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Il Mattino di Padova

26 maggio 2002

 
 

Da sinistra: la chiesa di San Carlo e il cappellano, don Paolo, accanto all'ingresso danneggiato; in alto: la porta incendiata della canonica (G.M.)




CHIESA DI SAN CARLO
NEL MIRINO
Molotov contro la parrocchia
Fiamme notturne e paura all'Arcella
Provvidenziale intervento di un gruppo di ragazzi che ha domato l'incendio prima che si estendesse «Mai ricevuto minacce» affermano i sacerdoti

di Alberta Pierobon

Hanno lanciato una bottiglia piena di benzina sul tappeto davanti alla porta della canonica di San Carlo Borromeo, in via Guarnieri all'Arcella. Poi hanno dato fuoco e sono fuggiti. Le fiamme si sono sviluppate in un baleno e, oltre a ridurre in cenere il tappeto, hanno intaccato il portoncino. Era l'1.30 dell'altra notte: stava divampando un incendio in piena regola, ad alto rischio per il parroco e il cappellano che dormivano incuranti dell'attentato, quando alcuni ragazzi che passavano in auto hanno visto i bagliori, sono corsi e, utilizzando una canna collegata al vicino rubinetto, hanno rapidamente spento il fuoco.
All'interno della canonica dormivano il parroco don Luigi Fortin e il cappellano don Paolo, ma le loro camere da letto guardano sul retro, quindi non si sono accorti di nulla, né di nulla si sarebbero accorti chissà per quanto se il campanello di casa non avesse cominciato a squillare a più non posso.
Erano quei ragazzi che, andando o tornando da un venerdì sera tra amici, erano passati davanti alla chiesa di San Carlo, in via Guarnieri all'Arcella, avevano visto l'incendio ed erano corsi a spegnerlo. Don Luigi e don Paolo si sono precipitati giù e hanno dato una mano con l'acqua. Poi sono arrivati vigili del fuoco e polizia.
Che si tratti di dolo, non c'è il minimo dubbio: quella sorta di bottiglia molotov, che gli agenti hanno sequestrato, parla da sè: si tratta adesso di capire chi e perché ha deciso di colpire il parroco.
«Ce l'hanno chiesto anche i poliziotti, ma qui in parrocchia non abbiamo mai ricevuto minacce, né ci sono stati guai con qualcuno che può aver pensato di vendicarsi, né sono accadute altri episodi particolari o inquietanti. Noi - dice don Paolo - pensiamo che sia stata una bravata senza motivazioni. Per fortuna l'incendio è stato subito spento e i danni sono limitati, non vorremmo creare allarmismi o esagerare l'accaduto».
Certo è che ora il portone della canonica è semi carbonizzato e va cambiato, e altrettanto certo è che se quei ragazzi fossero passati pochi minuti dopo, l'incendio avrebbe assunto altre proporzioni. A voler cercare una causa si può ricordare che qualche mese fa, in occasione dell'arresto di uno spacciatore in zona, era stato intervistato don Luigi: aveva detto che il traffico di droga in quelle vie è fiorente. Chissà, forse a qualcuno l'affermazione ha dato fastidio.
E c'è pure un precedente, un paio di mesi fa. Era inizio marzo quando in via Pierobon, nella succursale dell'istituto grafico pubblicitario Valle tra la parrocchia di San Carlo e la galleria, qualcuno rimasto senza nome ha devastato l'intera rete di recinzione, scassinato i cancelli della scuola, forzato serrature, distrutto campanelli di case, bruciato cassonetti e una cabina della Telecom. Un raid vandalico con i fiocchi.
Il disastro è stato scoperto la mattina dopo dai bidelli del Valle e dagli stessi studenti che sono stati costretti a rimanere fuori dai cancelli per un'ora abbondante a causa delle serrature completamente distrutte e riempite di silicone proprio per impedirne l'apertura.