ANNO C – 3 Domenica di Quaresima – Lc.13, 1 - 9

Conversione e responsabilità

Liturgia penitenziale:

Quante volte ci siamo abbandonati a giudizi sbagliati ed abbiamo addirittura giudicato Dio:

Signore Gesù: come siamo superficiali e ingiusti nel giudicare persone e situazioni: Signore pietà

Cristo Gesù: sovente non siamo capaci a leggere con fede gli avvenimenti e non vediamo il tuo disegno. Cristo pietà

Signore Gesù: troppe volte preferiamo lasciarci condurre dagli avvenimenti, non ci sforziamo di capirli, di purificare il nostro cuore e di impegnarci nel bene: Signore pietà


E’ una tentazione antica quella di interpretare incidenti, malattie e disgrazie come castighi di Dio a coloro che ne sono colpiti. E purtroppo continua ancora oggi presso tanti cristiani, anche se Gesù l’ha rifiutato espressamente. Nessuno ha il diritto di pensare che le persone, le famiglie, i popoli che sono colpiti dalla sofferenza più, degli altri, siano colpevoli più degli altri davanti a Dio.

Anzi potrebbe essere il contrario.

Pensiamo al terzo mondo, ai colpiti dallo Tzunami, ai terremoti vari

Ogni disgrazia e calamità, ogni fatto di morte di cui veniamo a conoscenza, devono essere anzi un appello alla solidarietà con tutte le vittime dei mali del mondo e un grande invito e a non essere indifferenti e non fidarci delle false sicurezze della salute, giovinezza, benessere.

Volere o no, la nostra condizione nel mondo è sempre precaria, provvisoria, come del resto è la nostra vita. per quanto campiamo nessuno può eliminare dolori, sofferenza e morte.

Non è da furbi far finta di niente, fare stupidi scongiuri, non pensarci o illuderci di poterli evitare tutti. Meglio essere realisti e guardare in faccia le cose come stanno, se non vogliamo rischiare di sprecare e rovinare completamente la nostra vita.

E’ in questa prospettiva che Gesù oggi ci parla quasi come una minaccia:”Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”.

Sappiamo ormai che conversione vuol dire tante cose:”Cambiare vita, vincere il male, diventare migliori”, ma oggi vorrei presentarvi un aspetto particolare di conversione:

Il dovere della responsabilità” che è il messaggio della parabola del fico sterile nel Vangelo.

Tra i tanti valori che il progresso e la culture europea sta distruggendo c’è anche quello della responsabilità, verso tutti e specialmente verso Dio. Si ha tanta paura oggi delle responsabilità!

E’ una parola che richiama la libertà personale. Oggi tanto predicata ai quattro venti.

E proprio grazie a questa libertà positiva pensiamo a quante cose belle, buone e vantaggiose una persona nella vita può fare, pensare e volere. E questa è una bella responsabilità positiva che porta con se gloria, fama, successo, guadagno, come avviene tutti i giorni.

Però ogni libertà ha un altro aspetto: non sarebbe giusto ed onesto dire che la nostra libertà produce solo cose buone. Dobbiamo sentirci anche responsabili quando invece commettiamo il male.

Avere il coraggio di dire: “Sono stato io”. E questo è difficile ammetterlo, perché tutti tendiamo a scusarci sempre. Forse, a pensarci bene, siamo tutti un po’ responsabili dei mali che oggi vediamo nel mondo! Guerre, fame nel mondo, ecologia rovinata, malessere diffuso, benessere che non porta felicità. Però, e qui parlo a noi cristiani, mentre ci siamo perfezionati nelle responsabilità civili, sociali tra di noi, abbiamo quasi dimenticato che siamo anche responsabili verso l’altro che si chiama Dio, cioè che abbiamo dei doveri anche verso Dio.

E questo è stato eliminato completamente da tante leggi e costituzioni, come se Dio non esistesse.

