Un giorno Speciale
     

Casotto è considerato da molti un paese “vecchio”, non tanto perché manchi la gioventù, quanto perché non esiste nessuna struttura che permetta la vita sociale dei suoi abitanti. Niente negozi, uffici postali, scuole, che, come un tempo, favorivano gli incontri tra compaesani e le famose sane “4 ciacole”; nessun luogo attrezzato per i giovani che permetta loro di trovarsi per discutere di tutto, per fare una partita a “calcetto” o per inventarsi qualche attività educativa. Non ci sono più i bar, dove una volta gli uomini, la sera, si davano appuntamento per una partita a “briscola” o, la domenica dopo messa, per il “bianchetto” in attesa del mezzogiorno.

Ora, soprattutto d’inverno, le strade sono deserte, ci si incontra di rado e il più delle volte si finisce a parlare del tempo, ma solo una battuta e poi…via, di nuovo rinchiusi in casa, isolati da tutti che quasi non te ne accorgi nemmeno se qualcuno non lo vedi perché è in ferie o ammalato.

Ma c’è un giorno speciale, a Casotto, un giorno che, ironia della sorte, cade proprio in dicembre, uno dei mesi più freddi dell’anno.

8 dicembre, Festa dell’Immacolata.

E’ un giorno importante e, freddo o no, nessuno può mancare all’appuntamento.

Il paese, di colpo, si anima. La Pro Loco, da poco rinnovata, si mette in moto e, con la sua bella compagine di giovani, organizza in quattro e quattr’otto la tradizionale sagra, sempre ben riuscita.

Nella struttura della Regola finalmente restaurata, da due anni la festa si protrae fino a sera, con un menù sempre più ricco ed invitante cosicchè molti, rinfrancati dal tepore della sala, ben volentieri restano seduti a mangiare e chiacchierare col vicino di tavolo fino a tardi.

Tanti giungono anche dai paesi limitrofi e Casotto, per quel giorno, non sembra più lo stesso… c’è VITA!

Il “Sacro e Profano” trovano qui il giusto connubio perché, non dimentichiamo, che la festeggiata è Lei, la Madonna.

Il pomeriggio, infatti, come da tradizione, ha luogo la processione per le vie del paese. Apre il corteo la banda di Arsiero, poi gli uomini, il parroco e i chierichetti, la nostra bellissima statua portata a spalle dai ragazzi della paese e poi la molta gente, che, in silenzio, percorre le strade unita, incredibilmente, dalla preghiera. Una preghiera che si leva forte verso Lei, Regina dolce ed amorevole che, col suo sguardo mite, sembra abbracciare tutto e tutti facendoci sentire sicuri della Sua protezione.

Quest’anno, però, l’8 dicembre è stato veramente un giorno speciale. Quest’anno abbiamo raggiunto il “non plus ultra” in fatto di solennità.

A celebrare la S. Messa del mattino, infatti, è stato il Vescovo Cesare Nosiglia che ci ha onorati della sua presenza per la seconda volta in pochi mesi. Motivo di ciò la consacrazione del nuovo altare, ricavato da un pezzo di marmo prelevato dalla cava di Lastebasse e già inaugurato e benedetto in forma “ufficiosa” nel 2002.

La cerimonia è stata semplice, ma straordinariamente “d’effetto”. Dopo la Liturgia della parola e l’omelia del Vescovo, il cerimoniere ha versato il sacro crisma sui quattro angoli dell’altare spoglio, poi il Vescovo, con movimenti energici e vigorosi, ne ha unto tutta la superficie. A questo punto sono stati posti ai quattro angoli della mensa dei bastoncini di cera a formare quattro piccole croci, sulle quali si son sparsi dei mucchietti di incenso che, accesi, hanno formato delle fiammelle alte e luminose tanto da rischiarare tutto l’ambone. Ogni momento è stato accompagnato da canzoni “a tema” che dovevano sottolineare il significato di ogni gesto e innalzarsi come preghiera d’invocazione allo Spirito. Mentre tutta la Chiesa odorava di incenso, l’altare è stato ripulito dall’olio con dei grossi batuffoli di cotone poi le donne che di solito puliscono e rendono sempre impeccabile la Chiesa, hanno “rivestito” e adornato l’altare con la tovaglia, i fiori e le candele, accese da Don Giacomo con una candela avuta dal Vescovo.

