Anno C – 20 domenica ordinaria Lc. 12, 49 – 57

Perché non giudicate da voi stessi?

Liturgia penitenziale

Signore Gesù, che sei venuto a liberarci dal nostro egoismo, ascolta il nostro grido e perdona tutte le nostre colpe: Signore pietà.

Cristo Gesù, che ci hai invitato a prendere con più decisione le nostre responsabilità di cristiani: Cristo pietà

Signore Gesù che ci inviti a seguirti e ci indichi l’urgenza della decisione per te, perdona le nostre indecisioni e paure: Signore pietà.


Gesù oggi ci lancia un caloroso appello, una viva raccomandazione perché possiamo capirlo ed accogliere quanto ci vuol dire.

Dalla nostra risposta c’è in gioco la sorte nostra e del mondo intero.

Che i tempi che viviamo siano difficili, ammalati di molti mali, lo sappiamo tutti: fame, sete, guerre, terrorismo, paura, effetto serra. Abbiamo trasformato il nostro pianeta terra in un doloroso groviglio di problemi non facili da risolvere. Non occorre sentircelo dire in chiesa; tutti gli osservatori politici o sociali sono d’accordo in questo lamento generale, per lo più pessimistico.

Ma il vero problema è che né i capi delle nazioni, né i vari responsabili mondiali non sanno che pesci pigliare e non hanno soluzioni valide da proporre, anche perché tanta gente sta bene così e, del male altrui non gliene importa niente, anzi ne ricava un suo bene egoistico.

E’ qui che Gesù lancia il suo appello: “Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo. E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” Come a dire:”Perché non mi credete e non cercate di provare le soluzioni giuste che io vi propongo?”

Purtroppo la TV ci ha resi tutti tanto superficiali nel sentire e dimenticare le notizie, per cui Gesù ci chiede molta attenzione alle sue parole.

2 lettura. S. Paolo ci raccomanda di “Tenere fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede”. Dobbiamo vincere le nostre distrazioni, pigrizie e risvegliare la nostra attenzione addormentata e però assetata di Dio.

Proviamo a mettere un po’ più di impegno e di attenzione vera a quanto ci dice il Signore..

Gesù non si presenta come un divo, col sorriso smagliante, muscoloso come gli atleti, come vediamo alla televisione. Lui si presenta con quel segno che ha salvato il mondo: come un crocifisso. E non abbiamo paura di guardarlo così, perché solo se riusciremo a fissare il suo volto sofferente, entra in noi la fede, quella vera e la vista della croce annulla con il suo tremendo messaggio tutte le nostre banalità e superficialità.

Così impariamo a capire che “il fuoco” di cui parla Gesù è il suo grande amore, capace di coraggio totale, carico di forza da non intimidire nessuno.

E’ dalla contemplazione di come Dio ha mandato nel mondo suo Figlio che noi possiamo imparare, capire e convincerci che questo tempo in cui stiamo vivendo e di cui noi dobbiamo essere protagonisti, ha soltanto bisogno dell’amore di Gesù Cristo, della sua Parola e della sua presenza.

Mettere fuoco vuol dire: mettere generosità dove c’è egoismo, compassione dove non c’è pietà, perdono dove regna l’odio; umiltà invece dell’arroganza e disinteresse tra uomo e uomo.

Gesù oggi vuole incarnarsi nella vita di ogni cristiano ed operare nel mondo attraverso chi ha il potere politico ed economico, chi maneggia denaro e dispone della sorte degli uomini

Allora i nostri tempi, pieni di ingiustizie clamorose, ferite sociali, scandali di ogni genere e di ogni ipocrisia che li nasconde, saranno raggiunti dal fuoco giusto, dall’Amore di Dio che più di tutti porta e vuol portare pace e serenità in questo povero mondo.

Per fare questo non occorre essere un S. Francesco o altro santo che grida sulle vie del mondo.

Dio ce ne mandi pure tanti, perché ne abbiamo assoluto bisogno, ma intanto ognuno di noi, per quanto peccatore sia, ha la sua parte di responsabilità per salvare il mondo.

Eppure è sempre tanto grande la tentazione della complicità con il male, il non sentirci responsabili, mentre il fuoco di cui parla Gesù è proprio la spinta a condividere i problemi degli altri, a prenderci le nostre responsabilità, a fare bene il nostro dovere religioso e sociale, ad essere veri testimoni nel bene, a seguire davvero il Signore: a fissarlo, imitarlo, farlo rivivere. E’ così che si è veramente cristiani in mezzo a tanto male del mondo: molti lo fanno, grazie a Dio, ma non tutti.

Giorno di impegno allora quello di oggi, di fronte alla parola di Gesù.

Giorno di intelligenza per chi vuole veramente realizzare la vita che Gesù ci presenta.

