4 domenica tempo ordinario (Anno B)

L’autorità di Gesù

Atto penitenziale

Per tutte quelle volte che non abbiamo dato retta alla tua Parola perché ci sembrava dura e difficile. Signore pietà

Per tutte quelle volte che abbiamo preferito i nostri interessi ai tuoi e a quelli del nostro prossimo. Cristo pietà

Per tutte quelle volte che tu ci hai parlato attraverso i tuoi segni e rappresentanti, e noi abbiamo preferito non ascoltarli. Signore pietà

Una volta c’era più rispetto per l’autorità”, si sente dire sovente.

Può darsi, ma è anche vero che l’autorità ed il rispetto uno deve meritarselo. Uno ha autorità, per quello che dice e specialmente per quello che fa; non solo per il nome o il titolo che porta o per il posto che occupa.

Gesù non aveva alcuna autorità pubblica e sociale, quelle autorità che contano in un paese, in una città, nella chiesa: né civile, né religiosa, tanto meno militare. Non era neanche come un semplice prete.

Gesù di Nazareth era un laico, un cittadino qualunque del popolo di Israele.

Eppure san Marco, dice più volte che Gesù”insegnava come uno che ha autorità e non come gli scribi e i farisei”, le autorità religiose dell’epoca.

La sua autorità veniva tutta quanta da ciò che egli diceva e faceva, cioè dalla perfetta coerenza fra le due cose. (Come del resto capita sovente anche da noi, oggi).

* E la sua parola aveva autorità perché Egli faceva esattamente come insegnava.

Aveva autorità perché egli non cercava il suo prestigio personale e non pretendeva nessun potere sugli altri; perché tutto il suo potere, Gesù lo esercitava contro le forze del male che opprimono l’uomo, affrontava vittoriosamente il maligno, lo metteva a tacere e liberava l’uomo dalla sua influenza nefasta: “E Gesù lo sgridò: taci, esci da quell’uomo. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui”.

Gesù non diceva solo belle parole, non faceva false promesse, non ripeteva quello che sentiamo dire sovente negli slogans politici ed economici di ogni giorno, sui giornali e alla televisione.

* Il discorso di Gesù era nuovo ai suoi tempi, come lo è oggi, come lo sarà sempre: perché è diverso rispetto ai comuni modi di pensare, derivanti dall’esperienza, dalle tradizioni o dal modo di fare della gente. Un discorso che può addirittura sembrare irreale, fuori della vita attuale.

Dice cose vere su Dio, sulla vita, sul destino degli uomini e apre prospettive illuminanti e liberanti. Gesù predicava una dottrina nuova, perché insegnava ad amare Dio con gioia e semplicità di cuore, più che ad adempiere dei doveri religiosi.

Una dottrina nuova, perché insegnava a rispettare tutti, non solo le autorità o la gente per bene…E’ ancora presente, oggi, questo stupore, ogni volta ascoltiamo o leggiamo il Vangelo?

* Eppure Gesù lo propone con autorità, con il tono di uno che sa quel che dice, che non vive sulle nuvole, non parla tanto per parlare e non vuole ingannare nessuno.

Anche quando sembra andare contro al cosiddetto “buon senso del mondo”, senza timore di urtare contro i pregiudizi e la mentalità accomodante di chi lo sta a sentire.

Gesù non era un maestro come tanti altri. Non si appellava all’autorità di altri, neanche a quella di Mosè:” Avete sentito che fu detto, ma io vi dico…”

* Egli insegnava come un profeta, cioè uno che parla a nome di Dio, con l’autorità che viene da Dio, vera ed efficace.

1 lettura: “Io susciterò loro un profeta, in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà nel mio nome, io gliene domanderò conto…”

Ma perché il suo insegnamento possa essere accolto e la sua parola ascoltata, Gesù deve giustamente rimproverare. Dirà un giorno: «Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro» (Gv 8,43s). È per questo che Gesù, «proprio di sabato», nel giorno cioè dedicato al riposo (ma fin tanto che nell'uomo abita il peccato, in lui riposo non c'è), si rivolge a satana e gli comanda: «Taci! Esci da quell'uomo». Non parlare più all'uomo, non comunicargli più le tue menzogne e lascialo, perché non è tua proprietà ma mia, dal momento che l'ho comprato a caro prezzo!

