Lavori in corso
     

     

Non si può certo dire che sia stata un’estate tranquilla quella appena trascorsa. Se non altro dal punto di vista delle… impalcature e delle cazzuole!

Sia a Casotto che a Pedemonte sono stati effettuati lavori consistenti.

Nella chiesa dedicata a S. Giovanni Nepomuceno è stato sostituito il tetto fatto con tegole canadesi che di frequente, negli ultimi anni, venivano divelte dal vento. Inoltre, questa primavera si erano notate delle infiltrazioni d’acqua all’altezza dell’abside. Un lavoro abbastanza rapido compiuto nel giro di venti giorni dalla ditta Arcigni di Carrè che ha posto in opera il nuovo tetto in rame anche sulla parte sovrastante la sacrestia.

È un’opera destinata a durare nel tempo vista la durata del rame che non è facilmente soggetto ad usura.

Naturalmente, si sa, le cose di qualità hanno il loro prezzo… e allora il conto finale è stato di una certa consistenza. Fra il noleggio dell’impalcatura e il lavoro portato a termine la spesa finale è stata di 28.200,00 € la gran parte dei quali pagati dalla Regola, praticamente l’80%. Regola a cui va il nostro sentito grazie anche per l’incoraggiamento a fare questi lavori che non sono certo piccola cosa e che ci hanno consentito di fare un altro significativo passo nella conservazione della nostra chiesa.

 

Discorso molto più complesso e articolato è quello che riguarda la chiesa parrocchiale di Brancafora “teatro delle operazioni” dal 17 agosto al 29 novembre per il grosso lavoro di risanamento dall’umidità di risalita che affliggeva in modo vistoso le pareti della chiesa, soprattutto sul lato nord, verso la casa di riposo.

Di per sé il lavoro della ditta Gnaoto di Rosà non è stato lungo: in poco più di un mese hanno eseguito il loro lavoro che consisteva prima nella iniezione di una malta antiritiro per consolidare i muri e impedire che la seconda serie di iniezioni, quelle di resine chimiche, si disperdessero nei muri. La barriera di resine chimiche fatta a 15 cm dal livello del pavimento impedisce il risalire dell’umidità dal sottosuolo.

Ma ciò che è ha caratterizzato questi mesi di lavoro (oltre alla spesa evidentemente) è stata la partecipazione, la dedizione e la generosità dei volontari, quasi cinquanta persone, che hanno messo a disposizione tempo, forza e perizia.

In primo luogo per “svuotare” la chiesa e demolire complessivamente, tra interno ed esterno, 310 mq di intonaci. Inoltre si è messo mano alla bonifica della stradina a nord della chiesa con la rimozione di gran parte del materiale e della vecchia cisterna del gasolio per porre in opera un tunnel di aerazione e il convogliamento di tutti i pluviali.

Anche durante il periodo di intervento da parte della ditta preposta c’era sempre qualcuno al lavoro per un motivo o per l’altro. È stata occasione per rimettere a nuovo anche la porta centrale che adesso fa veramente onore alla facciata della chiesa. Tanti lavoretti qua e là fino a quando è arrivata la “chiamata alle malte” il 31 ottobre. E allora ecco i muratori darci dentro “de cassola e fraton”.

L’ultimo “colpo” è stato dato la mattina del 22 novembre dopo di che si è dato spazio ai colpi delle campane che hanno suonato a festa mentre si brindava alla fine (o quasi) dell’opera. Gli ultimi giorni sono serviti per ritoccare, posare i battiscopa recuperati dalle lastre di marmo precedenti, riporre tutto al suo posto e, naturalmente, pulire a fondo per ritornare a celebrare in chiesa il 4 dicembre. Lunedì 28 e martedì 29 la chiesa si è riempita, questa volta, di donne, armate di tutto punto per far splendere tutto.

Al di là della consistenza del lavoro credo che la disponibilità delle persone abbia ripagato di tutti i pensieri e sarà certamente un ricordo molto bello e intenso che ci porteremo dentro nel cuore. Credo che chi ha dato il suo tempo ma anche la sua esperienza professionale non ha semplicemente contribuito a fare dei lavori risparmiando evidentemente sui costi economici. Per me ha dato gioia, è stato un segno bello di condivisione, di un pezzetto di strada percorso insieme. È stata in sé anche un’occasione per stare assieme. Per questo vi assicuro che il grazie che dico a tutti nasce veramente dal cuore. Mi permetto di citare due nomi, sicuro di non toccare la suscettibilità di nessuno: Onorio Munari e Daniele Leoni che sono stati una specie di “filo rosso” in questi tre mesi di lavoro.

Un ringraziamento che si estende poi anche a quanti hanno contribuito economicamente a questo lavoro poderoso: i comitati di frazione, la banca di Credito Cooperativo, la Forgital, la Sipeg, alcune famiglie e singole persone.

Nel prossimo numero di Campane ci sarà una relazione dettagliata sulle spese e sulle offerte ricevute.

Ora non mancherà, durante le feste di Natale, l’occasione per commemorare degnamente (con le gambe sotto il tavolo) questo impegno portato felicemente a termine.

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