Anno C – 15 domenica ordinaria. Lc. 10,25-37

Ebbe compassione e si è fatto prossimo per i fratelli

Liturgia penitenziale

Signore Gesù, tu ci inviti ad essere sensibili alle necessità degli altri; ma quante volte facciamo finta di non vedere. Signore pietà

Cristo Gesù, tu vuoi che sentiamo compassione per le sofferenze dei fratelli, ma noi sovente li consideriamo estranei. Cristo pietà

Signore Gesù, tu consideri come fatto a te ciò che facciamo agli altri, ma tu sai quanto l’egoismo ci fa diventare ciechi: Signore pietà



La predica l’ha già fatta Gesù perché è stato molto chiaro e si è fatto capire benissimo da tutti raccontando la parabola del Buon Samaritano.

Fosse vero che tutto il popolo di Dio obbedisse al comando che Gesù diede al dottore della legge: ”Va’ e anche tu fa lo stesso!”. Si tratta di un comando e non di un consiglio, che racchiude il segreto di tutta la nostra povera vita.

La parabola parte da una domanda un po’ strana:”Maestro, che debbo fare per avere la vita eterna?”. Strana, perché di regola noi facciamo domande ben diverse: domande per star meglio in salute, per riuscire nella vita, per avere più soldi, per far bella figura, per aver fortuna nel lavoro, nell’amore.

Ma domande che riguardino come star meglio nella vita futura, sono ben rare.

E’ vero che Gesù risponde:”Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il tuo cuore,con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”, ma

è una riposta vecchia, che già conosciamo e a cui purtroppo non facciamo più caso, perché la parola amore l’abbiamo consumata e sciupata in tutti i modi, anche se è l’unica risposta vera e concreta di Gesù che può salvare il mondo e ciascuno di noi. Lo sappiamo benissimo, ma facciamo finta di niente e preferiamo aggrapparci ad altre cose, meno impegnative.


Fin che si tratta di amare Dio potrebbe essere ancora facile: lo diciamo facilmente con la bocca, ma amare il prossimo complica un po’ la situazione, perché ognuno di noi risponde come gli pare e piace. Siamo tutti capaci e furbi abbastanza da sceglierci il prossimo, quello che più ci piace, ci conviene e ci interessa.

Gesù allora ci fa capire che noi dobbiamo farci prossimo per gli altri, per chi ha bisogno di qualcosa, di chi ha ferite morali o materiali da curare. Per cui dobbiamo guardarci attorno e, se siamo sinceri, troveremo sempre qualcuno che ha bisogno di noi, a iniziare dalla famiglia, dai parenti, vicini di casa, compagni di lavoro. Certamente non ci sarà chi muore di fame, ma chi ha qualche necessità cui noi possiamo far fronte, la troviamo sempre: sia pure un sorriso, un saluto, un conforto, un semplice atto di gentilezza e di amicizia, un perdono.


Ma io vorrei fermarmi su una parola della parabola, una parola che conta molto:

Ebbe compassione”. Se togliamo questa parola, scompare anche la parabola. Ma non solo: se la togliamo dalla vita di Gesù, scompare Gesù stesso, perché questa è la parola chiave di tutto il mistero cristiano. Il Vangelo ce lo ricorda sovente:”Vista la folla, Gesù ne ebbe compassione”

Avere compassione vuol dire lasciare che il dolore degli altri entri dentro di noi e che ci turbi profondamente ed ha un effetto determinante su di noi: difatti il Samaritano ha cambiato il suo programma ed ha aiutato quel poveraccio fino in fondo.

Pensate quanta gente nel mondo resterebbe oppressa, morta, uccisa, abbandonata se non ci fosse un fiume di compassione che cambia tutto!

Ma proprio per questo la compassione per molti, anche da tanti cristiani, è solo un sentimento di debolezza, da donnicciuola, pericoloso e ridicolo per chi vuol essere un vero uomo.

Invece Gesù ci fa capire che è la condizione per essere dei veri cristiani:”Va’ e fa’ anche tu lo stesso!”. Non è una questione di poco conto, è un vero comando su cui saremo tutti giudicati.

E’ un comando che pretende di rovesciare il mondo intero.

Difatti pensiamo al modo iniquo e ingiusto in cui ci siamo divisi il mondo: noi i ricchi da una parte che possiamo dominare sugli altri quattro miliardi e ottocento milioni che sono la maggior parte dell’umanità, e volgere a nostro vantaggio anche i beni che appartengono agli altri.

