Pagine ingiallite
     

I

Leggendo e rileggendo le vecchie carte che compongono l’archivio parrocchiale, pagine ormai ingiallite e segnate dal tempo, alcune cose finiscono inevitabilmente per lasciare una traccia, un segno distintivo, fino a divenire quasi familiari. Fra queste spiccano per importanza le firme dei parroci e dei cappellani che si sono susseguiti nel tempo alla guida della nostra comunità. Firme a suggello di documenti della più svariata natura, più o meno importanti, più o meno interessanti; firme dall’eleganza e dalla raffinatezza ormai estremamente rare, testimoni di un mondo dove il tempo scorreva più lento permettendo di curare i particolari; firme a cui la nostra immaginazione cerca istintivamente e pateticamente di associare un volto; tratti di penna che in qualche modo rappresentano elementi distintivi di persone che hanno condiviso e contribuito a scrivere la nostra storia e che pertanto meritano ancora oggi il nostro apprezzamento e la nostra riconoscenza.

Come sappiamo però, l’avvento della fotografia ha permesso di registrare fedelmente immagini e volti e di tramandarli e conservarli nel tempo a perenne memoria. Ecco allora che, da un certo periodo in avanti, quelle firme, quella scrittura rimandano a volti e a persone precise, a lineamenti certi, ad immagini reali, quasi conosciute, e di colpo tutto diventa più chiaro, più comprensibile, più interessante, più storicamente documentato.

Uno dei primi esempi di documentazione fotografica, ancorché esigua, ma estremamente significativa va riferito al Parroco Don Giuseppe Svaldi.

Iniziamo quindi da lui una serie di articoli dedicati appunto ad alcuni Pastori d’anime che da Brancafora hanno guidato la nostra comunità.

Poche o tante le notizie che di ciascuno daremo, con o senza ausilio fotografico, sarà comunque il nostro modo di farli conoscere, di farli apprezzare e di ringraziarli,  magari suggerendo per loro una preghiera.

 

Per quanto riguarda Don Giuseppe Svaldi possiamo partire da questa fotografia per poi seguire Mario Longhi (organista) nelle sue ricerche tese a raccogliere ogni utile notizia che lo potesse riguardare.

 

Bellissima Brancafora, antica come mai si era vista. Sulla sinistra  si nota la parete della cappella del cimitero che, ricordo, a quell’epoca era intorno alla chiesa e di cui questa rappresenta la prima immagine. Per datare con verosimile approssimazione tale foto ho cercato di riconoscervi qualcuno:  un giovane cappellano, il parroco o forse un vescovo … ma mancava un sicuro riferimento che non lasciasse dubbi. Finché, per una circostanza fortuita, non mi capitò tra le mani un’immagine che ritraeva la lapide di certo Don Giuseppe Svaldi, ex parroco di Pedemonte, con tanto di foto. Eccola qui, posta nel cimitero di Piazze di Pine’ e sulla quale si legge testualmente:

”L’ANGELO DELLA IMMORTALITA’

QUI VEGLIA GLI AVANZI MORTALI

 DEL M.R. DON GIUSEPPE SVALDI

 EX PAROCO DI PEDEMONTE

PER DOLCEZZA DI SPIRITO

OTTIMO CUORE  CANDORE DI VITA

CARO A DIO ED AGLI UOMINI

RAPITO IMMATURAMENTE

AL BENE DELLE ANIME

ADDI’ 4 OTT. 1895 NELL’ETA’ DI 48 ANNI”

 

Ebbene da un semplice confronto è stato facile capire che era proprio lui il parroco ritratto sulla destra. E dato che di un evento importante si doveva trattare per meritarsi una foto, a quei tempi, si può presumere che riguardasse o l’ingresso o più probabilmente la partenza di Don Svaldi; evento comunque grazie al quale possiamo ora ammirare questa meravigliosa panoramica della Brancafora di fine ottocento. Dall’archivio parrocchiale risultò poi che egli fu qui parroco dal 1884 al 1892 , ed  a quegli anni risale dunque la foto. Ecco un estratto del documento che attesta la presa di possesso della Parrocchia

Nativo di Piazze di Pine’, nel 1892 fu costretto a lasciare la nostra comunità per motivi di salute e tre anni dopo, nel 1895, morì alla giovane età di 48 anni. Questo il documento che ne attesta la rinuncia e accanto la memoria che sono riuscito ad avere dai gentili famigliari che nel  settembre del 2004 ho rintracciato a Piazze, tra cui Edvige, una simpatica signora che è rimasta piacevolmente sorpresa del mio interessamento nei confronti dello zio Don Giuseppe, e con la quale ho poi mantenuto i contatti.

 Di Don Svaldi ricordiamo anche l’accorato tentativo del 1887, già riportato in passato su questo bollettino da Alberto Baldessari, di far riconoscere nuovamente alla Chiesa di Brancafora l’ambito titolo di Arcipretale, che già le era appartenuto fino al 1846. Non ebbe però fortuna in quell’occasione e solo molto più tardi, nel 1928 tale titolo verrà ripristinato e tuttora contraddistingue  la nostra Chiesa, motivo di orgoglio per tutti noi.

Poco altro possiamo dire, se non che certamente ha ben operato e si è fatto sicuramente ben volere dalla popolazione tanto che una S.Messa in sua memoria è stata fatta celebrare dal fabbriciere a quasi vent’anni dall’abbandono, come risulta dal seguente documento

 

Questo era Don Giuseppe Svaldi, “rapito immaturamente al bene delle anime” alle quali ha dedicato la breve esistenza. E noi vogliamo pensare che qui ha dato molto ma che qui ha anche molto ricevuto, se il suo paese, a ricordo e a sintesi di una vita per gli altri, tra le poche righe di commiato impresse nel marmo a sfidare il tempo, ha ritenuto importante e giusto definirlo “ex Paroco di Pedemonte”, quasi un estremo tentativo di ricongiungere con un legame perenne il buon parroco ai suoi amati parrocchiani di un tempo.

E questa firma autografa con tanto di timbro, estratta da un documento autentico, valga per noi quale ideale conferma che questo breve ma significativo ricordo è giunto fino a lui e da lui è stato gradito.

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