Anno C - 3ª Domenica del Tempo Ordinario

Oggi si è adempiuta questa scrittura

Atto penitenziale

Fratelli e sorelle per essere pronti a nutrirci della Parola di Dio dobbiamo prima liberarci dalle scorie del peccato che inquina il nostro spirito e ci impedisce di essere dei buoni ascoltatori. Per questo chiediamo perdono al Signore misericordioso.

Avete risposto:”Parola di Dio”,”Parola del Signore”. Perché? E’ solo una bella abitudine? Non credo che pensiate che queste cose che abbiamo ascoltato le abbia scritte direttamente Dio o Gesù!

S. Luca lo dice:”Ho deciso anche io di fare ricerche accurate..”.

 E fatte queste ricerche, ascoltati vari testimoni Luca ha scritto il suo Vangelo. Quindi la Bibbia, è veramente la Parola di Dio giunta fino a noi, però scritta da coloro che per primi l’hanno riconosciuta, l’hanno accolta e poi ce l’hanno trasmessa per scritto.

Luca è uno di questi, con Matteo, Marco, Giovanni.

Oggi questo primo episodio che Luca ci descrive è fondamentale per ogni cristiano: ci riporta il manifesto di Gesù, il discorso programmatico del suo ministero che mette in chiaro lo scopo perché Lui è venuto tra di noi sulla terra.

Entriamo anche noi nella sinagoga, per capire il momento forte che si sta vivendo.

La grande speranza di Israele era che arrivasse il Messia per cambiare le sorti dell’umanità.

Gesù conosceva bene l’effetto del brano di Isaia:” Lo Spirito del Signore è sopra di me….” e, con molta audacia lo legge e dichiara che era giunto il compimento, che egli stesso era Colui che tutti aspettavano.

Immaginiamoci la tensione di quei momenti, provocata dal suo modo forte e convinto di presentarsi come Messia e l’attenzione degli ascoltatori, che doveva oscillare tra lo stupito scetticismo e la prontezza  ad un grande entusiasmo. In quel momento non era più solo il figlio di Maria, il carpentiere, era il Verbo di Dio fatto uomo e non si rivolgeva solo più a quel piccolo gruppo di Israeliti, ma all’intera umanità, a tutto il mondo, per tutti i tempi.

 In quell’oggi, raccoglieva tutta l’umanità, anche noi. Era Dio stesso che mostrava per l’umanità il suo interesse senza limiti, la sua attenzione, il suo amore.

Così Gesù è entrato nella nostra storia, non solo come il primo degli innovatori, dei grandi personaggi, perché, pur rimanendo il migliore, non avrebbe potuto cambiare molto la nostra condizione umana. L’uomo da solo non riesce a cambiare il mondo, non riesce neanche a cambiare se stesso, figuriamoci gli altri. Gesù non è venuto a riformare, ma a ri-creare, a creare di nuovo!

Creare vuol dire far essere ciò che prima non c’era. Gesù è venuto a farci ri-essere, a rinnovare la nostra storia che, da Adamo ed Eva è sempre stata tanto infelice e deludente per l’umanità.

Ora capiamo meglio il valore e la franchezza di Gesù quel giorno:”Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del signore…Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti stavano fissi sopra di Lui. Allora incominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”! Quasi a dire: Il momento è giunto, state attent: Io sono Colui che aspettate!

Egli non ha esitato, vista la situazione umana, a mettersi dalla parte dei poveri, degli oppressi, degli schiavi, dei crocifissi, per farci capire che Lui non è affatto d’accordo su tali tragedie umane.

 E questo Gesù l’ha detto per tutti i tempi e per tutte le situazioni umane dolorose.

E questo programma Lui l’ha affidato alla sua Chiesa, che è il suo corpo, che siamo noi.

Non basta battere le mani a Gesù, come si fa tante volte ai comizi, ma poi ognuno rimane nella sua idea, e fa quello che vuole, ma dobbiamo lasciarci coinvolgere dalle sue parole, dal suo entusiasmo.

Noi non siamo solo seguaci di Gesù, ma siamo il suo Corpo vivo, il suo pensiero, il suo amore, la vita di Cristo è dentro di noi.

