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Don EGIDIO BERTOLLO Primo Parroco della Parrocchia di S. Carlo Borromeo E' ancora viva nel cuore di molti parrocchiani la memoria di Don Egidio, primo parroco e fondatore di questa nostra parrocchia, dopo trent'anni dalia sua morte. Don Egidio nasce a Fabriano il 2 gennaio 1911, viene ordinato sacerdote il 7 luglio 1935, viene destinato come cooperatore alla Parrocchia di S. Tecla di Este, accanto all'Arciprete Mons. G. Schievano. Il 4 novembre 1940, dopo soli 5 anni di sacerdozio, è nominato Delegato Vescovile alla Chiesa di S. Carlo Borromeo, il 28 gennaio 1941 ne diviene primo Parroco, l'ingresso solenne viene fatto il 27 giugno 1943, rimane pastore della Parrocchia di S. Carlo fino alla morte avvenuta la mezzanotte di domenica 3 dicembre 1972. Di seguito alcuni ricordi di: e il suo testamento spirituale. 3 dicembre 1972 - 3 dicembre 2002 30° anniversario della morteCon il passare del tempo, anche i ricordi più tenaci si attenuano, fino a scomparire dalla mente e dal cuore. Inoltre, i tempi tumultuosi che ci ritroviamo a vivere, cancellano velocemente la memoria con il susseguirsi veloce di fatti, eventi, catastrofi, scoperte, trasformazioni di ogni genere. La memoria di D. Egidio invece conserva ancora un posto nella vita di tanti, e nella prospettiva lontana acquista un'immagine nitida e precisa, evidenziando i tratti di una persona straordinaria, di un pastore che seppe dare tutta la sua vita e tutte le sue preziose doti al servizio della Chiesa. Sono passati trent'anni dalla morte, sono state scritte molte cose sulla sua vita con le testimonianze di chi l'ha conosciuto bene. Molto si potrebbe ancora aggiungere. Ma in questo 30° anniversario della sua morte, preferiamo riproporre quanto è stato detto, da chi gli fu più vicino, in occasione del settimo giorno dalla morte. Sono testimonianze che a distanza di trent'anni hanno un colore e un calore tutto nuovo. Ci mostrano una persona viva e vitale, in una sintesi che già fin dall'inizio ha delineato i tratti essenziali della sua personalità. Noi, parroco e comunità di S. Carlo attuale, sentiamo il dovere di ringraziarlo ancora una volta per l'immenso bene compiuto. L'immagine spirituale della comunità, le sue molteplici attività, le opere compiute rendono possibile per noi una azione pastorale frutto anche del suo lavoro. In particolare, è stato possibile costruire il Centro Parrocchiale, intitolato a D. Egidio Bertollo, proprio per suo merito. Ed ora lasciamo volentieri che dagli archivi escano le riflessioni che riporteremo, convinti di fare cosa gradita a tanti che lo conobbero, ed oggi ne cercano la memoria come segno di una riconoscenza legata al suo sacrificio e alla sua dedizione. Padova 30 Novembre 2002 Don Luigi Contin Si potrebbero dire tante cose di Don Egidio.A me, che sono vissuto con lui per 10 anni, i primi del mio Sacerdozio, piace mettere in risalto uno dei lati della sua poliedrica personalità di cui tante volte sono stato oggetto e anche testimone: la sua bontà. Don Egidio è stato certamente un Sacerdote che ha voluto tanto bene ai suoi Sacerdoti e alla sua gente. Fin dai primi incontri sapeva suscitare fiducia e attirava simpatia. Mi ricorderò sempre il mio primo incontro con lui, quando venni invitato, appena Sacerdote, come Cooperatore a S. Carlo. Erano le ore 12,10 del 4 ottobre 1962. Il suo saluto di risposta al mio timido «Sia lodato Gesù Cristo» fu «Ciao bel toso». Ma me lo disse con un sorriso così largo che mi riempì il cuore di gioia e che mi fece venire tanto volentieri a S. Carlo. Quando quattro anni fa e precisamente il 21 novembre 1968 fu colto dal terzo infarto, convinto che fosse ormai la sua ora di ritornare al Padre che sta nei cieli, dopo avermi chiesto l'Assoluzione e l'Unzione degli infermi, mi disse queste testuali parole: "Caro Don Sante, quando sarò morto, dì ai miei Parrocchiani che ho sempre voluto loro tanto bene". Forse qualche volta questa sua bontà non traspariva dal suo modo dì dire e di fare; ma se si riusciva a penetrare nel suo animo di uomo, di Sacerdote e di Parroco, si vedeva, si sentiva che il suo cuore era pieno di grande bontà. Si apriva facilmente con chi era disposto a ricevere le sue confidenze e a comunicargli le proprie. Soffriva tremendamente, specialmente negli ultimi tempi, di certe situazioni incresciose che si venivano a creare in Parrocchia, per diversità di vedute e di valutazioni. E' certo