Anno C – 5 Domenica di Pasqua – Gv. 13, 31 – 35

Vi do un comandamento nuovo

Liturgia penitenziale

Signore Gesù, con la tua incarnazione hai voluto condividere con noi la fragilità della nostra natura umana: Signore pietà

Cristo Gesù: tu ci accetti così come siamo, con i nostri difetti e peccati, e ci raccogli come fratelli nel tuo regno: Cristo pietà

Signore Gesù. Tu ci hai lasciato da praticare il grande comandamento dell’Amore. Signore pietà


La Pasqua è la primavera della Chiesa, rinnova l’umanità, ed è il tempo pasquale che stiamo vivendo, che ha portato diverse novità al mondo intero.

1 lettura . Prima novità: l ’annuncio a tutto il mondo che Cristo è risorto per tutti, non solo per qualcuno. “Dio aveva aperto ai pagani le porte della fede”.

2 lettura. Seconda novità: la morte è vinta e inizia una nuova creazione. “Vidi un nuovo cielo e una terra nuova”.

Per questo è detto “Faccio nuove tutte le cose” e questa verità la stiamo realizzando con questa eucaristia cui Dio ci ha chiamato. Anche il tempo che viviamo è nuovo perché la pasqua ormai è un giorno senza fine, è il giorno nuovo e tutti siamo diventati figli della risurrezione.

Vangelo: Terza novità: Anche il cuore degli uomini deve cambiare perché Gesù consegna un comandamento nuovo. Il precetto dell'amore, per la verità già presente nella legge mosaica, è "nuovo" per la perfezione a cui Gesù lo porta, e perché costituisce come il segno distintivo dei tempi nuovi, inaugurati e rivelati attraverso la morte e la risurrezione di Cristo.

Mai prima di allora un Dio era sceso per farsi prossimo, anche agli uomini più cattivi, consegnandosi volontariamente alla morte e venire annoverato fra i malfattori.

Questa frase di Gesù, detta nell’ultima cena, poche ore prima di dare la vita per noi, :“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”, non dobbiamo pensarla solo al passato remoto, di allora, venti secoli fa, ma poi tutto finisce lì.

Invece dobbiamo pensarla al presente, come rivolte a noi, ora, seriamente…

Purtroppo sappiamo come vanno le cose di questo mondo, al di là di ogni illusione o sogno.

Oggi, la parola amore vuol dire erotismo, sesso, sentimento e siamo tutti abituati a questo linguaggio, troppe volte basso e triviale, tanto che la frase:” Amatevi gli uni gli altri”, non si usa mai, nei discorsi politici, culturali, sociali, nella stessa scuola. Fa quasi ridere al solo pensarci.

Ecco perché dobbiamo oggi prendere sul serio questo comando di Gesù, anche se ci sembra impossibile nel mondo attuale; e neanche pensarlo solo come un discorso di fantasia, da cinema, da predica, perché la vita reale è un’altra cosa!

Sappiamo che ciò che regola i nostri rapporti umani è l’interesse, l’astuzia, la forza, la concorrenza, o al massimo l’indifferenza, del “vivi e lascia vivere”, in ossequio ad una falsa libertà.

Questa parola di Gesù, per molti, è priva di senso, di realtà. “Dove vivi?” ci viene detto.

E’ proprio per questo che Gesù parla di un Comandamento nuovo, perché la gente non lo capisce più. E se noi non ci impegniamo a realizzare meglio che possiamo questo comandamento, che poi vuol dire; rispettare gli altri, aiutarci, perdonarci, essere giusti, non fare del male a nessuno, mantenere la parola data, aiutare chi è nel bisogno, vincere l’egoismo, l’orgoglio, la superbia, il pensare solo a se stessi, in realtà non siamo veri cristiani, ma persone sbagliate e finte o forse fallite; ed è inutile dire sempre: io da piccolo andavo a messa, facevo il chierichetto, sono battezzato, vado a Messa, perché Gesù ci ha detto quale è il vero distintivo del cristiano:”Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.

Ufficialmente tutti sanno che siamo cristiani, perché battezzati, ci vedono a Messa. Se è così sono cristiani anche tanti uomini di mafia, di andrangheta, della camorra, gli spacciatori di droga, i sequestratori di persone, i violenti, gli imbroglioni, i ladri…!

Gesù però come segno di riconoscimento non parla di Battesimo, di Messa della domenica…

E questo deve farci riflettere seriamente una buona volta.

