Domenica
delle Palme (Anno C)
Settimana
Santa: Dio rivela quanto ci ama
Atto
penitenziale
Non possiamo presentarci davanti a te, Signore Gesù, senza riconoscere i nostri peccati. Lo facciamo con onestà, per poterti nuovamente guardare negli occhi, in compagnia del nostro pentimento e del tuo perdono.
Signore, che sei morto in croce per amore di tutta l’umanità, abbi pietà di noi… Signore pietà..
Cristo, vero Figlio del Dio vivente e nostro fratello, perdona le nostre colpe… Cristo pietà….
Signore, che hai perdonato ai tuoi persecutori, perdona a noi peccatori… Signore pietà
Non
credo lasci indifferenti quanto la Chiesa celebra oggi, chiamata
'Domenica delle Palme', e immediatamente, è come se il sipario
del cielo si aprisse per mostrarci dal vivo, in Gesù, Suo
Figlio, quanto il Padre ci ami. È l'Evento, quasi
incomprensibile, di Gesù che 'inventa' un paradossale trionfo,
secondo i nostri poveri criteri umani, ma che è un'epifania di
Chi Lui veramente è.
Un trionfo avvolto nella umiltà
e recitato da gente semplice, che ha conservato ancora lo spazio per
lo stupore e la capacità di riconoscere il divino che è
tra noi.
Quell'asinello, il più umile e, se vogliamo,
'ridicolo' degli animali, è 'il carro del trionfo'. Nulla a
che fare con i trionfi cui siamo abituati tra noi uomini. Quello di
Gesù è vera proclamazione dell'amore, che è
semplicità, umiltà meravigliosa, come un 'ti amo' detto
sospirando. I nostri trionfi sono invece frutto dell'apparenza o,
peggio, della superbia, ben lontana dal donare amore. e gioia nel più
alto dei cieli"?
La gente, oggi, è ancora sensibile
al fascino di quelle palme, che vengono benedette e date; come un
invito ad accodarci ai semplici, che "stendevano i loro
mantelli al passaggio di Gesù, acclamando: Benedetto
colui che viene nel nome del Signore, pace in cielo e gioia
nel più alto dei cieli”.
E quel ramoscello
d'ulivo, è per noi il segno della gioia di accogliere Gesù
che passa che riceviamo oggi, è per donarci quella pace del
cuore, di cui abbiamo bisogno, tutti e tutto il mondo?
Non ci
importano le tante voci di gente incapace di seguire la folla dei
festanti. Forse assomigliano ai 'farisei', che dissero a Gesù:
"Maestro, rimprovera i tuoi discepoli". E Gesù
rispose: "Vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre"
(Lc. 19, 28- 40).
Noi vogliamo, se possibile, entrare nella mente
e nel cuore di Gesù che, se da una parte gioiva della fede dei
semplici, dall'altra certamente già 'vedeva' la folla del
sinedrio, davanti a Pilato, che, con urla scomposte e piene di odio,
griderà: "Crocifiggilo.
Non è davvero facile che l'uomo di tutti i tempi sappia
riconoscere, in Gesù, 'Colui che viene nel nome del Signore e
porta Pace'. Non ci basta sapere che Dio viene tra noi, è
vicino, in mezzo a noi, sempre, con la semplicità e l'umiltà
di chi non cerca da noi un trionfo, ma vuole solo donarci serenità.
Siamo malati di tanto egoismo, che ci impedisce di vedere ciò
che vedono i semplici, gli umili: il Cielo.
Troppe volte ci
facciamo abbagliare dai trionfi del mondo, che chiama gloria e festa
i carri di carnevale, che sgomita per salire sul 'carro del
vincitore', senza neppure rendersi conto di cadere spesso nel
ridicolo. Bisogna essere davvero ciechi per non capire ciò che
è davvero la gioia del cuore, da Chi viene, per poter
'entrare' nella festa della domenica delle Palme.
Sempre
l'evangelista Luca, immediatamente dopo l'entrata trionfale in
Gerusalemme, racconta un
particolare che svela come Gesù
sappia leggere nei cuori e, scoprendo di essere rifiutato dall'uomo
che Egli tanto ama, provi una profonda amarezza e tristezza.
Chi
di noi ha avuto il dono di un pellegrinaggio in Terrasanta, credo che
abbia bene nel ricordo, nella discesa ripida verso l'Orto degli
Ulivi, un angolo che si stacca dalla strada e che è chiamato
'Dominus flevit': 'Il Signore pianse'. È un luogo suggestivo,
da cui si può vedere Gerusalemme e, in particolare, la
spianata del tempio. È da lì che Luca racconta: "Quando
fu vicino alla città, Gesù la guardò e si mise a
piangere per lei. Diceva: Gerusalemme, se tu sapessi, almeno oggi,
quello che occorre alla tua pace! Ma non riesci a vederlo. Ecco,
Gerusalemme, per te verrà un tempo nel quale i tuoi nemici ti
circonderanno di trincee. Ti assedieranno e premeranno su di te da
ogni parte. Distruggeranno te e i tuoi abitanti e sarai rasa al
suolo, poiché tu non hai saputo riconoscere il tempo nel quale
Dio è venuto a salvarti" (Lc 19,41-44).