che ha sempre agito in buona fede e con retta intenzione, e che, se si vuole, a modo suo ha sempre voluto e cercato il bene della Parrocchia e dei suoi "dilettissimi Parrocchiani". Soltanto Dio sa quanto bene ha fatto Don Egidio materialmente oltre che spiritualmente alle famiglie di S. Carlo e anche ad altre. La mia famiglia è stata una di quelle che ha beneficato quanto mai della sua bontà. Gioiva della nostra gioia, si preoccupava delle nostre difficoltà, sentiva come suo ogni nostro problema. Era sempre pronto ad incoraggiare, a stimolare verso orizzonti sempre più vasti. Era diventato uno di casa; si sentiva bene a casa mia. Certo aveva bisogno anche di essere ricambiato nel suo amore. "Io ti ho voluto sempre tanto bene" mi diceva anche ultimamente, "Non so se tu me ne voglia altrettanto". Non so se tutti abbiamo compreso il suo amore per noi e se lo abbiamo ricambiato come lui ne sentiva il bisogno, sempre, ma specialmente in certi momenti difficili. "Dì ai miei parrocchiani che amino il loro Parroco come i tuoi amano te" mi disse qualche giorno dopo la mia venuta a Perarolo. Don Sante Facco Ho cercato di mettere in luce questa caratteristica di Don Egidio in occasione del XXV di erezione della parrocchia e spesso parlando di lui con i confratelli. Questa grande, preziosa realtà è brillata di limpidissimo splendore alla sua morte, nel commovente testamento ed ha avuto una conferma luminosa nell'esaltazione umana del suo funerale. Don Egidio: anima grande, sensibile, buona, generosa, infaticabile, dotata di intelligenza pratica eccezionale, di calma e costanza uniche, sempre pronta a donarsi, ha certamente esultato, se Dio gli ha concesso di vedere la partecipazione sentita, unanime, commossa fino alle lacrime della sua diletta famiglia parrocchiale, del Vescovo, di tanti confratelli, di innumerevoli beneficati ed amici. L'anima sacerdotale di don Egidio ebbe doti e valori eccezionali donati tutti alla parrocchia. Ha offerto la sua vita «per la santificazione, la salvezza, lo sviluppo nella fede, speranza e nell'amore» dei suoi parrocchiani. Ha voluto parlare anche dal cataletto: «Sia la vostra fede viva, operante, alimentata costantemente da Gesù Eucaristico — Siate obbedienti ed amate il Papa, il Vescovo, il vostro nuovo parroco unitamente a tutti i sacerdoti che collaboreranno con lui in mezzo a voi». Parrocchiani di S. Carlo l'anima sacerdotale di don Egidio ha centrato l'essenza della vita cristiana. Desidero sottolineare un'esclamazione sincera, zampillante come limpida sorgente da candida roccia: «Quale gioia essere sacerdote, gioia immensa specie nell'espletare le mansioni sacerdotali». Grande lezione per i sacerdoti che sentono il bisogno di integrazioni affettive, razzo luminoso per chi vede grigia, cupa, frustrata la vita sacerdotale! Accettò la morte come «una invocazione di perdono, supplica accorata e ardente alla bontà e misericordia infinita di Dio» e la offri come olocausto in piena conformità alla volontà divina in quella forma, modo e circostanze con cui Dio volle attuarla. E' mirabile che questo chiarore sacerdotale abbia illuminato l'anima di don Egidio in una attività turbinosa, molteplice, a servizio di ogni necessità. Il suo cuore magnanimo divampava di amore per Iddio e per il prossimo; la rettitudine d'intenzione lo guidava nelle sue attività, la fiaccola della fede non subì mai eclissi in lui. Don Egidio domanda a chi lo conobbe, lo amò, fu beneficiato dalla sua attività: «Pregate, pregate molto per l'anima mia; sopratutto partecipate a mio suffragio alla S. Messa, ricevete Gesù nel vostro cuore e a lui, alla sua infinita misericordia ed amore, raccomandate l'anima mia». Questa l'unica domanda di don Egidio : è scolpita nel fondo dell'anima mia, resti indelebile anche nell'anima dei suoi parrocchiani e di tutti i beneficati. Don Egidio, continua a volermi bene dal Paradiso. Mons. G. Schievano Quando nel lontano novembre del 1940 incontrai per la prima volta Don Egidio, nuovo parroco di S. Carlo, e gli manifestai il mio rammarico di dover lasciare l'Arcella, Parrocchia tanto cara al mio cuore perché vi ero nato, perché ero cresciuto all'ombra della cara Celletta e del suo alto campanile con le sue festose otto campane, perché era una Parrocchia formata in tutti i sensi, dove si svolgevano solenni funzioni ed ero legato da tante attività e care amicizie ... lui mi ascoltava guardandomi bene negli occhi. Quando ebbi finito di