Noi oggi, non siamo solo seguaci di una bella idea, ma siamo Corpo di Colui che ha detto queste cose e ci ha dato nel Battesimo tutta la forza per viverle; dovremo uscire oggi da questa chiesa  più discepoli di Cristo, che si impegnano a realizzare i suoi desideri: questo è il senso del venire a celebrare insieme con Lui l’Eucaristia. Ma queste cose rimarrebbero delle belle idee e utopie, se non abbiamo un cuore nuovo che batte con lo stesso cuore di Cristo, che ama come Lui ama e che si accorge dei poveri, degli oppressi, dei ciechi nello spirito e nel corpo che vivono al nostro fianco.

Occorre accorgersene e poi fare qualcosa: questo è il cristiano.

Non possiamo più fare come Caino che rispose a Dio: “Sono forse io il custode di mio fratello?” Perché la parola di Dio ci colpirebbe duramente: “Sì che lo sei, perché io mi sono fatto tuo fratello quando eri un povero peccatore, io sono andato sulla croce al tuo posto. Come osi dirmi: Sono forse io il custode di mio fratello?- Vergognati! Cerca tuo fratello, impara a custodirlo, ad aiutarlo, a perdonarlo, ad amarlo e fallo subito!

Per fortuna, sappiamo che nel mondo, oggi, vi sono tanti cristiani che da noi e nelle Missioni stanno realizzando questo desiderio e programma divino. E anche se  la cronaca nera della TV e dei giornali  spinge al male, come è bello sapere che c’è anche una Chiesa è capace di dare tutto, dare la vita. Provate a leggere le riviste missionarie e saremo più incoraggiati a vivere secondo il programma di Gesù, perché tanti, proprio oggi, lo stanno già vivendo!

Vorrei che vibrasse anche in questa chiesa la tensione che c’era a Nazaret, quando Gesù disse:

Oggi…” E rispondiamo:”Hai ragione, Signore, il tuo oggi, sarà il nostro oggi e cercheremo di accorgerci di chi vive accanto a noi ed ha bisogno di noi.” 

1 lettura: popolo che si alza in piedi e piange.

Se tutta la Chiesa agisse così quando Dio ci parla, vedremmo presto qualcosa di meglio nel mondo!

Diciamo allora al Signore col cuore:” Eccoci, Signore, siamo tuoi discepoli per questo. Anche noi vogliamo far parte di questo millennio nuovo, che Tu vuoi ri-creare, dove si potranno vedere, e speriamo che si vedranno meglio di prima, le meraviglie del regno di Dio.”

E adesso vi do il compito. Andate a leggere la continuazione del Vangelo di oggi. Lc. 4, 22 e seguenti, per sapere che cosa è capitato a Nazaret, dopo che Gesù ha dato questo annuncio.

Sarebbe deludente se anche oggi, tanti milioni di cristiani che leggeranno a Messa come voi, questo Vangelo dovessero comportarsi come i compaesani di Gesù. Spero di no, perché rimanere indifferenti di fronte a queste parole di Gesù, senza che niente cambi nella nostra vita,  è fare proprio quanto hanno fatto allora nella sinagoga i compaesani di Gesù.  E buona lettura!

 

PREGHIERA

Signore Gesù, tu prendi posto davanti a noi e apri il Libro come quel giorno nella sinagoga di Nazaret. Tu prendi posto e noi rimaniamo in ascolto, gli occhi a fissare i tuoi occhi in un silenzio colmo di attesa. Ed ecco la tua meravigliosa parola: C’è un oggi di grazia riservato a tutti, c’è un Dio di misericordia nel destino di ogni uomo. E ora che il Libro è chiuso, sei Tu che osservi. Tutto ormai è stato detto, e noi resteremo senza dire nulla ?