Noi cristiani sappiamo che siamo stati fatti da Dio, siamo in Lui e viviamo per Lui Dio mi ha dato la libertà specialmente per stabile che sarò con Lui, sarò di Lui, sarò in Lui.

Dio è il senso del mio essere qui, non ne ho nessun altro. La mia libertà è per Lui ed è a Lui che deve giungere, altrimenti mi distruggo, annego nel nulla.

Dio è infatti il termine della nostra libertà totale e con Lui non possiamo fare come tra di noi:”Io rispetto te e tu rispetti me”, con Dio è diverso, non siamo uguali, Lui è più grande di me, e la nostra risposta a Lui deve essere appassionata e piena.

Purtroppo il motivo di questa dimenticanza è perché nascondiamo in noi anche la paura di Dio, il timore di incontrarci con Lui. Per questo chiediamo a Dio:”Perché non fai questo o quello? Dove eri ad Auschwitz? Dove sei quando capitano guerre, disastri, delitti, eventi drammatici della nostra storia?” Proprio come se Lui fosse responsabile di tutte queste cose!

E’ temerario quando parliamo così: non siamo neppure capaci di essere giusti con i nostri simili, anzi ci macchiamo di atroci ingiustizie, e poi osiamo giudicare Dio?

Dimentichiamo che Dio non ha la nostra statura, che sarà Lui a giudicare noi e la storia, mente Lui è infinito, Lui sa e noi non sappiamo. Non ricordiamo più niente di tutto questo, cancelliamo la realtà di Dio.

Ecco la vera conversione che ci chiede Dio:”Riconoscere con profonda umiltà che Dio è Dio e tutti abbiamo delle grosse responsabilità personali e sociali verso di Lui, anche se le nascondiamo sotto la sabbia come lo struzzo!”

Forse ci sentiamo anche noi tra i peccatori, tra quelli che sono immersi nel peccato, e un sentimento di vergogna o paura ci assale, sollecitato anche dalla decisa affermazione di Gesù: "Se non vi convertirete perirete tutti". Eppure Gesù non vuole scoraggiarci, bensì spingerci a cambiare, a vivere da uomini, a corrispondere all'amore di Dio, che ci aspetta, adeguando il suo passo al nostro, perdonando le nostre cadute e i nostri insuccessi.

Quel fico che non fa frutti forse sei tu, forse è ciascuno di noi. Il padrone, comunque, non lo taglia subito: aspetta, lo cura, gli dà il concime e gli zappa intorno. Così fa Dio con l'uomo, perché anche se siamo disubbidienti, superbi, anche se la nostra vita non produce i frutti saporosi della fede e delle opere buone, Dio è paziente, si occupa di noi, ci offre aiuto, interviene nella nostra vita con il concime e la zappa, che rappresentano i sacramenti, doni incomparabili di Gesù Cristo.

Per nostra fortuna la parola di Dio oggi viene in nostro aiuto, perché questo Dio, al quale dobbiamo per forza rispondere, anche se ci vogliamo o altri ci vogliono convincere che non è vero, non è un giudice, a cui nessuno di noi oserebbe presentarsi come imputato colpevole, ma un Padre che conosce la nostra situazione.

E’ questo il nostro Dio accompagnatore dell’uomo a chiederci se accettiamo di camminare di nuovo con Lui e lo propone specialmente in questa Quaresima, se lo vogliamo.

Chi allora non si sente responsabile di rispondere di sì a questo nostro Padre! Tu o Signore, ci chiami e noi, figli tuoi, non dovremmo rispondere?”

Vedete fratelli che è un Padre che ci cerca, non un Dio astratto. E noi tutti dobbiamo sentire che la responsabilità verso Dio è una cosa seria e non ci deve incutere paura: è la cosa più seria e più bella del mondo. E’ sempre un Padre che ci chiama:”Dove se? Ritorna!”. E beati noi se sentiamo la nostalgia di questo abbraccio paterno!

