Arrivederci a Padre Elia
     

 

ARRIVEDERCI, PADRE ELIA

 

Il 5 aprile, alla vigilia della settimana santa, si è spento ad Arco, all’età di 81 anni, padre Elia Scalzeri. Per ricordarlo riportiamo la breve biografia scritta da padre Guido che con lui ha condiviso molti anni dell’esperienza in Mozambico.

 

Padre Elia Scalzeri era nato a Pedemonte (Vicenza) il 23 gennaio 1920, ordinato sacerdote nel 1944, aveva lavorato in Provincia in vari ministeri, tra l’altro varie volte Guardiano ad Arco, Primiero ecc.

Nel maggio 1968, a quasi 50 anni, viene in missione in Mozambico con padre Basilio. Ha lavorato quasi esclusivamente nella missione di Namacurra fino all’indipendenza, con molto entusiasmo e dedizione, sempre benvoluto dai confratelli e dalla gente alla quale si dedica senza risparmio, quasi volesse recuperare gli anni spesi in Provincia.

Nel 75 l’indipendenza del Mozambico che anche lui aveva atteso e preparato… ma anche la nazionalizzazione della scuola e degli ospedali, comprese le chiese e le missioni. Il tutto avvolto in un turbine di critiche e accuse al sistema coloniale, alla religione, alla chiesa e ai missionari da parte del nuovo regime marxista del Frelimo, ora al potere.

Padre Elia, tanto onesto e sincero nella sua donazione alle popolazioni, non riesce a sopportare le menzogne e le umiliazioni a cui vengono sottoposti i missionari: a Namacurra con padre Stefano è costretto a vivere in casa con i maestri della scuola che si sentono e fanno da padroni. Alle domande di spiegazione o di comprensione, i maestri rispondono con arroganza “isso è nosso”: questo è nostro. Finiranno per dover lasciare la casa e trafugare di notte le poche masserizie che riescono a portare con loro.

Io ero arrivato da pochi mesi e mi fece impressione vederlo piangere in una delle nostre riunioni a Macuba, quando ci raccontava quanto succedeva a Namacurra.

Esaurito non dal lavoro e dalla malattia, ma dalla menzogna e dall’ingratitudine dei nuovi dirigenti, lascia a malincuore il Mozambico e rientra in Provincia.

In Italia con padre Contardo e fratel Francesco inizia un’attività tanto utile per noi e per la gente del Mozambico: raccolta e invio di aiuti. Sono gli anni duri della guerra e in Mozambico manca tutto. Anche a lui arrivano molte richieste dai frati, dalle suore e dalla gente e si fa in quattro per poter aiutare. Con l’aiuto dei terziari e dei benefattori raccoglie vestiti, medicine, denaro e porta a Trento nei container o spedisce lui stesso con piccoli pacchetti. Cerca le medicine per la malaria fino alla Svizzera e va fino a Brescia e a Milano dove può averle a miglior prezzo. Quando torniamo in Italia e lo andiamo a trovare ad Arco, salta anche il riposo per ascoltare e chiedere notizie sui missionari e sulla gente che non ha mai dimenticato.

Nel 93 con padre Vigilio, viene a trovarci ed è per lui una grande gioia poter rivedere le missioni anche se mezze distrutte dalla guerra. Era tanto conosciuto e ricordato anche dai catechisti e dalle suore che si rivolgevano a lui con confidenza e sicure della sua discrezione. Solo il mal di cuore e l’età lo hanno obbligato a diminuire questo lavoro che ha sempre svolto nel silenzio e con il sorriso sulle labbra. Non negava il suo aiuto a nessuno.

Noi lo ricordiamo così, tanto indaffarato e attento alle necessità degli altri, capace di ascoltare e di contagiare con la sua allegria francescana…

Il Mozambico non l’ha mai lasciato… e nemmeno ora.

                                                          Fr. Guido

                                                          Cappuccini del Mozambico

 
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