Domenica delle Palme (Anno C)
Settimana Santa: Dio rivela quanto ci ama
Atto penitenziale

Non possiamo presentarci davanti a te, Signore Gesù, senza riconoscere i nostri peccati. Lo facciamo con onestà, per poterti nuovamente guardare negli occhi, in compagnia del nostro pentimento e del tuo perdono.


Non credo lasci indifferenti quanto la Chiesa celebra oggi, chiamata 'Domenica delle Palme', e immediatamente, è come se il sipario del cielo si aprisse per mostrarci dal vivo, in Gesù, Suo Figlio, quanto il Padre ci ami. È l'Evento, quasi incomprensibile, di Gesù che 'inventa' un paradossale trionfo, secondo i nostri poveri criteri umani, ma che è un'epifania di Chi Lui veramente è.
Un trionfo avvolto nella umiltà e recitato da gente semplice, che ha conservato ancora lo spazio per lo stupore e la capacità di riconoscere il divino che è tra noi.
Quell'asinello, il più umile e, se vogliamo, 'ridicolo' degli animali, è 'il carro del trionfo'. Nulla a che fare con i trionfi cui siamo abituati tra noi uomini. Quello di Gesù è vera proclamazione dell'amore, che è semplicità, umiltà meravigliosa, come un 'ti amo' detto sospirando. I nostri trionfi sono invece frutto dell'apparenza o, peggio, della superbia, ben lontana dal donare amore. e gioia nel più alto dei cieli"?
La gente, oggi, è ancora sensibile al fascino di quelle palme, che vengono benedette e date; come un invito ad accodarci ai semplici, che "stendevano i loro mantelli al passaggio di Gesù, acclamando: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, pace in cielo e gioia nel più alto dei cieli”.
E quel ramoscello d'ulivo, è per noi il segno della gioia di accogliere Gesù che passa che riceviamo oggi, è per donarci quella pace del cuore, di cui abbiamo bisogno, tutti e tutto il mondo?
Non ci importano le tante voci di gente incapace di seguire la folla dei festanti. Forse assomigliano ai 'farisei', che dissero a Gesù: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli". E Gesù rispose: "Vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre" (Lc. 19, 28- 40).
Noi vogliamo, se possibile, entrare nella mente e nel cuore di Gesù che, se da una parte gioiva della fede dei semplici, dall'altra certamente già 'vedeva' la folla del sinedrio, davanti a Pilato, che, con urla scomposte e piene di odio, griderà: "Crocifiggilo.

Non è davvero facile che l'uomo di tutti i tempi sappia riconoscere, in Gesù, 'Colui che viene nel nome del Signore e porta Pace'. Non ci basta sapere che Dio viene tra noi, è vicino, in mezzo a noi, sempre, con la semplicità e l'umiltà di chi non cerca da noi un trionfo, ma vuole solo donarci serenità. Siamo malati di tanto egoismo, che ci impedisce di vedere ciò che vedono i semplici, gli umili: il Cielo.
Troppe volte ci facciamo abbagliare dai trionfi del mondo, che chiama gloria e festa i carri di carnevale, che sgomita per salire sul 'carro del vincitore', senza neppure rendersi conto di cadere spesso nel ridicolo. Bisogna essere davvero ciechi per non capire ciò che è davvero la gioia del cuore, da Chi viene, per poter 'entrare' nella festa della domenica delle Palme.

