Caro Governo...
     

Caro Governo ti scrivo....

                             

Un giorno di primavera del 1894 un signore di Scàlzeri prende carta e penna e scrive su una busta un ampolloso indirizzo: "All' Imperial Regio Governo - Imspruck".

Il tenore della lettera è chiaro, dice che qui intorno ci sono miniere di ottimo ferro, di argento e di ogni sorta di minerale, ad eccezione dell'oro. Riporta notizie storiche interessanti ma, soprattutto, dice di essere in possesso di documenti.

Ecco la riproduzione fedele del testo della lettera che si trova a Trento presso l' Archivio di Stato, copia della quale mi è stata gentilmente donata dall’Arch. Paolo Zammatteo.

                  

I.R. Governo Imspruck

 

Sartori Giovanni di Giovanni dela Contrà Scalzeri di Pedemonte del distreto Levico esendo io dala mia tenera gioventù aplicante al studio, così per grazia di Dio mi è venuto fra le mani una grande quantità di memorie scrite dei nostri antenati possesori, che despiegano molte cose, cose che è stato suceso ai nostri antenati possesori. Cosi adesso aliniziamento del mio discorso dichiaro qualcosa di belo:

 

1 primo: qui vicino apedemonte si trova una contrada così deta Forni questa porta il nome per il motivo che si trova la grande quantità di forni, che colava ogni qualità di Metali che dai nostri monti veniva scavati epoi condoti in questo così  deto forni; il primo inviamento fù cominciato acolar il metalo di qualunque sorte fù dal' no 600 dopo Lera Cristiana del Mondo, questi lavori continuo fino Lanno 1508, ma va ricorda che questo lavoro ci è venuti abandonati per il motivo che dal 1509 ci èvenuta dala basa Italia una grande quantita di armati qui nei nostri contorni così fecero una grandissima strage di mortalita di questo povero popolo; poi lano stesso sortì una grande malatia poi di peste e fù ancora una grande mortalita che resto il 5 per 100 e per motivo di questa grande mortalita fu abandonato ilavori cosi io studiando questa bela memoria andò soppra luogo intuti ibuchi che estati oturati, oscavati e 'o trovato laverita; vi sono inqueste caverne banche di miniera e venesono di quele che non sono cominciate; cosi invase cosi invase le memorie otrovato anche quele e anche che dele altre oscoperto io andando per monti, ma io dichiaro laverita: queste miniere che otrovato conosco che sono pietre minerali ma non conosso che sorte che sia.

 

2 Secondo: dopo questa questa mortalita che estato sucessa, il magistrato di Venezia trovando dele sentenze che parlava sopra le Miniere divald'astico opedemonte, dal anno 1552 parti da Venezia per curiosità ci evenuto ascoprire miniere di Vald'stico.

Dice cosi che amatina del vilagio di sampietro nella vale del orco si trova una miniera overo sia un picolo buco dai fiori essegni verificò sia di puro argento e che aveva deciso di fabricare un altro defizio sulaqua delastego.

Dal anno 1508 unaltra buco sitrova nella vale barberena che è sopra Toneza e soto Milignone questo verificò ai fiori e segni che sia di puro argento; unaltra che si Sotrova amatina del vilagio del Casoto nella vale della Tora che al ingresso nasse un zampillo di aqua entrò inquesta dice che inalto del buco sitrova unforo che averà servito per dar lume oforo ala Caverna dice che inalto del buco si trova un palo di fero che aservito per calar giu il materiale e che dalla croda giala vericò che la miniera sia di otomo ferro e questo buco ostato scavato intorno ala metà del 14 secolo; unaltro buco che si trova nela vale del riosolo dela contrà Scalzeri vericò che questa sia platino zingo vano argento e così tante altre.

 

Cosi dichiaro che dal anno 1440 si trovava nela vale del riotorto di Pedemonte il forno del ferro che colava il ferro. unaltra memoria che parlava cosi che uncerto cerata caldogno dei forni essendo uomo intendente sopra leminiere, estatto messo da Antonia e giacomo cerato dei forni, che era quei che colava questo; trovavandosi nei suoi ultimi estremi di sua vita dice cosi che Vald'stico sono povera ditereni ma il noltre insecondo luogo sono richissima diminiere di qualunque sorte ma solo dice che non si a ancora scoperta lavenna del oro puro mascisso.

Così trovando tuti questi registri che parlava sopra le miniere le presento ala Giustizia così adeso facia la sua buona volotà perché cerco il bene di tuta la patria.

                  

Il forno della Val del Rotòrto si trova in territorio di Lavarone, poco a monte della Cascata dei Rapari. Vi si colava il ferro e, vista la dimensione, doveva trattarsi di un forno molto importante. Poco distante ho rinvenuto traccia di minerale ferroso.

La descrizione della miniera di Casòtto è errata per quanto riguarda l'ubicazione che non è il Buso de le anguane, come lascia intendere il passo "... che al ingresso nasse un zampillo", ma il vicino Cógolo dei barbastrigi.

Interessante è il riferimento al Rozzólo dove pure ho recentemente rinvenuto minerale di ferro, nella zona della ex cava di marmo.

Curiosa l'annotazione a riguardo dei soldati "dala basa Italia". Si trattava certamente di truppe della Serenissima e forse erano vicentini oppure padovani ma al nostro autore dovevano comunque apparire "da tanto in zó".

Il testo è scritto in un italiano stentato con molte correzioni e, considerando che porta la data del 3 maggio 1894, si deve pensare che l'autore fosse una persona anziana. Infatti in quel periodo a Pedemonte era cosa normale saper leggere e scrivere, e tuttavia Giovanni Sartori afferma con orgoglio: “esendo io dala mia tenera gioventù aplicante al studio...", quasi volesse dire "... io mi sono applicato allo studio per mia sola volontà, quando a Pedemonte ancora non esistevano le scuole".

I motivi di interesse per questa lettera potrebbero essere molti altri ma vorrei qui citarne soprattutto uno. E' fuor di dubbio che gran parte dei dati è stata copiata dalle "Memorie istoriche dei Sette Comuni Vicentini" dell' Abate Agostino Dal Pozzo, pubblicate per la prima volta nel 1820.

Appare tuttavia altrettanto evidente che nel testo appaiono alcuni dati e riferimenti storici che nel volume non ci sono. Sorge quindi il fondato sospetto che Giovanni Sartori abbia avuto fra le mani delle bozze manoscritte non utilizzate dal Dal Pozzo, oppure altri documenti inediti a noi tuttora sconosciuti

Non è quindi escluso che i discendenti di Giovanni Sartori di Giovanni di Scàlzeri custodiscano ancora, magari nascosti in qualche "tèza", documenti che potrebbero avere valore storico.

A Scàlzeri c'erano poche famiglie che portavano il cognome Sartori: Ida (Gala), Melania, Gino (Pepe) e Giovanni (Nane Martarèlo) che viveva nella casa che poi fu di Giannina e Albino Rocchetti.

Se qualcuno crede di riconoscere il nostro autore tra i propri avi, faccia uno sforzo per rovistare tra le vecchie carte e, in caso di successo, si faccia vivo.

Se invece le ricerche saranno vane, ci rimarrà il simpatico ricordo di Nane Sartori, lo scalzaròto che cercava "... il bene di tuta la patria", vissuto quando anche la persona più umile poteva rivolgersi direttamente al Governo. Come cambiano i tempi...

Alberto Baldessari

 

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