Signore Gesù, dobbiamo riconoscerlo: a volte la tua Parola ci delude perché ci sembra troppo povera e non ci dice quello che noi vorremmo che ci dicessi, altre volte ci irrita perché viene a ferire il nostro orgoglio e la nostra vanità. Ma ci capita anche di voler gridare:”Sì, è vero: sei tu, Signore Gesù, la buona notizia per il nostro essere inquieto che va cercando pace: sei tu l’oggi della misericordia di Dio che vuoi sostituirti alla banalità e al vuoto dei nostri giorni. Signore Gesù, rendici sempre capaci di essere veri testimoni del fascino segreto della tua presenza, pur in mezzo a tante contrarietà e insegnaci a camminare e vivere con quella fiducia e audacia che hai avuto a Nazaret, nell’annunciare il tuo programma di amore per noi.       

 
 III Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Gesù si presenta agli uomini

Credo che abbiano fatto impressione benefica le parole che il Santo Padre, in occasione del
Messaggio Urbi et Orbi, ha lanciato agli uomini del nostro tempo. È bene leggerlo, in questa domenica, in cui Gesù, nel Vangelo, fa il suo ingresso nel mondo di allora, che non era troppo differente dal nostro.
I tempi, che l'uomo interpreta, portano sempre i segni della sua debolezza, come se Dio non avesse mai aperto le porte del Cielo, le porte della speranza che non è utopia, ma pietra angolare su cui porre le fondamenta dei nostri progetti di vita. La ragione di questo enorme disagio è che non ci si affida a Colui che può salvarci.
Benedetto XVI, nel messaggio di Natale, si domanda: "Ha ancora valore e significato un 'Salvatore' per l'uomo del terzo millennio? È ancora necessario un 'Salvatore' per l'uomo che ha raggiunto la Luna e Marte e si dispone a conquistare l'Universo, per l'uomo che esplora senza limiti i segreti della natura e riesce a decifrare i codici meravigliosi del genoma umano? Ha bisogno di un 'Salvatore' l'uomo che ha inventato la comunicazione interattiva, che naviga nell'oceano virtuale di Internet (come faccio io) e grazie alle più moderne ed avanzate tecnologie massmediali ha ormai reso la terra, questa grande casa comune, un piccolo villaggio globale? Si presenta l'uomo come sicuro e autosufficiente, artefice del proprio destino, fabbricatore entusiasta di indiscussi successi.
Sembra, ma non è così. Si muore ancora di fame e di sete, di malattie e di povertà in questo tempo di apparente abbondanza e di consumismo sfrenato.
C'è chi vede il proprio corpo e quello dei propri cari, specialmente bambini, martoriato dall'uso delle armi, del terrorismo e da ogni genere di violenza in un'epoca in cui tutti invocano e proclamano il progresso, la solidarietà e la pace per tutti. E che dire di chi privo di speranza è costretto a lasciare la propria casa e la propria patria per cercare altrove condizioni di vita degne dell'uomo? Che fare per aiutare l'uomo che è ingannato da facili profeti di felicità, chi è fragile
nelle relazioni e incapace di assumere responsabilità per il proprio presente e per il proprio futuro in questo tempo e si trova a camminare nel tunnel della solitudine e finisce spesso schiavo dell'alcool e della droga? Che pensare di chi sceglie la morte credendo di inneggiare alla vita? Come non sentire che proprio dal fondo di questa umanità gaudente e disperata si leva un'invocazione straziante di aiuto. Per questo oggi, proprio oggi, il Salvatore viene tra la sua gente, Lui, il Salvatore vero
" (dal messaggio Urbi et Orbi).

Come non condividere l'accorata analisi del Santo Padre, che toglie dal volto dell'uomo ogni ipocrisia, ogni smorfia che chiama sorriso, svelando ciò che è: un grido alla salvezza, una preghiera che Qualcuno gli mostri la via della salvezza.
Per questo Gesù si presenta alla sua gente, dopo 30 anni vissuti nel silenzio della povera casa di Nazareth con Giuseppe e Maria, vera culla di gioia e santità, vera anima di una vita dono del Padre, e subito proclama la sua missione di salvezza.
Racconta S. Luca: "In quel tempo Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffondeva in tutta la regione. Insegnava nelle sinagoghe e tutti facevano grandi lodi. Si recò a Nazareth, dove era stato allevato ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me. Per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore.” Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutta la sinagoga stavano sopra di lui. Allora cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (Lc 4, 14-21).
È la risposta di Dio alla disperazione o sete di speranza degli uomini di tutti i tempi...come se
quell'Oggi non avesse mai sera o mattino, ma fosse un proclama per tutti noi 'gaudenti e disperati' in cerca del Salvatore.
Quanta gente incontro, nel mio piccolo, che non è affatto contenta: cerca di placare la sua innegabile sete di felicità in cose o obiettivi che non possono essere il Salvatore, ossia Colui che toglie la sete del cuore. Ci si trova alle volte con gli occhi pieni di lacrime, che la dicono lunga sulla nostra insoddisfazione, come camminassimo nel nulla, quando vorremmo vedere i passi della nostra vita rivolti verso la gioia, che solo Dio dà in pienezza.
Verrebbe la voglia, tante volte, di gettare le braccia al collo di tanti, ma tanti, che attendono chi sappia dire una parola di vita o dare un abbraccio di speranza.