Sempre l'evangelista Luca, immediatamente dopo l'entrata trionfale in Gerusalemme, racconta un
particolare che svela come Gesù sappia leggere nei cuori e, scoprendo di essere rifiutato dall'uomo che Egli tanto ama, provi una profonda amarezza e tristezza.
Chi di noi ha avuto il dono di un pellegrinaggio in Terrasanta, credo che abbia bene nel ricordo, nella discesa ripida verso l'Orto degli Ulivi, un angolo che si stacca dalla strada e che è chiamato 'Dominus flevit': 'Il Signore pianse'. È un luogo suggestivo, da cui si può vedere Gerusalemme e, in particolare, la spianata del tempio. È da lì che Luca racconta: "Quando fu vicino alla città, Gesù la guardò e si mise a piangere per lei. Diceva: Gerusalemme, se tu sapessi, almeno oggi, quello che occorre alla tua pace! Ma non riesci a vederlo. Ecco, Gerusalemme, per te verrà un tempo nel quale i tuoi nemici ti circonderanno di trincee. Ti assedieranno e premeranno su di te da ogni parte. Distruggeranno te e i tuoi abitanti e sarai rasa al suolo, poiché tu non hai saputo riconoscere il tempo nel quale Dio è venuto a salvarti" (Lc 19,41-44).
Gesù, sentendosi non accolto dagli uomini, per i quali stava donando l'intera vita, non ha parole di vendetta. Lui è l'Amore del Padre misericordioso, che ha cercato di fare breccia nel nostro cuore. In fondo siamo noi uomini a essere i diretti destinatari di questo incredibile amore, che può davvero ridare senso e valore alla nostra vita, troppe volte chiusa al bene.
Visitando quel luogo; il 'Dominus flevit', come Gesù, osservando l'atteggiamento del mondo nei Suoi confronti, viene davvero da piangere.
Quanto siamo stolti, noi uomini, che voltiamo le spalle a Chi ci ama, per abbandonarci a chi fa di tutto per sradicare da noi ogni seme di bene e di gioia!
Meraviglioso amore di Dio, che non punisce chi gli volta le spalle, ma sa spingere il suo amore fino a
versare prima le lacrime e poi il suo sangue, per far breccia nel cuore degli uomini!
Ma poteva e può Dio amarci di più? Pare quasi incredibile che Dio ci ami tanto, da versare lacrime nel vedersi non capito, non accolto o respinto! E questo perché Lui sa bene che l'uomo può conoscere la vera pace e gioia, il vero senso della vita, solo se sa accogliere il Suo Amore.
Credere di poter trovare felicità altrove, voltandogli le spalle, è andare incontro ad una tragica realtà, che si esprime in quel gemito inenarrabile: "Gerusalemme (e siamo noi!) se tu sapessi, almeno oggi quello che occorre alla tua pace! Ma tu non riesci a vederlo. Ecco, verrà il giorno in cui i tuoi nemici ti circonderanno e sarai rasa al suolo, perché non hai saputo riconoscere il tempo in cui Dio è venuto a salvarti".
E come a ricordarci tanto Amore, che si fa Dolore e Lacrime, oggi la Chiesa ci presenta il racconto della passione di Gesù, secondo Luca. Quanti di noi 'vivono di Gesù', come affermava l'apostolo Paolo, fanno della lettura della Passione, il centro della 'loro passione'.
E chi non avrebbe voluto raccogliere quelle lacrime di Gesù, lacrime di amore che hanno un valore davvero immenso, per farle proprie, ed essergli così di conforto?
Chi non vorrebbe essere come lavato da quelle lacrime, sicuro di ritrovare la bellezza della vita?
Pensando alle lacrime di Gesù, pare di vedere l'oceano di lacrime della nostra umanità.
Chi non ha conosciuto le lacrime per essersi visto respinto nell'amore?
Quanti uomini, donne, giovani, che avevano trovato il bello della propria vita nel sentirsi amati e nel poter amare, nel vedersi rifiutati, per seguire altri, hanno davvero versato fiumi di lacrime! Quante mamme, quanti papà hanno pianto di nascosto nel vedere i figli preferire l'inganno del mondo alla loro casa! Quante lacrime, oggi, si versano per le violenze della guerra: popoli in fuga senza domani, incapaci forse di piangere, ma solo perché 'sono finite le lacrime'!
Questa settimana santa è proprio il tempo di meditare a fondo se, per caso, Gesù non pianga per noi, per la nostra rovina o come asciugare le lacrime di chi, per un lutto dei propri cari, per una malattia, vive piangendo: meditiamo a lungo su quelle lacrime di Gesù, per capire non solo quanto ci voglia bene, ma anche per accorgerci se, forse, piange proprio per noi. E, dopo esserci lasciati 'lavare' dalle lacrime di amore di Dio, impariamo a farci vicini a tanti, ma tanti, che piangono e cercano conforto, affetto e comprensione. Ma impariamo anche a dire 'Grazie al nostro Dio', che ha un cuore così grande, che non nasconde il dolore, quando non Lo amiamo e sa piangere per ognuno di noi, per me...Qui è il vero Volto del Padre. Qui è la vera Pasqua. Che sia così per ognuno di noi. Antonio Riboldi – Vescovo


PREGHIERA


O Signore, chissà cosa pensavi mentre attraversavi quel fiume di folla sull’asinello.

Lo sapevi che era una gloria finta. Tu conosci abbastanza il cuore dell’uomo per non scandalizzarti nel vedere che quella stessa gente che ora ti sta osannando, tra poco, quando le cose prenderanno una piega diversa, verrà a sputarti in faccia e a provocarti sulla croce.

Noi siamo fatti così: vili e traditori… è più forte di noi: noi corriamo dove corrono tutti!

Eppure tra noi sorgono tanti dubbi, come quella gente: Chi sei tu che hai voluto passare tranquillamente dalla gloria al dolore, dall’essere proclamato re e Messia e subito dopo venire innalzato sulla croce come un delinquente comune?

Chi sei tu, che in pochi giorni sei passato dalla potenza di svegliare Lazzaro dalla morte, all’impotenza di uno che non può nulla di fronte allo strapotere e alla falsità?

Chi sei tu, che sei riuscito ad incantare le folle con la tua parola, e poi non sei riuscito a convincere il tuo amico Giuda sulla bontà del tuo progetto d’amore?

Chi sei tu, Signore? Facci camminare in questi giorni santi accanto al Cireneo, che passa dalla costrizione al dono. Vicino a Pietro che dal tradimento arriva alla fede.

Simili al centurione che passa dal dubbio: Chi è costui? all’affermazione chiara della fede:

Davvero costui era il Figlio di Dio”.