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Una delle immagini
classiche del Natale è quella del presepio che spesso decora le nostre case ma
non solo. In tutte e tre le comunità la realizzazione del presepe è frutto
prezioso di fantasia, generosità e perizia. È un dono grande quello di tante
persone che per tempo si mettono di buona lena per realizzare sfondi, movimenti
e quant’altro per offrire ogni anno qualcosa di nuovo per quanti li visitano,
fermandosi a volte dopo una giornata in montagna. Di quale presepe parlare?
È un dilemma… e allora per non fare torto a nessuno quest’anno riprendiamo
un po’ la storia del presepio, dalle suo origini fino ad oggi. Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la
Natività. Nei loro brani c'è già tutta la sacra rappresentazione che a
partire dal medioevo prenderà il nome latino di praesepium ovvero recinto
chiuso, mangiatoia. Si narra infatti della umile nascita di Gesù,
"in una mangiatoia perché non c'era per essi posto
nell'albergo", dell'annunzio dato ai pastori; dei magi venuti da oriente
seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano già
re. Questo avvenimento così familiare e umano se da un lato colpisce la
fantasia dei paleocristiani rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che
si fa uomo, dall'altro li sollecita a rimarcare gli aspetti trascendenti quali
la divinità dell'infante e la verginità di Maria. Così si spiegano le effigi
parietali del III secolo nel cimitero di S. Agnese e nelle catacombe di Pietro e
Marcellino e di Domitilla in Roma che ci mostrano una Natività e l'adorazione
dei Magi, ai quali il vangelo apocrifo armeno assegna i nomi di Gaspare,
Melchiorre e Baldassarre, ma soprattutto si caricano di significati allegorici i
personaggi dei quali si va arricchendo l'originale iconografia: il bue e
l'asino, aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia,
divengono simboli del popolo ebreo e dei pagani; i Magi il cui numero di tre,
fissato da S. Leone Magno, ne permette una duplice interpretazione, quali
rappresentanti delle tre età dell'uomo: gioventù, maturità e vecchiaia e
delle tre razze in cui si divide l'umanità: la semita, la giapetica (da Jafet)
e la camita secondo il racconto biblico; gli angeli, esempi di creature
superiori; i pastori come l'umanità da redimere e infine Maria e Giuseppe
rappresentati a partire dal XIII secolo, in atteggiamento di adorazione proprio
per sottolineare la regalità dell'infante. Anche i doni dei Magi sono
interpretati con riferimento alla duplice natura di Gesù e alla sua regalità:
l'incenso, per la sua Divinità, la mirra, per il suo essere uomo, l'oro perché
dono riservato ai re. A partire dal IV secolo la Natività diviene uno dei temi
dominanti dell'arte religiosa e in questa produzione spiccano per valore
artistico: la natività e l'adorazione dei magi del dittico a cinque parti in
avorio e pietre preziose del V secolo che si ammira nel Duomo di Milano e i
mosaici della Cappella Palatina a Palermo, del Battistero di S. Maria a Venezia
e delle Basiliche di S. Maria Maggiore e S. Maria in Trastevere a Roma. In
queste opere dove si fa evidente l'influsso orientale, l'ambiente descritto è
la grotta, che in quei tempi si utilizzava per il ricovero degli animali, con
gli angeli annuncianti mentre Maria e Giuseppe sono raffigurati in atteggiamento
ieratico simili a divinità o, in antitesi, come soggetti secondari quasi
estranei all'evento rappresentato. Dal secolo XIV la Natività è affidata
all'estro figurativo degli artisti più famosi che si cimentano in affreschi,
pitture, sculture, ceramiche, argenti, avori e vetrate che impreziosiscono le
chiese e le dimore della nobiltà o di facoltosi committenti dell'intera Europa,
valgano per tutti i nomi di Giotto, Filippo Lippi, Piero della Francesca, il
Perugino, Dürer, Rembrandt, Poussin, Zurbaran, Murillo, Correggio, Rubens e
tanti altri. Il presepio come lo vediamo realizzare ancor oggi ha origine,
secondo la tradizione, dal desiderio di San Francesco di far rivivere in uno
scenario naturale la nascita di Betlemme, con personaggi reali, pastori,
contadini, frati e nobili tutti coinvolti nella rievocazione che ebbe luogo a
