Anno C - 4 Domenica di Quaresima – Lc. 15, 1 – 32

Capire Dio e il suo cuore.

Liturgia penitenziale

Anche noi, come ci dirà oggi la parabola, ci siamo allontanati da Dio qualche volta. Ora ritorniamo e presentiamoci a Lui, chiedendogli sinceramente perdono.

Signore, Dio compassionevole e misericordioso, ricco di grazia e amore verso tutti, noi confessiamo a Te tutti i nostri peccati. Signore pietà

Signore, che sei nostro Padre, che dimentichi il male che facciamo, non siamo degni di essere tuoi figli. Cristo pietà

Signore, tu che fai festa con tutto il Paradiso, per ogni volta che ritorniamo a Te, chiedendoti perdono. Signore pietà


1 -Con questa parabola, che è la più commovente di tutto il vangelo,Gesù vuole farci capire chi è veramente Dio e quali sono le nostre responsabilità e doveri verso di Lui. E la racconta in un ambiente ostile, gelido, in mezzo a gente che lo odia e cerca di tutto per accusarlo; ma Gesù ci ricorda che in questo duro mondo, uno che ama c’è, ed è Dio Padre.

2 - Gesù, nella parabola, parla di una famiglia che dovrebbe sembrare buona, perché il padre è un vero padre, ma i figli non sono dei veri modelli:”Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta”, dice il giovane, mentre quello grande:”Io ti servo da tanti anni.. e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici..”

Per uno il padre è solo una banca da cui spillare soldi per divertirsi, per l’altro è un uomo ingiusto.

Non hanno capito niente dell’amore del padre! E questo capita sempre quando per una persona l’amore della famiglia non è mai stato un punto di riferimento: gli rimane sempre un cuore freddo, e sarà costretto a costruirsi un mondo di relazioni superficiali, di mille cose che non lo aiuteranno mai a maturare come persona e a diventare veramente il figlio che è, un figlio di Dio.

3 - Noi abbiamo ricevuto il battesimo, quindi da quel momento siamo figli di Dio con un titolo più profondo degli altri, perché inseriti in Gesù Cristo con un sacramento particolare.

Però dobbiamo domandarci seriamente:”Ma siamo davvero un popolo di veri figli di Dio?”.

Nella parabola, ma anche sempre nella nostra vita, l’unico a fare bene il suo dovere è il Padre, che non si rassegna a vedere partire il figlio, e ogni giorno si chiede:”Chissà se ritornerà?”. Esulta quando suo figlio ritorna, perché gli corre incontro, lo abbraccia, da sempre l’ha già perdonato.

I due figli invece sono tali per la società e per il patrimonio, molto freddi verso il padre, perché non hanno capito quanto li ami. Così noi rassomigliamo molto al figlio più giovane, che a un certo punto dice:” Ho finito i soldi, non ho più da mangiare, non ho voglia di stare con i porci; andrò da mio padre e gli dirò: sono stato disgraziato,. Fammi di nuovo entrare in casa tua…”

Non ritorna al Padre per amore, ma per interesse!

Per quanti di noi Dio diventa sempre più estraneo, self service, uno sconosciuto che da fastidio!

Altro che emancipazione, diritti e libertà: perché tutto questo dura fin che ci sono i soldi.

Oppure rassomigliamo al figlio maggiore, che sembra più rispettoso, ma si dimostra egoista, non ama il fratello:”Questo tuo figlio che ha divorato i suoi averi con le prostitute..”; e nemmeno ama il padre perché, con tutto quello che ha in casa, lo chiama ancora ingiusto:” Mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici..”.

4 - La strada per essere veramente figli di Dio allora è solo questa: riconoscere che l’amore di Dio è il fondamento della nostra vita, credere è dare il cuore a Dio come Dio lo da a noi, altrimenti, anche se non andiamo a fare i guardiani dei porci, la nostra vita sarà sempre nello squallore, non combineremo mai niente di vero e duraturo, saremo sempre dei figli interessati e indegni di un tale Padre. Solo l’amore costruisce veramente. E se si ama poco si realizza poco, anche se siamo pieni di tecnica, di capacità e di cultura, perché nulla all’infuori dell’amore salverà il mondo dall’odio, dalle guerre, dalla distruzione, come sembra che stiamo andando oggi.

5 - La parabola è allora la storia di un Padre che perdona, ma specialmente di un Padre che ci ama veramente, amore e perdono di cui tutti abbiamo tanto bisogno e che troppo sovente dimentichiamo perché ci lasciamo prendere da quello che luccica e appare: Troviamo sempre dei difetti nella Chiesa, nel papa, nei preti, e dimentichiamo Colui che essi rappresentano e che conta più di loro.

