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Nacque ad Arona (in provincia di Novara, Italia), il 2 ottobre
1538. All’età di 24 anni fu consacrato sacerdote e vescovo della chiesa
cattolica.
Fu segretario di Stato del Papa e, in seguito, arcivescovo di
Milano, con responsabilità su 15 diocesi di Lombardia, Piemonte, Liguria,
Canton Ticino. Fu esponente di spicco della Riforma cattolica, promuovendo un
profondo rinnovamento della fede e dei costumi nello spirito del Concilio di
Trento (1545-1563), di cui s’impegnò a compiere le norme: visite pastorali
frequenti e regolari, riunioni di sacerdoti, fondazione di seminari per
l’istruzione del clero, catechesi a tutti i livelli. Celebrò ben undici
sinodi diocesani, fondò scuole gratuite, creò quattro collegi per la gioventù
e ospizi per le giovani in difficoltà. Univa, a un’attività tanto intensa,
notevolissime capacità intellettuali e un profondo spirito di preghiera.
Si dedicò con ogni mezzo all'assistenza pubblica, adoperandosi
anche di persona, specialmente durante la terribile pestilenza del 1576, a tal
punto che " fu chiamata, ed è tuttora, la peste di san Carlo. Tanto è
forte la carità" (Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. 31).
Morì tra il suo popolo a 46 anni, il 3 novembre 1584.
Fu dichiarato santo da papa Paolo V, nel 1610.
Lo festeggiamo nella ricorrenza del 4
novembre.
Dal
Discorso tenuto da san Carlo, vescovo, nell’ultimo sinodo.
Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a
nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. Senza di
essi però non sarà possibile tenere fede all’impegno della propria
vocazione.
Facciamo il caso di un sacerdote che riconosca bensì di dover essere
temperante, di dover dar esempio di costumi severi e santi, ma che poi rifiuti
ogni mortificazione, non digiuni, non preghi, ami conversazioni e familiarità
poco edificanti; come potrà costui essere all’altezza del suo ufficio?
Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o
quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma
prima di accedere al coro o di iniziare la messa, come si è comportato in
sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per
conservare il raccoglimento? Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la
tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita
a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se
già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla
via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non
si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè, le distrazioni per quanto puoi.
Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili. Da sempre buon esempio e
cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la
santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con
la tua predica tu perda ogni credibilità.
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