Anno B – 14 domenica ordinaria - Mc.6,1-6

Amami come sei
Atto penitenziale

Signore, che hai promesso misericordia a chi si affida a te - abbi pietà di noi.

Cristo, Tu che offri a chi ti accoglie nella sua vita, il dono di diventare figlio di Dio - abbi pietà di noi.

Signore, Tu che con la tua forza e col tuo amore sostieni la nostra debolezza, - abbi pietà di noi.


Ogni uomo conosce, prima o poi, qualche fallimento nella sua vita, fa fiasco in qualche cosa, non riesce a superare una difficoltà, incontra incomprensione, diffidenza, insuccesso, anche se uno ce la mette tutta.

Sono cose che capitano, sono cose umane.

Ci viene invece da pensare che quando si tratta non di cose umane ma divine, tutto dovrebbe andare bene, filare liscio: se Dio parla tutti lo ascoltano; se Dio fa qualcosa, tutti se ne accorgono e lo apprezzano; se Dio comanda, tutti ubbidiscono. E invece non è proprio così.

Quante volte ci dice la Bibbia che le intenzioni, le iniziative, le parole e le opere di Dio non incontrano successo tra gli uomini, e non arriva quella risposta che Lui si aspetterebbe dai suoi figli, che siamo noi..

1 lettura:”Figlio dell’uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me….figli testardi e dal cuore indurito

Anche a Gesù è capitato a Nazaret, nel suo paese. Lì tutti lo conoscono bene; sanno molte cose di Lui, della sua famiglia, del suo carattere, del suo lavoro; restano anche stupiti dei suoi prodigi e dei suoi discorsi, ma quando Gesù si presenta come maestro, come inviato da Dio, e li invita a guardarlo con altri occhi, ad ascoltarlo e accettarlo per quello che fa e dice, allora incominciano a dire:”Dopo tutto è uno come noi, uno qui del paese, niente di più. Se Gesù fosse figlio di Dio dovrebbe presentarsi un po’ più “da Dio”, non come un uomo come tutti gli altri, non essere uno che a Nazareth tutti conoscono fin da bambino come il carpentiere, il figlio di Giuseppe e di Maria…”.

Tutti sappiamo per esperienza che delle persone che ci stanno intorno, parenti, amici, colleghi di lavoro, ci siamo già fatti un’idea, positiva o negativa che poi è difficile cambiare.

Gesù invece rompe questo equilibrio e comincia ad essere un altro, ad uscire dai loro schemi ed emergere con dolcezza, ma con autorità, e si impone alla loro attenzione.

Quelli di Nazaret credono di conoscerlo meglio degli altri. “Credetemi!”, dice loro Gesù, ma essi non gli credono e non si sforzano neanche un momento di capirlo, anche se altri gli credono, anche se ha compiuto miracoli, anzi, dice l’evangelista Luca, che Gesù stesso dice loro:”Voi potreste dirmi: quanto hai fatto a Cafarnao, fallo anche qui nella tua patria…E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì e si meravigliava per la loro incredulità”.

Questa cecità e sordità ce l’abbiamo anche tutti noi nei riguardi di Dio. Anche noi, che pure conosciamo Gesù meglio di quella povera gente, che sappiamo tutto di Lui, sovente siamo abituati alle nostre conoscenze, magari fermi al catechismo imparato da bambini (che poi non capivamo troppo) e non ci impegniamo affatto a scoprirne ogni giorno le novità e la forza che porterebbe nella nostra vita una conoscenza più profonda di Dio e di Gesù. Facciamo il callo, l’abitudine alla Messa domenicale, alla preghiera, anzi quanta gente ha paura delle novità “Si è fatto sempre così”.

Facciamo così anche con la gente, anche in famiglia con le persone che amiamo:quanti pregiudizi, gelosie, critiche infondate, pensando di conoscerli fino in fondo. E invece dobbiamo sempre riscoprire Gesù, ogni giorno nella nostra vita, nelle prove e nelle gioie, nelle persone sofferenti e povere, in un incontro inaspettato, in una parola, un gesto, un avvenimento che ci possono rivelare la presenza e vicinanza di Dio.

Ma è soprattutto nella preghiera che il Signore si manifesta e si fa trovare. A volte in modo inaspettato. Quante volte sentiamo dirci:”Ho fatto un’esperienza magnifica. Domenica mi hanno invitato a fare una cosa mai fatta: un ritiro spirituale. Non sapevo che cosa fosse, ma non ho mai fatto un’esperienza straordinaria così bella: ho veramente incontrato Dio!”.

Gesù non accetta di essere amato e conosciuto per forza e per abitudine, vuole essere sempre “nuovo” per noi, una scoperta continua, in crescita, come accade sempre quando c’è di mezzo l’amore.

Nella persone che amiamo scopriamo ogni giorno qualcosa di nuovo

Egli vuole entrare nella nostra vita, non attraverso nostri eroismi o cose speciali, ma in silenzio, attraverso la nostra debolezza riconosciuta da noi stessi.

