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Consacrazione della chiesa

 

18 marzo 1949

Consacrazione della Chiesa

Dal volume "Un tuffo nel passato - Cinquantesimo di fondazione della Chiesa di S. Carlo Borromeo - Padova - Impressioni e ricordi di Italo Dianin" 

La lieta notizia me la portò don Egidio stesso a casa, verso la metà del febbraio 1949. Mentre consumavo il modesto pranzo di mezzogiorno me lo vidi comparire, tutto contento, per dirmi: "Tu sei il primo a saperlo: sono stato convocato dal vescovo il quale mi ha informato the il 18 marzo, prima di andare a Venezia, dove e stato nominato Patriarca, verrà a portare un grande dono alla nostra parrocchia, consacrando la sua e la nostra amata Chiesa di S. Carlo, soltanto benedetta nell'ormai famoso 10 novembre".
L'avvenimento era di una portata tale da procurarci una gioia difficilmente contenibile, e fremevamo al solo pensiero the il vescovo ci amava e ci seguiva e, prima di diventare Metropolita delle regioni venete, voleva darci un'altra prova tangibile del suo affetto e della sua ammirata devozione al grande patrono S. Carlo Borromeo.
Giunse infine il giorno tanto atteso del 18 marzo. Alle 7.30 del mattino il vescovo arrivò puntuale sul piazzale della Chiesa, accolto dal parroco e da una grande folla di parrocchiani, che festosamente lo acclamavano congratulandosi per la recente nomina a Patriarca di Venezia. Entrato in Chiesa, si diede subito inizio alla lunga ma incomparabile cerimonia di consacrazione della Chiesa e dell'Altare Maggiore.
Il rito consisteva principalmente in un susseguirsi di significativi e solenni atti liturgici, the sarebbe interessante, ma troppo dispersivo e arduo descrivere come converrebbe.
Tuttavia, non posso dimenticare, con sacro orgoglio, due momenti the mi videro coinvolto in modo particolare:

  • il vescovo, rivestito con gli abiti pontificali, accompagnato in processione da tutto il popolo, compì tre giri completi all'esterno della Chiesa, aspergendone le mura con acqua lustrale, mentre tutti invocavano il Signore in continuazione col canto: "Signore, pietà". Ebbene, durante la processione, io ebbi 1'onore di portare il recipiente dell'acqua dove il vescovo, con rami di mirto come aspersorio, continuava ad attingere e ad aspergere le mura esterne della chiesa, secondo il cerimoniale;
  • più tardi il vescovo, per ungere con l'olio santo le 14 croci di marmo incastonate lungo il perimetro interno della chiesa, doveva salire su di una scaletta, ed io ebbi ancora l'occasione di rendermi utile, seguendo il vescovo con la scaletta, ed aiutando Sua Eccellenza nel salire e nello scendere durante la cerimonia. Ancor oggi, quando guardo quelle croci, specialmente nell'anniversario della consacrazione della chiesa e davanti alle croci ardono ceri per tutto il giorno, tanti ricordi mi riempiono il cuore, ricordi che il tempo non e riuscito a cancellare.

Il rito della Consacrazione si concluse con la S. Messa solenne, celebrata dal parroco sull'altare maggiore appena consacrato. All'omelia il vescovo parlò del rito appena compiuto, manifestando tutta la sua gioia per il grande dono che ci lasciava, incitandoci ad amare sempre più la nostra chiesa, appena consacrata "vera Casa di Dio", e a stringerci intorno al nostro parroco, che altro non bramava, se non di ridurci tutti a Cristo. Infine con profonda commozione, si raccomandava alle nostre preghiere, perché ci ricordassimo di lui che si accingeva, in obbedienza al S. Padre, a lasciare Padova per Venezia, dove altri figli lo attendevano.
Con la benedizione del vescovo si concluse il lungo, solenne e indimenticabile rito che sarebbe rimasto per sempre nella storia della nostra ancor giovane parrocchia. Erano le 13, e tutti tornavamo alle nostre case, portando nel cuore un incancellabile ricordo.