ANNO B – 1 Domenica di Avvento – Mc.13,33-37

Vegliate, non restate addormentati

Liturgia penitenziale

O Signore, è finito un anno liturgico che tu ci hai donato perché maturassimo nella fede, ma forse l’abbiamo vissuto nella superficialità, presi più dalle cose materiali che dalla tua parola di ogni domenica- Abbi pietà di noi

O Signore Gesù, durante quest’anno tu ci hai cercati perché volevi incontrarti con noi da amico, nella tua casa mentre noi sovente non ci siamo fatti trovare- Abbi pietà di noi

O Signore,tu ora ci doni un anno nuovo, per crescere nella fede e nella carità: aiutaci a vincere le resistenze del nostro egoismo e della nostra pigrizia, ed a riempire il tempo con ciò che è bene ai tuoi occhi- Abbi pietà di noi



Oggi comincia un nuovo anno per le comunità cristiane di tutto il mondo. Noi cristiani abbiamo organizzato il nostro anno come un cammino che ripercorre e rivive i grandi avvenimenti della vita di Gesù e le grandi verità che Egli ci ha insegnato.

Questo nuovo anno inizia oggi con l’Avvento, che significa “venuta”, arrivo del Signore.

Sono quattro settimane per prepararci al Natale. In questo tempo ricordiamo la prima venuta del Figlio di Dio che nasce a Betlemme, ma anche l’ultima venuta di Gesù alla fine dei tempi.

Ricordiamo poi la sua venuta qui, oggi nella nostra comunità, durante questa liturgia eucaristica, dove noi cristiani siamo chiamati a convertirci e a rendere presente Gesù con la nostra vita.

In questo tempo d’autunno abbiamo visto cadere le foglie, gli alberi sono rimasti spogli, ma sappiamo che non muoiono. Entrano in un periodo di silenzio laborioso per radunare le forze e portare nuovi fiori e nuovi frutti.

Noi cristiani facciamo come gli alberi.

Iniziamo un tempo di riflessione per capire che cosa Gesù ci ha portato nascendo.

E’ dalla accoglienza che faremo a Gesù che nasceranno in noi fiori e nuovi frutti di bene.

La parola d’ordine per questo Avvento l’ha detta Gesù, ”Fate attenzione:vegliate!”

Cerchiamo allora di capire meglio questo grido di Dio.


Nella 1 lettura Dio ci invita ad un atto di immensa franchezza, si tratta di mettersi davanti a Dio e di riconoscere di avere sbagliato:”Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli…tutti siamo avvizziti come foglie e le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento…..” e non si tratta solo dei singoli peccati commessi, ma abbiamo sbagliato ad impostare la nostra vita, non secondo i suoi desideri e le sue leggi, ma secondo il nostro tornaconto e interesse, e secondo i dettami del mondo.

L’errore che abbiamo compiuto, dobbiamo ammetterlo, è quello di pensare che essere liberi sia sinonimo di essere perfettamente autonomi da tutti e da tutto, a cominciare da Dio, come se non dovessimo rendere conto di niente a nessuno.

E se abbiamo commesso un errore, dobbiamo con umiltà dire a Dio:”Ma tu Signore sei nostro Padre, noi siamo di argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani”.

Fin che eravamo argilla molle, cioè quando abbiamo dato retta alla gente, tutti ci hanno plasmato, ci hanno dato tutte le forme che volevamo, la moda, i partiti, il denaro, l’amore sbagliato e, quando siamo diventati argilla secca e dura, ci hanno frantumati e buttati via. Così fa il mondo.

Ma Tu, Signore, sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”, per donarci la forma vera, quella che si chiama Gesù Cristo.

Infatti il nostro destino, scritto nella Bibbia, è conformarci da quella povera argilla che siamo a Colui che è il modello dell’uomo, il Dio fatto uomo, quello che stiamo aspettando e vediamo già all’orizzonte, il piccolo Bambino di Betlemme.

Abbiamo allora il coraggio di riconoscere che siamo andati troppo avanti nel nostro egoismo?