parlare, chiamandomi per nome, per la prima volta, dandomi del tu con un sorriso cosi buono che mai dimenticherò, abbracciandomi come fossi un fratello, mi disse: «E avresti il coraggio di lasciare il tuo Parroco di 29 anni con tutto quello che c'è da fare, qui solo, con più di 4000 anime da condurre a Dio, tanta gioventù da educare e tante opere da realizzare?». E tornò a sorridermi e a fissarmi con quel suo sguardo buono che mi penetrò fino in fondo all'anima e mi commosse. Compresi il pressante invito e da quel momento, vicino a quel caro e simpatico prete, S. Carlo divenne la mia Nuova Parrocchia. Subito capii come Don Egidio fosse veramente un uomo eccezionale e mi misi a sua completa disposizione senza alcuna riserva. Lui mi diede appuntamento per la sera stessa davanti al Tabernacolo, perché diceva: «Bisogna pregare tanto perché dobbiamo chiedere tante grazie al Signore per la nostra Parrocchia». Da quel lontano giorno sono passati 32 anni, sempre al suo fianco, nelle gioie e nei dolori; ho conosciuto il suo animo fino in fondo e posso dire che è sempre stato per tutti un padre, un fratello, un amico leale e sincero, un uomo d'azione senza pari, ma soprattutto un grande pastore di anime. Parlare di lui nella mesta circostanza della sua dipartita è compito assai arduo perché non basterebbe un volume per riassumere, sia pur brevemente, la multiforme attività di questo grande ed eroico Sacerdote, che venne a S. Carlo quando la Chiesa aveva solo i muri dell'edificio e neppure l'occorrente par la celebrazione della S. Messa, e col suo coraggio e col suo ardimento la completò, la arredò, la arricchì di grandi altari, di preziosi paramenti e suppellettili varie degne di rispetto. Il complesso delle opere parrocchiali sono frutto delle sue fatiche, delle sue geniali iniziative e della bontà del suo grande cuore. Aveva ragione una eminente personalità, parlando di D. Egidio, esprimersi in questi termini: "Dietro apparenze faccendiere sta un'anima bella che ama il Signore e le anime che cerca di salvare con iniziative ardite, imprese coraggiose e sacrifici diuturni". Sì, Don Egidio era veramente un'anima semplice e bella. Quante volte lo vidi commuoversi e piangere con chi cercava conforto da lui, tanto si immedesimava con quanti soffrivano e tante volte usciva con questa espressione: «Com'è divinamente bello essere prete e fare il prete per il bene dei fratelli!». Come potremmo dimenticare le sue prediche? Egli voleva giungere al cuore dei suoi figli, preoccupato com'era che portassero a casa almeno un pensiero utile per la settimana. E il suo «pulpitino»? Lo voleva immancabilmente per essere più a contatto col suo popolo e la sua predica diveniva così una paterna e accorata conversazione specialmente con i fanciulli e il suo cuore sacerdotale si effondeva negli accenti più commossi e spesso si rammaricava che l'orologio corresse troppo in fretta. Nulla gli importava se non la gloria di Dio e la salvezza delle anime alle quali egli arrivava per infinite vie, anche le più ardite. Non si preoccupava della sua persona che appariva quasi trasandata, e consumava giorno per giorno la sua vita per noi parrocchiani; era tuttavia sensibilissimo verso chi gli usava anche la più piccola delicatezza e gli era infinitamente grato. Quanta semplicità nella sua vita e quanti gesti eroici destinati a rimanere nascosti, ma quello di aver salvato la vita a circa 1500 persone (ebrei e partigiani) durante l'ultima guerra deve essere per noi motivo d'orgoglio per aver avuto un sì grande e coraggioso pastore. Mai si allontanò dalla sua Parrocchia e anche sotto la furia dei bombardamenti che tanti lutti e rovine arrecarono a S. Carlo, Don Egidio, come eroico capitano, rimase sempre al suo posto solo, col drappello di noi rimasti per consolare, aiutare e tener viva la vacillante fiammella di quella che era stata una promettente e fiorentissima vita parrocchiale e in cuor suo preparava i progetti per la ripresa del dopoguerra. In 32 anni mai si prese un pò di ferie e anche in quest'ultima estate, con quel caldo opprimente, ha lavorato e sudato anche lui con gli operai per cambiare i pavimenti dell'Asilo, che si può dire, era il cuore del suo cuore. Don Egidio ha sempre lavorato oltre ogni misura ed il suo apparente spreco di tempo per coltivare relazioni umane, per trattare affari materiali era sempre guidato dall'ideale del bene spirituale dei suoi amici e di procurare alla Parrocchia i mezzi