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Il Gazzettino

16 novembre 2002

L'area attorno all'Arcella, Borgomagno, ...
 
L'area attorno all'Arcella, Borgomagno, San Carlo e Pontevigodarzere è diventata il "quartiere fai da te". Da un certo punto di vista, fuori dalle mura cittadine, lo è sempre stato nella sua storia. Una fortunata esperienza urbanistica, unita a un senso di appartenenza non disgiunto dalla forza delle parrocchie, lo aveva portato nel Novecento ad essere un quartiere bello e vivace. Ora è al centro del degrado, colpito da una criminalità che sta occupandone con arroganza e impunità le sue strade. In crisi d'identità l'Arcella cerca aiuto. Non trovandone dalle autorità si muove su due piani. Da un lato con iniziative, anche clamorose, dettate dall'esasperazione, prima tra tutte e esemplare quella dell'abitante con il riflettore in terrazzo. Dall'altro, organizzandosi in modo fortemente innovativo attraverso il Supercomitato spontaneo, che nasce per dialogare con quelle stesse autorità che sono state, finora, o insensibili o, peggio ancora, quasi impotenti e inefficaci.

Erano una settantina la scorsa settimana, nella sala riunioni del quartiere. Si sono sfogati, hanno portato, con decisione, le proprie esperienze e i propri casi personali. Qualche volta si sono trovati nella classica posizione di chi parla dei suoi problemi, e ascolta meno quelli degli altri. Ma alla fine, con grande passione, hanno deciso di dimostrare più amore per il proprio quartiere che per le singole cose, per l'appartamento che si sta svalutando, per l'auto parcheggiata sotto casa visitata tutti i mesi dai ladri, per la propria borsetta a rischio tutte le volte che si va a fare la spesa, per il negozio dove si sgobba tutti i giorni e si vorrebbe non ritrovare svaligiato la mattina dopo.

COMITATO DEI COMITATI

No, i settanta che si sono incontrati all'Arcella per dare vita al nuovo Comitato dei Comitati, che riunisca, senza annullarne le specificità, tutte le realtà spontanee della zona, tengono più di tutto al loro quartiere, alla loro città. Perchè, nei fatti, vista dall'alto, l'Arcella non ha troppi confini, a nord della ferrovia. Il grande taglio, la grande cesura rappresentata dalla strada ferrata del 1845 e unita al resto della città dal cavalcavia Borgomagno, segna l'inizio di una città nella città. L'unione di tanti borghi, di tanti cascinali sparsi, parrocchie, ponti, scuole, luoghi di industrie e di attività produttive che si sono formati (e sono scomparsi) a Padova, oltre Padova, al di là di quelle che furono le cinte murarie dei Carraresi e di Bartolomeo d'Alviano. Formano la stessa vivacissima città la "Prima Arcella", il Borgomagno, San Carlo , Pontevigodarzere e le tante denominazioni topografiche che avevano ancora un senso "reale", di individuazione di nuclei abitati sparsi e divisi tra loro dalla campagna nelle non così lontane cartine geografiche del 1935. Ora, spesso, quei nomi rappresentano una strada, individuano una porzione abitativa di quello che qualcuno, nei palazzi istituzionali, considera forse solo un quartierone di 70mila abitanti, una sorta di semiperiferia non così ben definita, e un po' troppo rumorosa per le lettere sparse che gli abitanti mandano, qua e là, ai vari mezzi d'informazione. Abitanti che, quando la situazione raggiunge il limite della tracimazione, una rapina un po' troppo violenta, un pestaggio un po' troppo rumoroso, un furto un po' troppo clamoroso, devono essere quietati con qualche pattuglia in più e qualche accenno di attenzione per alcune settimane.

IL QUARTIERE CITTÀ

La realtà topografica, se si osservasse la zona a volo d'uccello, mostrerebbe una città viva, con le tante denominazioni dei Borghi fondersi in un'unica grande realtà. Una realtà che ha il suo elemento distintivo già in tutte le piante medievali, dove, immancabilmente, viene indicato un bivio, quello che unisce l'antica via Aurelia Cotta (dall'omonimo console) alla strada per il Medoacus, nome latino del Brenta. Quel bivio altro non è che il Rondò Borgomagno, dove via Annibale da Bassan o incontra via Tiziano Aspetti. L'Arcella, e tutti gli altri quartieri, nascono, più delle altre zone, come via di passaggio, di trasformazioni, di incontri, di apertura. E la ricchezza della zona, la stessa forza degli abitanti è quella di essere dei padovani "di movimento" (lo sono in fondo anche le etnie che si sono lì trasferite), distinti da quelli arroccati dentro i bastioni. Con le esperienze del ventesimo secolo, l'Arcella è diventata qualcos'altro rispetto ad un semplice quartiere con i suoi borghi limitrofi. Sarebbe un vanto di Padova se non fosse stata abbandonata, e i settanta che si sono incontrati per dare vita a questo Supercomitato, annunciato il mese scorso dal Gazzettino, in rappresentanza di sette associazioni spontanee, hanno deciso di unire gli sforzi per dare vita ad un'esperienza che non ha eguali nel Veneto.

LA GRANDE ARCELLA

È solo un'ipotesi, ma il nome di "Grande Arcella", una sorta di ombrello che copra il territorio tra la ferrovia e il Brenta, rende bene l'idea di partenza del Comitato dei Comitati. La "Grande Arcella", o come si chiamerà, vuole essere - ci raccontano - una specie di iniziativa "all'americana", legalmente costituita, dichiaratamente apolitica, altrettanto dichiaratamente di pressione, di "lobbing", nei confronti delle autorità. Propositivo e non "di ronda", anche se difficile da gestire, per la sua poliedricità. «Non ci interessa spostare lo spaccio e la prostituzione da sotto casa nostra per averlo poi nella via attigua - ci avevano detto alcuni portavoce dell'iniziativa - noi vogliamo mantenere una condizione ambientale di qualità della vita per tutta la zona senza preclusione per nessuna persona onesta». Nella sua semplicità, e difficoltà di esecuzione, è un programma civile e solidale degno di grande attenzione. Sta alla Grande Arcella che verrà formalizzata nei prossimi giorni renderlo operativo.

Angelo Cimarosti

angelo.cimarosti@gazzettino.it