Che abbiamo esagerato nel gestire la nostra libertà e che ci ritroviamo stanci, poveri, senza più speranza, aggrappati per vivere a una povera zattera, che sarà fatta di soldi, di amore umano, di tutto ciò che possediamo, ma sempre una zattera che è destinata ad affondare, se Dio non ci aiuta?

Tu Signore, sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro redentore……”

Allora noi veglieremo. Qui non si tratta di restare svegli, di tenere gli occhi aperti:forse stiamo già troppo svegli tra le discoteche e la televisione, ma vuol dire “guardatemi di più!

Se abbiamo peccato, se siamo diventati disonesti, adulteri, assassini, è perché in tutti quei momenti non abbiamo voluto guardare Gesù. Se l’avessimo fatto, da quante stoltezze ci avrebbe salvati. Tutte le volte che abbiamo guardato a Gesù con amore non abbiamo peccato, perché chi ama non pecca. Si tratta di vegliare come uno che aspetta una persona che porterà gioia, compagnia, amore e felicità, perché la amiamo e la nostra vita è legata alla sua.

Non è una veglia e un’attesa qualsiasi, come di un treno, che se non arriva, ne aspettiamo un altro.

Questa è la veglia cristiana: fissare chi ci ama e non veder l’ora di stare con Lui.

E’ un desiderio affettuoso e riconoscente di questa seconda venuta di Gesù.


Solo in questo modo la nostra vita cambierà, si trasfigurerà e sarà come dice S. Paolo nella

2 lettura:”La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi che aspettate la manifestazione del Signore Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo……..”

Questo vuol dire “Vegliate”. Una missione che ci è affidata per avere in noi la forma di Cristo, che ci salvi,. ci doni pace, distacco dal denaro, castità di vita, umiltà di cuore.

Questo è il cristiano, è bellissimo essere così ed è motivo di gioia vera. Chiediamolo ai Santi!

Andiamo così incontro a Gesù, sentiamo la responsabilità di vegliare e di fissare di più il Signore.

Ciascuno sa i tempi, i luoghi e le circostanze, ciò che non bisogna guardare perché i nostri occhi diventino più puri e il cuore sia capace di fissare ciò che bisogna fissare meglio, perché lì c’è Cristo. Non sotterriamo Gesù sotto le preoccupazioni delle feste, della tredicesima, delle cene, dei regali e tutte quelle cose che il mondo vuole darci per farci dimenticare il personaggio più importante che dobbiamo aspettare: Gesù!

Ed è Gesù che ce lo dice, quasi con preoccupazione: “Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera, o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino.

Fate in modo che giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti:vegliate!”


PREGHIERA

Signore Gesù, tu che sei venuto devi ancora venire e noi vogliamo vivere questo tempo nell’ attesa.

Non conosciamo il giorno del tuo ritorno, ma è immensa la fiducia che riponiamo in Te.

Insegnaci perciò a vegliare con il cuore ardente per l’incontro promesso con Te.

Vegliare vuol dire essere più forti del sonno che potrebbe impedire di vedere i segni dei tuoi passi discreti e silenziosi dentro la trama delle nostre quotidiane occupazioni.

Vegliare vuol dire essere più forti della notte che potrebbe appesantire il nostro cuore sotto una coltre di disperante oscurità e infelicità.

Vegliare vuol dire essere più forti della morte che potrebbe darci, una volta spento ogni palpito di vita, solo il silenzio eterno della materia.

Signore Gesù, insegnaci a vegliare ravvivando la nostra fede, riaccendendo la nostra speranza, purificando il nostro amore.

Tienici svegli per essere pronti a cogliere ogni presentimento della tua venuta in ogni gesto di perdono e in ogni parola di tenerezza, in ogni espressione di amicizia e in ogni atto di solidarietà.

Signore Gesù, insegnaci a vegliare, noi che siamo così storditi dal mondo e dissipati, ma soprattutto non stancarti mai di vegliare su di noi. Amen

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