Lectio Divina

Natale del Signore

Messa della notte

 

Tema: Un Dio che si fa storia; è apparsa la grazia che porta la salvezza.

I Lettura: Is 9,1-3.5-6

Dal Salmo: 95(96) – Oggi è nato per noi il Salvatore -

II Lettura: Tt 2,11-14

Alleluia: “Vi annunzio una grande gioia:

               Oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore(Lc 2,10-11)

Vangelo: Lc 2,1-14

 

ANNOTAZIONI

v. 1–2: Questi primi due versetti ci danno le notizie per quanto riguarda la situazione politica dell’impero romano: chi è l’imperatore, Ottaviano Augusto (dal 30 a.C. al 14 d.C.) e chi è il governatore della regione dell’impero dove si svolgeranno i fatti riguardanti la nascita di Gesù. Viene, inoltre, evidenziato un decreto dell’imperatore riguardante il censimento di tutti i sudditi per organizzare meglio il pagamento delle tasse. Si parte da un punto di vista ampio “tutta la terra”, si arriva alla Siria, zona in cui è compresa anche la terra di Israele, si concentra lo sguardo sulla Galilea, poi sulla Giudea ed infine sulla città di Davide chiamata Betlemme.

v. 2 – Censimento: Non ci sono prove chiare di un censimento esteso a tutto l’impero romano sotto Augusto, ma soltanto notizie di censimenti regionali che forse successivamente si estesero a tutto l’impero. Così non è certo che in Palestina le persone si facessero registrare nelle città degli antenati e che dovessero andare anche le mogli, insomma è difficile far coincidere i dati storici a noi noti con quanto scrive Lc nei primi tre versetti. Il censimento è completamente ignorato da Mt 1-2 il quale suppone che i genitori dimorassero già a Betlemme e soltanto dopo la nascita di Gesù, per motivi politici, andassero ad abitare a Nazaret (cfr. Mt 2,11-22).

v. 4 – Giuseppe: L’origine davidica  di Giuseppe giustifica il suo viaggio a Betlemme, città da cui proviene la famiglia di Davide e in cui deve nascere il Messia (cfr. Rut; 1Sam 16,1-13; Mi 5,1). 

- Betlemme: Nell’AT riferirsi a Betlemme significa sia riferirsi alla città di Davide sia alla città del Pane (etimologia cfr. Rut).

v. 6 – Si compirono: Letteralmente: “giunsero a pienezza”. Questo verbo è molto usato nell’opera lucana (Lc 13 volte At 9) ed è presente ben 8 volte in Lc 1-2 (3 volte per lo Spirito Santo che riempie della sua realtà: Giovanni Battista [1,15], Elisabetta [1,41], Zaccaria [1,67]; 3 volte per il compimento dei giorni di un’attività legata a Dio e alla sua Legge: servizio liturgico di Zaccaria [1,23], i giorni per la circoncisione [2,21], i giorni della purificazione [2,22]; 2 volte per il compiersi dei giorni della gravidanza di Elisabetta [1,57] e di Maria [2,6], queste due gravidanze si compiono secondo un ritmo stabilito da Dio). Con questo verbo non viene solo sottolineato il tempo in cui Maria deve partorire, ma anche l’ottica teologica che le promesse dell’At arrivano a compimento.

v. 7 – Primogenito: Veniva così chiamato il primo figlio della famiglia ebrea, fosse o no figlio unico (cfr. Es 13,12; 34,19; Lc 2,23). La tradizione dice che fu l’unico figlio di Maria.

- Avvolse in fasce: Avvolgere il neonato - secondo l’uso orientale con due pezze, una per la testa e una per il corpo - è importane per proteggere il bimbo nella sua fragilità e per permettere a chiunque di prenderlo e portarlo senza pericolo. Forse l’evangelista vuole vedere in questa fasciatura di Gesù alla nascita, l’altra fasciatura che il suo corpo riceverà dopo la morte? (cfr. 24,12).

-   Mangiatoia: Termine greco “fatne” per essere tradotto con “mangiatoia” deve supporre il contesto di una stalla e la presenza di animali, ciò è assente nel racconto lucano. Può avere un altro significato, quello di una gerla portatile, una bisaccia duplice che si può porre a cavallo dell’asino o del cammello, da una parte della bisaccia si pongono gli strumenti più o meno sudici di terra e dall’altra si pongono i viveri creando quindi una distinzione molto precisa fra le due parti. Gesù quindi giace in questa parte della bisaccia abitualmente usata per conservarci i viveri. Giace come un pane pronto per essere spezzato. Qui sta la novità tanto che viene più volte ripetuto all’interno del racconto (cfr. v. 12 e 16).

v. 8 – Pastori: Il mestiere di pastore, fra gli ebrei, non godeva di buona fama, chi faceva questo mestiere non poteva legalmente testimoniare.

