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Da sinistra: la chiesa di San Carlo e il cappellano, don Paolo,
accanto all'ingresso danneggiato; in alto: la porta incendiata
della canonica (G.M.)


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CHIESA DI SAN CARLO
NEL MIRINO
Molotov
contro la parrocchia
Fiamme notturne e paura all'Arcella
Provvidenziale
intervento di un gruppo di ragazzi che ha domato l'incendio prima che si
estendesse «Mai ricevuto minacce» affermano i sacerdoti
di Alberta Pierobon
Hanno lanciato una bottiglia piena di benzina sul tappeto davanti alla
porta della canonica di San Carlo Borromeo, in via Guarnieri all'Arcella.
Poi hanno dato fuoco e sono fuggiti. Le fiamme si sono sviluppate in un
baleno e, oltre a ridurre in cenere il tappeto, hanno intaccato il
portoncino. Era l'1.30 dell'altra notte: stava divampando un incendio in
piena regola, ad alto rischio per il parroco e il cappellano che dormivano
incuranti dell'attentato, quando alcuni ragazzi che passavano in auto
hanno visto i bagliori, sono corsi e, utilizzando una canna collegata al
vicino rubinetto, hanno rapidamente spento il fuoco.
All'interno della canonica dormivano il parroco don Luigi Fortin e il
cappellano don Paolo, ma le loro camere da letto guardano sul retro,
quindi non si sono accorti di nulla, né di nulla si sarebbero accorti
chissà per quanto se il campanello di casa non avesse cominciato a
squillare a più non posso.
Erano quei ragazzi che, andando o tornando da un venerdì sera tra amici,
erano passati davanti alla chiesa di San Carlo, in via Guarnieri all'Arcella,
avevano visto l'incendio ed erano corsi a spegnerlo. Don Luigi e don Paolo
si sono precipitati giù e hanno dato una mano con l'acqua. Poi sono
arrivati vigili del fuoco e polizia.
Che si tratti di dolo, non c'è il minimo dubbio: quella sorta di
bottiglia molotov, che gli agenti hanno sequestrato, parla da sè: si
tratta adesso di capire chi e perché ha deciso di colpire il parroco.
«Ce l'hanno chiesto anche i poliziotti, ma qui in parrocchia non abbiamo
mai ricevuto minacce, né ci sono stati guai con qualcuno che può aver
pensato di vendicarsi, né sono accadute altri episodi particolari o
inquietanti. Noi - dice don Paolo - pensiamo che sia stata una bravata
senza motivazioni. Per fortuna l'incendio è stato subito spento e i danni
sono limitati, non vorremmo creare allarmismi o esagerare l'accaduto».
Certo è che ora il portone della canonica è semi carbonizzato e va
cambiato, e altrettanto certo è che se quei ragazzi fossero passati pochi
minuti dopo, l'incendio avrebbe assunto altre proporzioni. A voler cercare
una causa si può ricordare che qualche mese fa, in occasione dell'arresto
di uno spacciatore in zona, era stato intervistato don Luigi: aveva detto
che il traffico di droga in quelle vie è fiorente. Chissà, forse a
qualcuno l'affermazione ha dato fastidio.
E c'è pure un precedente, un paio di mesi fa. Era inizio marzo quando in
via Pierobon, nella succursale dell'istituto grafico pubblicitario Valle
tra la parrocchia di San Carlo e la galleria, qualcuno rimasto senza nome
ha devastato l'intera rete di recinzione, scassinato i cancelli della
scuola, forzato serrature, distrutto campanelli di case, bruciato
cassonetti e una cabina della Telecom. Un raid vandalico con i fiocchi.
Il disastro è stato scoperto la mattina dopo dai bidelli del Valle e
dagli stessi studenti che sono stati costretti a rimanere fuori dai
cancelli per un'ora abbondante a causa delle serrature completamente
distrutte e riempite di silicone proprio per impedirne l'apertura.
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