Sulle orme di S.Paolo
     

 

Un sottile intreccio di storia, fede e natura. Potremmo definirlo così il pellegrinaggio in terra turca, compiuto dal 20 al 27 agosto di quest’anno da un gruppo di 23 persone.

L’itinerario si prefiggeva di ripercorrere i luoghi dei viaggi missionari di Paolo, durante i quali ha fondato alcune comunità, come quelle di Iconio ed Efeso. Questo cammino, evidentemente, si intreccia anche con al tre presenze importanti, come quella della cultura greca, prima, del monachesimo e, infine, dell’Islam.

Il nostro tour è iniziato col… brivido. Lontani ancora dalle vicende aeree del mese di settembre, a Venezia stavamo già per partire quando siamo tornati all’aerostazione perché Milano Malpensa era chiuso per maltempo. Ma è stato un brivido e basta. Siamo ripartiti in tempi brevi e prima di sera eravamo ad Ankara, la capitale della Turchia, che si trova nella zona centrale dell’Anatolia.

Proprio dalla capitale di questo paese, che è una sorta di ponte tra l’oriente e l’occidente, che abbiamo iniziato il nostro cammino con la visita del museo delle civiltà anatoliche e del mausoleo di Ataturk, fondatore della moderna Turchia.

Già nel pomeriggio siamo partiti verso la Cappadocia, facendo sosta presso un grande lago salato. Già in questo tratto di strada i nostri occhi si sono immersi in un panorama piuttosto desueto per noi: grandi spazi semi desertici che lentamente salgono verso la Cappadocia che si trova sopra i mille metri di altitudine. Arriviamo in albergo mentre gli ultimi raggi di sole illuminano le montagne levigate pazientemente nei secoli dal vento e dall’acqua.

Il mattino successivo, il 22 agosto, abbiamo iniziato la visita di questa zona con la celebrazione della S. Messa in una piccola chiesetta scavata nel tufo. È una prerogativa di quelle zone che viene esaltata nella valle di Goreme dove sorgono decine di quelle che sono chiamate “chiese rupestri”, segno di un’attività monastica molto intensa prima del sopraggiungere dei musulmani. È uno spettacolo affascinante: dentro questi veri e propri antri si trovano decorazioni e affreschi che hanno superato le intemperie ma soprattutto la barbarie umana.

Altro spettacolo, non meno bello, ci ha riservato la valle di Zelve, con i suoi “camini delle fate”, anch’essi frutto dell’erosione dovuta agli agenti atmosferici. E anche qui c’è chi vi ha ricavato chiese, abitazioni, monasteri. Ultime tappe del giorno una città sotterranea e poi la fortezza di Uchisar, anch’essa scavata completamente nel tufo. E siamo arrivati a sera che eravamo s…tufi.

Il 23 agosto, oltre a donarci un’altra giornata calda e di sole, ci ha riservato una piccola sorpresa imprevista e nemmeno tanto gradita. Ma si sa, quando si viaggia può succedere che il nostro organismo finisca col protestare…

Dalle valli della Cappadocia ci siamo spostati verso ovest facendo tappa, prima al carvanserraglio di Sulthanani e poi ad Iconio, dove abbiamo avuto il primo impatto con il mondo islamico, visitando il mausoleo di Mevlana, un grande mistico musulmano. E poi via ancora fino a Pamukkale con le sue “cascate di cotone” dove arriviamo a sera.

Pamukkale, l’antica Gerapoli, è stata al centro della visita della mattina successiva con le sue rovine greco-romane ma soprattutto con la zona termale con le sue grandi terrazze di calcare di un bianco abbacinante sulle quali scorre acqua che esce calda dalle sue sorgenti.

Al pomeriggio ci siamo spostati in uno dei punti cardine del nostro cammino: la città de Efeso, una delle meraviglie del mondo, con la grandiosa biblioteca di Celso, il teatro, le sue grandi vie. Qui Paolo ha vissuto una parte importante del suo apostolato e resta ancora a noi la lettera che l’apostolo ha scritto a quella comunità.

Efeso, che oggi si chiama Kusadasi, conserva un altro luogo di culto per noi cristiani: la casa della Madonna che, secondo la tradizione, dopo la Pasqua ha seguito l’apostolo Giovanni che ha passato gli ultimi anni della sua vita proprio in questi luoghi. È un luogo appartato, in collina, in mezzo agli alberi e lì celebriamo l’Eucaristia prima di prendere il volo per Istanbul, dove arriviamo la sera.

Il 25 di agosto ci svegliamo tra il caos di una metropoli come Istanbul, l’antica Costantinopoli, adagiata sulle rive del Bosforo, ultimo città dell’Europa e prima dell’Asia, segno evidente di una Turchia legata alle sue tradizioni ma altrettanto desiderosa di avvicinarsi alla Comunità Europea.

Istanbul ci ha riservato uno spettacolo splendido che mischia il ricordo dei romani alla presenza cristiana e alla tradizione musulmana. Questo, soprattutto, nella zona dell’Ippodromo che, in pochi metri, oltre a questa vestigia romane, presenta la grande Moschea Blu, una delle più importanti del mondo islamico, e Santa Sofia, un tempo la cattedrale di Costantinopoli, poi divenuta moschea e, ora, museo nazionale con i suoi mosaici e i segni della fede in Allah.

L’impatto con la moschea, dove si entra scalzi, non è tra i più gradevoli, per ovvi motivi. Oltretutto la folla oceanica che visita il sito aumenta il contrasto degli odori… Ma all’interno la Moschea Blu, con la sua bellezza ci ha permesso di superare questi piccoli problemi.

Del resto dovevamo prepararci per il pomeriggio dove ci siamo immersi, è proprio il caso di dirlo, nel bazar delle spezie e nel gran bazar. Sono il paese dei colori, dei rumori, della confusione a cui noi, di certo, non siamo abituati. Ma entrare in questi luoghi ci ha permesso di toccare, almeno in parte, lo stile di vita di questo popolo. Per noi, abituati alla relativa tranquillità dei nostri negozi, forse si tratta solamente e semplicemente di confusione. Ma si sa, paese che vai, usanze che trovi.

Ci siamo rifatti nel tardo pomeriggio visitando la moschea di Solimano il Magnifico, dove non c’era tanta gente (solo Mike Bongiorno di passaggio) così che abbiamo potuto godere della bellezza e della tranquillità del luogo.

Lemme, lemme, siamo arrivati all’ultimo giorno, ancora ad Istanbul, che ci ha riservato le bellezze del museo del Topkapi, dove, oltre al famoso e prezioso gioiello, sono conservate le vestigia dell’impero Ottomano.

Tanto per gradire e tanto per finire, al pomeriggio di siamo regalati un bel giro in battello sul Bosforo che non solo ci ha permesso di riposare ma, soprattutto, ci ha fatto godere della bellezza del panorama e del sole che ha accompagnato tutto il nostro viaggio. Ci siamo lasciati cullare dal rollio e dal vento che soffia quasi perenne sul Bosforo.

È quasi sera, ormai, quando arriviamo alla chiesa di san Antonio dove celebriamo l’Eucaristia conclusiva che raccoglie il nostro grazie al Signore per questa bella esperienza che ci ha dato l’occasione di conoscere cose e persone nuove. Ognuno, nel suo cuore, ha portato a casa sicuramente qualcosa di importante.

Il prossimo viaggio? Adesso bisogna avere un po’ di pazienza e aspettare l’evolversi della storia. Se dipendesse da noi ripartiremo domattina.

 

 

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