Anno C – 21 domenica ordinaria Lc. 13, 22 - 30

Liturgia penitenziale

La salvezza che Dio ci dona ha bisogno di essere accolta. Essa passa prima di tutto attraverso il nostro riconoscerci peccatori e bisognosi dell’aiuto del Signore:

O Signore, tu ci inviti come amici e fratelli alla tua mensa nel regno dei Cieli, ma non ne siamo degni: Signore pietà

O cristo Gesù, tu ci solleciti ad entrare per la porta è stretta, ma non sempre ne abbiamo voglia: Cristo pietà

O Signore, tu chiami tutti a formare il regno dei Cieli, ma tra noi ci sentiamo tanto poco fratelli: Signore pietà



La liturgia di oggi inizia con un grande invito a tutta l’umanità:

Così dice il Signore: Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue: essi verranno e vedranno la mia gloria”.

L’invitante è Dio nel suo amore e gli invitati siamo tutti noi destinati alla conversione che ci procura la gloria. E’ un quadro di grande consolazione per noi che viviamo spesso l’esperienza di gente dispersa, con un futuro poco sicuro e non sempre bello, con una domanda che sempre ci angoscia tutti:”E poi? Che cosa ci sarà nell’altra vita?”.

Non corriamo il rischio della falsa sicurezza e presunzione di avere già il posto assicurato, perché c’è chi prega per me, tanto Dio ci salva tutti ed io sono abbastanza bravo; oppure dello scoraggiamento: sono pochi quelli che si salvano e poi io sono troppo peccatore!

C’è speranza per tutti e sicurezza per nessuno!

Se è vero ciò che dice il profeta Isaia, allora noi non siamo stati solo creati per affollare i supermercati, gli stadi, le spiagge d’estate e neanche i campi di prigionia e di guerra, di sterminio. Se l’invitante è Dio e se vogliamo arrivare da Lui, alla sua mensa che ci aspetta, due cose allora siamo invitati a fare.

1 - Essere purificati per quella festa dell’umanità intera

Di là non si potrà arrivare bleffando. L’amore di Dio è così grande per noi che Egli ci vuole veramente perfetti, belli della bellezza del Figlio Gesù, dunque puri secondo i gusti del cielo, non della terra. Avete notato? Qui sulla terra si fa presto a credersi belli; il nostro cuore non lo vede nessuno e i nostri occhi si accontentano dell’apparenza, le nostre orecchie di belle parole. Darci gloria tra di noi è un gioco da ragazzi: un po’ di belletto, un sorriso, un bel corpo e tutto è fatto.

Ma Dio non ci ha creati perché fossimo dei manichini, Egli guarda il cuore e lo vuole degno di sé:”solo i puri di cuore lo vedranno”. E poiché noi non siamo così per natura nostra né possiamo farci così da soli dobbiamo realizzare la purificazione del nostro cuore, proprio come dice S. Paolo nella 2 lettura: “Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da Lui, perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio”.

Occorre subire questa correzione e purificazione da parte di Dio ed essergliene ben grati.

Certo la purificazione fa patire ed umilia. Tutti abbiamo fatto esperienza di richiami e rimproveri talora giusti e talora ingiusti e brucianti, perché fatti con durezza ed ira.

Dio ci ama così come siamo, ma non ci lascia così come siamo

Continua S. Paolo: “Ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia”, anche quando viene da Dio, che pure tanto ci ama: ma di Dio dobbiamo fidarci ciecamente. Stiamo parlando delle prove della vita, che vorremmo non arrivassero mai. Ma confessiamolo: tutti abbiamo sempre imparato più fede, più vangelo, più amore di Dio e siamo maturati spiritualmente proprio attraverso qualche prova della vita. E’ dunque giusto che, invitati alla gloria, cerchiamo di liberarci da ciò che ce lo impedirebbe, il peccato e rinnoviamo l’umile disposizione del cuore e ripetiamo a Dio, convinti:”Purificaci Signore e lavaci da tutte le nostre colpe”.

