti di dirmelo, perché mi ha fatto Lui e sono suo.

Quando sono egoista Lui può dirmi:”Ama il tuo prossimo e dona generosamente come ho fatto io”

Quando sono impuro e peccatore, Lui può dirmi:”Sii puro di cuore”.


La folla indifferente. Il Vangelo non ne parla, ma chissà che cosa sarà passato nel cuore di tutta quella gente che “sapeva” benissimo quanto Gesù fosse buono, innocente, senza colpa, anzi doveva essere quello che tutti i profeti avevano annunziato. Però nessuno si è mosso! Nessuno l’ha difeso; hanno prevalso la paura, la pigrizia, la negligenza, la poca voglia di cambiare la loro vita.


Ma noi vogliamo guardare Gesù con gli occhi di Maria e delle pie donne, riconoscendo la sua totale sublimità, e diciamo con fede e forza:”Sei tu il nostro Signore, il nostro re”.

Ma non accontentiamoci delle belle parole, come troppe volte facciamo nella vita, ma accettiamolo come un Sovrano che vuole esserlo sempre di più, come un re che vuole crescere in noi e renderci simili a Lui. La Bibbia infatti ci dice che il nostro destino è essere trasformati di grazia in grazia nell’immagine sua.

Immedesimiamoci allora nel buon ladrone crocifisso con Gesù, il quale riesce a capire chi era Gesù, la sua immensa superiorità e santità, talmente grande da sapersi assumere dentro di sé anche la miseria di un peccatore. E’ talmente Signore e re che può ricostruire un malfattore dalla testa ai piedi e santificarlo. Talmente Signore che può prendere in sé l’orrore di una crocifissione per tutta una vita sbagliata e farla degna del Paradiso. “Oggi sarai con me in paradiso!”.

Ed è significativo che questa sia l’unica volta in cui nei vangeli compare la parola Paradiso!

Ebbene, la misericordia di Dio e l'amore di Gesù sono sconfinati, e arrivano ad abbracciare anche noi. Eppure è lui, il cosiddetto buon ladrone, il primo ad entrare nel paradiso cristiano, nel Regno di Cristo. Il primo non è Pietro, non è Giovanni, non è Maria. No. E' un ladro, un peccatore, uno che ne ha fatte di tutti i colori. E che però si è pentito, ha capito con la testa e con il cuore che Gesù è il senso della vita, è il re del mondo, è il suo salvatore.

Chiediamogli allora che come Re e sovrano entri nel nostro cuore, porti luce e salvezza dentro di noi, purifichi tutto anche dove c’è più marciume e ci aiuti a santificarci, Lui che solo può farlo perché Lui solo è il nostro Salvatore, l’unico e vero nostro Re.


PREGHIERA

Signore, oggi riconosciamo la tua regalità indiscussa. Come vorremmo essere stati più tuoi, vorremmo che Tu fino ad oggi fossi stato di più il nostro Sovrano, che avessi più gioia nel guardarci, perché ci vedi proprio fedeli. Ma sappiamo come sei misericordioso e, nel tempo che ci doni ancora da vivere qui, lungo o breve che sia, noi cresceremo nel riconoscerti sovrano della vita, pensiero del nostro pensiero, sentimento del nostro cuore, ispiratore delle nostre azioni, consolatore delle nostre lacrime, Colui che può perdonare tutti i nostri peccati. Solo te, nostro Re vogliamo seguire perché sei il solo che può aiutarci a vivere in pienezza la nostra vita.


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