Quello che si dice...
     

... E QUELLO CHE NON SI SA

Se dal 20 marzo in poi tutte le parole dette da Bruno Vespa e soci fossero bombe saremmo davanti al più grande bombardamento della storia. Si è detto tutto e il contrario di tutto. Resta un’unica certezza: c’è un’umanità che soffre. Tanto per avere un’idea ci siamo presi la briga di andare nel grande “mercato” di Internet per fornirvi le schede di Saddam Hussein e di Gorge W. Bush 43° presidente degli Stati Uniti d’America. Vale la pena di leggerle. Ci sono cose risapute ma anche qualche novità…

 

SADDAM HUSSEIN

Nato nel villaggio di Al Quja, vicino a Takrit, cittadina sul Tigri, il 28 aprile 1937. Figlio indesiderato dalla madre fu chiamato Saddam, il cui significato è “portatore di sventura” e fin dalla sua tenera età ha mostrato la sua indole violenta e sanguinaria. Trascorse i primi dieci anni pascolando percore e rubando galline totalmente analfabeta e vessato dal padre violento e ignorato dalla madre. A dieci anni commette il suo primo omicidio . a dodici ne avrà già commessi cinque. Girava sempre accompagnato da una verga di ferro che usava sui compagni e dopo averla resa incandescente su incolpevoli animali che incrociavano la sua strada. Si trasferisce a Bagdad e a 18 anni si iscrive alle cellule clandestine del partito Baath. Nel 1956 partecipa ad un complotto, che fallisce, contro il re Faisal II. Tre anni più tardi fa parte di un gruppo di baathisti che sparano sul nuovo leader iracheno, il generale Qassem. Ferito alla gamba Saddam si rifugia prima in Siria e poi in Egitto.

Tra il 1959 e il 1963 Saddam vive al Cairo. Nel 1963 quando torna a Baghdad, il Baath prende il potere per pochi mesi, ma un colpo di stato ricaccia il partito nella clandestinità. Saddam viene arrestato nel 1964, ma evade, due anni più tardi, per preparare un golpe che, nel luglio 1968, porta di nuovo il Baath al potere.

Saddam diventa segretario generale aggiunto del ''comando generale'' del Baath e tre anni più tardi, vicepresidente della repubblica, secondo soltanto a Hassan el Bakr, presidente del Consiglio del Comando della rivoluzione e capo dello stato. Questa ascesa al potere Saddam la vince grazie al clan dei takriti, alla sua mancanza di scrupoli nell'eliminare gli avversari e alla fitta rete spionistica che ha costruito. Nel 1969 è già l'uomo forte dell'Iraq e in questa veste in dieci anni diventa il promotore di profonde riforme nel paese.Il regime viene strutturato in modo poliziesco.

Nel 1975-1976 vengono trasferiti con la forza nel sud dell'Iraq circa 300mila curdi che reclamano l'autonomia e contro gli stessi curdi non esiterà a utilizzare gas letali nel 1988 causando migliaia di morti (si parla di trentamila).  Nel luglio 1979 Saddam costringe alle dimissioni il presidente El Bakr e assume i pieni poteri. Dopo i curdi tocca agli sciiti, maggioritari nel paese. Sempre nel 1979 Saddam ne fa arrestare diverse migliaia e l'anno seguente fa assassinare in prigione il loro capo spirituale, l'ayatollah Bagher Sadr. Anche dopo la prima guerra del Golfo subiranno una forte epurazione per aver appoggiato le truppe occidentali.

Saddam stringe più forti legami economici con gli Usa, anche se le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono rotte dal 1967. La presa degli ostaggi americani nell'ambasciata americana a Teheran nel novembre 1979 è l'occasione per Saddam di dimostrare che egli può essere il protettore dei paesi arabi dinanzi all'avanzare della rivoluzione khomeinista e il difensore degli interessi occidentali.

Il 22 settembre del 1980 esplode la guerra contro l'Iran, causata dall'occupazione, avvenuta nel 1973, di alcuni territori da parte dell'Iran. Nel 1988 il conflitto si chiude senza nessun sostanziale cambiamento territoriale per le parti. L'unico risultato è l'ingente numero di morti per entrambi -600mila tra gli iraniani e 400mila tra gli iracheni- e una perdita economica stimabile intorno ai mille e 200 miliardi di dollari americani.

Nell’81 ebbe a scrivere: “Tre specie Dio non avrebbe dovuto creare: i persiani, gli ebrei e le mosche. I persiani (iraniani n.d.r.) perché sono animali a cui Dio ha dato la forma di esseri umani, gli ebrei perché sono un concentrato dell’immondizia e degli scarti di diversi popoli. In quanto alle mosche Dio le fece per uno scopo assolutamente incomprensibile…”

Il rais individua nella superproduzione petrolifera del Kuwait e degli Emirati una guerra economica diretta contro l'Iraq in difficoltà.

Il 2 agosto del 1990 Saddam sferra l'attacco contro il Kuwait e, rapidamente lo invade. L'aggressione provoca forti condanne a livello internazionale e la minaccia di intervento da parte dell'esercito americano. Il contingente alleato (partecipano più di trenta paesi) interviene il 17 gennaio 1991 e conduce l'Iraq ad una rapida sconfitta. In soli 42 giorni l'alleanza guidata dagli Usa travolge l'esercito del rais (28 febbraio 1991).

Le misure restrittive imposte all'Iraq dalle Nazioni Unite, hanno l'intento di costringere il Paese all'abbattimento dell'arsenale militare, così come stabilito negli accordi di pace del '91. Le sanzioni portano ad un rapido declino dell'economia irachena. Tutto ciò non sembra aver indebolito il suo potere.

