Anno C – 3 domenica di Pasqua - Gv. 21, 1 – 19

Vivere alla presenza di Gesù

Liturgia penitenziale

Signore Gesù: morendo sulla croce tu ci hai fatto capire quanto ci vuoi bene e quanto ci sei amico: Signore pietà

Cristo Gesù: risorgendo dai morti tu ci ricordi che anche noi siamo chiamati a risorgere con te ad una vita eterna: Cristo pietà

Signore Gesù: raccogliendoci oggi nella tua casa, tu ci solleciti ad essere più coerenti, veri testimoni, ad amarti sul serio: Signore pietà


Gesù oggi vuol farci capire meglio che cosa voglia dire essere cristiani, cioè come Gesù debba essere presente nella nostra vita.

La scena è molto conosciuta: gli apostoli sono andati a pescare, ma non hanno preso nulla e dopo una notte spesa in inutili fatiche Gesù compare, ma essi non si accorgono che è Lui. Sembrerebbe strano dal momento che l’hanno già rivisto dopo la sua risurrezione. Si vede che per la stanchezza, per la paura o scoraggiamento non si rendono conto della sua presenza.

Quante volte sarà capitato anche a noi, che entrando in un santuario, abbiamo ammirato, visitato ma solo alcuni si sono accorti della presenza di Gesù sacramentato.

Così pure, alla messa, tutti ascoltiamo il Vangelo, ma solo alcuni riescono a capirlo meglio e, uscendo di chiesa, riescono a portare a casa un bel messaggio, mentre altri invece non portano a casa un bel niente.

La differenza è che non tutti hanno l’abitudine di vivere uniti a Gesù, di sentirne la sua presenza e di capire meglio al sua Parola.

Questa è la lezione di oggi: cercare di crescere in questa consapevolezza, in questa memoria di Gesù, come adesso, nella celebrazione eucaristica. Qui la fede è in atto, ma purtroppo sappiamo che, usciti di qui, nel tran tran della vita, ce ne dimentichiamo quasi subito; non lo facciamo apposta, ma la vita ci prende in pieno.

Invece il cristiano è colui che si dice seguace di Cristo, che vive alla sua sequela, che va dietro a Gesù. Forse qualcuno crede che Gesù pretenda troppo.

Come mai, l’innamorato, non si dimentica mai della sua bella? Come mai la madre, ha sempre in mente i suoi figli, uno sposo la sua sposa e viceversa? Perché è scattato un rapporto, un amore così forte che è impossibile dimenticarsene.

Così dovrebbe essere per i cristiano nei confronti di Gesù!

Anzi qui nella scena del vangelo è molto commovente, perché ci accorgiamo che è Gesù che non si dimentica mai dei suoi seguaci: compare, si fa riconoscere, gli prepara lui stesso da mangiare.

Solo se noi siamo convinti che nella nostra vita deve cambiare qualcosa nei riguardi di Gesù, lo desideriamo e ci diamo da fare, solo allora possiamo dirci seguaci di Gesù.

Magari non ci riusciremo sempre e subito, ma almeno abbiamo capito che cosa vuol dire essere cristiani!

Purtroppo sappiamo che molti non credenti sanno e credono che Gesù è esistito, magari lo ammirano ma non credono in Gesù-Dio, ma come un uomo qualunque, anche se importante.

Noi magari crediamo che Gesù è Dio, ma dobbiamo lasciarlo entrare a poco a poco nella nostra vita, ricordarci di Lui, lasciarci guidare dai suoi insegnamenti e lasciare che rinnovi tutta la nostra esistenza. Come si fa?

Il vangelo di oggi ci insegna anche questo. E’ vero che Pietro si è buttato a nuoto per arrivare prima, ma chi ha detto a Pietro:”E’ il Signore?” Giovanni, colui che da sempre aveva un rapporto di maggior sensibilità d’amore. Gesù amava questo discepolo ed era evidente che il discepolo lo ricambiava. E’ proprio così!

Quando amiamo qualcuno non possiamo dimenticarci di lui, la sua presenza ci segue dappertutto. Così con Gesù ci deve essere un vero legame di grande amicizia, di amore.

Noi siamo coloro che Gesù ama! Noi che siamo battezzati, cresimati, che ci nutriamo dell’Eucaristia, dobbiamo ricordarci che Egli ci ama e noi cercheremo di ricambiarlo più che possiamo.

