La Nostra Storia
La
Festa della SS. Trinità è per noi molto più di una ricorrenza onorata in
questa settimana di giugno. E’ la scelta, che ogni anno rinnoviamo, della
nostra Fede, è lo spirito popolare che riempie i giorni dei preparativi con
l’affezione e la dedizione, è la lieta compagnia nel ritrovarsi insieme in un
momento significativo. Con questa premessa è nata la festa della SS. Trinità
nella Parrocchia di San Cataldo e San Gaspare del Bufalo. Un giorno di trenta
anni fa si svolgeva la processione che dal Paese raggiungeva la Chiesa di San
Cataldo e Gaspare. La fila degli “abitanti della campagna” e dei
“cacumari” era raccolta dietro lo stendardo rappresentativo della Trinità,
il Paliotto, che accompagnava la processione dal 1933, secondo le citazioni.
Proprio durante questa processione, Schiavoni Maria si avvicinò all’allora
Parroco Don Venicio. La serenità sul viso di questa donna illumina, mentre
racconta, le immagini dei suoi ricordi. “Don Venì”, prendendolo a braccetto
“perché il prossimo anno non facciamo la festa alla nostra Parrocchia? ”.
Un’idea, spontanea. Una risposta, allegra. Raccolta e proposta da altri,
quali, ricordiamo, Bufalini Renato.
Per l’anno successivo si era composto il primo
comitato della festa della SS. Trinità (che era l’allora Consiglio
Pastorale): Bufalini Gino, Evangelisti Silvino, Persi Pietro, Vernaroli Luigi,
Ferrarelle Cataldo, con la collaborazione di molte persone, fra
cui ricordiamo Evangelisti Franco e altri che non per la minore importanza, ma
solo per problemi logistici, non citiamo tutti. “Tanti comunque si diedero da
fare, con entusiasmo”, dice Silvino Evangelisti. La sua voce ferma, racconta
una semplice storia di dedizione e Fede. “Ci dividemmo i compiti. Eravamo
uniti, fieri”. Definirei io quell’espressione con una sola parola: passione.
Grazie all’impegno anche economico (il comitato, dice Silvino, mise
cinquantamila lire a testa, per non contare della quota raggiunta con la
“cerca”). Furono organizzati gli intrattenimenti della festa per la sera,
dopo le Celebrazioni e la Processione. “…dal banchettare ai giuochi popolari
della cuccagna (invito a chiedere ai nonni) e della corsa nel sacco,
dall’estrazione della tombola alla musica, dalla luminaria ai fuochi
artificiali… e la bomba finale, tremenda come un momento impietoso dopo un
giorno interminabile di spasso e di oblio (Libero de Liberi) ”. E
sembra di sentire anche ora “la violenza dei mortaretti, improvvisa sullo
scorrere del giorno, richiami del cuore che fanno allettare le ciglia degli
occhi (N.d.A.) ”. I momenti più divertenti ricorda essere la gara
della corsa a piedi, dove partecipanti di ogni età si cimentavano in una prova
di resistenza (bel coraggio… dopo la processione) prima della succulenta
spaghettata la sera, allietata dall’orchestra. Fino a tardi, a cantare e
ballare. Ma c’è di più. Nell’edizione di quegli anni la festa della SS.
Trinità accoglieva anche manifestazioni sportive di una certa rilevanza. Si
svolgeva, infatti, una gara ciclistica di prima categoria dilettanti. E
partecipavano squadre di Terracina, Anagni, ed altri Paesi e la nostra festa si
fece così conoscere anche fuori dei nostri confini. Si ribadiva, cogliendo
quest'appuntamento religioso, il senso della comunità, celebrando ad un tempo
tutte le attività dell’uomo, spirituale, lavorative, ludiche, artistiche. Si
usava prolungare poi la festa della SS. Trinità, includendo nel programma dei
festeggiamenti la celebrazione del Corpus Domini che aveva luogo la domenica
successiva. Per quel giorno si organizzava una gara di ballo, con tanto di
giuria. E di nuovo insieme per gustare pasta al pomodoro. Ma soprattutto “la sentita partecipazione delle
persone è l’anima della festa”, momento liturgico di
grande importanza che la fede e la semplicità degli animi rendeva allora ancora
più coinvolgente, e sentiamo ancora, sempre, ogni anno, con rinnovata
convinzione, nelle lodi e nei canti dedicati alla Santissima. Passano solo pochi
anni dalla prima edizione, quando su invito di Giuseppe Belli, il quale assunse
l’onere maggiore, fu acquistato il quadro della Trinità. L’antico Paliotto
non fu più usato da quando la festa si svolgeva qui da noi, e fu sostituito.
E’ conservato nella Chiesa dei Francescani a Patrica.
Fabrizio Marocco
Questo articolo è stato tratto
dal giornalino N°5 del 18/06/2000. Per consultare l'intero numero, vai al menù
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