Anno C – 1 dom.
Avvento – Lc. 21, 25-36
Noi aspettiamo uno che è
già venuto
Atto penitenziale
Il peccato
è fare del lavoro, della carriera, del successo personale o della gloria
la propria religione; è affannarsi per realizzare i propri egoistici progetti e
così sottrarsi, tradendo il disegno di Dio. Chiediamo perdono al Signore se la
nostra vita non è stata secondo il suo disegno di salvezza
Una pagina forte e solenne per cominciare il tempo natalizio!
Sembra una pagina scritta per farci paura, ed invece è scritta per toglierci la paura e farci e farci contemplare, almeno in qualche momento di fede, la grandezza del disegno di Dio che già è attuale. Luca parla della venuta conclusiva di Gesù , che è il senso di tutto il creato.
C’è una logica che lega l’inizio della venuta e questo compimento totale. Dio entra nella nostra storia umana; alla fine saremo noi che entreremo nell’eterno di Dio. Aspettiamo qui un Dio che è piccolo, tra miliardi di uomini, ma saremo poi noi, i miliardi di uomini che ci presenteremo a Lui per il giudizio sull’amore. Adesso il Signore si presenta alla nostra libertà, e possiamo anche trascurarlo, come se fosse mai venuto, ma allora sarà Lui che ci raccoglierà tutti. Ed è una sola venuta alla quale ci stiamo preparando, ed è tanto bella che un brivido di gioia ci attraversa il cuore.
Che tempo grande! L’umanità può finalmente rimettersi ad attendere Dio, può alzare il volto e non tenerlo sempre abbassato sulle cose, per ritrovare la sua libertà e la sua gioia.
Sono tre le parole che dobbiamo tenere presenti.
Discernere: cioè capire bene la nostra storia.
Dio è venuto, ci ha mostrato il suo volto, la sua dolcezza, la sua bontà, la sua bellezza, il suo fascino e noi abbiamo accettato col battesimo, di diventare suoi discepoli.
Abbiamo incominciato bene, poi nel corso dell’esistenza la vita si svela un luogo di male e di paura, non perché non sia bello il dono di Dio, ma perché ci accorgiamo di entrare come in un caos, un disordine incontrollabile che mette paura.
Liberazione. Ma
la fede ci dice che il nostro Dio viene appunto per liberarci. La nostra
liberazione è vicina, ogni giorno, ogni atto di fede, di speranza e di amore ci
avvicinano e ci sentiamo sempre più liberi da tutto ciò che ci distoglie da
Dio. Se viviamo bene questa liberazione di Dio, siamo in grado di comparire dinnanzi a Gesù un giorno.
Cioè saremo in piedi davanti a Dio, guardandoci bene negli occhi perché lo
riconosceremo nostro Salvatore: Gesù che vedremo a Natale così piccolo,
umiliato sulla croce, ma in realtà Dio, creatore dell’universo, redentore di
tutti, distruttore del male, via, verità e vita, pane, segreto della gioia,
amore eterno. Ed è davanti a questo Dio che noi, discepoli fedeli, staremo
felicemente in piedi, da amici, quando ci dirà:Ti aspettavo, vieni!”
Questa è la nostra storia, il nostro destino; non dimentichiamocelo, specialmente quando ci viene voglia di scoraggiarci, di ritenerci niente, credendo che la misura della nostra grandezza sia solo quella terrena, mentre non lo è. Ricordiamocelo: stiamo camminando per comparire di fronte a Lui, stare felicemente a guardarlo e poi entrare nella sua gioia.
1 lettura. “
Verranno giorni…”dice il profeta. Che cosa vuol dire il Signore con queste
parole? Quali giorni? “ Non i vostri,
ci risponde il Signore, perché questi vengono già da sé, ma i miei”.
L’Avvento è Dio che entra nella storia umana, concreta, di ciascuno di noi e di tutti e comincia i suoi giorni nei nostri giorni. Giorni in cui realizzerà le promesse di bene che ci ha fatto.
Avete mai pensato che la nostra vita, prima di essere la realizzazione delle nostre speranze, dei nostri desideri è realizzare le promesse che Dio ci ha già fatto?
Siamo entrati nel mondo già ricchi di queste promesse, siamo
battezzati, siamo chiamati ad essere immacolati, santi. Dio ci ha pensati così. Se viviamo di fede è così!
Noi possiamo farci dei bei progetti, giusti, reali di una vita felice su questa terra, ma sapendo che sono solo provvisori, non sempre si realizzano e sovente ci deludono.
Mentre il Signore può dirci:”No, figlio mio, questa non è la tua vita. La tua vita è che in essa si compiano le promesse di bene, un bene molto più grande di quello che tu potresti pensare, progettare con tutti i tuoi desideri e con tutte le tue speranze. Lascia che i miei giorni diventino i tuoi! Eppure come è triste pensare che il programma di Dio per ogni battezzato sia così sprecato!
Che sfacelo questa massa, milioni di battezzati che hanno
mai conosciuto o dimenticato il progetto di Dio. Come dobbiamo pregare per loro
e desiderare che tutti i cristiani si accorgano di questo dono divino.”Se mio figlio e lo sarai per sempre!”