Pietro era sinceramente convinto d'aver trovato, in Gesù, la via per essere felice; voleva con tutte le sue forze essergli fedele; aveva lasciato il lavoro, la casa, per seguirlo; eppure non era ancora pronto, perché troppo sicuro di sé, delle sue capacità. E infatti proprio lui rinnegherà il Maestro per ben tre volte

L'esperienza della propria miseria, di fronte al coraggio e alla grandezza di Gesù nell'affrontare la passione la morte, come pure vedere la gloria di Cristo risorto, rendono Pietro finalmente cosciente del suo peccato e della sua incapacità ad uscirne da solo. Egli finalmente vuota l'anima, scrolla il sottile e subdolo attacco dell'orgoglio, della superbia, e fa del Risorto il Dio della sua vita. Come un tempo aveva rinnegato per tre volte Gesù, ora per tre volte si dichiara umilmente suo servo, suo amico, suo discepolo. Per questo solo ora Gesù Risorto realizza quella lontana promessa di renderlo "pietra", sulla quale egli avrebbe edificato la sua Chiesa

E Gesù come ha chiesto a Pietro:”Mi ami tu?”, chiede oggi anche a ciascuno di noi: “Anche tu, mi vuoi bene veramente, sempre oppure vivi come se io non esistessi per te, cioè facendo come fanno tutti gli altri che non credono, che non si accorgono che io ti sto sempre vicino, ti chiamo a vivere con me?”

Qualche volta sento dire da qualche ragazzo a ragazza:”Ho avuto una storia con quella persona”.

Che vuol dire di aver avuto dei momenti di affetto di amore, ma poi tutto è finito.

Non dobbiamo accontentarci di avere avuto una storia con Gesù: ” Andavo a servire Messa, prima pregavo tutti i giorni; c’è stato un periodo che dicevo il rosario tutti i giorni, che andavo a Messa, poi… tutto è finito!”. Non serve “avere una storia” con Gesù, una ragazzata, ma dobbiamo instaurare un rapporto adulto, serio, vero, coinvolgente tutta la vita.

Dobbiamo allora augurarci che la presenza di un Gesù vivo riesca a toccare sempre più le nostre situazioni quotidiane e le influenzi per sempre.

1 lettura: “ Noi non possiamo obbedire a voi, noi obbediamo a Dio e, che vi piaccia o no, continueremo a parlare di Gesù. Fustigateci pure, saremo ben contenti di essere stati maltrattati per amore suo”. Questo non riguarda solo gli apostoli, ma ogni cristiano.

Se voi porterete nel vostro ambiente di lavoro, di vita quotidiana onestà, purezza di cuore e di costumi sarte certamente fustigati, maltrattati. Infatti sappiamo che attorno a noi gira corruzione, il denaro facile, affari poco puliti, oscenità, volgarità compromesso, e se voi volete restarne puri sarete sferzati, ostacolati e anche emarginati. Fino a che non impareremo a cantare la sua gloria, a cercarlo e riconoscerlo nella nostra vita e nelle nostre comunità, le nostre reti saranno vuote, sempre e desolatamente vuote. Quando invece sperimenteremo la comunione con lui, quando ci faremo trasparenti al suo amore che vuole pervadere il mondo, allora le nostre reti si riempiranno e non si spezzeranno. Perché la nostra forza e il cemento della nostra unità sarà il Risorto.


Se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù”!

E noi come ce ne andremo oggi? Mi auguro con la buona volontà di “avere una storia con Gesù, ma che duri non solo qualche tempo, ma tutta la nostra vita.


PREGHIERA

O Signore, come è commovente il modo che hai scelto per rivelare la tua presenza tra i tuoi discepoli! Hai avuto parole di tenerezza, gesti da vero amico, che ci lasciano nello stupore.

Oggi ti abbiamo riconosciuto accanto ad un focherello di brace, con il sorriso di chi gode nell’apprestare agli amici un momento di ristoro e di riposo.

E siamo rimasti sorpresi dalla tua domanda:” Mi vuoi bene? Davvero mi vuoi bene?”

Come se la tua felicità di risorto dipendesse dalla risposta del nostro piccolo e povero cuore.

E’ attraverso questa tua grande umanità che riveli a noi il volto di un Dio amante di ogni nostra risurrezione, sempre pronto a comunicare il gusto dell’avvenire e un’indicibile speranza.

Signore Gesù, contemplando questo tuo stile, umile e discreto, sollecito e partecipe, ci sia dato di innamorarci sempre più della tua presenza così da riconoscerti nella nostra vita, nel volto di chi dona e nel volto di chi chiede, fino al giorno in cui raccoglierai per sempre attorno alla tavola della tua amicizia a spezzare con noi il pane della vita risorta.

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