che i fedeli non potevano dare e più d'una volta lo sentii dire: «Tanto un giorno non mi porterò via niente, e il Parroco di S. Carlo che mi succederà sarà più fortunato di me». La sua Casa Canonica è sempre stata assediata da persone che cercavano consigli, appoggi e aiuti. Quanti disoccupati hanno trovato un posto di lavoro per merito suo, e quando in qualche azienda le cose andavano male e tanti operai potevano trovarsi senza pane da un momento all'altro, si ricorreva alla mediazione saggia e acuta di Don Egidio e lui, alla sera, quando gli altri andavano a dormire, è successo tante volte che partisse per Roma per essere al mattino seguente ai Ministeri, avere colloqui, ottenere aiuti per salvare la situazione; e quando tornava stanco ma felice e contento per la vertenza composta e il bene compiuto in favore di tanti fratelli, riprendeva i suoi compiti di Parroco come niente fosse stato. Si può dire che è vissuto per gli altri con una generosità sconosciuta ai nostri giorni. Quanti i suoi beneficiati? Non sappiamo! Per intervenire come gli suggeriva il suo grande cuore non badava a tempo, a pazienti, intelligenti e tenaci incontri e sacrifici anche di portafoglio, non badava a rischi, come quando i tedeschi lò portavano via per sospetti sulla sua collaborazione con partigiani e alleati, e avrebbe fatto una brutta fine, ma la sua fede nella Madonna lo salvò e dopo breve tempo potè tornare, tra il giubilo di tutti, a lavorare nella sua diletta Parrocchia. Ho tratteggiato solo alcuni aspetti delta formidabile attività di Don Egidio, e sono certo che nessuno potrà descrivere pienamente chi era e che cosa ha fatto questo sacerdote per la Parrocchia di S. Carlo. Non sono esagerate le mie affermazioni ed ho voluto anche adempiere ad un obbligo di riconoscenza per la generosità e l'affetto, più che fraterni, dimostratimi fino all'ultimo giorno. Chi non ha conosciuto a fondo l'animo di Don Egidio può dissentire dalle mie affermazioni, ma non si può parlare senza conoscere. Era un uomo di pietà autentica, di fede sicura, ereditata anche dalla sua buona Mamma che amava tenerissimamente, di obbedienza e lealtà incondizionate verso i suoi Superiori. Ma fu soprattutto un grande, laborioso, delicato e amoroso Pastore di S. Carlo. Domenica 3 dicembre u.s. dopo una giornata di lavoro intenso per la Prima Confessione che lui, benché esausto, volle presiedere, quasi presagisse prossima la sua fine, e nel consegnare il Crocefisso ai bambini volle baciarli ad uno ad uno col suo tradizionale sorriso come fosse l'ultimo saluto. Durante la Messa Vespertina ancora in Confessionale e al termine, quando ne uscì si sedette su una sedia lì vicino, perché si sentiva stanco, e un gruppo di persone si stringeva attorno a lui per salutarlo, come spesso accadeva, al termine della Messa, e non si decideva a ritornare in canonica; sembrava si sentisse che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti passati nella sua Chiesa. E' vissuto sino alla fine per i suoi Parrocchiani. Il resto è noto a tutti. Il 10 novembre 1940 Don Egidio venne a S. Carlo quasi di nascosto, giovane Sacerdote buono, intelligente, forte, intraprendente con tanta volontà di lavorare; il 6 dicembre 1972 uscì dalla sua Chiesa portato a spalla tra due ali di folla commossa, consumato a soli 61 anni ma carico di meriti eccezionali. I suoi funerali sono stati la sua apoteosi, non un addio funebre ma un saluto di gloria e perfino la splendida giornata di sole sembrava associarsi, quale gioioso coronamento detta sua lunga, laboriosa e indimenticabile permanenza tra noi. Italo Dianin • Chiesa di S. Carlo ore 21 del 4 dicembre 1972. «E così, Padre, ci hai lasciato». No, Berto, non ti ho lasciato, e non vi ho lasciati. Osservo il tuo sguardo smarrito e ricordo il nostro primo incontro: gennaio 1941, in chiesa, diversa da questa sera: ti ricordi, era spoglia e povera, senza pavimento, senza altare maggiore, con scarsa illuminazione e spogli gli altari; in quel primo incontro abbiamo gettato le basi di una buona collaborazione, bisognava operare in due settori, in quello spirituale e in quello materiale. Più di qualche volta non si sapeva dove doveva finire l'uno per dare il posto all'altro. Però l'entusiasmo ci spingeva sempre e il farsi tutto a tutti era il mio motto e doveva essere il motto di tutti i nuovi parrocchiani del S. Carlo, in modo particolare poi dell'Azione Cattolica Parrocchiale nei suoi vari rami giovani e