Noi siamo sempre preoccupati di mostrarci alla gente nelle migliori condizioni possibili, cerchiamo il loro giudizio , ma davanti a Dio siamo quelli che siamo, siamo nudi, deboli, sporchi di peccato e Dio ci prende come siamo per trasformarci come vuole Lui.

Se non fossimo così deboli, Dio non ci avrebbe amato, non sarebbe venuto per noi, non lo avremmo nemmeno conosciuto. E’ la realtà più bella e consolante della nostra vita.

Ecco perché S. Paolo dice:”Quando sono debole, è allora che sono forte”.

Come il bambino più è piccolo e debole, più è amato, coccolato e assistito dai suoi genitori.

Possiamo continuamente essere salvati da Dio, perché in ogni momento Dio ci tende la mano.

Egli non esclude nessuna debolezza: quanti ammalati ha guarito nel fisico, nella mente, nella volontà, quanti indemoniati ha liberato, quante pene ha consolato, quanti peccati ha perdonato!

Quando ci sentiamo impotenti e perduti, Egli bussa alla nostra porta e chiede di entrare.

A questo punto occorre evitare due grandi errori:

*Si può dire No! Per viltà, perché i nostri peccati ci piacciono e non vogliamo essere corretti; non vogliamo la sua mitezza che guarisca la nostra irascibilità, la sua pazienza che vinca la nostra insofferenza, la sua generosità che vinca il nostro egoismo. Tutti abbiamo delle passioni e peccati da cui non vogliamo distaccarci. Non è questo che spaventa il Signore. L’essenziale è non dirgli che stiamo bene nel nostro sporco e che non vogliamo cambiare, perché Lui capisce che siamo tanto deboli e che ci manca la volontà.

*Ci si può scoraggiare, rassegnarsi alle proprie debolezze, come se fossero malattie inguaribili.

E’ vero, ma abbiamo un Medico capace di curarci e di guarirci. Se non ci fosse, potremmo dire: ”Siamo poveri disgraziatiInvece Lui c’è! Non ripieghiamoci allora tristemente sulla nostra debolezza, pensando di non poter guarire: pentiamoci e proviamo dispiacere, cerchiamo il perdono nella confessione, promettiamo di fare tutto il possibile per correggerci, e cerchiamo di essere convinti di poter guarire, altrimenti non lo tenteremo mai e andremo avanti così per tutta la vita.

Io penso che tutti abbiamo fatto qualche bella esperienza spirituale che ci rende migliori, sereni, ci lancia nel bene e ci fa capire che possiamo essere capaci di cose belle e giuste. Questo è il Gesù di ogni giorno: non sempre gli siamo fedeli, ma Lui ha già messo in conto le nostre infedeltà. Ha chiesto a Pietro di perdonare settanta volte sette, per dire che la sua volontà di perdono è infinita:”Coraggio, ci dice, ricominciate, io sono accanto a voi sino alla fine dei tempi, ogni giorno. La mia potenza e la mia salvezza sono sempre pronti per voi, perché io sono Dio. Il mio nome è Dio che salva ed io vi salvo ogni giorno.

Dobbiamo allora accogliere di più e meglio il Signore nella nostra vita, dare più fiducia alla sua grazia, alla sua potenza, alle sue parole, all’energia dello Spirito, dimenticando le nostre paure e pregiudizi e mettendogli a disposizione, tutta la nostra buona volontà. Che Gesù non debba più dire di noi come ha detto dei suoi compaesani: ”E si meravigliava della loro incredulità!”.


PREGHIERA

O Signore, gli abitanti di Nazareth ti aspettavano come Messia, figlio di David, con i guanti bianchi e la cravatta ed invece tu Signore, sei venuto con la tuta del carpentiere.

A Gerusalemme ti aspettavano con la corona d’oro in testa, ma tu hai preferito una pungente corona di spine.

Anch’io spesso ti cerco dove Tu non ci sei: nel sentimento, nella gloria, nel ricercare le mie soddisfazioni, nelle persone che mi piacciono e mi sono simpatiche, mentre non so vederti dove tu ci sei: nel fare la tua volontà, nella preghiera perseverante e fiduciosa, nel prossimo che ha bisogno di me, nelle difficoltà della vita..

Sei il Dio delle sorprese, perché sei l’amore assoluto. Sei un Dio imprevedibile, perché le tue vie non sono come le mie.. Sappiamo Signore che Tu entri nella nostra miseria per santificarci. Tu vuoi che ti accettiamo non nei grandi gesti che qualche volta accadono nella vita , ma nella piccola nostra storia quotidiana.

Aiutaci a vincere le nostre cecità, per vederti come sei, senza lasciarci vincere dalle nostre comode abitudini e dalla nostra immaginazione e fantasia sentimentale, costruita dalle nostre pigrizie e dal nostro egoismo.

Diventeremo così, nella verità conquistata per la tua vicinanza e grazia, più lieti, più generosi, più puri di cuore, più somiglianti a Te che sei nostro Signore e Padre. Amen