Luserna e confini
     

 

LA SECOLARE CONTESA CON LUSERNA SUI CONFINI

 

Nel bollettino “Campane” n° 2 del giugno 1979, mio zio Alberto Longhi aveva iniziato lo studio della contesa, ed ecco quanto egli scrisse:
“… pochi ormai sanno che, dapprima il comune, e in seguito i cosiddetti “consorti” dei Scalzeri, sostennero una lite secolare contro gli abitanti di Luserna per il possesso del monte denominato Riotorto, ma questo comprendeva non solo il Riotorto ma tutta la montagna fino ai confini con Casotto.
Litigarono per diversi anni poi il comune di Pedemonte dovette ritirarsi per dissesti economici. Gli atti che ho consultato dicono che subentrarono i consorti Scalzeri, Rocchetti e Rossati i quali dettero nuovo vigore alla lotta.
Pensate che Luserna pretendeva di arrivare fino a fondo valle Riotorto e fino alla strada della Riva e fino al limite delle coltivazioni dei Scalzeri. A questo territorio avevano perfino cambiato il nome e lo denominano Shusterberg (montagna del calzolaio).”
Partendo da questi dati e studiando i vecchi documenti per approfondire l’argomento ecco cos’ho trovato di nuovo.
Il maso Scalzeri consisteva nei beni descritti nell’investitura del maso “Covel e prato Giardin” a favore dei Rossati-Rocchetti-Scalceri, investitura avuta dalla chiesa di Brancafora e M.ca Corte di Caldonazzo.
Il maso “Covel” rientrava nei seguenti confini: “verso matina l’acqua morta, verso il mezzodì l’Astico, verso sera il Gorgosanto e verso sett.ne li soggi alti del monte di Luserna”.
Già prima del 1600 i consorti del Maso Luserna dietro amichevole accordo con “li Rossati-Scalceri-Rocchetti, coltivavano parte dei fondi “sotto gli alti sogli e contigui alli beni livellari del Maso Scalzeri”. Con il tempo poi i lusernati hanno rivendicato il possesso di tali fondi ed è nata la secolare contesa.
I Scalzaroti, infatti, opponevano a ragione che tali fondi rientravano nei confini espressi nell’investitura di cui sopra ed escludendo quindi i consorti del maso Luserna dal pascolo sotto i sogli più alti del monte, “tagli sogli” infatti vengono citati come confine verso settentrione.
 
Questi annullavano qualunque possesso pacificamente goduto, solo la parte situata sopra il soglio denominato Erchkofl al di qua della valle del Rozzolo può essere goduta promiscuamente tanto “dalli Lusernati quanto dalli Rossati, Rocchetti e Scalceri senza però contravvenire all’investitura sopraddetta e proibendo a quelli di Luserna di frattare tagliare piante senza quindi danneggiare il bosco ad effetto di impedire “lavine o altri dani che possa cagionar l’acqua nelle grandi piogge”; per questa concessione saranno tenuti a pagare le spese giudicali della cancelleria di Trento.
Nel 1722 venne stipulata una convenzione fra i Lusernati e il maso Scalzeri che qui sotto riporto in sintesi.
COPIA
De suo originali desunpta a me
P. Cristiano Rossatto Capp.no Brancafora
 
Volendo et intendendo S. Ecc.za Rev.ma terminare e definire la caosa vertente certi fondi di pascolo vicino al maso Luserna e vari orticelli ridotti alla coltura parte da antiquo, e parte da poco tempo in qua, per togliere ogni ulteriore contesa fra le parti, et le gravi spese fin hora seguite e che possono maggiormente seguire, per piantare la reciproca pace e buona armonia fra li contendenti altresì collegati con stretti vincoli di parentela, et unione di vicinanza,e parochialità, ha la prefata sua Ecc.za Rev.ma proposto alli medesimi il seguente partito d’amichevole aggiustamento:
P.mo          che le parti recedino da qualunque ulteriore litigio et interposta appellatione, a cui sii imposto il perpetuo silenzio.
2.do           che li confini espressi nell’investitura del maso Covello aspettante alli Rossati-Rocchetti e Scalceri abbino d’esser osservati, et restar fermi.
3.zo            che nonostante tale dichiarazione delli predetti confini la parte del pascolo situata sopra il soggio nominato l’Erchkofl di qua della valle del Rozolo possi esser goduto promiscuamente tanto dalli medesimi Lusernati quanto dalli Rossati-Rocchetti-Scalceri senza pregiudizio delli confini della investitura sopra accennata, et in caso nascesse qualche dubbio sarano piantati alcuni termini.
4.to            che li consorti di Luserna in considerazione, e tal ricompensa di questo pascolo promiscuo sarano tenuti et obbligati di pagare le spese giudicali della Cancelleria di Trento.
Ultimo         che le spese vengano pagate per metà da cadauna le parti.
Quali progetti in viro sententie, seu transationis ben intesi e considerati d’ambidue le parti contendenti singola singulis congrua congruis mutuis stipolationibus hinc inde intervenientibus hanno quelli accettati, abbracciati et omologati.
Actum et publicatu die sebathi octava mis augusti 1722 in diz.ne 15 in canonica Brancafora
 