adulti. Quanti problemi: scuola di catechismo, Asilo, Altare maggiore, arredi sacri, meditazione quotidiana, cultura religiosa, canto sacro, filodrammatica, Messa Sociale, Crociata Eucaristica - problemi immediati, altri, a maggior respiro: Campo Sportivo, Centro per la Gioventù. E in tutte queste attività volevi presente il Parroco, ed ora che hai qualche anno in più. e sei meno impulsivo, capisci che non potevo, umanamente, essere sempre e solo dei giovani, tanto che avevo dato ai bravi cooperatori (ti ricordi: don Augusto, don, Giuseppe, don Buggero, don Domenico, don Antonio, don Franco, don Beniamino, don Nicola, don Sante e altri), ampia libertà per il lavoro apostolico in campo giovanile. Abbiamo passato anni difficili e duri, ma non tristi, perché la giovinezza, dono di Dio, ci portava , la gioia anche quando nulla era bello. Nel 1942 cominciò il periodo della fame, della borsa nera, nel 1943 cominciarono i bombardamenti e lo sfollamento di tanti parrocchiani, eppure la vita religiosa continuò, la dottrina cristiana si faceva nelle case private, le riunioni di A.C. venivano tenute regolarmente, e quante volte quelle dei giovani furono interrotte per gli allarmi aerei e quante corse attraverso i campi di «Marcolin». E dopo la guerra la ricostruzione; morale, religiosa e materiale e per quest'ultima ho dovuto togliere tanto tempo alle mie attività spirituali, Su questa mia attività eri turbato, ti arrabbiavi, finché una sera ti ho spiegato che dovevo agire così. Il Parroco don Egidio dovrà essere ricordato per le opere compiute: altri Pastori dopo di me, senza altre preoccupazioni materiali, potranno dedicarsi con maggiore efficacia alle attività religiose ed apostoliche. Ti ho visto poco convinto, ma più sereno, e questa sera te ne sei reso conto, vedendo la nostra Chiesa, illuminata ed apparata come una nuova Cattedrale; sai che è dotata di arredi sacri, preziosi e rari, possiede un Ostensorio che è uno dei più belli della Chiesa Padovana (ricordi la gioia di Italo per averlo prestato, a chiusura del Congresso Eucaristico Diocesano, al Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII ?). Quanti altri ricordi di vita spirituale vissuti insieme: le novene, le processioni, suggestiva quella che concludeva il mese di maggio presso il capitello «dei Dotti», non erano manifestazioni trionfalistiche, ma atti di fede vissuta. Per il 25° della Parrocchia ho voluto essere vicino ai primi collaboratori ed avete chiesto due cose a ricordo: la statua della Madonna per il Centro della Gioventù e la nomina di Italo a «cavaliere» di S. Madre Chiesa; vi ho accontentati. Ora ho concluso la mia giornata terrena e, come dice un Padre della Chiesa, sto vedendo, amando e godendo Dio in Cielo assieme a tanti miei figli spirituali, fra i quali mi è caro ricordarti : don Augusto, innamorato della musica sacra, Gino Sanguin che ha offerto la sua giovane vita per la Patria e la libertà, Gino Bordin, Antonio Zanovello, Alfredo Simoncello, il brillante presentatore della ns. Filodrammatica, Luigi Bertani e Lorenzo Miozzo, tuo collega d'ufficio». "Grazie, Padre, del bene che mi hai fatto e del bene che hai fatto a tanti, grazie degli insegnamenti e dal Cielo prega per me, per la mia famiglia, per tutti i tuoi «primi» giovani, per la Parrocchia tutta". U. Saonara HA SPESO TUTTA LA SUA VITA PER NOI Ricorre il decimo anniversario della morte di Don Egidio Bertollo. Il tempo passa. Il tempo è galantuomo e fa giustizia di molte cose, ma rende testimonianza a tante altre. Passano uomini e avvenimenti e non si ricordano; restano vive le persone che compiono il bene. Don Egidio a 10 anni dalla sua morte, è più che mai vivo nella comunità di S. Carlo che gli fu cara quanto la vita. Dire con poche parole tutto quello che il carissimo Don Egidio ha fatto per S. Carlo non è facile. Se però affermiamo, ad onor del vero, che Don Egidio ha speso con una generosità sorprendente la sua vita solo per loro, a vantaggio dei fratelli, in Cristo, giova molto di più. Aveva detto Gesù: «non c'è amore più grande di colui che dà la vita per la persona amata». Don Egidio lo ha preso in parola. A 10 anni dalla sua chiamata al Padre, si può misurare la sua statura. Don Egidio era un uomo intelligente, degno, aperto e onesto, era un sacerdote umile e coraggioso, pieno di bontà e di bene, pronto a dare prima che a ricevere, illuminato, pio. Quando venne a S. Carlo ci voleva la sua capacità e disponibilità per