-   Vegliavano di notte: E’ il tempo del riposo o della veglia, ma soprattutto il simbolo delle tenebre che Dio riempie della sua luce (cfr. Is 9,1; Lc 1,79). L’evangelista evidenzierà l’atteggiamento dei pastori come comportamento tipico del cristiano che attende il Signore (cfr. 12,37-43).

v. 9 – La gloria del Signore li avvolse: Questa espressione nell’AT indica la manifestazione della presenza del Signore: al Sinai, sull’Arca dell’Alleanza, nel tempio (cfr. 9,34). L’angelo e l’esortazione a “non temere” sono gli elementi tipici della manifestazione di Dio o di un annuncio divino (cfr. 1,13.30; Mt 1,20).

v. 10 – Vi annuncio una gioia grande: Il verbo letteralmente si traduce “annunzio una lieta notizia, evangelizzo”, nel greco profano veniva usato per annunziare la nascita di un principe in tutte le città, l’AT greco lo usa per indicare la lieta notizia portata da Dio o dal suo Unto = Messia (cfr. Is 52,7; 61,1).

v. 11 – Oggi: Questa parola ripresa dal Salmo 2,7 è essenziale nella proclamazione della salvezza in Gesù Cristo (cfr. At 13,31-32). Lc proclama fin dalla nascita il carattere divino che la Chiesa delle origini ha riconosciuto e proclamato in Gesù risorto: Salvatore, Cristo = Messia e Signore.

- Salvatore: Il nome stesso che assumerà questo bambino (v. 21) sarà identificato con la salvezza. I romani chiamavano così l’imperatore, invece per gli ebrei il titolo era riservato a Dio che li aveva liberati dalla schiavitù. Questo bambino è un salvatore per tutti gli uomini (cfr. At 5,31; 13,23; Gv 4,42).

- Cristo = Messia: Questo titolo ebraico indica il discendente di Davide che deve instaurare il regno e realizzare le promesse (cfr. 9,20; At 2,36).

- Signore: “Signore” titolo divino di Gesù risorto (cfr. At 2,36; Fil 2,11) che Lc gli attribuisce già nella vita terrena, più frequentemente che Mt e Mc (cfr. 7,13; 10,1.39.41; 11,39). 

 v. 12 – Segno: In genere un segno è un avvenimento straordinario (cfr. Es 4,1-8; 2Re 20,9; Lc 1,20.36). Qui il segno è il bambino che si potrebbe piuttosto definire un segno di contraddizione, paradossale così come sarà la croce (cfr. 1Cor 1,22-25).

v. 14 – Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama: (Cfr. 19,38) questi due testi introducono due sfere distinte, ma unite nella lode degli angeli e degli ebrei: quella divina, perché appartiene, solo al Dio vivente ed unico, la gloria nella inaccessibile trascendenza della sua divinità beata, quella degli uomini nella profondità abissale, senza risalita dalla miseria antica del peccato. Tuttavia, ormai, nel Risorto-Nato, il re e Signore, il Padre con lo Spirito ha posto il cielo in comunicazione piena ed efficace con  la terra. In entrambi i testi si parla della “pace”, la salvezza promessa e lungamente attesa nei secoli, adesso nel Risorto che nasce “è la pace di noi” (cfr. Ef 2,14-17)  per il dono dello Spirito (cfr. Gv 20,19-23).

- Agli uomini che egli ama: Letteralmente “agli uomini della benevolenza” (=buona volontà) non degli uomini, ma di Dio, cioè della benevolenza attualizzata di Dio nella storia degli uomini.

 

Dall’ “Omelia su Luca” di Origene (12:PG 13,1828)
In questo censimento del mondo intero Gesù Cristo doveva essere incluso. Il suo nome doveva essere iscritto con tutti coloro che allora si trovavano nel mondo, affinché potesse santificare il mondo e trasformare il ruolo del censimento in un libro di vita.

 

 

 

Dall’ ”Orazione 38” Per la Teofania o Natività del Salvatore di Gregorio di Nazianzo

<<Per questo il censimento di Cristo è il nostro censimento nel cielo. Tu devi celebrare il Natale, onorare Betlemme, prostrarti al presepio per cui sei nutrito dal Verbo. Devi conoscere come il bue e l’asino (cfr. Is 1,3) il tuo Sovrano – tu soggetto alla leggi, idoneo al sacrificio eucaristico, o altrimenti purificarti; corri con la Stella, dona con i Magi, loda con i pastori, inneggia con gli angeli, con gli arcangeli danza perché vi sia una sola celebrazione dei terrestri e dei celesti>>.

 

 

 

Per la “Collatio” e la “Deliberatio”

 

1)     E’ ancora possibile oggi vivere il senso e il valore del Natale cristiano?

 

2)     Con quale gesto che conta possa testimoniare la mia accoglienza al Signore?

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