Il Saluto del Parroco
     

 

 

IL SALUTO DEL PARROCO

 

“Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo” Queste parole dell’evangelo di Matteo hanno dato il titolo alla Giornata Mondiale della Gioventù che si è svolta a Toronto, in Canada, dal 25 al 28 luglio; incontro mondiale a cui anch’io ho partecipato, assieme a due “rappresentanti” delle due comunità.

Nel messaggio del Papa ai giovani ho trovato un passaggio che, a mio parere, va molto al di là del settore “giovanile” a cui è rivolto.

“Scoprite – scrive il Pontefice – le vostre radici cristiane, imparate la storia della Chiesa, approfondite la conoscenza dell’eredità spirituale che vi è stata trasmessa, seguite i testimoni e i maestri che vi hanno preceduto! Solo restando fedeli ai comandamenti di Dio, all’Alleanza che Cristo ha suggellato con il suo sangue versato sulla Croce, potrete essere gli apostoli e i testimoni del nuovo millennio”.

Le parole del Papa entrano nella nostra vita come un salutare invito, come un anelito di speranza che ci porta a guardare al cammino che abbiano davanti con fiducia e forza sempre nuova. Doni, questi, che ci vengono dalla presenza continua e carica di amore dello Spirito Santo.

Alle parole del Papa si aggiunge l’impegno della nostra chiesa vicentina che nello slogan “diventare cristiani” concentra il cammino pastorale dei prossimi anni.

Oggi più che mai la comunità dei credenti sta passando un periodo di transizione, di cambiamenti forti che inducono, giocoforza, a una riflessione nuova e seria sull’identità del cristiano e, di conseguenza, della Chiesa, che è la comunità dei cristiani.

Tutti noi siamo nati cristiani, ma spesso rischiamo di non diventarlo mai perché ci accontentiamo di una forma di religiosità, più che di una esperienza e una relazione di fede con Dio che ci vede coinvolti in prima persona, che ci vede protagonisti della testimonianza diretta della fede attraverso la vita.

L’invito che il Papa fa ai giovani di scoprire le nostre radici cristiane è un invito rivolto anche a noi che, talvolta, siamo tentati di “confonderci” con il mondo. Abbiamo paura di far vedere che siamo cristiani e così ci appiattiamo in una indifferente normalità. Non si tratta di crederci o di dimostrare che siamo migliori di altri. Si tratta di vivere come “sale della terra e luce del mondo”.

Nell’antichità sale e luce erano ritenuti elementi essenziali della vita umana e lo sono ancora anche per noi, nonostante tutto.

Una delle funzioni primarie del sale, come ben sappiamo, è quella di condire, di dare gusto e sapore agli alimenti. Questa immagine ci ricorda che, mediante il battesimo, tutto il nostro essere è stato profondamente trasformato, perché condito con la vita nuova che viene da Cristo. Ma come sale della terra siamo anche chiamati a conservare la fede che abbiamo ricevuto e a trasmetterla intatta agli altri.

D’altro canto il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell’intimo di ogni essere umano. L’incontro personale con Cristo illumina di luce nuova la vita, ci incammina sulla buona strada e ci impegna ad essere suoi testimoni.

Come il sale dà sapore al cibo e la luce illumina le tenebre, così la santità dà senso pieno alla vita, rendendola riflesso della gloria di Dio. È questo che ci rende testimoni della fede e ci consente di diventare cristiani.

Questo non si basa solamente sulla testimonianza, peraltro fondamentale, ma anche su quella dimensione ecclesiale che, spesso, si dimostra carente. Quando pensiamo o parliamo di Chiesa il nostro pensiero va, in maniera quasi esclusiva, alla gerarchia: il Papa, i Vescovi o giù di lì. In realtà non dobbiamo dimenticare che, prima di tutto, la Chiesa siamo noi, la comunità dei credenti in Cristo morto e risorto.

Ognuno di noi è parte della comunità dei credenti che può vivere solo attraverso l’apporto di tutti. La Chiesa è un grande mosaico; se viene a mancare la “tessera” del nostro impegno e dei nostri talenti questo splendido mosaico resta incompleto. È anche vero, comunque, che dobbiamo ringraziare Dio per la grande disponibilità di molte persone che anche quest’anno hanno permesso la realizzazione del catechismo, del Gr.Est, del campeggio, della Caritas e di tante altre forme di servizio e attività, sia parrocchiali, sia legate alla vita sociale del paese.

Ma a dare sapore e luce alla nostra vita c’è soprattutto Dio stesso con la sua Parola e il suo amore. Per questo il nostro diventare cristiani passa, necessariamente, attraverso una vita spirituale forte e intensa e una formazione permanente che ci consente di crescere costantemente nella fede. Forse è proprio questo uno dei nodi fondamentali del nostro diventare cristiani: abbiamo bisogno di “impossessarci” della nostra fede come relazione d’amore con Dio Padre, Figlio e Spirito. Non possiamo essere credenti “part time” che limitano la propria esperienza religiosa alla celebrazione domenicale dell’Eucaristia e a qualche altro saltuario momento legato, quasi sempre alla vita sacramentale dei figli. Prendiamoci tempo per stare con Dio impiegando risorse e tempo per approfondire questa nostra relazione. Come possiamo dirci cristiani se non sappiamo cosa il Signore dice alla nostra vita?

Il Papa, nel testo citato all’inizio di questo articolo, raccomanda di approfondire la conoscenza dell’eredità spirituale che ci è stata trasmessa, soprattutto con la conoscenza dei santi che hanno segnato la storia della nostra chiesa. Uomini e donne che ci hanno preceduto sulla strada del Vangelo e che con il loro esempio ci incoraggiano a percorrere questa strada che si fonda sulla croce di Cristo, il segno più grande dell’amore di Dio per ciascuno di noi.

Ci apprestiamo a iniziare un nuovo anno pastorale che ci vedrà impegnati in questo cammino a diventare cristiani ma anche nel rinnovo dei Consigli Pastorali Parrocchiali di ambedue le comunità. Davanti a noi abbiamo tanta strada da fare ma questo non ci deve spaventare o intimorire perché il Signore non abbandona mai chi lo ama con cuore sincero. Un passo alla volta camminiamo sulla via del Signore imparando da lui a cogliere il bene che c’è nelle persone e nel mondo. Partiamo dalle cose buone per costruire già su questa terra il regno di Dio che è in sé uno stile di vita di comunione e di pace. Non abbiamo paura di incoraggiarci e sostenerci a vicenda. Anche questo significa essere Chiesa che cammina sulle strade del terzo millennio.

A tutti i lettori di “Campane”, auguro che questo periodo di vacanza, segnato dalle feste di Brancofora e Scalzeri, possa essere un rinfrancante momento di serenità e di gioia da vivere nella gratuità delle relazioni. Possa essere un tempo in cui ritrovare le energie del corpo spesso provate da una vita impegnativa se non, a volte, frenetica.

Un particolare saluto va anche a quanti sono lontani dal paese, soprattutto ai compaesani che vivono in Argentina: a loro e al paese sudamericano va la nostra particolare preghiera con la speranza che passi al più presto il momento difficile che stanno vivendo.

Che il Signore illumini ogni giorni i vostri passi e vi conduca sicuri sulle strade del mondo per annunciare la gioia della sua salvezza.

 

         Don Giacomo

 

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