Giorno di fuoco che deve accendersi nel nostro cuore; giorno di conversione alla parola di Dio.

Questo fuoco è stato acceso in noi da Dio nel Battesimo, dallo Spirito Santo nella Cresima; ma forse l’abbiamo lasciato spegnere, è ricoperto di tanta cenere, per cui è sepolto, inefficace, invisibile, non alimenta e scalda la nostra vita cristiana, non dà gioia. Se ci accorgiamo che la nostra vita cristiana è inaridita, spenta, insipida, lasciamoci scaldare dal fuoco della preghiera, dei sacramenti e riscopriremo che vale la pena lasciarci guidare dallo Spirito di Dio, anche se comporta grosse difficoltà. Le ha provate Gesù, gli Apostoli che si sono trovati ostacolati dagli altri:

Pensate che io sia venuto a portare la pace? Non, vi dico, ma la divisione!”.

Seguire Gesù ha sempre portato scompiglio e lotta, anche nelle famiglie, tra gli amici, perché è impegnativo, divide le opinioni e sono tanti che lo rifiutano, perché non hanno voglia di cambiare, di convertirsi, di distaccarsi dal male Per cui davanti alla proposta di Gesù non si può restare neutrali: o si segue Lui o lo si combatte, Lui e i suoi seguaci.

Crescere nella fede significa ri-centrare la nostra vita sul Dio di Gesù Cristo, che diventa il sole dell’esistenza. Mettere al centro il Dio di Gesù vuol dire trasformare la nostra storia di dannazione e tenebre in una storia di salvezza e di luce. Vuol dire scoprire che la salvezza non è una conquista dei nostri meriti, ma è un dono da assecondare e accogliere.

"Non sono venuto a portare la pace, ma la divisione", dice Gesù. Accendere la luce della fede significa avere dinanzi a sé la visione di un mondo nel quale Dio e la sua giustizia siano i cardini di sostegno. Significa non tentennare il capo, non sorridere d'ironia, non dare retta a quello che dicono gli altri: le grandi verità hanno sempre fatto ridere i pigri e gli sciocchi.

Avere fede vuol dire camminare senza indugio verso la luce divina, anche se la folla rumoreggia voltandoti le spalle, tentando di risucchiarti e spingerti in una falsa direzione, quella preferita da coloro che credono di trovare nel luccichio della ricchezza, nelle sirene del piacere, nell'ebbrezza del potere, il segreto della felicità.

Nuotare controcorrente, ecco che cosa ci chiede oggi nostro Signore!

In un mondo in cui tutti evadono le imposte, il cristiano pagherà le tasse.

Quando tutti cercano di farsi gli affari loro, il cristiano si donerà agli altri; quando la folla si tufferà nella ricerca ossessiva di soddisfare gli impulsi della sensibilità, spontanei o indotti che siano, il cristiano vivrà per realizzare la volontà di Dio, che innanzitutto va compresa per poi essere tradotta in azione. Come infatti il contadino scruta il cielo e impara a cogliere i segni che annunciano la pioggia o il sereno, così il cristiano deve imparare a cogliere, la volontà di Dio per lui, in ciò che gli accade, nell’insegnamento della Chiesa, nella Parola di Dio custodita nella Bibbia,

Vogliamo cogliere i segni che Dio ci dà e viverli sul serio?

E’ impegnativo, costa e può essere anche pericoloso. Si paga di persona. In 2000 anni quanta gente ha dato la vita, lavoro, salute, reputazione per seguire Gesù. Anche oggi è la stessa cosa E queste sono le verità difficili per la nostra fede.

Abbiamo voglia di lasciarci scaldare, illuminare ed anche bruciare da questo fuoco? Gesù l’ha fatto. I santi l’hanno fatto tutti. Chiediamo in questa Eucaristia di capirlo meglio e deciderci nel viverlo con coerenza.

PREGHIERA

Nell’Eucaristia abbiamo ricevuto il tuo Spirito, Signore, che è il fuoco di cui ci hai parlato. E’ lo stesso amore tuo per l’uomo, il compimento di tutto il tuo progetto su di noi. La pace che tu sei venuto ad offrirci non è merce a buon mercato, ma il caro prezzo della tua vita. La divisione di cui parli è la decisione che esige la tua sequela. Non si tratta di odiare i familiari, i fratelli o i genitori, ma di capire che certe scelte che devo fare nel seguire te, possono portarmi lontano da loro.

La scelta fondamentale sei Tu, Signore. Tutto il resto viene dopo: legami,affetti, cose e progetti.

C’è una urgenza in questo tuo discorso, perché il tempo della vita scorre in fretta e non vuoi che arriviamo alla conclusione della vita senza aver scelto te. Per poter riconoscere il tuo tempo e la grazia eccezionale che ci offri nella tua persona donaci la decisione necessaria e la disponibilità a lasciarci illuminare da te.

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