Greccio la notte di Natale del 1223; episodio poi magistralmente dipinto da
Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. Primo esempio di
presepe inanimato, a noi pervenuto, è invece quello che Arnolfo di Cambio
scolpirà nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue
nella cripta della Cappella Sistina di S. Maria Maggiore in Roma. Da allora e
fino alla metà del 1400 gli artisti modellano statue di legno o terracotta che
sistemano davanti a un fondale pitturato riproducente un paesaggio che fa da
sfondo alla scena della Natività; il presepe è esposto all'interno delle
chiese nel periodo natalizio. Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma
ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli ad opera di Carlo III di
Borbone e nel resto degli Stati italiani. Nel '600 e '700 gli artisti napoletani
danno alla sacra rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività
nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi della
nobiltà, della borghesia e del popolo rappresentati nelle loro occupazioni
giornaliere o nei momenti di svago: nelle taverne a banchettare o impegnati in
balli e serenate. Ulteriore novità è la trasformazione delle statue in
manichini di legno con arti in fil di ferro, per dare l'impressione del
movimento, abbigliati con indumenti propri dell'epoca e muniti degli strumenti
di svago o di lavoro tipici dei mestieri esercitati e tutti riprodotti con
esattezza anche nei minimi particolari. La diffusione a livello popolare si realizza pienamente nel
'800 quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe in casa
riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali - statuine
in gesso o terracotta, carta pesta e altro - forniti da un fiorente artigianato.
A Roma le famiglie importanti per censo e ricchezza gareggiavano tra loro nel
farsi costruire i presepi più imponenti, ambientati nella stessa città o nella
campagna romana, che permettevano di visitare ai concittadini e ai turisti. Oggi dopo l'affievolirsi della tradizione negli anni '60 e
'70, causata anche dall'introduzione dell'albero di Natale, il presepe è
tornato a fiorire grazie all'impegno di religiosi e privati che con associazioni
come quelle degli Amici del Presepe, Musei tipo il Brembo di Dalmine di Bergamo,
Mostre, tipica quella dei 100 Presepi nelle Sale del Bramante di Roma;
dell'Arena di Verona, rappresentazioni dal vivo come quelle della rievocazione
del primo presepio di S. Francesco a Greccio e i presepi viventi di Rivisondoli
in Abruzzo o Revine nel Veneto e soprattutto la produzione di artigiani
presepisti, napoletani e siciliani in special modo, eredi delle scuole
presepiali del passato, hanno ricondotto nelle case e nelle piazze d'Italia la
Natività e tutti i personaggi della simbologia cristiana del presepe. PREGHIERA PER LA PACE Signore… Fa che tutti i bambini del
mondo si diano la mano, formando
un grandissimo girotondo. Che siano di pelle scura
oppure chiari l’importante è che si
sentano tutti uguali. Fa sparire l’odio, la
guerra, così che torni la pace su
tutta la terra. Tu che ci hai creati tutti
uguali… ma pochi sono ricchi e
troppi muoiono di fame. I cannoni e i carri armati, trasformali tutti in falci
e aratri. Fa che tutti abbiano una
casa per abitare e un pezzo di terra da
coltivare. I potenti apran le porte
dei loro regni anche alle persone povere,
che secondo loro non son degne. Le differenze le fan loro,
i potenti, non la sorte… ma siamo certi che anche
per loro tutto finirà Con la morte. Imploreranno pietà. Quando saranno lassù a te
vicini dimenticando quanto sulla
terra erano meschini. Signore, un mondo senza
orrori, violenza e guerra vorrei vedessero tutti i
bambini su questa terra. Confini e barriere fai del
tutto cadere così che la gente in
faccia si possa vedere. In qualsiasi luogo fa che
possian stare, senza dover temere alcun
male. Libera i nostri cuori da
ogni pena Spezza del carcerato la
catena. Sulla bocca di tutti, fa
splendere il sorriso, sognando domani con Te in
paradiso. Solo così potremo assieme
gridare su tutta la terra, finalmente siamo tutti
fratelli, è finita la guerra!!!
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