Una casa per Gesù
     

Fin dai primi giorni di settembre, come di consueto, si è aperto il cantiere del presepio a Pedemonte. Naturalmente prima si demolisce e poi si costruisce. In teoria non ci dovevano essere grossi cambiamenti dall’edizione dello scorso anno. In realtà tutta la “dependance” in legno è stata rifatta completamente. E non finisce qui perché Manuel, Gianluca, Lorenzo, Fabiano, Monica, Roberto, Valentino e Yuri non si sono tirati indietro nel creare altre novità nel presepio. Nuove case, nuove pittoresche coreografie attendono i visitatori che speriamo siano tanti anche quest’anno.

Noi tutti sappiamo che Gesù è nato a Betlemme, la città di Davide dove i suoi genitori si erano recati per registrarsi nel censimento voluto da Cesare Ottaviano Augusto. Sappiamo della grotta, dei pastori, della stella e di tutti i segni della tradizione. Ma c’è una cosa, anzi due, che forse non tutti sanno…: cosa significa la parola Betlemme?

È un termine che ha due significati. In ebraico vuol dire la “casa del pane” mentre nella lingua araba si traduce con “casa della carne”. Strano potrete pensare; in effetti è davvero strano ma questa stranezza letteraria ci permette di divagare un po’ sul presepio ma soprattutto sulla figura di Gesù. Gesù che nel pane dell’Eucaristia si fa carne per noi, Gesù che è nato nella casa del pane e della carne. Se ci pensiamo è un accostamento davvero forte. È ancora più forte se pensiamo alla casa.

Nel presepio, che spero sia presente in tutte le nostre famiglie, noi costruiamo una casa a Gesù. La costruiamo lasciando spazio alla fantasia o alla tradizione ma non ci rendiamo conto che per primo Gesù costruisce una casa con noi e per noi perché si fa presente donando se stesso per tutti.

Ma non basta costruire una casa per Gesù nel presepio, diventa fondamentale costruirla anche nella nostra vita di tutti i giorni, nel nostro cuore. Solo così il nostro non rischierà di essere un “cuore di pietra” ma un “cuore di carne” come lo definisce il profeta Ezechiele.

Tutte quelle case che vedremo nel presepio di quest’anno vere case in cui il Signore trova accoglienza non solo nella sua nascita ma per sempre, ricordando che è lui la vera casa del pane e della carne.

Anche a Casotto, mentre questo numero va in stampa, un gruppo di giovani è al lavoro per realizzare il presepio all’interno della chiesa.

Quella del presepe non è solo una tradizione antica radicata nella tradizione del nostro Paese. Esso è un segno, un’icona della nostra fede e della nostra religiosità che non vanno perdute ma, anzi, recuperate in tutta la loro forza e la speranza che vi possiamo trovare. Stiamo magari vivendo tempi difficili ma ciò non toglie che Dio ci ricorda e ci manifesta sempre il suo amore per noi nel Figlio.

Un grazie di cuore a tutti i giovani che si sono dati da fare per realizzare anche quest’anno il presepe e un grazie anche a quanti hanno contribuito offrendo materiale e supporti di vario genere. Infine mi auguro che la buona volontà, l’impegno e la generosità di chi si è impegnato diventi contagiosa in vista del prossimo anno perché c’è sempre bisogno di forze nuove e di energie nuove per continuare questa nostra bella tradizione.

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