costruire la Parrocchia appena eretta. Le opere da lui realizzate con indomita volontà e coraggio, che gli veniva dall'alto, sono una chiara testimonianza del suo amore senza limiti. Le tante persone aiutate nel silenzio, che hanno bagnato di lacrime riconoscenti il suo ultimo passaggio nella Chiesa gremita fino all'impossibile sono un segno della sua bontà. La schiera di anime illuminate dalla sua parola, guidate dalla sua saggezza sono rivelazioni di un cuore sacerdotale. Don Egidio vive oggi nella luce di Dio insieme agli angeli, ai santi e a colei che chiamava sua tenerissima madre. Ma vive anche nella sua S. Carlo che lo ricorda con affetto riconoscente e che mai dimenticherà il suo primo parroco che gli ha insegnato la strada di coloro che vivono nel Signore. Don Israele Bozza XX° anniversario della morte del primo Parroco Don EGIDIO BERTOLLO 3 - 12 - 1992 COMMEMORAZIONE DEL VICARIO GENERALE DELLA DIOCESI Mons. MARIO MORELLATO Il mio ultimo ricordo personale di Don Egidio Bertollo risale a poche ore prima della sua morte repentina: è del pomeriggio del 3 dicembre 1972. C'erano qui in parrocchia le prime confessione di un folto gruppo di ragazzi. I Chierici del Seminario, di cui ero Rettore, in quei giorni stavano facendo gli Esercizi Spirituali in preparazione all'Immacolata, e Don Egidio, sapendomi libero, mi chiese di venirlo ad aiutare per le confessioni. Lo ricordo molto bene, qui, ai piedi del presbiterio in cotta e stola in piedi, a dirigere la celebrazione, a rivolgere la parola ai ragazzi con quel suo atteggiamento sereno e pacato, senza fretta, autorevole e benevolo; e poi seduto ad ascoltare le confessioni dei piccoli, come un papà che accoglie ed incoraggia. Sono passati 20 anni da quella domenica, ma per me, quella immagine di Don Egidio resta emblematica: quella di un prete che educa i suoi figli alla fede e all'incontro con la grazia del Signore; che sta bene e volentieri in quel ministero perché ci crede e se ne sente totalmente permeato, e lo svolge con paterna autorevolezza, con delicatezza ed amore, vera guida spirituale e morale. Di Don Egidio sono state ricordate le sue notevoli doti di realizzatore, la sua personalità spiccata, la sua viva intelligenza pratica, il suo dinamismo, la sua prontezza nel cogliere le opportunità che nascevano dalle più svariate situazioni, anche difficili ed imbarazzanti. La sua intraprendenza e augurio nel mondo del lavoro e della imprenditoria. Ma per me Don Egidio è al suo pienissimo posto soprattutto in quella immagine di prete che celebra ed educa, che chiama alla fede, vivendo e rivelando la sua fede. Questo è stato il cuore di tutta la sua esistenza e della sua attività: egli è stato un vero sacerdote, sempre e prima di ogni altra cosa. Quella realtà ha motivato, sostenuto, guidato ed illuminato tutta la sua vita; questa sua profonda identità di prete è emersa sempre, con evidenza e dignità, in tutto il suo operare. E' stato un vero prete nella consapevolezza profonda e gioiosa della sua missione, quella che gli derivava dalla consacrazione sacerdotale, dal dono dello Spirito Santo dal legame profondo e devoto con i suoi Vescovi e con la Chiesa, dalla vita di preghiera e di unione spirituale con il Signore, dalla celebrazione dei Sacramenti, soprattutto dalla fede nell'Eucaristia. E' stato un vero prete perché su questa sua specifica identità ha sempre improntato il suo rapporto con la comunità parrocchiale, donando ad essa e chiedendole precisamente quel tipo di relazioni, quelle per cui un prete esiste e opera: la vita della grazia, la preghiera, la celebrazione del culto divino e dei sacramenti, la Parola di Dio, gli impegni della vita cristiana, la coerenza della vita. Ha sempre portato la veste talare perché non ci fosse mai dubbio che egli era sempre e solo in servizio sacerdotale, anche quando quella veste era impolverata e sporca per i lavori materiali a cui si dedicava. Ha sempre avuto una attenzione viva per il ministero della confessione, a cui dedicava tante ore; e tante ore le passava nel colloquio personale con la gente, rivelando grandi doti di consigliere sapiente e persuasivo, grande capacità di incoraggiamento e di fiduciosa consolazione. Là, in quel ministero, egli si sentiva a suo agio e al suo posto. E' stato un vero prete perché tutto quello che promuoveva e metteva in moto era per esprimere ed alimentare una vita parrocchiale sempre più intensa qualificata e viva. Non solo la vita