Per fortuna che la tragedia umana si risolve a lieto fine, perché il Padre continua sempre ad amare, e ama gente che non lo corrisponde, che non ha voglia di amarlo, che non ha cuore.

Il Signore è venuto per noi che siamo così, non ha aspettato che diventassimo buoni e questo è molto consolante. Abbiamo un Padre che ci conosce fino in fondo e vuol far festa ogni volta che riconosciamo e corrispondiamo al suo amore. Il mondo, la gente purtroppo vuole ignorare l’esigenza di amore e la presenza di un Padre che ci aspetta sempre che torniamo a casa, dopo aver vagabondato per molto tempo lontani da Lui, sempre alla ricerca di qualcosa che ci desse soddisfazione, ma che, se siamo sinceri, non abbiamo mai trovato veramente.

Eppure chissà quante volte abbiamo anche noi provato la fame di Dio, di giustizia, di onestà, di purezza, abbiamo patito lunga carestia di vero amore.

2a lettura: Anche S. Paolo, parlando a nome di Dio come apostolo, ci esorta con forza:”Fratelli.. vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!”.

Questo Dio manda suo Figlio e non viene ad imporre niente, ma chiede:”Ti supplico, lasciati riconciliare”. Proprio come dice la parabola.

Confessiamo tutti di avere talvolta un cuore abbastanza freddo verso Dio e quindi anche verso tanti fratelli, freddo, proprio perché pieno di egoismo, però sentiamo il vuoto interiore, la mancanza di qualcosa di valido e di profondo.

Di tutti i problemi che possiamo avere, ricordiamoci che questo è l’unico che non possiamo non risolvere: il rapporto con un Dio che ci ama e ci usa misericordia e ci corre incontro con le braccia aperte. E lo sappiamo per esperienza, perché ci ha perdonati tante volte.

Chiediamo che noi e tanti altri possano arrendersi alla Divina Misericordia, lascino che Dio li salvi. Non è un’utopia, un bel sogno, né un sospiro, ma dolce realtà: è così, perché se questa è la volontà di Dio, nessuno riuscirà a fermarla.


PREGHIERA DIALOGATA

Il figliol prodigo

Cos’è questa vita? E’ tutto così monotono, appiattito, banale! Perché questi miei giorni devono dipendere tutti dalle decisioni degli altri? Non sono più un bambino:voglio vivere. Padre, sono stanco di Te.

Sei diventato l’incubo della mia vita: sempre qui, sempre qui tra i piedi! Non posso muovere un passo che ti trovo sempre accanto! Voglio liberarmi da questa tua presenza asfissiante. Non ne posso più della tua falsa bontà e apparente disponibilità. Tu credi di possedere tutto, anche la mia vita. Ma questa volta ti sbagli. Voglio andarmene, andare lontano dalle tue prediche, voglio fare come fanno tutti: sentirmi finalmente padrone delle mie decisioni. Non pensi che esista finalmente un luogo che permetta a un giovane come me, desideroso solo di essere libero, di scrollarsi di dosso queste regole bigotte e di fare quello che mi piace?

Me ne andrò e non ritornerò mai più.


Il padre misericordioso

Figlio mio, ma dove vuoi andare? Cosa pensi che sia questa tua vita che vuoi possedere e godere così in fretta? Vorresti bruciare tutto quello che hai ricevuto fino adesso? E dopo? Accanto a me, stavi proprio così male? Ti senti davvero così schiavo, limitato, impedito a diventare qualcuno?

Credi davvero che sia possibile in questa vita ottenere tutto quello che desideri e che ti promette la gente?

Pensi proprio che io goda ad impedirti di diventare grande e felice come vuoi tu?

Credi che io sia un padre geloso, con la paura che i miei figli siano troppo felici?

Sei proprio convinto che con i soldi, pochi attimi di piacere potrai sentirti finalmente realizzato e felice?

Povero figlio mio, come ti illudi! Vai pure, anzi adesso devi andare. Sono io che voglio che tu vada!

Tu non puoi rimanere con me in questa casa, pensando di stare in prigione, e che fuori ci sia chissà quale felicità. Ti devi allontanare per capire poi dove sta il tuo tesoro, quel tesoro che stai cercando affannosamente e che esiste solo nella casa di tuo Padre. Vai! Spero che un giorno possa capirlo.

Però, ricordati:…… troverai sempre la porta aperta e tuo Padre che ti aspetta. Non ti farò male, non aver paura, avrai il mio abbraccio, il mio perdono, accetta fin d’ora il fatto di dover essere perdonato.