Nel 1994 promuove nuove azioni militari nelle zone circostanti il Kuwait, ma le pressioni internazionali lo costringono ad una veloce ritirata. Nel febbraio del 1998 Hussein provoca una nuova crisi a livello internazionale, minacciando di ricorrere a "nuove strategie" se le sanzioni non verranno sospese. In questa occasione la diplomazia riesce ad evitare l'intervento di forza da parte degli americani. Ma nell'ottobre dello stesso anno Saddam sospende la collaborazione con gli ispettori, addetti alle ispezioni sull'esercito e l'industria militare, dell'Unescom (ente che si occupa dei controlli in Iraq) impedendo di fatto l'applicazione della risoluzione. Si apre la settima crisi dall'inizio della guerra del golfo.

 

GEORGE W. BUSH

Figlio di George Bush senior, presidente degli Stati Uniti dal 1988 al 1992, e Barbara Bush, ha un fratello minore Jeb, attualmente governatore della Florida. Sposato con Laura Welch, che incontra il 17 luglio 1977. E' padre di due gemelle, Barbara e Jenna. Protestante di confessione metodista, si è laureato dal 1968 all'università di Yale, come il padre Bush senior. E' chiamato anche George Dubya, riproducendo il suono di una 'double u' pronunciata con accento texano, per distinguerlo dal padre. Va notato che questa parola in americano significa anche “lo stupido”. Non gli piace leggere i libri che raccontano la politica, soprattutto se ponderosi, come del resto non gli piacciono i politici in generale. E' appassionato di baseball. Negli anni settanta fu arrestato due volte per guida in stato di ebbrezza e fermato per detenzione abusiva di stupefacenti.

Consegue nel 1975 un master in business administration all'università di Harvard e dal 1968 al 1973 è pilota della Guardia Nazionale Aerea del Texas. Nel 1975, prima di iniziare la carriera politica, lavora nella società petrolifera Spectrum Corporation nel Midland e fino al 1986 nell'industria energetica Harken Energy Corporation. Nel 1978 è candidato nel partito Repubblicano ed è eletto alla Camera dei rappresentanti del Texas. Nell'88 cura come consigliere la campagna elettorale per le presidenziali del padre. Nel 1989 acquista, con un gruppo di soci, la squadra di baseball dei Texas Rangers.

All’inizio degli anni ottanta, con alle spalle il padre, vice di Reagan, grazie anche alle relazioni economiche del suo amico James Bath che lo mette in contatto con Salem Bin Laden, fratello del più famoso Osama e con Khaled Bin Mafouz, cognato di Salem e Osama, banchiere della famiglia reale saudita e responsabile di due organizzazioni che oggi come oggi sono nel mirino dell’FBI perhè considerate coperture di Al Qaida, e grazie a fondi di “amici” paterni (4,7 milioni di dollari) , fonda la “Arbusto Energy Inc.” che però dopo qualche mese sarà costretta a dichiarare fallimento.Anche sul suo servizio militare ci sono molte ombre. Sui previsti 6 anni di ferma (dal 68 al 73) ne avrebbe fatti solo tre saltando la guerra del Vietnam.

Gran parte dei suoi “successi” sono, secondo alcune fonti, frutto di tante spinte paterne e anche di qualche colossale truffa soprattutto a danno della Harken. Imbeccato dal padre e dalla CIA che sapeva benissimo cosa stava accadendo nel Golfo Persico pochi giorni prima dell’invasione del Kuwait nel 1990 vende il 60% delle sue azioni incassando 848.000 dollari. Le stesse azioni dopo l’invasione verranno svalutate del 25%. Di certo da molti che lo conoscono non è definito come un genio.

Nel 1994 diventa governatore del Texas fino al 1998.

 Il 13 dicembre 2000, dopo una campagna elettorale tra le più lunghe e incerte delle storia americana, George W. Bush viene eletto 43esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Le votazioni si svolgono il 7 novembre, ma serviranno cinque settimane per la proclamazione ufficiale. I voti degli stati "tossup date" vengono infatti scrutinati più volte, anche a mano, a causa dello scarto troppo ridotto, solo il cinque per cento, tra lui e il candidato democratico Albert Gore. La Corte Suprema degli Stati Uniti, con sette voti favorevoli e due contrari, interviene alla fine dando la vittoria a Bush junior.  E' il primo governatore del Texas che diventa presidente, ed è il secondo presidente ad aver avuto un padre anch'egli presidente.

Durante il discorso nella sede della camera dei rappresentati del Texas, Bush dice di voler creare: "un' America che sia istruita, così che ogni bambino abbia le chiavi per poter realizzare quel sogno; e un'America che sia unita nelle nostre diversità e nei nostri valori condivisi che sono più grandi della razza o dell'appartenenza di parte. L'America - dice ancora - deve incoraggiare la stabilità da una posizione di forza, mettendo la sicurezza nazionale al primo posto e impegnandosi a sviluppare il sistema di difesa missilistico".

Sul versante estero dichiara subito: linea dura con la Cina e con l'Iraq; incentivazione delle spese militari e utilizzo delle truppe solo nei casi in cui sia in gioco l'interesse nazionale. La sua parola d'ordine in politica è "conservatorismo compassionevole": mitigare i principi della politica conservatrice con i precetti liberali della carità cristiana. La sua strategia consiste nel portare sempre un accenno di interesse verso i sostenitori di una causa senza però prenderne apertamente le parti.

 

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