La correzione, la croce, la sofferenza non la si veda allora come causa di tristezza, ma un tirocinio necessario per arrivare alla pienezza della pace, giustizia e santità:”Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e fate passi diritti con i vostri piedi, dice ancora S. Paolo, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire”.

Questa è la prima condizione per procurarci la gloria futura:

2 - Essere attivi ed operare il bene. Gesù ci invita:Sforzatevi di entrare per la porta stretta”.

Possiamo pensare quasi ad un posto di dogana, invece è un sontuoso banchetto, una grande festa!

Saremo graditi a Dio soltanto se avremo ubbidito alla sua parola! Non ci sono protetti, raccomandati, bustarelle, anzi vi sarà un capovolgimento della situazione: quelli creduti buoni,i primi, già vicini a Dio, potranno essere cacciati fuori, mentre quelli creduti gli ultimi, peccatori e incapaci, potranno essere i primi!

Quella porta stretta è unica, come unica è la via che conduce alla vita eterna: Gesù Cristo stesso ed è varcata solo da chi crede nella Croce e l’accetta per amor suo.

E’ una porta dalla quale si passa certamente e molti ce la fanno a passare, ma è stretta e non impossibile, come taluni credono.

Questo simbolo ci ricorda che è proprio lo sforzo della purificazione la via giusta per raggiungere la bellezza divina e, coperti come siamo dalle sozzure dei nostri egoismi, ci può dare coraggio ed entusiasmo. Questa è la pratica cristiana che però non sostituisce la fede nell’amore del Dio crocifisso, perché la nostra religione non è una incredulità rivestita da facili abitudini sacre.

Il regno di Dio attende quelli che fissando il Signore hanno accettato di allargare le braccia nel dono totale della vita al Signore ed ai fratelli.

Questo sforzo di compiere sempre meglio il nostro dovere riguarda tutti noi, ci invita e ci risplende dinnanzi come la più alta possibilità dell’esistenza.

Dio ci parla seriamente e chiede anche la nostra serietà ed entusiasmo vero. Non vuole che siamo dei bambini che giocano, si ribellano e piangono alla minima sofferenza e difficoltà.

Ci chiede di essere uomini seri, il più simili a suo Figlio che, salendo sulla croce, non ci ha amato per gioco o per scherzo.

Beati noi se capiremo queste cose e se vogliamo testimoniarle al mondo che ci sta intorno.

Beati noi se diventa il nostro stile, il nostro regolamento di vita che ci darà la certezza di essere un giorno riconosciuti dal Signore, perché saremo diventati molto simili al suo Figlio primogenito, Gesù, quando verrà il momento di guardarci negli occhi con Lui e di capire quanto gli siamo stati amici!


PREGHIERA

Quando verrà quel giorno, quando verrà il giorno delle nozze tra Te, Signore e l’umanità, quando la verità avrà finalmente vinto completamente, quando arriverà il giudizio definitivo: quel giorno sarà un giorno di grandi sorprese!

E’ per noi fonte di infinita gioia e serenità sapere che finalmente ci sarà la vittoria della giustizia, quella tua, quella vera; non quella che noi abbiamo costruito in base alle apparenze, ai meriti umani, al potere, alla prepotenza, ma quella che conosce i segreti dei cuori.

Quel giorno sarà la rivincita di tutti gli ultimi della terra, dei dimenticati dalla vita, degli sfortunati che non hanno potuto mai conoscere un gesto di affetto o comprensione, dei poveri derelitti cui è sempre stato impedito di alzare gli occhi con dignità e orgoglio, delle vittime dell’arroganza dei ricchi e dei superbi.

Quel giorno, proprio questi potranno conoscere finalmente vita, affetto,comprensione, dignità e orgoglio. Sarai tu che permetterai questo, che ci potrai donare la sorpresa di vedere quelli che oggi sono invidiati ed osannati, scavalcati proprio da coloro che avevano deriso, umiliato e mortificato.

Quel giorno vorremmo esserci anche noi accanto a Te, se ci dai una mano, o Signore!