Butta giù il tuo orgoglio, non ti offendere per questo e non aver mai paura del mio amore:”




IV Domenica di Quaresima (Anno C)

Lasciatevi riconciliare con Dio

Questi ultimi tempi sono stati segnati dal dibattito sulla sacralità della famiglia in contrapposizione al riconoscimento delle unioni di fatto, che, partendo da una solidarietà per chi convive senza matrimonio, rischia domani di mettere a repentaglio la stessa famiglia, così come è stata pensata e voluta da Dio stesso. Si sono dette e scritte tante, ma tante, parole, con il pericolo di creare lacerazioni, che non dovrebbero esistere quando si dibatte su un bene che riguarda l'uomo.

Domani è la solennità di S. Giuseppe, Sposo di Maria Vergine, Madre di Dio, e Giuseppe padre putativo di Gesù. La testimonianza di una famiglia, chiamata 'sacra', che dovrebbe ispirare tutti, politici e noi semplici cittadini, che non possiamo lavarci le mani di fronte a questi vitali problemi. Credo che più delle tante parole, sia efficace guardare alla Sacra Famiglia e pregarla perché ogni nucleo familiare abbia origine e sostegno da loro.
Ma ci vuole davvero una preghiera profonda e sincera, perché in gioco c'è 'la vera pietra angolare' della società di sempre.
Alla Sacra Famiglia affido tutte le famiglie ed in modo particolare quelle che con me vivono la Quaresima, tempo di ritorno alla Verità, che è Dio.
Credo che tutti noi conosciamo la parabola del Figlio prodigo.
È la stupenda rivelazione di un Padre che, davanti a chi sbaglia - e tutti sbagliamo nella vita, ogni volta voltiamo le spalle a Dio, offendendolo - nel momento in cui rientra in se stesso e ritorna a Lui, smette la toga del Giudice e veste l'incredibile 'abito' del 'papà', che gioisce fino alla commozione.
È in questa parabola la certezza per tutti noi che è possibile ritrovare 'il paradiso' perduto nel peccato.
Non rimane che viverla insieme, come punto di riferimento, meditazione, conversione e quindi Gioia pasquale, perché è il vero cuore della Quaresima che stiamo vivendo.
Leggiamola e meditiamola insieme, cercando con l'aiuto dello Spirito di ritrovare la nostra storia di 'figli prodighi', che vogliono tornare a casa.
"Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre. Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise le sue sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano...".
Viene da chiederci: Ma che cosa abbiamo noi di 'nostro', da chiedere che ci sia restituita una parte?
Di nostro c'è solo il cattivo uso dei tanti doni, dalla vita alla vocazione al Paradiso, alla capacità di mostrare il volto di Dio nell'amore, ai tanti 'carismi' ricevuti.
Quando noi, forse con troppa leggerezza parliamo di peccato, a volte, con un senso di derisione che ancora se ne parli, altro non facciamo che rinnegare la felicità del Padre, offendendolo, come del resto ci sentiremmo delusi e offesi, se il nostro amore fosse rifiutato per dare la preferenza ad altro che non è amore.
Il mio caro Padre Rebora - un grande convertito - amava affermare che tante volte noi uomini siamo 'i beni di Dio contro Dio'!
E Paolo VI, da vescovo di Milano, nel Giovedì santo del 1963, dichiarava:
"Ci può essere un abisso invalicabile anche ai passi di Dio che vengono verso di noi: questo abisso,
questa separazione, è la morte, meglio, è il peccato. Il peccato è lo stato di inimicizia con Dio, il rifiuto di Lui, è la repulsione, il distacco da Lui. Il peccato è la nostra morte, perché interrompe la circolazione di Dio in noi. Dio è la vita e, quando noi pecchiamo, tronchiamo la vena vitale che da Dio parte e viene a noi".
Mi chiedo spesso come possiamo convivere con il peccato, ossia con il rifiuto di Dio, senza sentire una profonda amarezza, che viene dal sentirsi 'soli', 'nudi'.
Mi viene alla mente il disagio, la profonda tristezza, simile ad una morte dell'anima, come viene
descritta nella Bibbia, riguardo ai nostri progenitori: Creati per la gioia e la vita con Dio, ingannati, si rivolgono verso 'un altro bene': sentirsi 'dio' essi stessi, 'liberi da' Dio... un'autorealizzazione impossibile! Subito cade 'questo sogno di satana' e... si nascosero agli occhi di Dio, perché 'nudi'. Ma Dio conosce il dramma che nasce nell'uomo dal suo stesso rifiuto, l'inferno del peccato in cui viene a trovarsi, e lo cerca.: "Uomo, dove sei?". "Mi sono nascosto perché sono nudo". Ieri, oggi, sempre. È la situazione raccontata dalla parabola del figlio prodigo.
Cerchiamo di entrare in questa 'nudità', che è l'esatta fotografia di tanti che scommettono la vita 'fuori della casa del Padre', credendo di trovare 'il paradiso' in questo mondo, cancellando anche solo l'idea del peccato e divenendo...idoli di se stessi.
". e là sperperò le sue sostanze, vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese
venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci, ma nessuno gliene diede
".
Deve essere stata grande la delusione di quel giovane, che aveva sperimentato la bellezza di vivere
nel calore e nella sicurezza di casa, dove non mancava di nulla ed era circondato dall'affetto
paterno. Era nato in quella casa ed 'era fatto' per quella casa.
Altre case... il mondo, che aveva scelto, credendo di trovarvi maggiore gioia, lo aveva illuso per un
momento, ma... per abbandonarlo subito, lasciandolo senza cibo, senza affetto, in una condizione di
umiliazione... 'tra i porci', negandogli persino 'il cibo dei porci'!
Come ha pagato caro la sua scelta del mondo, convinto che 'offrisse di più' di quanto dava la casa del padre!
È la storia di chi di noi, a volte, speriamo mai, nelle 'proposte del mondo', crede di trovare, 'la
libertà', senza rendersi conto che hanno la loro sostanza nel rifiuto del bene, ossia dell'amore del
Padre e sono strade che conducono alla carestia, al degrado... si diventa 'custode di porci'!