PREGHIERA

La tua parola,o Signore, è carica di minaccia. E non perché ti sei innervosito, ma perché io sono come i testardi che non vogliono capire l’insegnamento del Maestro. Devo darti ragione e cominciare a camminare sul tuo sentiero, anche se faticoso e fuori moda.

Mi sento però incapace, indegno, pieno di miseria, ma so che tu mi dici:

Non avere paura di me, so che sei colpevole, ma non potevo chieder conto a te dei tuoi peccati, per questo ho chiesto a mio Figlio: - Ti vuoi fare uomo come loro?- Si Padre -

Ti vuoi caricare dei loro peccati? – Si Padre – A qualunque costo?- A qualunque costo.

Ho fatto allora ricadere su mio Figlio, che era d’accordo, perché noi ti amiamo, tutto quello che pesava su di te. E’ tutto pagato, non aver paura.

Lascia solo che adesso ti guidi io e smettila di agire e vivere da solo”

Tu ci chiami con amore perché vedi che stiamo andando in ogni direzione senza orientamento, abbiamo perso il senso della storia, della creazione, del nostro fine.

Allora ti chiediamo che torni ad accompagnarci.

Grazie Signore, e donaci la grazia di una coraggiosa conversione”


III Domenica di Quaresima (Anno C)
Se non vi convertirete...

C'è una diffusa mentalità che nei fatti, soprattutto dolorosi, che ci succedono e ci toccano da vicino, fa pronunciare la frase: "Ma Dio dov'era?". Come se Dio, il Padre, potesse concedersi anche solo un attimo di distrazione sulla sorte degli uomini, tutti e ognuno, che Egli ama, come noi difficilmente possiamo, ora, anche solo immaginare, ma che un giorno, se ce lo saremo meritato, "conosceremo", perché lo vedremo "faccia a faccia".
Non è assolutamente concepibile che Dio non si curi di noi.
Ricordate le parole di Gesù: "Guardate gli uccelli dell'aria, non seminano né mietono, e Dio li mantiene. Anche i capelli del vostro capo ai Suoi occhi sono contati".
Eppure c'è la mentalità che dietro ogni "disastro" ci sia un Dio disinteressato...che è un dimenticare la preghiera di Gesù: "Padre nostro..."!
Penso che tanti di voi ricordino la catastrofe nella scuola di S. Giuliano, che vide cadere sopra gli scolari parte della struttura, uccidendone tanti con la loro maestra. In quell'occasione partecipai ad una trasmissione televisiva. Vi erano tre esperti, tra cui un opinionista che si dichiarava ateo ed il sottoscritto. Per più di un quarto d'ora i tre esperti, non sapendosi dare una ragione del crollo della scuola, misero in discussione l'esistenza di Dio, come non ci fosse. "E se c'è - si chiedevano - dov'era? Se c'era non poteva intervenire miracolosamente ad evitare la calamità? Non possiamo - dicevano - anche solo pensare che ci sia un Dio che non veda o, se vede, non intervenga. La sola cosa che possiamo affermare è che tutto è dovuto al caso, che interviene nella nostra storia: un
caso che a volte sfugge dalle mani dell'uomo, ma che altre volte l'uomo può prevenire".
Confesso che rimasi per un certo tempo a sentirli 'sbeffeggiare' Dio, ma alla fine chiesi al
conduttore la parola. "Se foste rispettosi del pensiero e della fede di ciascuno, da saggi dovreste almeno tacere e non deridere quanto per tanti è di grande sacralità, ossia la propria fede. Non saperlo fare, manifesta poco rispetto all'intelligenza e libertà. Voi affermate che tutto è nelle mani del caso. Ed allora vi chiedo: il caso è come il destino, un oggetto che vaga capricciosamente nella vita, ma non è persona? O è una persona che si prende gioco di noi? Insomma il caso è una cosa o un chi?". Non seppero rispondere. Soltanto l'opinionista ateo invitò coraggiosamente al rispetto della fede altrui e ad attenersi alle ragioni del crollo della scuola, non certamente dovute a Dio. "Ha
ragione il vescovo - disse - non si fa chiarezza con parole fuori senso, ma con approfondimento".
Così come ricordo quel padre di famiglia, che aveva appena costruito la sua casa vicino alla mia canonica, nel Belice. Dopo il terremoto, che distrusse tutto, vedendo che la sua fatica era valsa a nulla, si voltò verso il cielo, con una scarpa in mano, gridando la sua rabbia. Accorgendosi della mia presenza - io davo le spalle alla mia bellissima Chiesa madre andata in frantumi - mi guardò e, piangendo, mi chiese scusa: "Quando scoppia la rabbia e senti che la terra ti manca sotto i piedi, non sai più quello che dici. Ma a Dio io credo e Lo prego".