Gesù,
sentendosi non accolto dagli uomini, per i quali stava donando
l'intera vita, non ha parole di vendetta. Lui è l'Amore del
Padre misericordioso, che ha cercato di fare breccia nel nostro
cuore. In fondo siamo noi uomini a essere i diretti destinatari di
questo incredibile amore, che può davvero ridare senso e
valore alla nostra vita, troppe volte chiusa al bene.
Visitando
quel luogo; il 'Dominus flevit', come Gesù, osservando
l'atteggiamento del mondo nei Suoi confronti, viene davvero da
piangere.
Quanto siamo stolti, noi uomini, che voltiamo le spalle
a Chi ci ama, per abbandonarci a chi fa di tutto per sradicare da noi
ogni seme di bene e di gioia!
Meraviglioso amore di Dio, che non
punisce chi gli volta le spalle, ma sa spingere il suo amore fino a
versare prima le lacrime e poi il suo sangue, per far breccia nel
cuore degli uomini!
Ma poteva e può Dio amarci di più?
Pare quasi incredibile che Dio ci ami tanto, da versare lacrime nel
vedersi non capito, non accolto o respinto! E questo perché
Lui sa bene che l'uomo può conoscere la vera pace e gioia, il
vero senso della vita, solo se sa accogliere il Suo Amore.
Credere
di poter trovare felicità altrove, voltandogli le spalle, è
andare incontro ad una tragica realtà, che si esprime in quel
gemito inenarrabile: "Gerusalemme (e siamo noi!) se tu
sapessi, almeno oggi quello che occorre alla tua pace! Ma tu non
riesci a vederlo. Ecco, verrà il giorno in cui i tuoi nemici
ti circonderanno e sarai rasa al suolo, perché non hai saputo
riconoscere il tempo in cui Dio è venuto a salvarti".
E come a ricordarci tanto Amore, che si fa Dolore e Lacrime, oggi la
Chiesa ci presenta il racconto della passione di Gesù, secondo
Luca. Quanti di noi 'vivono di Gesù', come affermava
l'apostolo Paolo, fanno della lettura della Passione, il centro della
'loro passione'.
E chi non avrebbe voluto raccogliere quelle
lacrime di Gesù, lacrime di amore che hanno un valore davvero
immenso, per farle proprie, ed essergli così di conforto?
Chi
non vorrebbe essere come lavato da quelle lacrime, sicuro di
ritrovare la bellezza della vita?
Pensando alle lacrime di Gesù,
pare di vedere l'oceano di lacrime della nostra umanità.
Chi
non ha conosciuto le lacrime per essersi visto respinto
nell'amore?
Quanti uomini, donne, giovani, che avevano trovato il
bello della propria vita nel sentirsi amati e nel poter amare, nel
vedersi rifiutati, per seguire altri, hanno davvero versato fiumi di
lacrime! Quante mamme, quanti papà hanno pianto di nascosto
nel vedere i figli preferire l'inganno del mondo alla loro casa!
Quante lacrime, oggi, si versano per le violenze della guerra: popoli
in fuga senza domani, incapaci forse di piangere, ma solo perché
'sono finite le lacrime'!
Questa settimana santa è proprio
il tempo di meditare a fondo se, per caso, Gesù non pianga per
noi, per la nostra rovina o come asciugare le lacrime di chi, per un
lutto dei propri cari, per una malattia, vive piangendo: meditiamo a
lungo su quelle lacrime di Gesù, per capire non solo quanto ci
voglia bene, ma anche per accorgerci se, forse, piange proprio per
noi. E, dopo esserci lasciati 'lavare' dalle lacrime di amore di Dio,
impariamo a farci vicini a tanti, ma tanti, che piangono e cercano
conforto, affetto e comprensione. Ma impariamo anche a dire 'Grazie
al nostro Dio', che ha un cuore così grande, che non nasconde
il dolore, quando non Lo amiamo e sa piangere per ognuno di noi, per
me...Qui è il vero Volto del Padre. Qui è la vera
Pasqua. Che sia così per ognuno di noi.
Antonio Riboldi – Vescovo
PREGHIERA
O Signore, chissà cosa pensavi mentre attraversavi quel fiume di folla sull’asinello.
Lo sapevi che era una gloria finta. Tu conosci abbastanza il cuore dell’uomo per non scandalizzarti nel vedere che quella stessa gente che ora ti sta osannando, tra poco, quando le cose prenderanno una piega diversa, verrà a sputarti in faccia e a provocarti sulla croce.
Noi siamo fatti così: vili e traditori… è più forte di noi: noi corriamo dove corrono tutti!
Eppure tra noi sorgono tanti dubbi, come quella gente: Chi sei tu che hai voluto passare tranquillamente dalla gloria al dolore, dall’essere proclamato re e Messia e subito dopo venire innalzato sulla croce come un delinquente comune?
Chi sei tu, che in pochi giorni sei passato dalla potenza di svegliare Lazzaro dalla morte, all’impotenza di uno che non può nulla di fronte allo strapotere e alla falsità?
Chi sei tu, che sei riuscito ad incantare le folle con la tua parola, e poi non sei riuscito a convincere il tuo amico Giuda sulla bontà del tuo progetto d’amore?
Chi sei tu, Signore? Facci camminare in questi giorni santi accanto al Cireneo, che passa dalla costrizione al dono. Vicino a Pietro che dal tradimento arriva alla fede.
Simili al centurione che passa dal dubbio: Chi è costui? all’affermazione chiara della fede:
“Davvero costui era il Figlio di Dio”.