Quante storie come quella del figlio prodigo ho conosciuto. Quanta meravigliosa gente, giovani, ragazze, uomini, donne, hanno creduto di trovare la felicità fuori della casa, che è la sola che può darci 'pienezza di vita', per la nostra natura di figli di Dio, e si sono trovati con l'inferno nel
cuore, che nulla può addolcire.
Suscita tanta compassione quel figlio prodigo, come la suscitano quanti di noi, dopo scelte sbagliate, si trovano alla fine insoddisfatti, affamati di vera gioia, di pace interiore, ma 'abbandonati' da chi o da ciò in cui hanno creduto.
Che triste solitudine... senza Padre...senza casa...con amici falsi ... o lasciati da tutti. Un inferno.
Ma si può uscirne? Si può risalire la china e ritornare alla Casa del Padre?
Leggiamo - se volete con le lacrime agli occhi per la commozione che suscita - non solo l'attesa del Padre, ma il momento della svolta del figlio, la sua volontà di tornare a casa, pur con tante paure e dubbi, e soprattutto l'incontro con il Padre.
Il 'voler tornare' è il momento della conversione, opera dello Spirito Santo.
"Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio, trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre".
Chi di noi ha davvero a cuore ritrovare la sua 'innocenza', la sua pace interiore, che è nel sacramento della Penitenza, è necessario chieda la Grazia di 'mettersi in discussione' ed abbia il coraggio di 'rimettersi in cammino', con la sicurezza di trovare aperta la porta di casa, il Cuore di Dio.
La Quaresima è proprio il tempo - per chi di noi ama la Gioia pasquale, la vera gioia dei santi, dei buoni, di quelli che vivono in pace con Dio e quindi con se stessi e gli altri - di chiedere la Grazia allo Spirito di saper 'rientrare in se stessi', ossia fare chiarezza nella propria vita ed avere fiducia di avere un Padre misericordioso.
L'incontro del figlio con il Padre, Gesù lo descrive con parole che davvero commuovono.
Un vero peccato non farsi coinvolgere e, per paura o, peggio ancora, perché si è spento il 'bello della vita', dono di Dio, o per un assurdo chiudersi in se stessi, rinunciare all'incontro, quando tutti dovremmo sentire il desiderio della vera Gioia, che viene dall'amore del Padre, sapendo come ritrovarla, quando l'abbiamo perduta...con il Sacramento della Penitenza.
E se nasce l'incertezza: 'Il Padre come ci accoglierà?'.ascoltiamo Gesù e fidiamoci!
"Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il Padre disse ai servi: Portate qui il vestito più bello e vestitelo, ... facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15, 11-32).
Questa è davvero la vera Pasqua: il ritorno a casa e conoscere la festa del Padre.
Come vorrei per me, per voi, miei amici, che conoscessimo, sperimentassimo e sentissimo la
dolcezza sicura, sempre, di quelle braccia al collo del Padre commosso!
Quanta gioia provo ogni volta il Signore mi dà la Grazia di essere io, nel sacramento della Penitenza, il padre, per poter gettare le braccia al collo di un figlio ritrovato!
Antonio Riboldi - Vescovo -
Internet: www.vescovoriboldi.it
E-mail: riboldi@tin.it





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