liturgica, ma anche tutta la vita associativa, tutte le organizzazioni e le iniziative erano messe in azione, in funzione della vita di fede. La parrocchia di S. Carlo, ha conosciuto, nei 32 anni di servizio di Don Egidio, una grande vivacità di attività che hanno dato volto e stile alla comunità e che prolungano la loro validità anche nel tempo presente. Incaricato di questa popolosa comunità non ancora trentenne dal Vescovo Carlo Agostini, Don Egidio fu un animatore instancabile della vita comunitaria: la scuola della dottrina cristiana, la cura dei bambini piccoli, l'Azione Cattolica, la Schola Cantorum, il gruppo dei chierichetti, la Confraternita del Santissimo, la S. Vincenzo, e poi le celebrazioni liturgiche volute sempre solenni ed imponenti, le feste patronali: furono tutte iniziative che egli volle e coltivò per dare espressione viva, e concreta testimonianza alla vita cristiana della parrocchia. Le stesse realizzazioni materiali, che furono tantissime ed appropriate, erano sempre frutto di una esigenza di fondo: quella non di evidenziare una efficienza esteriore e vana, ma di venire incontro e di dare sostegno alle esigenze della parrocchia, per creare luoghi di incontro, di fraternità e di aiuto alla gente. E' stato un vero prete, Don Egidio, ancora per un altro aspetto, sentito e vorrei dire commovente in lui: perché la sua parrocchia, la sua comunità fu al centro di tutta la sua vita, assorbì e riempì tutta la sua esistenza. Di S. Carlo egli era come innamorato ed orgoglioso. Era la sua famiglia, la sua creatura, la sua compagnia, il suo laboratorio, l'oggetto dei suoi pensieri e delle sue compiacenze. Potremmo dire che assieme a questa Parrocchia e con questa gente egli nacque come prete e crebbe vigorosamente, stabilendo un intreccio di affetto e di dedizione inconfondibile. Se durante gli anni della guerra, quando tanta gente per paura dei bombardamenti e delle rappresaglie preferì rifugiarsi fuori città, egli non volle mai abbandonare la sua canonica e la sua parrocchia, fu per questo legame di dedizione e di doverosa testimonianza di fedeltà a quella che era definitivamente la sua famiglia spirituale ed umana e un padre non abbandona mai la sua famiglia. E' stato scritto ed è vero, che ad un certo punto gli furono offerti dal Vescovo degli incarichi a livello diocesano, che forse potevano sembrare un premio prestigioso alla sua intraprendenza. E si sa che lui li rifiutò. Fu detto che lo fece perché questo avrebbe comportato un vincolo per la sua libertà di azione e di iniziativa. Io penso, invece, che Don Egidio abbia rifiutato quegli incarichi perché lo avrebbero staccato dalla sua gente, dalla sua parrocchia. Egli non poteva concepirsi senza quei gruppi di uomini, di donne, di giovani con i quali faceva veramente famiglia e che sorreggevano e motivano anche umanamente ed affettivamente la sua vita sacerdotale. Don Egidio fu un vero prete, fino in fondo, coerente e fedele. Egli onorò in maniera luminosa il clero padovano. Pur con tutti i suoi limiti e difetti, mescolati in una umanità ricca, attiva ed intelligente, e quindi per certi versi anche più evidenziati, egli fu un vero pastore d'anime, una vera guida spirituale, che seppe avviare tradizioni solide e sicure di vita cristiana, capaci di configurare il presente e il futuro di un popolo. Questa fu la sua caratteristica principale ed è il suo merito fondamentale. E sulla linea di questi rilievi, mi pare che ci sia un grande ricordo ed un esplicito impegno che Don Egidio ha lasciato e affida ancora a S. Carlo: essere parrocchia vuoi dire lavorare insieme, camminare insieme, c'è parrocchia quando si partecipa, si collabora, si contribuisce tutti. Egli ha costruito così la parrocchia di S. Carlo. In 32 anni di ministero parrocchiale egli, dal quasi nulla, ha destato e formato una coscienza comunitaria, un senso vivo di appartenenza, una gioiosa e laboriosa volontà di essere presenti e di partecipare. Quello che egli ha fatto e costruito, lo ha fatto con la gente, con il contributo di tutti, chiamando a raccolta le energie di tutti. Egli è stato un grande suscitatore di collaboratori entusiasti, e così facendo ha anche formato dei veri e solidi cristiani. Questo, ora, noi la chiamiamo sinodalità. E' una parola più raffinata e preziosa, ma la sostanza della sinodalità era ben viva e presente nel ministero pastorale di Don Egidio, che non si fermava alle parole e ai concetti, ma mirava alla concretezza