Per cui dobbiamo renderci conto che il vero potere non sta nei governi, ma in chi ha in mano potere e ricchezza, alla faccia di tutti i G8 di questo mondo.

Noi non abbiamo in mano le leve del potere, ma quello della preghiera che può tutto ed è a nostra disposizione, e chiediamo che la compassione entri nel cuore dei potenti. Anche la giustizia, ma questa viene dopo, perché di giustizia ne sono pieni i codici, i giornali, i comizi, le bocche di tutti, ma se non c’è nel cuore la pietà per il fratello, la compassione vera, non sono certo le leggi che spingono ad agire. Troveremo sempre il modo di aggirarle con tanti se, ma, domani vedremo, faremo il possibile; e le cose sono sempre rimaste allo stesso punto se non peggiorate.

Ci vuole tanta compassione in questo mondo, perché è il rimedio più efficace che viene da Dio che sembra dire a tutti:”Mentre fate tutti i vostri incontri e sedute che non finiscono mai, c’è moltissima gente che sta morendo di fame e di malattia. Perché non avete un po’ di compassione?”.

Chissà che cosa risponderebbero quei grandi, schiavi di logiche troppo umane e politiche, che fanno perdere tutto il buon senso dell’umanità. Gesù invece, dice proprio il contrario, cioè che cominci ad essere uomo solo quando ti lasci prendere dalla compassione. Dio ha fatto così!

E questo non riguarda solo il G8, sarebbe troppo comodo, ma il mondo intero e ciascuno di noi in particolare nella sua vita quotidiana.

I figli di Dio non possono restare fermi ed aspettare.

In occasione del G8 a Genova, il cardinale Tettamanzi ha detto:”I cristiani devono prendere posizione da protagonisti”

Ci vuole anche questo, ma prima di tutto dobbiamo metterci in ginocchio e implorare il Padre:”Signore, dacci un po’ della tua compassione, e così tante cose cambieranno”, se no continueremo ad essere spietati e crudeli, come ci attesta la cronaca quotidiana.


Tutta la storia bella della Chiesa, antica e recente è fatta di gente che ha avuto compassione degli altri, il Cottolengo, S. Vincenzo de’ Paoli, don Bosco, madre Teresa di Calcutta e tanti altri che, ancora oggi sono la compassione personificata, senza contare tutti i volontari, di ogni razza e religione, che sono presenti dovunque nel mondo ci sia sofferenza, pianto e dolore.

Va e fa anche tu lo stesso!” E’ la frase che oggi dobbiamo portarci a casa scolpita nel nostro cuore e nella nostra volontà. Chissà che non sia la volta buona che anche la nostra vita diventi più cristiana, perché non ha avuto paura di ubbidire a questo comando di Gesù, che del resto è stato il primo a darci l’esempio, ed inoltre questa, è una legge che è già scritta nei nostri cuori e non sui libri: basta aver voglia di saperla leggere e metterla in pratica.


PREGHIERA

Quando alla sera riesco a fermarmi un poco e ripensare alla giornata trascorsa, mi capita spesso di ritrovarmi proprio sulla via di Gerico in compagnia del sacerdote, del levita e del samaritano.

Ma quante volte mi rendo conto che, troppe volte sono passato accanto a chi aveva bisogno di me e, vittima della fretta, dell’ansia egoistica di fare tante cose, dell’ipocrisia delle mie scuse fasulle, per salvare la faccia ed evitare critiche, sono passato oltre, senza fermarmi e senza un minimo di compassione.

E così mi sono ritrovato completamente svuotato, con il rimorso e l’angoscia di aver concluso proprio niente per gli altri.

Poche volte mi sono fermato, dimenticando tutti i miei impegni ed appuntamenti per asciugare una lacrima, ascoltare un dramma di vita, accompagnare un dolore, regalare un sorriso ed un po’ di fiducia, ma almeno quelle poche volte, quanto poi mi sono sentito pieno di vita, come se avessi io ricevuto più di quanto ho dato e, magari in una giornata in cui avevo realizzato poco, mi è subito parso di non averla persa, ma di aver realizzato tutto.

E’ il dono della compassione al prossimo, è il dono dell’amore che mi comandi di avere per i fratelli, proprio come hai fatto Tu.

Perché almeno ci provi ad ubbidirti qualche volta, Signore, dammi una mano, aiutami.

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