Ma un documento datato 5 aprile 1827, dopo più di cent’anni quindi, la questione non era ancora risolta; dalle capre e pecore di proprietà dei Lusernati infatti erano state sequestrate dalla guardia boschiva di Pedemonte nel luogo detto Stegarvant appartenente ai consorti Scalzeri e trattenute oltre il limite di otto giorni stabilito per coprire l’importo del danno recato.
La proprietà di detto luogo Stegarvant lo giustifica “le sentenze e le investiture consegnate dalli consorti Scalzeri all’ill.mo Sig.agiunto De Petrij e così pure lo giustificava nuovamente la demarcazione dei confini interinalli fatta dalla commissione fondata anco questa sulle già esistenti sentenze”.
A riguardo poi se li consorti Scalzeri avessero in quel monte “taliatto delle legne” si crede che tutte le accuse date dalla guardia boschiva di Pedemonte al capo comune “saranno senza fallo speditte a questo Imp. R. Giudizio per le opportune providenze.
E così pure non si vede sotto il mio sindacato che guardia boschiva abbia portato alcuna acusa di capre dei consorti di Scalzeri, se poi anteriormente ve ne fossero statte, saranno insinuate alle autorità di questo Imp. R. Giudizio.”
Altro documento datata Innsbruck 6 nov.bre 1829 nel quale si certifica che i possedimenti del maso detto “Covelo dei Rossati” e lo stabile chiamato “Pra Giardin” confinano col Gorgosanto, l’Astico e la Val Grossa. Resta il confine verso settentrione in quanto al prà Giardin le relative investiture chiamano come confine il soggio bianco sopra la Forcella detto Crojer.
Il 12 agosto 1833 Nicolò Scalzeri capo comune e Tomaso Scalzeri procuratore mandato una lettera all’Imperiale Regio Giudizio di Levico supplicando la liquidazione di numerose spese per il piantamento dei confini e che queste furono tutte a carico del comune di Pedemonte, e dei consorti del maso Scalzeri, essendo che il comune di Luserna non è concorso a venuta assistenza.
Per quanto riguarda il Riotorto o Shusterberg, o Lusterberg o come nelle investiture Oderoff o monte di Luserna, ma nel 1808 si conferma che Lusterberg è una denominazione osservata in tutto il passato processo (sulla questione di Riotorto) in cui si dimostrò la sua derivazione, il comune di Pedemonte nel 1803 sostenne di possedere e godere di aver da tempo immemorabile goduto anche il monte Riotorto entro i seguenti confini: “matina i beni del maso Scalzeri, a mezzodì in parte i beni del maso Longhi ed in parte l’acqua del Riotorto, a sera il maso Bertoldi ossia masetto di Lavarone a settentrione gli alti sogli appresso i crozi di Luserna”.
Inoltre da tempo immemorabile “tagliò costantemente e fece sue le legne anche per il bisogno d’una fornace da mattoni, o coppi nell’istesso monte fabbricata e che in attività per corso di molti anni”.
Nel 1807 il tribunale ha ordinato che il giudice debba assumere un geometra, portarsi sul monte, ascoltare le parti sopra i loro rimarchi, far estendere in un disegno legale tanto le località contenziose, che le non contenziose ed ammesse. “I procuratori di Pedemonte stante che senza la proprietà, il possesso e godimento del monte Riotorto dovrebbero emigrare nella massima parte dalla loro patria e dalle loro miserabili ed infelici contrade, dove l’ingrata natura li ha collocati in una estrema ristrettezza di terreni sterili e montuosi,  e quel poco che non è montuoso si trova continuamente esposto alla violenza di furibondi tormenti, supplicano umilmente a voler intraprendere l’ordinato accesso e stabilire in modo di vederne in breve l’esito finale di una dispendiosa lite sui principi di giustizia, di ragione, di equità, del che non dubitano. “Giovanni Rossetti Procuratore.
 
Mario Longhi
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