dei fatti. Camminare insieme, lavorare insieme, credere insieme, per poter dire concretamente: questa è la mia parrocchia, queste realtà appartengono anche a me, queste iniziative le ha sostenute anch'io, perciò sto vivendo autenticamente la mia fede. Vogliamo chiedere al Signore la grazia che questa comunità sappia conservare fedelmente e vivacemente questa preziosa eredità, sappia alimentarla confrontandola e misurandola sulle situazioni spirituali ed umane che i tempi nuovi comportano, per essere ancora segno di speranza ed espressione di autentica carità e solidarietà. Mons. M. Morellato Quando il mio terreno pellegrinaggio si sarà concluso, ed il mio corpo giacerà esanime, mi resta il piacere di parlare ancora una volta per mezzo del presente foglio: Grazie, grazie o Padre che con il Figlio e lo Spirito Santo mi hai creato, fatto cristiano, SACERDOTE, Parroco. Quanto amore hai avuto per me, o Trinità Santissima. Grazie, per l'Incarnazione, Redenzione o Gesù! Grazie per la Rivelazione con cui mi hai manifestato l'Amore infinito e i disegni meravigliosi del Padre: che ci ha creati per sé, che vuole che tutti gli uomini si salvino, che Lo trovino tutti coloro che lo cercano con cuore sincero. Grazie per avermi chiamato al Sacerdozio e fatto Padre e Pastore di una grande famiglia: S. Carlo, la Parrocchia mia, la famiglia mia. Nel considerarmi «Sacerdote» gioia, spavento e conforto mi invadono. GIOIA, perché, o Gesù, predilezione più grande non potevi avere per me. Farmi Tuo con l'Ordine perché fossi tutto Tuo nella mia vita e lavorassi sempre con Te, a far conoscere l'Amore e ad amare e attraverso l'Amore raggiungere e portare la salvezza. Quale gioia essere Sacerdote, gioia immensa specie nell'espletare le mansioni puramente e direttamente sacerdotali. SPAVENTO: perché chiamato a Te con la vocazione, mi hai pure proposto e comandato una vita santa, tutta santa, come la Tua. E qui il confronto mi spaventa: Tu mite, umile, obbediente fino alla morte e morte di croce; Tu la perfezione ... io invece un povero prete, un povero Parroco accompagnato da tante debolezze, da tante limitazioni per cui tante volte, o Gesù, ho chiesto perdono a Te, invocando la Tua Misericordia, come la invoco ora mentre sto scrivendo e intendo che la mia morte sia una invocazione al Tuo perdono, una supplica accorata e ardente alla Tua bontà e misericordia infinita, un olocausto in piena conformità alla Tua volontà e in quella forma, modo circostanze con cui Tu e Tu solamente vorrai attuarlo. Perdono, o Gesù infinito Amore, per tutto il male commesso, per tutte le omissioni che hanno accompagnato la mia esistenza fin dai miei primi giorni; perdono a Te Chiesa Santa, che mi hai posto sul candelabro perché risplendessi al mondo nei riflessi della santità. Perdono a Te chiedo, diletta famiglia di S. Carlo, formata di anime generose, a cui in realtà ho donato me stesso - tutto me stesso, ma con quanti personalismi - deficienze - limitazioni ! Intendo riparare non solo chiedendo venia, ma offrendo per la tua santificazione - per la tua salvezza - per il tuo sviluppo nella fede, speranza e nell'Amore, la mia vita. Consigli oltre a quelli ripetuti in trent'anni non mi sento il coraggio di darvene. Solamente sia la vostra fede viva e operante, alimentata costantemente da Gesù Eucaristico. Siate obbedienti e amate il Papa - il Vescovo - il Vostro nuovo Parroco, unitamente a tutti i Sacerdoti che collaboreranno con lui in mezzo a Voi. Ed ora un piacere: pregate - pregate molto per l'anima mia, soprattutto partecipate a mio suffragio alla Santa Messa, ricevete Gesù nel vostro cuore e a Lui, alla Sua infinita misericordia ed amore raccomandate l'anima mia. Grazie a tutti coloro che mi faranno una S. Comunione. Mentre rinnovo le mie scuse a tutti coloro a cui volontariamente ed involontariamente avessi recato dispiacere, a Te o Padre Santo, per mezzo di Gesù Cristo Tuo figlio e fratello mio, in unione con lo Spirito Santo che abita in me, per la mediazione di Maria Santissima mia tenerissima mamma, offro ancora la mia vita - Ti chiedo ancora perdono. Nelle Tue mani, o Signore, l'anima mia. «Ho sempre creduto e sperato in Te; che io non resti confuso in eterno». Per quanto riguarda il funerale 1) usare una cassa di minima spesa; 2) di essere sepolto per terra; 3) di usare un carro di terza classe; 4) di evitare ghirlande; 5) solo qualche fiore. |
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