Lectio
Divina
Tema: Gesù, sommo sacerdote, entra
definitivamente nel “santuario di Dio”.
I Lettura: At 1,1-11
II Lettura: Eb 9,24-28;10,19-23
Alleluia:
“Andate ed ammaestrate tutte le nazioni,
dice il Signore.
Ecco: io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo.” (Mt 28,19.20)
Contesto
24,1-12: -
Le donne e Pietro al sepolcro aperto.
24,13-35: -
I discepoli di Emmaus.
24,36-48: -
Apparizione agli undici e agli altri.
24,49-53: -
Promessa del dono dello Spirito e ascensione di Gesù.
v. 46
– Sta scritto: Luca pone
sulle labbra del Risorto ciò che costituisce il nucleo fondamentale
dell’annuncio cristiano: la morte e resurrezione di Gesù, compresa come
compimento del disegno divino annunciato dalle Scritture. Non esiste alcun
testo, nella letteratura biblica giudaica, che accenni ad un Messia risorgente
dai morti, ma Luca legge l’AT alla luce dell’annuncio cristiano.
v.
47- A tutte le genti la conversione e il perdono:
I discepoli hanno il loro posto nel disegno di Dio espresso nelle Scritture, che
hanno Gesù come punto focale. I discepoli prolungheranno l’opera di Gesù
estendendola a tutti i popoli (cfr. Is 49,6; Mt 28,19-20).
-
Cominciando da Gerusalemme:
Punto di arrivo e di partenza (cfr. Is 2,2-5; Mi 4,1-5; At 1,8). Per Lc tutta la
vita di Gesù converge verso questa città (cfr. 2,39; 9,51; 24,52), in essa
bisogna anche attendere lo Spirito (cfr. At 2). A partire da essa si realizzerà
l’espansione della Chiesa.
v. 49
– Potenza dall’alto:
L’evangelista introduce l’attore principale del tempo della Chiesa con
espressioni velate: la promessa dal Padre, la potenza dall’alto. Lo Spirito
Santo come promessa si trova già nel NT (cfr. Gal 3,14; Ef 1,13; At 1,4; 2,33).
Potenza dall’alto potrebbe riferirsi alla forza che lo Spirito comunica (cfr.
At 1,8). Si sottolinea che il Risorto è il mandante dello Spirito, ma riconosce
anche il Padre come fonte, dunque rispetta l’insegnamento biblico che annuncia
lo Spirito come dono di Dio (cfr. Gl 3,1-5=At 2,17-21) e contemporaneamente
afferma la novità dell’esperienza cristiana: il Messia risorto è il
dispensatore dello Spirito (cfr. At 2,33).
v. 50
– Verso Betania: E’ da
questo luogo che Gesù è disceso per entrare con solennità a Gerusalemme (cfr.
19,29), fatto che l’evangelista interpreta come una intronizzazione
messianica, prefigurazione dell’intronizzazione avvenuta nella resurrezione e
attuata nell’ascensione.
-
Alzate le mani li benedisse:
L’espressione “alzare le mani” in tale contesto si incontra solo
un’altra volta nel NT (cfr. 1Tm 2,8), ma si trova anche nell’AT (cfr. Sir
50,20; Nm 6,23-26) dove indica il gesto sacerdotale di benedire. L’ultimo
gesto di Gesù è una benedizione che avvolge tutta l’opera degli apostoli nel
tempo e nello spazio.
v. 51
– Portato verso il cielo: Il
verbo indica il viaggio verso la sfera divina del Padre dove sta la sua dimora
in eterno (cfr. Mc 16,19; At 1,9-10). E’ il momento dell’esaltazione,
glorificazione, intronizzazione alla destra di Dio, affinché adesso il Risorto
“sia sempre vivente ad intercedere per noi” (cfr. Eb 7,25). L’evangelista
per descrivere questa scena di partenza si serve di un genere narrativo assente
nel NT, ma conosciuto nella letteratura greco-romana e in quella biblico
giudaica: il racconto di rapimento – l’entrata nella sfera celeste di un
personaggio importante senza passare per la morte o dopo l’esperienza della
morte. In realtà questo racconto non corrisponde a nessuno di questi tipi perché
Gesù che ascende in cielo è morto, ma è già risorto; in effetti
l’evangelista vuole narrare la partenza definitiva di Gesù e la sua presenza
definitiva nel mondo di Dio, sviluppando, con questo genere di racconto, una
verità tradizionale di fede che enuncia un aspetto fondamentale della
resurrezione: l’esaltazione di Cristo alla destra di Dio (cfr. Fil 2,9; 1Tm
3,16; 1Pt 3,22; At 2,33; 5,31).
v. 52
– Dopo averlo adorato: In
tutto il vangelo Lc ha deliberatamente evitato il verbo “adorare” (cfr.
4,7-8) per riservarlo alla fine, dopo la resurrezione di Gesù, per evidenziare
il riconoscimento della regalità e della filiazione divina, come espressione
del rapporto nuovo dei discepoli, e quindi della Chiesa, con il suo Signore.
- Con
grande gioia: La gioia, caratteristica dell’arrivo del tempo
messianico, è definitivamente radicata nell’evento pasquale e sarà il dono
da portare al mondo (cfr. 2,10; At 2,46; 15,3).
v. 53
– Nel tempio lodando Dio: Il
vangelo secondo Lc si chiude con la menzione del tempio e con la lode di Dio: si
conclude nel tempio come si era aperto in esso. L’edificio sacro lungo il
vangelo è diventato il luogo dell’ammaestramento del popolo da parte di Gesù
(cfr. 19,47), ora il luogo di raduno dei testimoni e punto di partenza della
missione. Ritorna il tema della lode di Dio che risuonava già nel vangelo
dell’infanzia (cfr. 1,64; 2,28). La frase conclusiva del vangelo guarda anche
al libro degli Atti: nel tempio di Gerusalemme si raduna la prima comunità
cristiana per lodare Dio e insegnare la buona novella (cfr. At 2,46-47; 3,1;
5,21.42). La lode di Dio come ultima parola dl vangelo è anche indicativa
dell’atteggiamento che Luca si aspetta dalla Chiesa nel suo cammino lungo la
storia.
Per
la “Collatio” e la “Deliberatio”
1) Come è presente Gesù nel mondo, nella Chiesa e in noi dopo la sua ascensione al cielo?
2)
Ci sentiamo inviati come testimoni di una promessa e di un dono che è proprio
di Dio?