Le Suore di Casotto
     

Le suore elisabettine sono presenti a Casotto nella casa "San Giuseppe" dal 1956 con una presenza per il periodo estivo come casa di soggiorno per le orfane dell'istituto Bettini di Ponte di Brenta, inizialmente, per le suore successivamente. La comunità è stata costituita in modo stabile nel 1982, con l'impegno di incarnare nel quotidiano un servizio di accoglienza semplice e fraterno delle suore elisabettine bisognose di riposo in tutto il tempo dell'anno. Progressivamente essa si è fatta attenta e si è aperta ai bisogni della chiesa locale e del suo territorio: partecipa infatti con interesse alla sua vita con la preghiera e collabora per quanto le è possibile e la salute e le età lo consentono nelle attività pastorali. Le cinque suore oggi sono presenti nell'animazione delle celebrazioni liturgiche e delle attività caritative. Sono presenti quasi quotidianamente nelle case di riposo del territorio - a San Pietro Valdastico e Pedemonte - con il ministero della "consolazione": ascolto, vicinanza, animazione delle celebrazioni, recita del rosario... con una modalità fraterna di stare da sorelle con la gente.

Forte del dono del carisma di misericordia la comunità si riconosce come comunità di fede condividendo quotidianamente la vita, il tempo, le gioie e le fatiche, il «pane» e il perdono, per vivere la centralità di Dio, suo Bene sommo e senso del suo servizio e sentendosi strumento povero e piccolo affinchè ogni uomo lo possa incontrare come Padre.

 

Elisabetta Vendramini, nacque a Bassano del Grappa (Vicenza) il 9 aprile 1790 da famiglia benestante si distinse nella chiesa come donna di contemplazione e di carità, dapprima nella città natale e poi a Padova, dove nel 1828 fondò l'Istituto delle suore elisabettine, famiglia religiosa di sorelle impegnate a vivere nella Chiesa il primato di Dio e a testimoniare la carità misericordiosa di Dio Padre nella vita in comunità e nel servizio di promozione e di educazione particolarmente nei confronti di chi vive nel bisogno e nella sofferenza, per ridargli la dignità di figlio di Dio.

Elisabetta morì a Padova il 2 aprile 1860. La Chiesa riconobbe l'eroicità delle virtù da lei vissute e la sua opera insigne di carità e di dottrina proclamandola beata il 4 novembre 1990.

 

Elisabetta Vendramini, nello stupore di riconoscersi figlia prediletta di Dio Padre e oggetto della sua misericordia, seguendo l'esempio di Elisabetta d'Ungheria, volle farsi «cuore» di Dio per l'uomo ferito nella sua dignità, e sorella che solleva, consola, medica, istruisce.

La Famiglia da lei fondata ha come elemento essenziale - oltre alla consacrazione a Dio attraverso i voti di obbedienza, povertà e castità - la vita fraterna in comunità sul modello dell'amore trinitario.

E' impegno di ogni suora vivere l'amore ricevuto e donato verso ogni fratello perché egli si riconosca figlio amato e salvato da Cristo e viva secondo la dignità di cui è rivestito.

 

Oggi Le suore elisabettine esprimono il ministero loro affidato nell'ambito   infermieristico-assistenziale  (malati e anziani nelle strutture,   a domicilio  e neidispensari, malati affetti da lebbra e da aids); nell'ambito educativo-socio-assistenziale (minori in disagio, madri nubili, portatori di handicap,adulti senza fissa dimora, immigrati); nell'ambito educativo-scolastico (scuole materne, elementari, insegnamento della religione nelle scuole anche statali...); nell'ambito caritativo-pastorale nelle parrocchie.

La famiglia elisabettina oggi è presente - oltre che in Italia - in Palestina a Betlemme, in Africa: Egitto, Sudan e Kenya, America Latina: Argentina ed Ecuador.

 

Beneficio Curaziale di Casotto:

Un ortino di circa metri quadrati cento e ottanta a fianco della chiesa ed al quale confinano a mattina la casa di Sartori Antonio fu Paolo, a mezzogiorno la piazza, a sera la vallettina della piazza ed a settentrione in campo di Sartori Antonio fu Paolo (P.F.493).

Un altro ortino di circa cento metri quadrati disfatto dal Comune per fare la piazza. In compenso di questo ortino il Comune ha dato al Beneficio Curaziale un orto a mezzogiorno della canonica (P.F.585).

Il godimento della canonica, di proprietà del Comune, consistente in due stallettine a mezzogiorno e di due cantine a settentrione, al pianterreno, del giroscale, di tutto il sottotetto, della dispensa, della cucinetta e di un piccolo locale che serve da lavatoio e per collocare gli utensili da cucina, di una sala, della ritirata, di uno stanzino a mezzogiorno, di una stanza a mattina, di un’altra stanzetta attigua a mattina ed a settentrione, di una stanzetta a settentrione e di un’altra stanza a settentrione.

Il godimento dell’acqua nel lavatoio della cucina e della luce elettrica.

Mobilio: due tavole, un armadio con soprastante vetrina, un lavandino in ferro, un catino, una brocca dell’acqua e uno specchietto.

                                                                  Don Felice Cavada

COMUNE DI CASOTTO Casotto, 3 marzo 1935-XIII Visto si conferma.

         Il podestà Sterchele Bortolo

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