Se noi non sappiamo allora “Volerci bene” seriamente, non abbiamo il diritto di presentarci come cristiani. Questo è il nostro contributo che dobbiamo portare nella società di oggi, nel nome di Gesù Cristo. E’ un comando che ci ha dato Gesù, non un optional!

Questo è il traguardo, il fine a cui devono mirare i nostri sforzi, le nostre scelte di vita personale e sociale. E’ Dio che opera il rinnovamento del mondo, ma richiede la collaborazione di tutti noi. Sarà realizzato da coloro che si sforzano di essere figli ed amici di Dio: dunque una società che possiamo e dobbiamo costruire insieme: rimbocchiamoci allora le maniche.

Abbiamo alle spalle duemila anni di vita cristiana in cui questo programma difficile è stato realizzato, sia pure in mezzo a tanti piccoli e grandi tradimenti, da tanta gente, specialmente i santi.

Dai tempi di Gesù, quanta strada ha fatto il vangelo, per merito di quelli che l’ hanno accolto, l’hanno vissuto e l’hanno trasmesso agli altri. Ora tocca a noi fare la nostra parte nel mondo in cui viviamo, memori del nostro Battesimo e della Cresima che è stato il momento in cui ci siamo impegnati a comportarci da fratelli di Gesù Cristo e figli di Dio.

Che non sia un disimpegno svagato, pigro, che rimanda sempre al domani, da “nati stanchi” e mai decisi. Per amare l’altro forse non è tanto necessario dargli delle cose, bensì dargli quello che dava Gesù: la nostra fraterna tenerezza, il nostro tempo, la nostra pena, interessarci davvero di lui.

L'amore di Dio, però, è infinito. Allora la misura dell'amore è amare senza misura, fino al sacrificio di sé, fino alla croce. Tu, madre, conosci questo amore. Lo sai che cosa significa spenderti per tuo figlio senza limiti, anche quando pensi di non farcela più. Tu, sposo, lo conosci. Lo sai che cosa significa accettare e amare nelle piccole cose tua moglie, i tuoi figli, anche quando non desideri altro che un po’ di riposo. Anche tu, che sei anziano, che sei malato, conosci l'amore crocifisso. Perché sai che cosa significa sentirti solo, o inutile, o tormentato dal dolore, eppure animato dalla fede, dalla serena consapevolezza della compagnia di Dio, del suo sguardo amorevole rivolto a te.

Essere cristiani richiede un impegno serio, superando con volontà tutto ciò che ci ostacola, dentro e fuori di noi.

E’ una legge difficile, ma anche fonte di una grande gioia interiore, comandamento da praticare a casa nostra, con gli amici simpatici e antipatici, e con i nemici stessi.

Quindi, qualunque sia il nostro posto nella Chiesa, tutti e ciascuno abbiamo una vocazione: amare, amare come Gesù ci ha insegnato, anche quando l'amore è condito dal dolore.

Perché è soltanto così che la comunità cristiana renderà la Chiesa il vivo corpo di Cristo ed il mondo cambierà.

Quando usciremo di chiesa, c’ è forse qualcuno che ci aspetta ed ha bisogno del nostro amore. Pensiamoci bene come fare ed allora potremo dire di almeno aver cominciato ad essere dei veri cristiani.



PREGHIERA

Signore Gesù, nell’ora più buia della tua esistenza, quando maggiormente avresti avuto bisogno di essere sostenuto e consolato, tu non hai chiesto per te la bontà di uno sguardo compassionevole, ma ti sei preoccupato di affidare a noi il segreto della gioia più grande: amatevi gli uni gli altri!

Signore Gesù, ci pare di capire che cosa hai voluto sognare per noi: una meravigliosa fraternità in cui il primo Vangelo fosse l’amore che abita nel cuore dell’uomo; una comunione di persone umili e semplici raccolte attorno alla tavola della tua amicizia; un’emulazione nell’amare come tu ci hai amato, condividendo, di tutti, i sorrisi e le lacrime, le carezze e le tristezze della vita.

Signore Gesù, dolce ospite delle nostre anime, aiutaci a vincere quella grettezza abituale che rinchiude le mani e prima ancora il cuore, suscita e conserva nelle profondità del nostro essere la passione e il gusto della più ampia fraternità.

Fa’ che al termine di questo cammino nel tempo possiamo custodire dentro di noi, come il frutto più prezioso dei nostri giorni inquieti, soprattutto la memoria delle persone che abbiamo amato e che ci hanno amato Amen

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