La prima comunione
     

La parola commozione indica un movimento, un moto, una sorta di scossa che ti prende il cuore. Non è semplicemente una reazione emotiva magari legata a facili sentimentalismi; è un movimento che nasce dalla contemplazione o dal phatos con cui si vive un determinato momento.

Proprio la commozione ha segnato, come una specie di lampo, le celebrazioni della S. Messa di Prima Comunione che anche quest’anno abbiamo avuto la grazia di vivere nelle nostre comunità, celebrazioni che per undici nostri ragazzi hanno segnato il loro primo incontro con Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia. Incontro che è arrivato alla conclusione del cammino catechistico con cadenza settimanale, percorso che i ragazzi hanno seguito quasi sempre con impegno e partecipazione. Per questo un grazie di cuore va all’impegno profuso dalle catechiste e anche a quei genitori che hanno saputo cogliere l’occasione di questo cammino dei loro figli per riprendere in mano il proprio cammino di fede, consci che i loro figli hanno bisogno di genitori che non solo li accompagnano nella vita di ogni giorno e non fanno mancare loro niente, ma hanno soprattutto bisogno di testimoni della fede per crescere nella conoscenza e nell’amore di Gesù Cristo.

Come già sperimentato negli anni precedenti, le celebrazioni sono state due, una a Casotto, il ventuno maggio, l’altra a Pedemonte la domenica successiva. Questo per dare occasione ad ambedue le comunità di celebrare festosamente questo momento importante della vita dei nostri ragazzi. Così gli undici ragazzi sono stati presenti in tutte e due le occasioni.

A Casotto  Valter Bertoldi, Lisa Marchesini Enrico Carotta, Marco Scalzeri, Manuela Ciechi, Luca Scalzeri, Chiara Fabbri eAndrea Strazzer hanno fatto compagnia ai tre che per le prima volta hanno incontrato Gesù nel sacramento dell’Eucaristia: Giulia Sartori, Alessandro Dentelli e Francesco Serafini La domenica successiva è stata la volta dei tre di Casotto ad accompagnare gli otto amici di Pedemonte. In realtà a Pedemonte c’era solo un “rappresentante” di Casotto ma… pazienza.

Le due celebrazioni solennizzate dal canto, dalla presenza di tante persone e dalle chiese addobbate a festa con dei fiori splendidi, sono state davvero il luogo dell’incontro e della festa.  I ragazzi sono entrati in chiesa portando un fiore, segno delle loro vite e delle loro storie segnate dall’amore di Dio che si è rivelato in Gesù Cristo. Proprio per questo i fiori sono stati posti davanti al cero pasquale, segno del Risorto.

Non sono mancati anche altri segni come quello dell’acqua per ricordare quel battesimo con il quale siamo entrati a far parte della grande famiglia dei figli di Dio; la grande candela con tre fiammelle portata dai tre ragazzi di Casotto; l’incenso con il quale è stato onorato l’altare a Pedemonte; i sandali, il mappamondo, la sedia a rotelle a ricordare che i cristiani devono andare nel mondo per dire con la loro vita l’amore di Dio.

Un altro elemento significativo da ricordare è sicuramente lo stile con cui i ragazzi hanno vissuto la celebrazione. L’emozione iniziale ha presto lasciato il posto al raccoglimento e alla partecipazione intensa aiutati in questo dall’atteggiamento altrettanto positivo degli adulti presenti alla celebrazione. È sempre molto bello vedere le comunità radunate assieme in questi momenti di festa e di gioia che più che mai diventano vere e proprie occasione di catechesi, così come è bello sentire i complimenti di persone che vengono da fuori e colgono la ricchezza e il clima di preghiera con cui si vivono questi momenti

È evidente che le cose non sono finite con la benedizione finale e la consegna di un piccolo ricordo ai ragazzi. Dopo c’è stata la festa con le proprie famiglie. Ma soprattutto quello che non deve finire è la partecipazione domenicale alla S. Messa come momento di incontro fondamentale con il Signore Gesù. In ambedue le celebrazioni si è insistito anche sulla fedeltà al giorno del Signore, come momento fondamentale della vita di ogni cristiano.

Quelle del ventuno e del ventotto maggio sono state solo le prime volte di un incontro completo con il Signore. La Prima Comunione non è un punto di arrivo ma una tappa importante nel nostro cammino di cristiani, un itinerario che non finisce mai perché nella fede non possiamo mai considerarci degli arrivati; non possiamo avere la presunzione di sapere tutto e di essere a posto. Ma questa è un’idea che deve passare nella mente di noi adulti perché questi ragazzini hanno davanti il tempo per capire e comprendere sempre più e sempre meglio il grande dono che Gesù ci ha fatto in quell’ultima cena nella quale spezzando il pane ha detto ai suoi discepoli: “Fate questo in memoria di me”.

Speriamo che la gioia di quel giorno continui a lungo nella vita dei nostri ragazzi e in quella di ciascuno di noi, gioia che viene sempre alimentata dal Cristo.

Speriamo che la commozione provata in quei giorni si ripeta sempre più spesso, accendendo nei nostri cuori il desiderio profondo dell’incontro con Cristo, una commozione che tocca i cuori di ciascuno di noi, tanto da trasformarli, come scrive Ezechiele, da cuori di pietra a cuori di carne, capaci di pulsare, capaci di amare come Gesù ci ha insegnato.

Powered by Don Giacomo Viali e Sandro Ciechi