Centenario...
     

Anniversario eccezionale quello festeggiato per il centenario di suor Ubaldina (Teresa) Carotta, ricorso l’8 febbraio scorso in quel di Colà di Lazise.

Nipoti e parenti si sono ritrovati sulle rive del lago di Garda per onorare l’avvenimento tanto atteso.

La giornata è iniziata con la celebrazione della S. Messa presso la cappella della casa, concelebrata dal compaesano mons. Alberto Carotta e accompagnata dal coro parrocchiale di Lazise; le sorelle dell’ordine della Sacra Famiglia, con grande amore e infinita tenerezza, hanno organizzato e curato ogni particolare di questa straordinaria ricorrenza.

Durante gli auguri è anche stato letto un telegramma di felicitazioni inviato direttamente dal Vaticano, a firma del cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, che riportava le congratulazioni di Sua Santità Giovanni Paolo II.

Alla celebrazione è seguito un ottimo rinfresco durante il quale suor Ubaldina al centro dell’attenzione, sempre accompagnata dalla sorella Carmela, ha ricevuto l’abbraccio di tutti.

 

Il saluto della sua comunità.

 

Carissima Suor Ubaldìna,

ti cantava in cuore la freschezza dei vent'anni quando hai detto "si" al Signore. Avevi imparalo ad ascoltare la sua voce nel silenzio delle tue montagne di Pedemonte ed ancor più nella chiesa parrocchiale di Brancafora, che eri solita frequentare.

La vita si svolgeva per te in maniera molto simile a quella dei tuoi coetanei. La valle era povera e senza risorse; la tua famiglia, onesta nella sua dignitosa ristrettezza, ti aveva allenato al senso del sacrificio e del lavoro assiduo e così i piccoli servizi da te resi per aiutare i genitori nei lavori agricoli, condotti sui magri pascoli pedemontani, costituivano un esercizio costante, adattò a percepire il senso della vita e del segreto che la abita.

Con i fratelli che riempivano con le loro voci la casa, avrai giocato, cantato, vissuto le prime esperienze scolastiche, nello stupore di conquiste nuove.

Poi l'evento inatteso e indimenticabile, legato allo scoppio della grande guerra, giacché Pedemonte era ancora comune austriaco. Fame, umiliazioni, timore divennero quotidiani, ma al Signore sono piaciuti i tuoi vent'anni. Cosi, sostenuta da una grande fede, hai chiesto di entrare nell'Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, Madre Maria il 13.03.1925 ti attendeva a cuore aperto. Chissà quante volte negli anni della tua formazione hai sentito le sue parole, i suoi incoraggiamenti, il suo invito ad essere vere Pìccole Suore. Sapeva di poter contare su di te, Madre Maria! Per questo ti inviò, dopo soli due mesi dall'entrata, a Sottomarina e quindi a Genova. Ritornasti in Casa Madre nel 1927, per preparare il tuo cuore alla risposta gioiosa al suo disegno d'amore con la Professione. Il "Sì" di quel giorno, ratificato con la Professione perpetua il 7 giugno 1934, ha illuminato per sempre il tuo cammino.

Eccoti nel 1928-1929 a Viterbo dove fu possibile conseguire il Diploma per l'abilitazione all'esercizio dell'arte di infermiera, titolo che ti fu utile anche a Milano come infermiera a domicilio nel rione di Porta Venezia. Ma l'esperienza che ha impreso nel tuo cuore e nella tua vita un'impronta indelebile è stata quella vissuta all'Ospedale Pizzardi di Bologna, dal 1930 al 1976, specializzato nella cura degli ammalati di tubercolosi. Tutti sapevano che si potevano correre grandi rischi per la propria salute, negli anni in cui la TBC mieteva molte vittime. I nove lustri di vita e di dedizione verso gli ammalati, ti hanno resa particolarmente sensibile alla sofferenza. Hai visto in quegli anni tante consorelle venir meno, perché colpite dal tenibile male.

La tua dedizione non poteva rimanere nascosta. Per questo la Federazione Italiana contro la Tubercolosi, quale riconoscimento morale, ti conferì la medaglia d'argento "Carlo Forlanini" per l'attività svolta negli Istituti di cura e di prevenzione della tubercolosi

Come caposala con funzioni direttive sul personale infermieristico, "badavi che il servizio di assistenza agli infermi avvenisse nel modo più conforme e rispondente alle necessità assistenziali, nelle quali avevi dimostrato ottime qualità, - come ricordava il primario.

Anche a San Michele in Bosco hai continuato a servire i fratelli bisognosi e a chinarti con amore su coloro che attendevano una parola di conforto e di speranza.

E l’aria del Trentino fu propizia e ristoratrice per te. Presso la casa di riposo di Rovereto sei rimasta, come la gioia del continuo “pregare, lavorare, patire”, che fin dagli inizi del cammino hai sentito ripetere e, soprattutto, hai visto realizzato nella vita di tante sorelle.

Da dieci anni nella Casa di Colà sentiamo la preziosità della tua offerta e del tuo dono.

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