Pagine Ingiallite
     

DESTINAZIONE BRANCAFORA DI PEDEMONTE

 

Inizio questo articolo con un aneddoto che riguarda il nostro attuale parroco, don Giacomo. Anzi arciprete (come spiega l’articolo successivo). A un confratello che gli chiese in che parrocchia facesse servizio, questi aveva risposto che aveva rifiutato, prima di lui, le parrocchie di Pedemonte e Casotto. Per tutta risposta don Giacomo gli disse: “No te se cosa che te ti si perso”.

Ma cosa centra questo con le pagine ingiallite? È subito detto. Il racconto di questo articolo ci parla di un giovane cappellano che 115 anni fa, mandato a Brancafora, mise a dura prova la propria psiche.

Non so voi, ma io me lo immagino questo novello sacerdote che arriva sul maso stanco, pieno di polvere, con una valigia in mano. È quasi notte, non c’è nessuno sulla piazza della chiesa, ma lassù da una finestra della canonica esce una flebile luce; intuisce che quello sarà il suo posto.

È il 18 settembre 1887, sono passati dodici giorni dall’arrivo del cappellano ed è parroco a Brancafora don Bartolomeo Gubert.

A un certo punto questi, stanco, prende carta e penna e scrive…

 

Ill.mo e rev.mo P.V. Ordinariato di Trento

 

Il cooperatore (cappellano n.d.r.) destinato per Brancafora Sig. Don Antonio Tommasini di Cles sacerdote novello appena arrivato qui incominciò a piangere lagnandosi dell’orrida posizione del luogo, della eccessiva distanza dalla sua patria, della mancanza di società in cui deve qui trovarsi che io tentavo tutti i mezzi per acquetarlo, ma a nulla valsero né le persuasioni caritatevoli da me usate, né una qualche espressione alquanto severa adoperata per provare se almeno per timore si adattasse, tutto fu inutile. Egli continua a piangere. Sono dodici giorni da che si trova qui, e sono quindici quelli in cui piange.

            Credetti mio dovere di ciò far conoscere al R.mo Ordinariato onde il sacerdote non abbia da logorarsi la salute ed io non fossi poi una qualsiasi volta incolpato, il R.mo Ordinariato poi prende quella disposizioni che crede. Per mia giustificazione poi cioè perché non voglia il R.mo Ordinariato giudicare, che io o la canonica potessimo essere di ciò la causa, mi riferisco ai cooperatori, che mi furono per il passato assegnati. Si chieggan informazioni da don Francesco Ochner, da don Antonio Zampredi, don Daniele Martinelli, da don Giuseppe Tommasini, benchè confido che l’Ordinariato sia persuaso, che io non manchi di adempiere il mio dovere, per questo quanto permettono le mie forze, e le circostanze locali, coi cooperatori.

 

Dalla Canonica Parrocchiale

Brancafora lì 18 settembre 1887

 

                                                                                    Dev.mo

                                                                        P.B.meo Gubert par.co

 

Questo fatto, tuttavia, non costituisce la regola, ma una rara eccezione, perché generalmente i parroci e i cappellani si sono ben trovati e ambientati con la gente del nostro paese.

Inoltre il parroco di Brancafora aveva a disposizione tutto il “Maso”: campi, prati e boschi che gli garantivano una non trascurabile rendita.

Nei secoli passati, quando regnavano miseria e carestia, il possesso del “Maso” significava, come minimo, aver garantito il pasto quotidiano.

 

                                                                        Mario Longhi organista

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