Povero, caro fratello, come lo capivo e, certamente, come lo capiva il Padre!

Nel Vangelo di oggi si narra qualcosa di simile e viene posta la stessa domanda a Gesù:

"In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per avere subito quella sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. o quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo" (Lc 13, 1-9).
Con le sue parole, pare proprio che Gesù risponda ai tanti interrogativi che, a volte, ci poniamo di fronte ai drammi che succedono o nelle nostre famiglie o nel mondo, magari vicino a noi. Quanti ne raccontano ogni giorno i mass media!
Si parla tanto in questi tempi, e giustamente, del grande pericolo che il pianeta terra corre, fino a
rischiare l'estinzione. Descrizioni a volte da apocalisse. Giustamente noi ci preoccupiamo.
Sappiamo che questa 'catastrofe' non guarderà in faccia nessuno: è colpa del nostro dissennato
sistema economico che, per avere sempre più benessere, giorno per giorno contribuisce a
provocare 'danni irreversibili'. Tutto potrebbe cambiare e guarire, solo se gli uomini rinunciassero a quanto concorre al disastro ecologico. Ma...si rimane fermi alla sola paura, facendo scongiuri, senza
minimamente tentare almeno di cambiare stile di vita, coltivando un maggior rispetto verso l'ambiente, che è la nostra 'casa qui'.
Ci si indigna per i fatti di bullismo nei giovani, sempre più frequenti, ovunque, nelle periferie degradate come nei quartieri 'bene',...ma non si fa nulla, o poco, per dare, nelle famiglie o nella scuola, quell'educazione del cuore che è la pedagogia della fede e dell'amore.
Proviamo orrore, sdegno, al solo leggere la sorte di due terzi dell'umanità, costretta ad emigrare, perché la loro terra è fonte di ricchezza, ma per speculatori che rubano al popolo o al massimo gli danno in compenso solo armi., ma non ci convertiamo alla giustizia e all'amore, andando così incontro alla rabbia dei poveri, come affermava Giovanni Paolo II.
Rimaniamo senza respiro di fronte alle tante tragedie nelle famiglie, ai milioni di bambini rifiutati o
svenduti..., ma non ci convertiamo ad amare la bellezza e la bontà, che lasciano libero il passo
all'amore, soprattutto verso il più debole ed indifeso. E potremmo continuare l'elenco delle nostre
contraddizioni... e poi avere magari anche 'il coraggio' di scaricarsi la coscienza con la stessa domanda che i Giudei posero a Gesù: "Di chi è la colpa?".

