ANNO B – 2 DOMENICA DI PASQUA Gv. 20,19-31

e non essere più incredulo ma credente

Atto penitenziale

- Signore, tu sei veramente venuto da Dio per salvarci dai nostri peccati: abbi pietà di noi.

- Cristo, tu sei il vincitore del mondo e noi sovente ci lasciamo vincere dal mondo: abbi pietà di noi.

- Cristo, tu ci hai donato il tuo Spirito che è verità mentre noi sovente amiamo la menzogna: abbi pietà di noi.


1 Lettura - Nella pagina degli Atti, ci viene descritto lo straordinario effetto sociale del cristianesimo, che ebbe fin dall’inizio.

I primi cristiani sentono subito il bisogno di realizzare quanto Gesù aveva insegnato, di vivere questa comunione, dividendo con gli altri, con i fratelli, quello che ognuno ha. La fede in Gesù trasforma quei primi gruppi di credenti in gruppi generosi, che si sentono uniti anche nella vita quotidiana, e, in una società diversa, ebraica, greca o romana, diventano una nuova società, costruita secondo le leggi che provengono da Dio, come l’Amore.

La Pasqua segna l’inizio della prima Comunità cristiana. Gesù fa nascere il progetto di una nuova umanità.

-Alla legge del potere subentra la legge del servizio.

-Alla legge del possesso subentra la legge della condivisione

-Alla legge dell’individualismo ed egoismo subentra la legge dell’amore.

-Alla legge dell’uomo centro di tutto subentra Dio come principio e fine di tutte le cose.

Questa è la prima comunità cristiana che fa capire che qualcosa di nuovo è scoppiato nel cuore dei primi credenti. Questo giorno di Pasqua segnerà la storia futura di tutta l’umanità.

Verrà chiamato: Dies Domini – Dies Dominica - Domenica, il cui cuore è proprio il memoriale della Pasqua, cioè, non solo il ricordo, ma la rinnovazione del Sacrificio di Cristo che ci salva.

Da qui ci rendiamo conto come per noi cristiani:



Il Vangelo di oggi è quello famoso di S. Tommaso. “Sei come S. Tommaso”, diciamo quando uno non crede a ciò che gli diciamo.

Gesù dice a Tommaso“Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che pur non avendo visto crederanno”, cioè fortunati coloro che credono in Dio senza averlo mai visto con i loro occhi, né toccato, ma solo compreso con la loro intelligenza, con la loro fede.

La fede è una grazia; essa supera i sensi e la conoscenza.

La fede è un abbandonarsi con fiducia,non dimostrabile con la scienza. Noi crediamo perché Dio si è rivelato e d è confermato dalla testimonianza di coloro che poterono essere presenti per decisione di Cristo stesso e per ispirazione dello Spirito Santo, e cioè gli scrittori sacri, autori dei libri ispirati, e la Chiesa alla cui testa si trova in maniera invisibile, Gesù stesso. Per questo la fede è meritoria e benedetta.

Accettare una cosa che vediamo non è un merito, ma credere in qualcosa che non possiamo capire è un sacrificio e perciò un merito.

La fede ci unisce a Dio, ci indica la vera via di salvezza e ci libera così dall’angoscia e dal dubbio.

L’ha detto Dio! E mi basta, ci credo!

La fede rende salda la speranza e, grazie ad essa, ci preserva dalla sfiducia, dalla tristezza e dallo smarrimento. Ci avvicina al soprannaturale e ci assicura così l’aiuto di Dio nei momenti difficili.

La fede ci innalza dalla vita materiale alla realtà spirituale e ci riempie così di gioia e di pace.

Chi non ha dei dubbi sulla terra, angosce,incertezze e talvolta disperazioni?

Ma la fede ci libera da tutto questo. Che cosa dobbiamo temere se Dio è con noi?

E se siamo legati ed uniti a Dio spunta in noi la pace interiore e l’armonia della vita.

Per giungere alla fede abbiamo bisogno però di pentirci del male, di liberarci la coscienza, perché è la colpa e il senso di colpa che suscita in noi l’inquietudine e provoca tormenti spirituali, rimorsi, perché la coscienza è appesantita dai peccati. La colpa non ci lascia in pace; difatti dice bene il profeta Isaia:”Non c’è pace per i malvagi”, mentre il salmo ci assicura:”Grande pace per chi ama la tua legge”.

Accettiamo allora l’invito di Gesù” Non essere più incredulo ma credente”.

Solo così nascerà in noi quella pace che tutti cerchiamo, quella fede che ci rende sereni e felici, cioè fortunati davanti a Dio e che ci farà esclamare con gioia e convinzione in tutte le circostanze della vita:

Mio Signore e mio Dio!”.


PREGHIERA

Signore Gesù, come comprendiamo il povero Tommaso che ha fatto la brutta figura dell’incredulo!

Ma tu sai quanta fatica facciamo anche noi a credere, come siamo pieni di dubbi, di resistenze, di tentazioni, quante conferme ed assicurazioni vogliamo da Te! Alle volte ci pare tutta un’illusione, un’invenzione! Solo che se poi cediamo a queste tentazioni, ci sentiamo crollare la terra sotto i piedi, ci pare di brancolare nella nebbia. Come possiamo avere una fede ferma, senza lasciarci travolgere dai timori e dalle illusioni? Ci rincuora il fatto che Tu ci hai chiamati ”beati” perché crediamo senza averti visto e toccato; ma tu sai anche che la tentazione di Tommaso è sempre presente nel nostro cuore e che, al suo posto, noi avremmo agito allo stesso modo. Manda allora il tuo Spirito su questa nostra povera fede, a ravvivarne la fiamma, a darci più fiducia in Te. Signore Gesù, lasciati toccare nelle tue ferite attraverso l’accettazione delle nostre sofferenze e contraddizioni.

Metti sulle nostre labbra il grido di Tommaso, per aver ritrovato la tua presenza ardente e viva. Fa che la sua stupenda professione di fede s’imprima nel nostro cuore e sia dato anche a noi di invocarti con tutto l’amore e la dolce emozione di queste parole:” Mio Signore e mio Dio”.