La Chiesa di Casotto
     

Quando si ha a che fare con la burocrazia, si sa, bisogna avere un po' di pazienza memori del detto che la calma è la virtù dei forti. La pazienza non è mancata e, alla fine, ci siamo ritrovati a celebrare la solennità dell’Immacolata con un altro buon motivo in più per far festa.

Ora anche il presbiterio della chiesa parrocchiale ha un volto completamente nuovo e rispettoso delle indicazioni liturgiche segnalate  dalla visita pastorale del Vescovo nel 1998.

Non è stato un lavoro fatto in quattro e quattr’otto. Alla fin fine l’iter è durato quasi un anno. I primi disegni dell’architetto Pino Toniolo di Piovene, che ringraziamo per la disponibilità, sono dell’inizio dell’anno e hanno dovuto poi ottenere l’autorizzazione dell’Ufficio Diocesano per i beni culturali, prima, e della Sovrintendenza di Verona poi. E così discorrendo siamo arrivati all’estate.

Dopo le ferie la FER Marmi di Santorso si è messa all’opera utilizzando il marmo tagliato a Chiampo dal grande masso prelevato dalla cava dei Giaconi. E anche qui è importante ringraziare i titolari della cava che hanno donato il grosso masso di “chiocciolino” utilizzato per i nuovi elementi del presbiterio. Perchè questo tipo di marmo che non è certo pregiato come quello di Asiago o di altri luoghi? Il motivo è molto semplice: perchè anche il vecchio altare, che prima faceva parte dell’altar maggiore e poi usato come mensa, era dello stesso tipo di marmo. Secondo gli archivi, quello vecchio, era stato portato da Lavarone.

Mentre il marmista completava il lavoro si è cercata l’impresa edile che potesse realizzare i lavori di adattamento necessari previsti dal progetto.

Identificata questa nell’impresa Lucca di Valdastico i lavori sono iniziati l’undici novembre dopo che nella corsia centrale della chiesa è stata preparata una vera e propria corsi fatta di teli e pannelli di legno. Questo per consentire di arrivare fino al presbiterio con un muletto così da poter portare fuori il vecchio altare che pesa più di dieci quintali. L’operazione è stata meno difficile del previsto tanto che già al pomeriggio del primo giorno è iniziata la demolizione del rialzo di marmo rosso su cui poggiava. Marmo in parte recuperato per costruire lo scalino che ora ricopre tutta l’abside con il suo pavimento a piastroni bianchi e rossi come il resto del presbiterio.

Terminata la posa in opera del pavimento e dopo piccoli lavori elettrici, giovedì 21 novembre è arrivato il grande giorno. Dal mattino fino al tardo pomeriggio gli operai insieme al marmista piano piano hanno messo tutti i pezzi al loro posto andando avanti e indietro con il muletto.

Il primo elemento a prendere corpo è stato il supporto per il tabernacolo, in marmo bianco e rosso, appoggiato al muro dell’abside. È stato forse il lavoro più lungo perché il muro della chiesa non è perfettamente a piombo. Così il tabernacolo dopo essere stato appoggiato per due anni su un blocco di polistirolo ha ritrovato il suo dignitoso posto.

Dopodiché è stata la volta dell’altare, spostato un po' avanti rispetto al precedente e dalle dimensioni diverse: un po' più stretto, due metri invece di due e venti ma più profondo, 90 cm invece che 60. Sul davanti, in marmo rosso, l’iscrizione JHS, Gesù salvatore dell’uomo.

Per ultimo è toccato all’ambone, fatto con lo stesso tipo di materiale dell’altare con il poggialibro e le formelle scolpite dei quattro evangelisti in marmo rosso. Questo sostituisce quello, pur decoroso, di legno dando così il giusto risalto alla mensa della Parola che insieme a quella del Pane costituisce i due elementi fondamentali della celebrazione eucaristica.

Decisamente un bel colpo d’occhio quando venerdì pomeriggio attrezzi, pannelli e quant’altro era servito agli operai, ha lasciato lo spazio del presbiterio alla sua naturale connotazione e polvere e sporco sono state cacciate dalla solerzia delle persone che, incuranti del maltempo, hanno iniziato la prima ondata di pulizie.

Questa volta l’esodo dalla chiesa è durato solo una settimana. Infatti già domenica 24 ci siamo ritrovati a celebrare la S. Messa in chiesa, in compagnia degli Schutzen di Caldonazzo venuti a ricordare Giovanni Battista Sartori.

Prima di concludere è doveroso ringraziare la Regola di Casotto, perché senza il suo contributo economico questi lavori sarebbero restati un sogno, e in particolare il presidente Florio Sartori che ha seguito da vicino i lavori dedicando anche parecchio del suo tempo. E poi un altro grazie sincero va a tutta la comunità di Casotto perché si è sempre dimostrata generosa e attenta verso la chiesa che ora appare ancora più ricca e dignitosa.

E il vecchio altare? Intanto è “rifugiato” nel cortile della casa delle suore dove potrebbe anche restare a ricordo del lavoro duro e prezioso di chi è venuto prima di noi e di cui mai ci dobbiamo dimenticare.

 

 
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