...se la memoria non mi inganna
     

…Se ci pensate un attimo, in un periodo come questo, volto al futurismo più esasperato, in piena era high-tech, ad un passo dalla prima passeggiata su Marte, ed ancora, in un tempo in cui la spesa si può fare da casa per mezzo di un PC, un sostantivo ci martella quotidianamente, e va a spaziare in tutti i settori della nostra esistenza, da quello più tecnologico a quello più intimistico. Ebbene questo misterioso sostantivo è: LA MEMORIA. Pensateci, uno strumento come il computer proteso verso la conquista tecnologica, verso il progresso, verso il futuro, basa gran parte del  suo operare su delle “memorie”… Nell’era del liberismo culturale, della politica “illuminata”, della scienza più estremistica, si ritorna sempre ai confronti con il passato,  al ricordi, alla memoria storica…

Alcuni giorni fa, discutendo con Don Giacomo sul dramma della Shoa ebraica, soffermandoci sugli interventi delle personalità della nostra politica, della nostra cultura, abbiamo intavolato proprio una discussione che partiva proprio dal “famoso” Giorno della Memoria, giorno che ha segnato la storia del popolo ebraico, ma non solo, anche quello di tutto il genere umano, convenendo che ognuno di noi ha insito in sé il patrimonio più grande a disposizione dell’umanità: il ricordo, la rimembranza…

Se chiediamo ad un anziano, ma non solo, cos’abbia mangiato a mezzogiorno del giorno prima, farà molta fatica a ricordare perfettamente il menù, magari  consumato con gioia e voracità,  ma se gli chiedete il menù del giorno in cui si è sposato, magari cinquant’anni prima, ve lo esporrà riga per riga senza fatica alcuna. Vi dirà pure com’era vestita la tale, che tempo faceva, il numero degli invitati e quanti soldi di mancia aveva a suo tempo lasciato ai chierichetti… Eppure il giorno prima… Mah!!! Chissà come e chissà perché, ma è così, riusciamo a legarci al passato in maniera indissolubile, e mano a mano che i giorni passano abbiamo la possibilità di tornare indietro a godere o a piangere quei giorni che hanno lasciato un segno nella nostra vita. E’ un dono meraviglioso e non comune, e spesso ci aggrappiamo al passato proprio per riuscire ad andare avanti ed affrontare il futuro. Pensate solamente alla citazione che dice: Una nazione senza passato è una nazione senza futuro… A sottolineare l’importanza delle “radici”, e conseguentemente, l’importanza di una formazione culturale, sociale, storica ed emotiva, che forma il pensiero ed il divenire di un’entità sia fisica nel caso delle persone, che giuridica nel caso di una nazione.

Amo ascoltare le persone che ripercorrono le strade calpestate in giovinezza, amo riscaldarmi alle parole di un vecchio che con gli occhi persi nel niente, rivede storie, immagini, facce e cose smarrite nel tempo, e parlandone sembra farle rivivere, renderle tangibili. Spesse volte intrise di rimpianti, di dolori generazionali, di miserie, ma vissute intensamente e rese accettabili, a quel tempo, dalla voglia di andare avanti…Ciò traspare dalla gioia di parlarne, di cercare di far capire cose impensabili ora e che allora sono realmente accadute. Ogni anziano che parla del passato, apre uno scrigno da cui attingere a piene mani e “fare tesoro” della memoria e dell’esperienza di coloro i quali già ci sono passati…

La storia è fatta di periodi più o meno lunghi trascorsi, concatenati uno all’altro, fino ad arrivare ai giorni nostri e portarci su un piatto d’argento le esperienze, i fatti gli errori, pronti per essere analizzati ed usati in proiezione futura. Un vero patrimonio che troppe volte sottovalutiamo e purtroppo dobbiamo pagarne le conseguenze cadendo negli errori delle generazioni precedenti e che la storia ci aveva consegnato perché non si ripetessero mai più i medesimi errori.

Il legame con il passato, ci accompagna sempre, nella fisionomia, nel pensiero, nelle movenze; a qualcuno ricordiamo sempre qualcuno, come se il tempo avesse voluto replicare anno dopo anno personalità e figure che di per sé, alla fine dell’esistenza terrena, sarebbero sparite in maniera definitiva, ed invece… Andiamo a cercare nel sorriso del nipotino il sorriso di un figlio perso magari venti anni prima, cerchiamo in un profilo di un giovane quel profilo che  noi avevamo durante la nostra primavera, come a bearsi di quello che è stato e rivivere il lieto ricordo. Pensiamo ai primi giorni di novembre, dove tutti quanti ci stringiamo attorno al ricordo delle persone care che si sono staccate da noi, ma che inequivocabilmente ci hanno lasciato qualcosa, soprattutto un messaggio: non dimenticare…

Troppe volte dimentichiamo, a volte per sbadataggine, a volte anche per convenienza, cerchiamo di “rimuovere” determinati accadimenti, vuoi per sotterrare vecchi dolori, vecchi attriti, vecchi e pesantissimi errori generazionali, ma non sempre è possibile, la Storia è un freddo ed impassibile spettatore. E’ per questo che non riusciremo mai a sotterrare tragedie come la Shoah, come i genocidi dell’Angola, del Ruanda, come la pulizia etnica di Pol Pot in Cambogia ed altre efferate malefatte, che sono là, ben documentate a monito per tutta l’umanità, ad avvertirci che la follia umana può e deve essere fermata, e che la memoria ne è lo strumento principe. Eppure, ciclicamente, ci ritroviamo rivivere gli stessi drammi. Cambiano i nomi, le località, i campi di Auschwitz si spostano dalla Polonia alla Serbia, le stragi continuano imperterrite in Cecenia, in Palestina, in Pakistan, in Irak, in tutto il Medio Oriente ed in tutti i buchi più impensabili e dimenticati del mondo, ed il monito enunciato dalla storia cade così, vano ed inutile, nel dimenticatoio. Se è vero che il futuro sta nelle mani  dei giovani, è altrettanto vero che senza i vecchi il futuro non si può fare. L’esperienza, il vissuto e la saggezza, sono bagagli che noi giovani non possiamo permetterci di lasciare indietro, di dimenticare. Giù il cappello di fronte ad un vecchio che si mette al servizio di un giovane per un futuro migliore, giù il cappello davanti ad un giovane che riesce a mettersi dietro alle spalle preconcetti e pregiudizi su quello che è stato, e riesce  “ascoltare” il messaggio che viene dal passato. Un vecchio adagio recita: “ Se i veci podesse e i zovani savesse…”. Il segreto è tutto qui ascoltiamo la storia che ci parla e ci dice che strada intraprendere, percorriamola senza paura, magari facendoci accompagnare per mano da chi quella strada l’ha già percorsa, e sa dove si nascondono trappole e balzelli…sono certo che alla fine faremo un viaggio molto interessante!

 

                                               La Voce della Vegra

 

 

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