Lectio Divina

XXXIII DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

 

Domenica degli ultimi giorni

 

Tema: Gesù è il Dio del futuro dell’uomo, che aspettiamo nella speranza e nella carità operosa.

 

I Lettura: Dn 12,1-3

 

Dal Salmo 15(16) –Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.-

 

II Lettura: Eb 10,11-14.18

Alleluia: “Vegliate e siate pronti, perché non sapete in quale giorno verrà il Signore.” (Mt 24,42.44)

 

Vangelo: Mc 13,24-32

SUDDIVISIONE DEL CAPITOLO 13

Questo capitolo è chiamato discorso escatologico perché riguarda la fine dei tempi e la seconda venuta del Signore e precede nel vangelo i racconti della passione, morte e resurrezione.

v. 1-4: Annunzio della distruzione del tempio;

v. 5-8: L’inizio della prova;

v. 9-13: La persecuzione a causa del vangelo;

v. 14-23: La grande prova;

v. 24-27: La presenza – venuta del Figlio dell’uomo;

v. 28-32: Parabola del fico, l’imminenza dei fatti, l’ignoranza del momento preciso della venuta;

v. 33-36: La parabola del portinaio vigilante;

v. 37: Appello alla vigilanza.

 

ANNOTAZIONI

 v. 24 - In quei giorni...: L’accenno agli sconvolgimenti cosmici che accompagneranno la venuta del Figlio dell’Uomo va interpretato tenendo conto del genere letterario apocalittico qui utilizzato. Si vuole affermare in questo modo che il mondo non potrà più essere quello di prima e che verrà “scosso violentemente” al fine di essere redento. Verrà così purificato definitivamente dal male che lo ha penetrato in tutte le sue fibre. In altri termini viene qui presentata l’opera di redenzione che consiste nella manifestazione vittoriosa dell’amore salvifico del Figlio dell’uomo, dello splendore trasformante della sua santità, cioè della sua gloria (cfr. 13,26).

v. 26 - Vedranno il Figlio dell’uomo venire: Il Figlio dell’uomo evoca la visione di Daniele 7,13-14 dove in un contesto di persecuzione il profeta mostrava il personaggio celeste del Figlio dell’uomo manifestarsi sulle nubi dove Dio si nasconde ed allo stesso tempo si rivela agli uomini. Le nubi fungono da veicolo, da mezzo che unisce il cielo e la terra. Questo Figlio dell’uomo è Gesù Cristo, che applicherà la stessa immagine a se stesso durante il processo (cfr. 14,62).

v. 27 - Radunerà i suoi eletti dai quattro venti: L’immagine del Figlio dell’uomo non è quella di un personaggio minaccioso, ma la sua venuta è un evento di salvezza per gli eletti, per i credenti che hanno sostenuto con paziente perseveranza le fatiche del vissuto storico (cfr. 13,13.20.22). Questo discorso, lungi dal cercare di spaventare, intende proporre un messaggio di salvezza, le prove attraverso le quali i credenti dovranno passare sono temibili, ma esse conducono alla venuta del Figlio dell’uomo che coinciderà con la loro salvezza definitiva. Quanto affermato degli eletti vale, più in generale, per l’intera umanità e per il cosmo stesso. E’ l’evento della trasfigurazione definitiva del reale nel mistero santo di Dio, l’inaugurazione dei “cieli nuovi e terra nuova” (cfr. Ap 21,1; 2 Pt 3,13) di cui ogni uomo farà l’esperienza nella forma di una inevitabile e salutare purificazione. In questo modo il ritorno glorioso del Cristo vittorioso, la sua venuta non solo non andrà prospettata con angoscia e terrore, ma andrà ardentemente desiderata e attivamente anticipata.

v. 29 - E’ vicino, alle porte: Nell’ultima parte di questo discorso (cfr. 13,28-37) si lascia intendere che non è possibile dare una risposta precisa all’interrogativo su quando l’evento decisivo della storia umana si compirà, quindi è dichiarato inutile e inconcludente ogni tentativo di identificare il momento finale. D’altra parte deve essere spiegato il rapporto di successione tra la distruzione del tempio di Gerusalemme (cfr. 13,2) e la venuta del Figlio dell’uomo (cfr. 13,26-27) per questo si richiama la parabola del fico. Come il fico funge da segno dell’avvicinarsi della stagione calda, così la distruzione del tempio di Gerusalemme si pone come segno che si è ormai entrati nel tempo definitivo e si deve soltanto attendere la venuta gloriosa del Figlio dell’uomo. L’imminenza di tale venuta non va interpretata in senso cronologico, ma il testo spiega che nulla più le impedisce di giungere. Si è aperta così la fase ultima della storia: la fine, cioè il compimento della redenzione, è ora costantemente alle porte senza che nessuno sia in grado di decidere o prevedere quando si compirà.

 

 

Dall’  “Oratio 30” di Gregorio di Nazianzo

Il mistero dell’ultimo giorno

Affermano alcuni che nessuno, neanche il Figlio, ma il solo Padre, conosca l’ultimo giorno. Ma com’è possibile che la Sapienza ignori anche una sola delle cose che sono, che l’ignori il creatore e rinnovatore dei secoli, colui che è il fine di tutte le cose create, che conosce le cose di Dio, come lo spirito dell’uomo conosce ciò che ha in se stesso? Che c’è al mondo di più pieno e perfetto di questa conoscenza? E com’è possibile che quello stesso che conosce tutto ciò che precede un evento e ne conosce esattamente lo svolgimento, non ne conosca poi ora? E` come se uno dicesse di sapere tutto ciò che è innanzi a un muro e di non saper nulla del muro, o come se uno conoscesse la fine di un giorno, ma ne ignorasse il principio della notte seguente. E` fuor di dubbio che Cristo, come Dio, conosce l’ora della fine del mondo, ma, poiché qui si parla di Figlio senza alcun riferimento, possiamo ritenere che questa ignoranza la si possa attribuire alla umanità del Cristo, senza coinvolgere la sua divinità.

 

 

Per la “Collatio” e la “Deliberatio”

1) Come viviamo l’attesa del ritorno glorioso di Cristo?

2) In che modo orientiamo la nostra vita verso la ricerca dei valori eterni?

 

 

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