Lectio
Divina
Tema:
Lo Spirito di Dio guida, ammaestra e sostiene la Chiesa.
I Lettura: At 2,1-11
II Lettura: Rm 8,8-17
Alleluia:
“Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori
dei tuoi fedeli;
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.”
Il contesto di questo brano sono i “discorsi di
addio”: 13,13-17,26.
v.
1-4: rivelazione delle dimore;
v. 5-6:
rivelazione della Via;
v.
7-11: rivelazione del conoscere il Figlio per conoscere
il Padre;
v. 12-14:
rivelazione della convalida delle “opere”;
v.
15-26: rivelazione della promessa dello Spirito sulla
base dell’amore;
v. 27:
rivelazione della pace;
v.
28-30: rivelazione del ritorno al Padre;
v. 31:
rivelazione dell’amore del Figlio per il Padre.
v. 15
– Se mi amate: Non è
frequente nei vangeli che Gesù chieda ai suoi discepoli di amarlo (cfr. Mt
10,37; Gv 8,42; 21,15-17). Normalmente egli fa appello all’amore del prossimo
(cfr. 13,35, 1Gv 3,11-24; 4,7-12). I discepoli devono avere coraggio cristiano
di restare fermamente ancorati, nel loro insegnamento come nella loro vita, alla
rivelazione totale che è stata loro fatta nella persona di Gesù. Se restano
veramente uniti al Signore, non lasceranno che si perda nemmeno una sillaba
dell’insegnamento vivente che fu per loro la persona di Gesù, la sua vita e
la sua morte.
v. 16
– Io pregherò il Padre: Il
verbo greco qui usato può significare tanto “interrogare” quanto
“domandare”. Nel primo significato è usato in Gv in senso peggiorativo: o
ad un’istruttoria giudiziaria che generalmente non è piacevole per colui che
ne è l’oggetto (cfr. 1,19.21.25; 5,12; 9,15.19.21.23; 18,19.21) o si
riferisce a certe questioni ridicole che dimostrano l’evidente incomprensione
dei discorsi o degli avvenimenti (cfr. 9,2; 16,5.19.23). Nel secondo significato
il verbo significa “domandare, invitare, supplicare” (cfr. 4,31.40.47;
12,21; 19,31.38), ma in Gv quando si tratta di una domanda fatta a Dio
quest’uso è riservato tipicamente alla preghiera di Gesù che si rivolge al
Padre (cfr. 14,16; 16,26; 17,9.15.20; 1Gv 5,16), mentre per la preghiera del
fedele viene usato un altro termine (cfr. 14,13.14; 15,16; 16,23.26a). La
preghiera del Signore è dunque di natura diversa da quella dei discepoli, è
specificamente un dialogo con il Padre con il quale egli è costantemente unito
ed essenzialmente uguale. E’ per questo che Gesù domanderà al Padre “un
altro Paraclito”.
–
Un altro Consolatore: Il termine
greco “Paràkletos” può avere il significato di “vocato accanto” cioè
avvocato nei processi e in Gv riferito al processo finale contro il maligno (cfr.
16,7-11) o di consolatore, cioè che consola per l’assenza di Gesù. Anche lo
Spirito è inviato dal Padre. Così abbiamo due avvocati nel giudizio: il Figlio
(cfr. 1Gv 2,1) e lo Spirito.
v. 23
– Se uno mi ama: “Amare
Gesù” è una formula-ritornello nel cap. 14 (cfr. v. 15.21.23.24.28). Amare
Gesù significa accoglierlo nella realtà della sua incarnazione e soprattutto
della sua “ora”, che è il tempo della passione-glorificazione. I giudei
“non hanno amato Gesù” perché si sono rifiutati di accoglierlo (cfr.
8,42). L’amore per Gesù non è altro che la fede, anzi si esercita
nell’atto stesso della fede (cfr. 16,27).
-
Osserverà la mia parola: Solo chi lo
ama, nell’adesione fedele, custodisce la sua parola, la sua rivelazione, che
è la stessa del Padre (cfr. v. 15.21.23-24; 15,10; 1Gv 5,3; 2Gv 6).
-
Prenderemo dimora presso di lui: Il
Padre e il Figlio prendono dimora nel credente che ha ascoltato e messo in
pratica la parola di Cristo. La fede trasforma l’uomo in tabernacolo vivente
di Dio; la fede dà inizio alla mutua inabitazione tra Dio e il credente, tra
Cristo e il discepolo (cfr. 6,56; 15,4-5; 17,21-23). Il tema della dimora è
anche largamente usato da San Paolo (cfr. 2Cor 6,16; Ef 3,17; Rm 5,5; 8,11; dove
l’ospite è lo Spirito Santo 2Tm 5,14; Col 3,16).
v. 24
– Chi non ama: Qui viene
espressa una situazione rovesciata rispetto al versetto precedente. Esiste chi
non ama il Signore (cfr. 1Gv 2,4; Lc 7,46) riconoscibile perché non custodisce
la sua parola. Questa parola è del Padre, l’inviante del Figlio. Il Figlio
tutto riporta al Padre, nulla tiene gelosamente per sé, neppure le prerogative
divine (cfr. Fil 2,6-11).
v. 25
– Quando ero ancora tra voi: Il
discorso del Signore qui ha una svolta. Questa è la rivelazione comunicata,
finché sta con i suoi discepoli, nella sua vita terrena. Lo ripeterà alla
tomba vuota (cfr. Lc 24,6) e dopo la resurrezione ai discepoli radunati (cfr. Lc
24, 44). Adesso annuncia la venuta dello Spirito Santo.
v. 26
- Consolatore: Qui è
identificato esplicitamente con lo Spirito Santo (cfr. 16,12-14).
- Vi
insegnerà ogni cosa: Lo Spirito
viene presentato con la funzione di far penetrare i discepoli nel senso profondo
della parola di Cristo alla luce della Pasqua (cfr. 16,13-16). Sarà il maestro
divino per il credente. Come il Cristo è l’interprete del Padre (cfr. 1,18),
nel senso che rivela il disegno e la volontà del Padre, così lo Spirito Santo
è l’interprete del Figlio incarnato.
- Vi
ricorderà: Si tratta
di quel ricordare che presiede alla stessa memoria in Gv (cfr. 2,17.22; 12,16).
La sua non è un’azione di semplice memorizzazione, ma l’evento e la parola,
caduti nel passato, ricordati e compresi nel loro significato più profondo,
riproclamati ed attualizzati, cioè la lunga memoria della Chiesa, ovvero,
l’intera sua Tradizione, memoria vivente e dinamica.
Tu
che segui il Cristo e lo imiti,
tu
che vivi nella parola di Dio,
tu
che mediti sulla sua legge notte e giorno,
tu
che ti eserciti nei suoi comandamenti,
vivi
sempre avvolto dal suo Spirito
e mai
te ne devi allontanare.
(Origene,
Omelie sul Levitico)
1) In che cosa consistono i comandamenti di Gesù? Perché l’amore per Gesù si dimostra nell’osservare i suoi comandamenti?
2) Come ci impegniamo a vivere il dono dello Spirito che abbiamo ricevuto?