In questo modo la vita riprende il suo vero valore. Come ce lo raccomanda Gesù:
“State ben attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” Non c’era bisogno che venisse Gesù stesso a dirci che la vita è un peso qualche volta, ma ci avverte di non appesantirla con le troppe soddisfazioni materiali che poi ci tirano giù e allora diventiamo dissipati, ubriachi, non solo di alcool , ma della vita e di tutto.
Oppure all’opposto le preoccupazione e gli affanni che ci
angustiano e ci fanno perdere il gusto di tutto. Gesù dice:”No, mio discepolo, guarda più in alto,
non lasciarti appesantire né da quello che ti piace, perché ti rende schiavo,
né da quello che ti dispiace, che ti distrugge”
Vivere un buon Avvento vuol dire: guardare di più al Signore e meno alle nostre soddisfazioni, ai nostri dolori, ai nostri problemi, perché diventano un cerchio opprimente; perché le gioie quando scompaiono ci riempiono di rimpianto e i dolori, più li guardiamo e più diventano insopportabili.
Ci sentiamo appesantiti da qualche circostanza? Coraggio, è
l’Avvento del Signore, bisogna ritrovare la nostra libertà. Più preghiera e più attenzione a Lui e
troviamoli questi momenti!
Così cresceremo e potremo accogliere il bellissimo augurio di san Paolo:
“Gesù vi ama,vi
faccia crescere, anzi abbondare nell’amore vicendevole verso tutti”
Cerchiamo di regolare e non diventiamo schiavi dei desideri mondani, salute, denaro, fortuna, amore e cose simili. Prima di tutto desideriamo crescere e abbondare nell’amore verso tutti.
Allora, malgrado le distrazioni che sono attorno a noi,
malgrado la società di oggi, saremo discepoli saggi che non perdono di vista il
Signore che viene. Sappiamo che a Betlemme comincia di nuovo la lunga storia
che terminerà solo quando ci presenteremo davanti a Dio e ripeteremo la parola
con cui tutto è cominciato, dal seno di Maria:”Eccomi Signore” Viviamo questo eccomi.
Continueremo a vivere come si deve, una vita
seria, giusta, bella, dignitosa, ma dentro il cuore custodiremo questa parola
misteriosa:”Eccomi”.
E di lì incominceremo a capire che cosa vuol
dire essere felici.
PREGHIERA
O Signore, Tu stai per arrivare, Tu stai bussando alla porta
del nostro cuore; lo fai con molta delicatezza, senza alcun rumore, temendo
quasi di violentare la nostra volontà.
Ma quante delusioni stai per prenderti!
Quanti cuori rimarranno
chiusi, quante coscienze sono talmente addormentate, stanche e distratte che non troveranno la forza per
aprirti la porta! Signore, risveglia
questi nostri cuori assopiti e appesantiti dal vivere quotidiano; questo vivere
che spesso trasciniamo dietro stancamente, sopportato con rassegnazione, basato
unicamente sull’immediato, su ciò che vediamo e tocchiamo.
Ti preghiamo, signore,
bussa più forte, non temere di sfondare la porta del nostro cuore, perché
potremmo essere addormentati e rischiamo di perdere l’occasione per averti
finalmente a casa nostra. Vieni
Signore Gesù e fermati a casa nostra!
SPUNTI DI RIFLESSIONE
La piccola
città era dominata dalla ciminiera di una grande fabbrica. Il suo cielo era
grigio per il fumo, grigio era il colore delle case, grigia la faccia della gente. Un giorno, però, arrivò
nella città uno sconosciuto, con un grande zaino. Tirò fuori dei gessetti
colorati e si mise a disegnare su un marciapiedi grigio una città meravigliosa,
dai colori splendenti. Le gente si fermava a guardare: e lo sconosciuto parlava
con loro, li ascoltava, li incoraggiava. Quando il disegno fu finito lo
sconosciuto distribuì i gessetti tra i presenti e se ne andò. Molti persero
quei gessetti, così la gente della città decise di staccare il marciapiedi e di
esporlo al museo perchè tutti potessero vederlo. Tuttavia erano pochi quelli
che avevano voglia di andare al museo. Finché un giorno alcuni bambini
trovarono i gessetti colorati che lo sconosciuto aveva distribuito e
cominciarono a riempire di meravigliosi disegni i muri grigi della città
grigia. Oggi la chiamano "la piccola città colorata dove la gente
sorride".
Lo
sconosciuto con i gessetti è proprio la figura di Gesù che viene in mezzo a noi
per indicarci la via, percorrendo la quale troveremo luce e calore. E' Gesù che
rivela il disegno del Padre, instaurando nella storia il suo Regno. E' lui quel
re che eserciterà la giustizia (cfr Ger 33,15) e permetterà una vita serena a
Gerusalemme, cioè a tutti coloro che credono in Dio e affidano la loro vita
nelle sue mani amorevoli (cfr Ger 33,16).