Saluto del Parroco
     

Cinque luoghi hanno caratterizzato il cammino quaresimale di quest’anno: il deserto, la montagna, il giardino, la casa e la piazza ci hanno permesso un cammino profondo e significativo che ci ha portato fino a questi giorni, i giorni della Pasqua del Signore. Un itinerario, quello che ci è stato proposto dalla liturgia di quest’anno, segnato da un carattere penitenziale ma non scevro da segni di speranza e di gioia che sfociano, alla fine, nella gioia della risurrezione.

Questi luoghi fanno parte della nostra vita, segnano in maniera più o meno forte la nostra storia personale. Ciascuno di noi ha vissuto o vive la fatica del deserto, non inteso in senso geografico, ma come luogo della prova, della fatica, della tentazione, a volte della solitudine. Tante volte possiamo essere circondati da migliaia di persone ed essere più soli che mai. Gesù vive questa esperienza prima di cominciare la sua vita pubblica e fin da subito ci fa comprendere come il deserto si può vincere e con esso le prove e le tentazioni che ci troviamo ad affrontare.

Vinciamo il deserto salendo sul monte, biblicamente il luogo dell’incontro con Dio. Sulla montagna Dio si rivela a Mosè (Es 19) e al profeta Elia (1Re 19), agli apostoli nella Trasfigurazione. Si rivela anche a noi nel momento in cui “saliamo” verso di lui attraverso la preghiera e la vita sacramentale. Come sono belle, a questo proposito le parole iniziali del salmo 121: “ Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto?[2] Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.” Come credenti non possiamo rinunciare ad andare verso Dio perché solo in lui possiamo dare senso alla nostra vita.

D’altro canto non possiamo evitare di toccare anche il terzo luogo del nostro itinerario: il giardino. Esso ci richiama alle nostre responsabilità, ci richiama al compito di portare frutti buoni all’interno della Chiesa che possiamo davvero pensare come un giardino che Dio coltiva con quella cura e quell’attenzione che sono solo sue e hanno origine dal suo amore misericordioso. L’incontro con Dio sul monte deve poi concretizzarsi in frutti buoni che nascono dalla nostra comunione con Lui e con l’umanità.

Ecco allora che il nostro percorso ci porta ai due ultimi luoghi. Innanzitutto la casa che ci ricorda l’amore non solo della famiglia, ma soprattutto del Padre che ci accoglie con il suo abbraccio benedicente, come succede nella parabola del Padre misericordioso (Lc 15,11-32). La casa è il luogo dell’incontro, delle relazioni. Potremmo dire che è il luogo dell’amore per eccellenza, un amore che trova nella famiglia la sua radice e la sua espressione. Non dobbiamo mai perdere di vista l’importanza della famiglia come primo e insostituibile luogo di educazione alla vita e alla fede.

Solo così potrà aver senso l’ultimo luogo, la piazza. Solo se alle spalle abbiamo costruito una relazione forte e profondo con Dio e abbiamo imparato ad avere relazioni forti e significative basate sull’amore come dono di sé, possiamo diventare testimoni efficaci e significativi di ciò in cui crediamo. La piazza diventa il luogo dell’incontro con il mondo con ciò che sta fuori dalle “mura amiche”. A volte questo “mondo” può essere molto diverso dal nostro o la può pensare diversamente da noi ma se abbiamo camminato seriamente prima saremo capaci di dialogo e di confronto e non avremo paura di rendere ragione della nostra fede e della nostra speranza. Quella speranza che abbiamo rafforzato giorno dopo giorno anche in questo cammino quaresimale perché tutti questi “luoghi” ci aiutano a toccare con mano l’amore misericordioso di Dio che apre i nostri cuori a una dimensione nuova che è quella della salvezza.

Alla fine di tutto questo discorso si potrebbe dire che siamo stati nel campo, piuttosto ameno e pietistico delle “buone intenzioni”. Ora ci dobbiamo chiedere cosa, concretamente, ci può dare questa Pasqua che stiamo per vivere.

Il 2007 per le nostre parrocchie è un anno ricco di appuntamenti, sopratutto verso la parte finale dell’anno. Ci attendono infatti la Missione Vicariale, che è stata annunciata a metà gennaio, è la Visita Pastorale del Vescovo, per quanto riguarda Casotto e Pedemonte. Ebbene, credo che la Pasqua, la contemplazione del mistero della risurrezione, ci può aiutare a prepararci bene a questi appuntamenti. Sì perché possiamo preparare il nostro cuore aprendoci sempre più al dono dell’amore di Dio attraverso l’intensificazione della vita spirituale e sacramentale. Dobbiamo cogliere le occasioni che ci sono per approfondire consolidare il nostro credere in un tempo in cui tutto sembra diventare relativo. Stiamo perdendo quei punti di riferimento che orientano il nostro cammino e la nostra vita. È tempo di raccoglierci attorno a Gesù Cristo e alla sua parola che salva. Questa può essere davvero la nostra Pasqua, un “passaggio” che ci permette un vero salto di qualità.

Ancora la risurrezione di Gesù, che ci apre le porte della redenzione e della salvezza, deve essere anche una nostra personale risurrezione. Già altre volte ho richiamato a questo dalle pagine del nostro giornalino ma penso sia giusto ancora una volta riprendere quella che io considero un’urgenza. Dobbiamo uscire da quell’atteggiamento di indifferenza che tante volte caratterizza la nostra esistenza. Questo invito è rivolto soprattutto ai giovani che spesso si rifugiano nel loro piccolo mondo. Non possiamo starcene a guardare il mondo che va dove va.

Abbiamo bisogno, tutti, di guardare alla vita e al mondo come protagonisti capaci non di imporre le proprie idee o, peggio ancora, le proprie ideologie, ma in grado di portare quella gioia cristiana, quella speranza che esce dal sepolcro vuoto, di cui tanta umanità ha bisogno. Ai genitori dei ragazzi del catechismo dico: non abbiate paura di camminare con i vostri figli sulla via della fede. Sono stato molto contento della partecipazione alle celebrazioni della Quaresima, ma non fermiamoci qui, non accontentiamo a cinque piccoli passi.

Mi auguro che possa essere, quella che ci attende nei prossimi giorni, una grande Pasqua, un evento che ci rinnova interiormente e ci dà quello slancio importante per continuare il nostro cammino verso la Missione e la Visita Pastorale.

Possa essere una Pasqua di risurrezione soprattutto per quanti stanno vivendo l’esperienza della sofferenza e della malattia, fisica o psichica che sia. Il Signore risorto li aiuti a superare questo “deserto” ma aiuti anche noi a farci prossimo verso che tende la mano chiedendo aiuto.

Viviamo le grandi celebrazioni dei giorni santi con intensità all’interno di quel “giardino” che è la comunità cristiana, un giardino che dobbiamo tutti assieme tenere curato, con l’impegno anche a farlo diventare ancora più grande uniti assieme al Cristo risorto.

Infine, come di consueto, un saluto particolare e carico di affetto a chi legge il giornalino da luoghi lontani. Un saluto ma anche l’invito a ricordarci reciprocamente nella preghiera al Signore perché possiamo tutti crescere sempre di più nella fede. Sentiamoci uniti, non solo dai legami che vengono dalla terra o dal sangue, ma anche e soprattutto dall’amore che Dio ha effuso per tutti noi sulla croce.

: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio  vostro”. [18]Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli:  “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto. (Gv. 20,17-18)

Buona Pasqua a tutti

 

Don Giacomo

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