La risposta è sempre la stessa: "Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
È proprio la Quaresima, che stiamo vivendo, il tempo propizio, alla luce della Parola di Gesù e della storia che viviamo, per chiederci se siamo disposti a cambiare in noi, tra di noi, tutto ciò che porta alla rovina e ai drammi sopra ricordati.
E direi che, alla luce dei fatti, 'l'umanità gaudente e disperata non ha più tempo per continuare a correre verso il dolore, il non senso, il disastro. È tempo di invertire la rotta della coscienza, ossia convertirsi. Qui possiamo capire il significato urgente di 'cambiare stile di vita', a cominciare dalla coscienza, per fare spazio alla speranza di un tempo a misura dell'amore di Dio e degli uomini.
E come a stimolarci ancora di più, e quindi renderci responsabili di quello che operiamo, per un invito alla conversione, Gesù, nello stesso Vangelo di oggi, denuncia un'altra possibile 'piaga dell'anima'."Disse anche questa parabola: Un tale aveva un fico piantato nella vigna, venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli gli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno, affinché io gli zappi intorno e vi metta il concime e vedremo sé porterà frutto per l'avvenire, se no, lo taglierai" (Lc 13, 1-9).
E' un 'duro' invito, se vogliamo, a guardare nel profondo della nostra vita, di ieri, di oggi e chiederci
cosa abbia fruttato di buono, per la vita eterna, quanto abbiamo realizzato o siamo impegnati a realizzare.
Quante volte, affaccendandoci in tante cose, alla fine ci sembra di non aver concluso nulla di valido,
solo 'un pugno di mosche': tante esteriorità, 'foglie', ma poco o nessun 'frutto'.
È il profondo senso di amarezza che sentono tanti, quando seriamente entrano nel profondo
dell'esistenza e si chiedono: 'Perché ho vissuto?' o ancora 'Per cosa o per chi ho vissuto?' 'Quale tesoro per l'eternità ho coltivato?'. Il più delle volte si ha come l'impressione di aver 'fatto nulla', di aver solo 'perso o sprecato il tempo' e si prova una grande amarezza e tristezza. Può essere vero che abbiamo buttato via un'esistenza correndo dietro a 'fogliame senza frutto', ossia a tutte quelle 'vanità delle vanità, che a nulla giovano per la felicità di Dio e che già lasciano tanto amaro in bocca anche 'qui'? Purtroppo, lasciando a Dio ogni giudizio, si ha l'impressione che ci sia attorno a noi tanta gente che veramente 'usa il bene della vita' per ragioni che non sono la fede e la felicità vera. Avranno forse accumulato soldi, e quanto volete, . ma, nella solitudine e nel silenzio, proprio quando vorremmo avessero voce le cose buone agli occhi di Dio, li assale un'amarezza infinita, che, in alcuni, sfocia in depressione.
Davvero, carissimi, non si può conoscere la 'pienezza di vita', che Dio dona, se la nostra esistenza è guidata solo dal capriccio o, peggio ancora, da quel disinteresse e superficialità che fa male ed è in tanti, in troppi. Tranne poi a meravigliarsi del male!
Ma per grazia di Dio ci sono tanti e tante, ovunque, che fanno della vita un continuo esercizio di amore, nelle grandi e piccole scelte, come se la vita fosse quella pianta di fico dalle molte foglie, sì, ma incoronata da tanti frutti... perché zappata e coltivata.
Dovremmo, miei cari, questa Quaresima, e sempre, abituarci a dare un senso di bontà, quella che
scaturisce dal Cuore di Dio, a ciò che facciamo.
Soprattutto sapendo mettere in primo piano la carità, ossia la solidarietà, l'amore, a cominciare dagli ultimi: un amore che nasca dalla preghiera... e vedremo allora spuntare una grande gioia, sentiremo che vivere è grande felicità: ha senso!
La vita diventerà 'l'albero di fico', che non sfoggia solo foglie, ma queste sono 'cornice per i frutti'!.
Non facciamo cadere la Parola di Gesù, oggi, ma approfondiamola, per non sentire quel 'vuoto
dell'anima', che davvero è un vuoto che la vita non sopporta.

Antonio Riboldi - Vescovo -
Internet: www.vescovoriboldi.it
E-mail: riboldi@tin.it





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