* Ma noi oggi, riconosciamo davvero l’autorevolezza della parola di Gesù?

Sentiamo che questa sua parola è operante in mezzo a noi, come forza che si oppone alle spinte maligne della menzogna e della prepotenza?. Se si, perché allora lasciamo che stampa, televisione e tanti mezzi di comunicazione siano al completo servizio del male, della menzogna, dell’interesse, personale, del sesso e del denaro? Perché non ci impegniamo a leggere il Vangelo, a meditarlo, a viverlo, ad applicarlo alla nostra vita? Per fortuna, ci sono tanti esempi di volontari, di famiglie, di persone che cercano di farlo e di insegnarlo.

Dobbiamo confessare che oggi vi è una crisi di ‘autorità’ nelle parole di coloro che dovrebbero essere a pieno titolo maestri-testimoni: una crisi che ha minato profondamente la società e le istituzioni, forse anche quelle ecclesiali, ma in particolare la scuola e la famiglia. Quando genitori e insegnanti parlano, a volte figli e alunni alzano le spalle, fino al disprezzo delle parole che sentono.

Perché, viene da chiedersi? Ma soprattutto è bene che ci domandiamo: ‘Che cosa insegniamo?’.

Il nostro insegnamento è manifestazione della Parola di Dio o solo il vuoto del mondo?

Proponiamo ideali o compromessi? Facili illusioni, effimeri valori o impegno, responsabilità e pienezza di vita? Dignità e consapevolezza o istintualità e conformismo?

E la Chiesa? Le nostre prediche? Sono davvero Buona Novella?

* Ci sentiamo, noi che veniamo in chiesa, portatori e testimoni efficaci della Parola di Gesù? La condizione indispensabile è di essere leali verso Dio, al Vangelo di Gesù. Lealtà che deve spingerci a mettere in pratica quello che ci chiede, con l’atteggiamento di chi si fida di Dio, gli da credito e gli è docile ed ubbidiente? Riconoscere le nostre debolezze e riconoscere che non è la parola di Dio che è sbagliata, ma siamo noi che non ci impegniamo abbastanza a conoscerla, viverla, ad amarla, in famiglia, nella comunità parrocchiale, nel lavoro, nella vita di ogni giorno!

* Ricordiamoci che anche oggi Cristo «comanda agli spiriti immondi e gli obbediscono»; mette a tacere satana che ci vuol far dubitare di Dio, del suo amore provvidente e paterno, solo se noi lo vogliamo e ascoltiamo la su parola che parla al nostro cuore svelandoci le opere meravigliose e buone che il Padre ha fatto e fa per noi, ma che noi non possiamo vedere se siamo accecati dalle parole menzognere dell'avversario! Ancora oggi è Lui il Profeta, il Figlio dell'uomo, il Signore che viene con potenza, viene a liberarci... ascoltiamolo, ammiriamo in lui il volto di Dio e diamogli fiducia. (Salmo) ( Pregh Euc. Fanciulli 3)

Preghiera

Anche io, qualche volta, Signore, ti parlo come un indemoniato! Che c’entri Tu con me?

Lasciami fare quello che voglio, lasciami razzolare nello sporco e nel buio, lasciami vivere nella menzogna, lasciami sfogare i miei istinti, e non disturbare la mia coscienza, quando sono egoista e prepotente, quando odio qualcuno o trascuro la tua legge. E’ in queste situazioni che Tu incroci la mia strada e ti fermi davanti a me. Con la tua divina statura mi guardi negli occhi, sorridendo ed allargando le braccia.

E’ allora che, vergognandomi di me stesso, per aver fatto finta di non sentire la tua voce, per sfuggire al tuo rimprovero, grido a te il mio pianto ed il mio pentimento:”Hai ragione, Signore, ho voluto fare di testa mia..” E Tu mi fai subito provare il piacere profondo e sincero della vera libertà, che si ha quando si ubbidisce lealmente alla tua voce di Padre misericordioso. Voglio fidarmi di te, Signore e decido di affidarmi a te, affidare la mia vita e tutto me stesso, per poter solo appartenere a te. Non finirò mai, Signore, di ringraziarti, per avermi incontrato!