E Gesù si propone, lo vogliamo o no, come l'Unico che ha braccia grandi, dolci, come quelle del Bambino, pronte ad accogliere tutti, senza alcuna distinzione, anche i peccatori, per far conoscere la dolcezza e la misericordia del Cielo.
Ed invece, a volte, abbiamo quasi paura di quelle braccia tese, di quel Cuore che si offre come una
grande, immensa casa, quella di Dio. Ed è davvero strana questa paura di affidarci alla Parola del
Salvatore, mentre senza prudenza ci si affida alle false promesse dei tanti fasulli e ingannevoli profeti del nostro tempo. Noi forse preferiamo le parole vuote degli uomini alla Parola del Verbo fatto Carne. C'è davvero bisogno di entrare in quell' Oggi, senza paura, per farci prendere dallo stesso stupore che fu dei compaesani di Gesù.
C'è un bel racconto, tratto dal libro di Neemia, che vale la pena leggere e meditare.
"In quel giorno il sacerdote Esdra portò la Legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il Libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce, fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere. Tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il Libro della Legge. Fedra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruita per l'occorrenza. Esdra aprì il Libro in presenza di tutto il popolo, perché stava più in alto di tutto il popolo. Come ebbe aperto il Libro tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande e tutto il popolo rispose: Amen, amen, alzando le mani. Si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. I leviti leggevano il Libro e alla fine dissero: Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio. Non fate lutto e non piangete. Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava la Parola della Legge. Neemia disse: Andate, mangiate carni grasse e bevete vino dolce e mandate porzioni a quelli che nulla hanno preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro Dio. Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la nostra forza" (Neemia, 6, 8-10).
La commozione della gente di Nazareth e del popolo d'Israele è anche la commozione che prende tante volte chi si accosta alla Parola del Signore, con la stessa fede o sete di salvezza. Quanta gente ho visto piangere di gioia, come se la Parola udita avesse sciolto il ghiaccio del cuore. Forse, a volte, quelle lacrime di gioia non ci sono per la trascuratezza o abitudinarietà con cui ci mettiamo in ascolto o ci accostiamo alla Parola......e lo si vede durante certe omelie, che dovrebbero essere proclamazione della Parola e, forse, sono solo 'prediche', con poca convinzione, fede e gioia.

 Ma c'è tanta gente che cerca e trova il Salvatore nella continua familiarità con il Vangelo, a casa, in viaggio, come se senza quella lettura non potesse 'vivere'.

Riusciremo noi a farci prendere dalla fame della Verità? Riusciremo a dare voce alla nostra necessità di un Salvatore che ci aiuti a uscire dalla 'massa gaudente e disperata' di oggi?
 È quello che in fondo sto cercando di fare con queste riflessioni, che offro ai miei amici. E tante lettere mi dicono che sono molti coloro che si lasciano prendere cuore e mente dalla Luce della Parola e scoprono o riscoprono, in Gesù, il Salvatore...uscendo dalla 'massa gaudente e disperata'.
Sono dunque grato a Dio ed alla vostra buona volontà, per questo incontro settimanale, pregando che Gesù, il Salvatore, mostri il Suo Volto, a chi Lo riconosce e ascolta con fede e stupore.

Antonio Riboldi - Vescovo -
Internet: www.vescovoriboldi.it
E-mail: riboldi@tin.it




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