A questo punto la celebrazione è continuata nella normalità e alla fine, fra canti, preghiere, e rituali, la S. Messa è durata quasi un’ora e mezza, ma nessuno, dico NESSUNO ha osato lamentarsi.

Questo, infatti, è stato davvero un avvenimento speciale, raro quasi quanto l’avvistamento di una cometa in cielo, che, proprio per la sua unicità, ha reso la nostra piccola Chiesa gremita di persone…Non solo gli abitanti di Casotto, ma anche e soprattutto tanta gente dei paesi vicini è accorsa consapevole che una cosa del genere non accade tutti i giorni…

Terminata la Messa il Vescovo Cesare ha voluto percorrere il corridoio della Chiesa per salutare personalmente tutti i fedeli presenti. Niente formalità, niente baci all’anello, ma una semplice, calorosa ed amichevole stretta di mano. E nessun rinfresco “privato” e pomposo. Il Vescovo, infatti, ben volentieri, ha condiviso con noi il clima festoso di una semplice sagra paesana, unendosi per un brindisi, divertito e sereno, a tutti i presenti. Non a caso di lui colpisce non solo e sicuramente la sua presenza “fisica”, il ruolo che riveste porta al rispetto, ma la “verve”, l’entusiasmo e la semplicità con cui parla alla gente fanno capire che la sua intenzione è quella di essere il più possibile a noi vicino e di arrivare diritto al cuore e agli animi di tutti, per scuoterli, provocarli e renderli attivi nella vita.

Mi sia concessa una piccola parentesi forse anche azzardata: l’anno scorso ho partecipato alla veglia per i giovani tenutasi a Vicenza la domenica delle Palme, ed ho avuto l’impressione di trovarmi davanti al nostro carissimo Papa negli anni più belli e forti del suo Pontificato, quando si rivolgeva a gran voce ai “giovanni” (ve lo ricordate il suo italiano?!) perché fossero loro i portavoce più motivati del messaggio d’amore di Cristo.

E infatti, grande e profondo è stato anche il messaggio del Vescovo lanciato ai presenti durante la celebrazione quando, riferendosi all’altare, l’ha paragonato alla tavola attorno alla quale ogni giorno, ci sediamo con i nostri cari per mangiare, ma anche per parlare, e per essere “famiglia” nel senso più profondo del termine. Una provocazione forte, direi, questa… Intorno all’altare, infatti, noi fedeli dovremmo simboleggiare la “famiglia” allargata che vuole il Signore, e principalmente l’appuntamento domenicale dovrebbe rappresentare per noi il momento in cui ci si trova insieme per condividere non solo il cammino della vita, ma quello più importante della fede…

Non nascondo la mia tristezza e amarezza quando, la domenica, vedo in Chiesa poco più che una trentina di persone…Anche se Don Giacomo dice che non è per i presenti la “predica”, quando sottolinea questa “mancanza di fede”, io mi chiedo ”perché” e a volte provo anche un pizzico di vergogna, come se dovessi rendere conto io a Lui, di tutti i posti vuoti che vedo…

Eravamo in tanti, quel giorno, era un giorno di festa quel giorno, ma in fondo, fermare per un attimo la corsa, o scuoterci ancor più la pigrizia  dalle spalle per ascoltare la Parola di Dio e condividere quel banchetto speciale intorno all’altare dovrebbe essere motivo di riflessione, di arricchimento e di gioia comunque….. Pensiamoci!!

 

Denise

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