Il Saluto del Parroco
     

 

IL SALUTO DEL PARROCO

 

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.”

Queste parole, tratte dal libro del Deuteronomio (6,4-5) sono parte della preghiera che ogni giorno l’ebreo osservante è invitato a recitare. Lo potremmo paragonare al Padre nostro dei cristiani. Si tratta di una vera e propria professione di fede che in sé contiene anche uno dei due pilastri fondamentali della vita del credente: amare Dio con tutto se stessi.

Siamo di nuovo alle porte del Natale, della solenne memoria dell’incarnazione del Figlio di Dio e ci arriviamo con il solito carico di fatiche, di preoccupazioni o di ansie frammiste alle gioie e alle soddisfazioni che, comunque, la vita non ci fa mancare. Tutto sommato non possiamo dimenticare che viviamo in quella parte del mondo dove non ci manca nulla del necessario per vivere dignitosamente. Ce lo dobbiamo ricordare, reciprocamente, per non correre il rischio, non così lontano, da abituarci e dare per scontata questa situazione positiva.

Per questo credo sia importante fare nostro il vocativo con cui inizia il testo del Deuteronomio: “ascolta, Israele”. Cosa centriamo noi con Israele, potrete pensare. In realtà l’autore biblico non parla di un popolo, di una semplice, nazione, ma, molto più in generale, del popolo di Dio. E di questo, senza ombra di dubbio, se non altro in forza del nostro battesimo, facciamo parte anche noi.

Ma che cosa dobbiamo ascoltare? C’è sempre così tanta gente che parla, che grida, che minaccia. Credo che dobbiamo, prima di tutto, metterci in ascolto della Parola, scritta con la P maiuscola, perché viene da Dio; è Dio stesso che attraverso gli autori sacri parla al suo popolo, parla ai suoi figli. È questo il primo passo che dobbiamo compiere per celebrare il nostro Natale. Apriamo il nostro cuore alla Parola che illumina e sostiene il nostro cammino. Se entrate, uno di questi giorni in chiesa a casotto, vedrete, oltre che il nuovo altare, anche l’ambone da dove viene letta la Parola di Dio rinnovato completamente. Non più di legno e piuttosto ridotto ma in pietra e molto più grande. Non è mania di grandezza ma un chiaro segno liturgico che ci aiuta a dare risalto all’importanza delle letture bibliche nella celebrazione dell’Eucaristia che di fatto è proprio una duplice mensa: quella della Parola e quella del Pane.

Questa fase di ascolto a cui siamo chiamati si deve concretizzare nella vita di tutti i giorni con atteggiamenti veri di fede e di testimonianza ma anche nella capacità di leggere i segni della storia in cui siamo inseriti e in cui siamo chiamati a vivere.

Siamo oramai al termine di un altro anno che arriva alla conclusione con il suo carico di sofferenze e di fatiche. Lo scenario interno e internazionale non offre grandi spunti di gioia o di soddisfazione forse perché lo sguardo dell’umanità è concentrato più sulle cose che sull’essere creando così una visione distorta del senso della vita. Non basta produrre e avere, per essere felici, meglio, per essere beati nel senso cristiano del termine. Diventa allora importante, in questo Natale, riprendere in mano la nostra vita e guardarci dentro con serenità cercando di riscoprire la fonte della gioia vera che deve illuminare la vita dell’uomo.

[1]Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. [2]Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.”

Questo versetto del profeta Isaia (9,1-2) credo si collochi bene anche nella nostra vita che spesso fa esperienza dell’oscurità, intesa non tanto come peccato ma come difficoltà, fallimento, sconfitta. Il profeta Isaia parla del popolo che vive l’esperienza dell’esilio e anche noi, a volte, viviamo questa esperienza che, sostanzialmente, è lontananza da Dio, è mancanza di comunione con Lui.

Vivere e prepararci al Natale significa ritrovare la comunione con Dio che si fa uomo tra gli uomini, significa riallacciare quelle trame strette della relazione profonda con il Padre che sono il fondamento della nostra fede. La parola fede si associa direttamente alla parola fiducia ma questa non ci può essere se non c’è relazione, se non c’è conoscenza intima e profonda. Questa conoscenza si basa, per un credente, su di una vita spirituale e sacramentale intensa e costante nella quale il Signore diventa in centro vitale e vero della nostra vita perché solo da Lui può venire quella luce che illumina la nostra vita e la riempie di gioia.

La stella che secondo il racconto dell’evangelista Matteo accompagna i Magi a Betlemme è proprio segno della luce di Dio che guida tutti gli uomini che lo cercano con cuore sincero. E noi stiamo cercando Dio con cuore sincero oppure ci affidiamo a Lui solo quando siamo nel bisogno e nella necessità?

Andiamo in cerca di quella luce perché senza di essa non si va da nessuna parte, corriamo il rischio di restare nella mediocrità di una vita fatta di cose ma senza cuore, senza anima e, alla fine, anche senza gioia.

Cerchiamo, in questo Natale, la strada della gioia descritta dal profeta Isaia. Non sarà di certo l’autostrada larga e diritta della gioia effimera di questo mondo. Spesso si rivelerà un sentiero erto e impegnativo ma, si sa, le cose che contano costano fatica e ci chiedono di muoverci verso una meta che per noi è quella grotta di Betlemme dove Dio si fa uomo tra gli uomini attraverso il figlio Gesù Cristo.

Cerchiamo questa strada dentro di noi, nel nostro cuore, vivendo intensamente i momenti che la liturgia ci propone ma anche prendendoci il tempo di celebrare con calma il sacramento della riconciliazione proprio per uscire da quella sorta di “esilio” che ci tiene lontani da Dio. Soprattutto non disperate di trovare quella luce anche se magari pensiamo di non meritarcelo, anche se pensiamo di non essere degni, perché l’amore di Dio è più grande di ogni limite e di ogni peccato e l’incarnazione del Salvatore del mondo ce lo ricorda non solo il giorno di Natale ma in ogni momento della nostra vita.

Cerchiamo la vera gioia e la vera speranza che viene dal Cristo la cui luce illumina ogni uomo e viviamo questo Natale nella serenità guardando al domani con la consapevolezza che il Signore non ci abbandona mai, non ci lascia soli nel nostro cammino, soprattutto quando questo di fa difficile e impegnativo.

A tutti  auguro che questo Santo Natale ci regali, attraverso l’amore di Dio e la forza dello Spirito Santo, le energie per continuare quel cammino che giorno dopo giorno ci consenta di diventare cristiani veri, capaci di essere testimoni dell’amore di Dio nel mondo.

Lo Spirito di Dio accompagni ogni vostro passo, vi ricolmi delle sue benedizioni e renda la vostra vita piena di felicità.

Buon Natale e felice Anno Nuovo

 

Don Giacomo

 
Powered by Don Giacomo Viali e Sandro Ciechi